MELZI D’ERIL, Camillo
– Nacque a Pisa il 6 genn. 1851 dal duca Giovanni e da Marianna Caccia Dominioni.
Il padre discendeva dal ramo dei conti palatini di Magenta, il più illustre dei tre dell’antichissima famiglia milanese dei Melzi di Vaprio. L’aggiunta d’Eril risale al Settecento, col matrimonio del conte Gaspare Melzi (1719-77) con Maria Teresa, figlia del conte Francesco di Heryl (feudo spagnolo), barone d’Orcaia, passando poi ai discendenti.
Ricevuta la prima istruzione da precettori privati, il 19 ott. 1861, insieme con il fratello maggiore Francesco e quello minore Ludovico, entrò nel regio collegio Carlo Alberto di Moncalieri, diretto dai barnabiti. Ludovico ne uscì nell’ottobre 1864, per intraprendere la carriera in Marina, mentre Francesco e il M. nel luglio 1868, al termine del corso filosofico, si sottoposero all’esame di Stato nel liceo statale C. Beccaria di Milano.
A Moncalieri il M. aveva incontrato una figura decisiva per la sua formazione, il barnabita F. Denza, matematico e meteorologo di vaglia, che orientò verso le scienze i suoi interessi intellettuali. Con il maestro il M. rimase in corrispondenza, e a lui, durante il noviziato, comunicò la decisione di dedicarsi agli studi scientifici.
Infatti il M. chiese di entrare nell’Ordine dei barnabiti e il 4 nov. 1868 entrò come laico nel seminario romano dei barnabiti; il 26 nov. 1869 ricevette l’abito religioso e il 26 nov. 1870 professò i voti semplici. Il 22 sett. 1872 lasciò Roma per un anno di apprendistato educativo a Moncalieri, terminato il quale tornò nella capitale (settembre 1873) per emettere i voti solenni. Ma il 17 novembre il governo italiano confiscò, insieme con altre case religiose, anche quella dei barnabiti. Di conseguenza il M. fu destinato al nuovo collegio «alla Querce» di Firenze, dove giunse il 20 nov. 1873. Qui il 30 novembre emise i voti solenni e il 20 dic. 1873 fu ordinato sacerdote.
Nel 1874 cominciò la sua lunga vita di docente di matematica e di aiutante del vicerettore, oltre che di predicatore, sempre nel collegio fiorentino (tranne una parentesi a Moncalieri, dal 1882 al 1884, come vicerettore).
All’insegnamento della matematica abbinò quello della storia naturale nel ginnasio e nel liceo, componendo lui stesso testi e opuscoli per gli alunni (Trattato elementare di trigonometria rettilinea e sferica, Firenze 1888; Sviluppo dei cicli vitali nelle piante crittogame secondo la tassinomia del Karuel e Regole dei logaritmi volgari [stampati litografici per uso interno al collegio, rispett. 1891 e 1908]; Appunti di matematica, I, Numeri irrazionali, Limiti di ax; II, Equazione esponenziale; III, Equazione determinata di 1° grado, ibid. 1908). Frattanto, in un articolo il M. aveva formulato per primo la teoria matematica del pendolo orizzontale per misure sismiche, il cui strumento era stato ideato da R. Stiattesi, parroco a Firenze e in rapporti di collaborazione con il collegio barnabitico; l’articolo apparve per errore con il nome di Stiattesi (Das Horizontalpendel in seiner Verwendung als Erdbebenmesser, in Die Erdbebenwarte, II [1903], 11-12, pp. 243-252), ma la paternità fu poi chiarita.
Agli studi di matematica il M. seppe coniugare quelli di microsismologia: egli stampò molti lavori a conferma della realtà dei microsismi; sua fu l’invenzione di un tromometro che fotografava automaticamente tanto i microsismi quanto i macrosismi (Tromometro libero fotografico del collegio della Querce presso Firenze, in Riv. di fisica, matematica e scienze naturali, II [1901], 15, pp. 204-223; trad. francese, in Cosmos, L [1901], 852, pp. 649-653; 853, pp. 688-692), che egli poi studiava, sempre con la speranza di trovare il modo di prevedere i terremoti. Anche per questo aveva costruito un osservatorio geodinamico i cui risultati, poi regolarmente pubblicati in una serie apposita di Pubblicazioni, comparvero dapprima nella Rivista geografica italiana (in tutti i fascicoli del 1901), e quindi (dal novembre-dicembre 1904 al maggio-giugno 1905) in un autonomo Bollettino dell’Osservatorio geodinamico del collegio «alla Querce», sospeso dopo sei numeri per la morte di T. Bertelli (cui il M. dedicò alcuni articoli e un’ampia e commossa memoria: Il p. Timoteo Bertelli chierico regolare barnabita, Firenze 1906), anche lui docente nel collegio.
Il M. ebbe grande competenza anche in astronomia. Condusse ricerche con Bertelli in un laboratorio per misure magnetiche e astro-meteorologiche che questi aveva realizzato nel collegio, ma fornì contributi importanti anche sul piano storico. Con C. Cipolla determinò con dati astronomici la data di nascita di Cangrande Della Scala, e, in una pubblicazione autonoma, datò la morte di Cristo al 14 Nisan (18 marzo) dell’anno 29 d.C. (Alcune date dantesche secondo le Tavole Alfonsine, in Riv. di fisica, matematica e scienze naturali, V [1904], 58, pp. 295-304; 59, pp. 374-395; 60, pp. 498-514; VI [1905], 61, pp. 34-41). Circa la data del viaggio dantesco, sostenne che un supposto errore astronomico in Purgatorio (I, 19-21) non era di Dante, ma dell’astronomo ebreo Profacio, che nel suo Almanacco (usato da Dante) aveva posto il pianeta Venere nel cielo del mattino del 1300, anziché in quello del 1301, com’era stato in realtà. G. Boffito e il M. pubblicarono interamente il testo (Almanach Dantis Aligherii, sive Prophacii Iudaei Montispessulani Almanach perpetuum ad annum 1300 inchoatