MANFRONI, Camillo
Nacque a Cuneo il 13 giugno 1863 da Giuseppe e da Annunziata Cotta Morandini.
Giuseppe (Mortara, 18 genn. 1835 - Roma 1917), funzionario di polizia, dopo una lunga esperienza nelle sedi più disparate e disagiate della penisola, dalla Sardegna all'Abruzzo, dalla Romagna alle Marche, nel 1870 aveva coronato la carriera iniziata nel 1852 con il trasferimento a Roma, chiamato dal governo Lanza-Sella a reggere prima il commissariato di Trastevere e, dal dicembre 1870, quello di Borgo. Nella città appena liberata dal potere temporale dei papi era, il suo, un posto che la prossimità del rione di Borgo alla Città del Vaticano rendeva di grande responsabilità. Manfroni lo resse fino al 1901 con una serietà professionale da impiegato modello, e le relazioni informali ma assai strette che in oltre trent'anni di servizio ebbe modo di coltivare con gli ambienti della Curia fecero di lui il rappresentante ufficioso del Regno d'Italia presso la S. Sede, in pratica l'unico punto di osservazione e, talvolta, anche il solo canale di comunicazione attivo con l'altra sponda del Tevere in un periodo in cui non erano rari gli episodi di intolleranza, i rapporti erano molto tesi, e la parola d'ordine era quella di evitare con la prevenzione e il tatto ogni possibile disordine che suonasse offesa alla persona del papa; di modo che passarono attraverso il suo ufficio rappresentanti dell'uno e dell'altro Stato, trattando materie anche delicatissime di cui Manfroni informò scrupolosamente i suoi superiori senza che peraltro nulla trapelasse all'esterno o che gli facessero velo i suoi sentimenti di cattolico. Prese però nota dei tanti episodi di cui era stato testimone e, collocato a riposo con il grado onorifico di questore, ne fece l'argomento di 19 voluminosi quaderni manoscritti dai quali il M. trasse, dopo la sua morte, l'ampia selezione che egli stesso pubblicò - nei due volumi editi nel 1920 a Bologna per Zanichelli - con il titolo Sulla soglia del Vaticano. Memorie di un commissario di Borgo (nuova ed., con introduzione di A.C. Jemolo, Milano 1971).
Compiuti gli studi classici nel liceo E.Q. Visconti di Roma, il M. si iscrisse alla facoltà di lettere della Sapienza e vi si laureò con lode in storia moderna il 2 luglio 1884, relatore C. Belviglieri. La scelta dell'insegnamento fu immediata: dopo essere stato per un anno (1884-85) professore reggente nel ginnasio di Bobbio, nel marzo 1885 ottenne un comando presso il liceo Visconti di Roma e il 25 ag. 1886, a seguito di concorso, fu nominato professore provvisorio di italiano e storia nell'Accademia navale di Livorno. Vi rimase fino al 28 maggio 1896, aggiungendo all'insegnamento iniziale dell'italiano e della storia moderna e contemporanea nelle ultime due classi quello della geografia nelle classi inferiori; pochi mesi prima di cessare dal suo ruolo aveva ottenuto, grazie anche alla libera docenza accordatagli dall'ateneo romano nel 1894, l'incarico di professore straordinario di storia moderna nell'ateneo genovese (6 febbr. 1896).
Per il M. quelli trascorsi a Livorno furono anni decisivi per la maturazione dei suoi interessi di ricerca. Aveva iniziato subito dopo la laurea quando, ottenuto - probabilmente grazie alle relazioni del padre - il permesso di consultare gli archivi del Vaticano, ne aveva ricavato le fonti per i suoi primi lavori, in gran parte orientati a illustrare le vicende di casa Savoia e in particolare di Carlo Emanuele I (I diritti di casa Savoia sopra il Marchesato di Saluzzo, Roma 1885; Carlo Emanuele I e il trattato di Lione, Torino 1892; Ginevra, Berna e Carlo Emanuele I (1589-1592), in Misc. di storia italiana della R. Deputazione piemontese di storia patria, s. 2, XVI [1894], pp. 457-551; La Lega cristiana nel 1572, con lettere di M.A. Colonna, Roma 1894). Furono poi le esigenze dell'insegnamento livornese a destare in lui l'interesse per la storia navale, campo poco esplorato dagli storici, ma da lui ritenuto importante anzitutto come spiegazione delle cause della perdita del dominio italiano nel Mediterraneo, e poi per gli aspetti che lo collegavano a una eventuale politica d'espansione, la stessa che stava a cuore ad alcuni settori dell'apparato militare italiano: affrontato dapprima con qualche timidezza in una serie di articoli e monografie preparatori con il solo intento di fornire una solida ricostruzione di base (La Marina militare del Granducato mediceo, I-II, Roma 1895-96; L'empia alleanza, ibid. 1896; Storia della Marina italiana dalla caduta di Costantinopoli alla battaglia di Lepanto, ibid. 1897), il tema fu poi ripreso e approfondito nei volumi sulla Storia della Marina italiana dalle invasioni barbariche al trattato di Ninfeo (a. 400-1261), Livorno 1899, e sulla Storia della Marina italiana dal trattato di Ninfeo alla caduta di Costantinopoli (1261-1453), ibid. 1902. Era, il suo, un indirizzo storiografico inteso anzitutto come ricostruzione precisa della realtà e dunque basato sui fatti, coerentemente con i dettami del metodo positivo da lui prescelto; la narrazione vi scorreva fluida, senza porsi e porre grandi problemi interpretativi, e il ricorso alla documentazione d'archivio vi era più proclamato che effettivamente praticato. Quanto al disegno che lo ispirava, il M. era storico troppo misurato per lasciarsi andare alla mera propaganda; ma che egli vedesse in una forte e ben equipaggiata Marina nazionale un efficace strumento di politica oltre che il recupero di una tradizione di secolare predominio, lo si deduce anche dal rapporto d'amicizia che lo legò all'ammiraglio P. Thaon di Revel e dallo sforzo notevole cui si sobbarcò per rendere popolare quel particolare settore delle forze armate, per esempio collaborando per molti anni a partire dal 1894 con varie centinaia di articoli e recensioni alla Rivista marittima e prendendo parte nel 1897 alla fondazione della Lega navale, della quale diresse a lungo l'omonimo quindicinale e curò alcuni opuscoli divulgativi. Come ebbe modo di sottolineare l'8 apr. 1900 in una conferenza fiorentina su Origini e scopi della Lega navale, l'immagine di una Marina perdente ereditata dal Risorgimento andava corretta con una politica di investimenti che consentisse alla flotta italiana di ritrovare prestigio come arma di difesa e garanzia di pace nel Mediterraneo.
La permanenza a Livorno permise anche al M. di avviare una proficua collaborazione con l'editore Giusti per conto del quale confezionò, sfruttando le proprie doti di brillante quanto scorrevole sintetizzatore, alcuni fortunati manuali scolastici: Lezioni di storia contemporanea d'Europa e specialmente d'Italia ad uso dei licei, degli istituti tecnici e militari, Livorno 1898¸ Lezioni di storia d'Europa, I-III, ibid. 1903; nonché le Lezioni di storia per i licei, ibid., in tre volumi, giunti nel 1925 rispettivamente alla 13ª, 12ª e 17ª edizione. Nella stessa linea si collocavano la Storia dell'Olanda, Milano 1908 (inserita nella "Collezione storica" diretta da P. Villari per la Hoepli) e i vari contributi a opere collettanee, in particolare il saggio di Storia universale scritto per Il libro d'oro del sapere, III, Milano 1933, pp. 3-711 e I-CLXXII.
Nel 1899 il M. si presentò al concorso bandito sulla cattedra di storia moderna a Pavia: non vinse ma ottenne l'eleggibilità, ossia una sorta di idoneità che gli consentiva di chiedere la promozione a ordinario; il che fece nel 1902, cioè quando già da due anni era stato chiamato a Padova come straordinario. La promozione gli fu accordata da una commissione (composta tra gli altri da C. Cipolla e A. Crivellucci) che nella relazione finale, in data 18 nov. 1902, evidenziò nei suoi titoli "il difetto di una novità che risulti da documenti inediti e da larga esplorazione negli archivi", riconoscendo però che "coi documenti già noti al pubblico egli è pur riuscito a dir qua e là cose nuove e ad intessere una narrazione tutt'altro che priva d'interesse e d'importanza" (Roma, Arch. centrale dello Stato, Pubblica Istruzione, Dir. generale istruzione superiore, Personale insegnante, b. 95: f. Manfroni Camillo).
L'insegnamento padovano, durato oltre un ventennio, aprì nella vita scientifica del M. una stagione di ricerca che, più che nuova, era il logico sviluppo del discorso avviato con gli studi di storia navale, a suo tempo tacciati di eccessiva vicinanza alla politica. Inaugurata da un volume su La patria lontana. Letture per emigranti (Livorno 1899), questa linea recepiva alcune suggestioni del nazionalismo e, pur evitando di cadere nella propaganda smaccata, forniva la base storica atta a farle penetrare nella coscienza dei giovani. Lo sguardo del M. era puntato sull'Adriatico e su quelle terre dalmate che dovevano costituire per lui lo sbocco naturale della dinamica imperialistica dell'Italia (cfr. il testo della conferenza "La marcia italiana nell'Adriatico" tenuta a Roma su invito del gruppo nazionalista romano); ma non minore era l'esaltazione per la guerra di Libia (Tripoli nella storia marinara, Padova 1912; più tardi, con G. Roncagli, i 2 voll. sulla Guerra italo-turca, cronistoria delle operazioni navali, Roma 1926, e L'Italia nelle vicende marinare della Tripolitania, Intra 1935), vista come il primo passo per assicurarsi il controllo del Mediterraneo. E però politicamente il M. era vicino ai radicali, con i quali nel 1912, uscito dall'Associazione nazionalista italiana, si era candidato alle elezioni amministrative padovane; l'anno dopo sostenne nelle politiche un candidato progressista.
La prima guerra mondiale fu l'evento che lo ancorò definitivamente alla storia contemporanea offrendogli abbondanti spunti per lavori animati spesso da risentimento verso il trattamento riservato all'Italia dalle potenze - la Francia in particolare - sia durante il conflitto, sia dopo (Gli affondatori. Rizzo, Ciano, Paolucci, Pellegrino, Piacenza 1923; I nostri alleati navali, Milano 1927; Storia della Marina italiana durante la guerra mondiale 1914-18, Bologna 1923, poi 1925 e 1936). Scaturì da tale senso di frustrazione l'elemento di interesse per il fascismo che il M. abbracciò con crescente partecipazione soprattutto per le prospettive che esso offriva di un rilancio in grande stile della politica coloniale; ne fu ripagato quando G. Volpe, cui nel 1913 aveva dato l'ordinariato, lo fece chiamare, "probabilmente per sollecitazione di Mussolini" (Gentile, p. 54), all'Università di Roma, dove, nella appena istituita facoltà di scienze politiche, fu incaricato di insegnare dal 28 dic. 1925 storia e politica coloniale. Salutato da colleghi e allievi padovani con un volume di Scritti storici in onore di C. M. (Padova 1925), ottenne anche, nel 1927, su iniziativa del ministero della Colonie, la direzione della Rivista delle colonie italiane, e dopo un quadriennio di insegnamento alla Sapienza fu nominato senatore per la 18ª categoria: curiosamente, dovette retrodatare al 1926 la richiesta della tessera del Partito nazionale fascista (PNF) che gli fu rilasciata il 15 luglio 1929. Nella Camera alta portò la sua esperienza di docente (con vari interventi sui problemi dell'istruzione e sulla politica coloniale) e la speranza di una ripresa dell'espansione nel Mediterraneo e in Africa. Tracciando una sorta di bilancio, il 4 genn. 1934 affermò in Senato che "nessun popolo colonizzatore può vantare di aver fatto in pochi anni quello che il Fascismo ha fatto nelle nostre colonie dal 1922 ad oggi". Il suo contributo lo aveva dato tenendo la prolusione d'apertura dell'anno accademico 1925-26 sul tema "I grandi maestri di politica coloniale", dettando dalla cattedra anno dopo anno le sue dispense di appunti di storia delle colonie e insegnando per incarico dal 1927-28 una disciplina intitolata politica, arte e storia navale.
Sul piano storiografico il riflesso più sensibile lo si era avuto nella piega più decisamente celebrativa presa dalla sua produzione, sia che rivendicasse l'italianità di Colombo (Cristoforo Colombo. Cenni biografici. Il grande genovese e la modernissima critica, Roma 1925), sia che celebrasse le virtù della gente italica ne I colonizzatori italiani durante il Medio Evo e il Rinascimento, I-II, ibid. 1933, opera inclusa nella collana "L'opera del genio italiano all'estero" voluta da Mussolini.
In varie epoche della vita fu intensa la collaborazione del M. a giornali (L'Opinione letteraria, L'Idea nazionale), periodici (La Cultura, Rivista d'Italia e d'America, Educazione fascista, Bibliografia fascista), riviste specialistiche (Atti del R. Ist. veneto di scienze, lettere e arti, Rivista storica italiana, Nuova Rivista storica, Atti e memorie della R. Accademia di Padova); fu inoltre membro di molte accademie e commendatore dell'Ordine della Corona d'Italia.
Il M. morì a Roma il 17 giugno 1935; la sua ultima fatica, Marina e aviazione italiana nella guerra mondiale, condivisa con V. Giglio, apparve postuma nel 1937 (Milano).
Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. dell'Università degli studi La Sapienza, Professori, n. 146; Studenti, Lettere e filosofia, Carriera scolastica, reg. 1, foglio 11; Biblioteca apost. Vaticana, Carteggio Villari, b. 20, cc. 201-245 (20 lettere del Manfroni). Storia d'Italia (Einaudi), Le regioni dall'Unità a oggi, Il Veneto, a cura di S. Lanaro, Torino 1984, ad ind.; A. Ventura, Padova, Roma-Bari 1989, ad ind.; E. Gentile, La facoltà di scienze politiche nel periodo fascista, in Passato e presente della facoltà di scienze politiche, a cura di F. Lanchester, Milano 2003, p. 54; P. Simoncelli, Gli storici, ibid., pp. 100 s.; Repertorio biografico dei senatori dell'Italia fascista, Napoli 2003, vol. M-R, pp. 1471 s. Tra i molti necrologi: V. Marchesi, C. M., in Riv. letteraria, VII (1935), 3-4, pp. 19-22; G. Soranzo, C. M., in Archivio veneto, s. 5, XVII (1935), pp. 303-317 (con bibl. degli scritti); M. Pigli, Uno storico dell'imperialismo, C. M., in Bibliografia fascista, X (1935), pp. 609-611; A. Ginocchietti, C. M., in Nuova Antologia, 1 luglio 1935, pp. 159 s.; Riv. delle colonie italiane, XIII (1935), pp. 655-658; Riv. marittima, LXVIII (1935), 7-8, pp. 82-84.
Per notizie sul padre (parte dei manoscritti del quale è conservata a Roma presso la Fondazione Baruchello), cfr. N. Vian, Il primo commissario di Borgo, in Strenna dei romanisti, XXXI (1970), pp. 429-438; C.M. Fiorentino, La Questione romana intorno al 1870. Studi e documenti, Roma 1997, ad indicem.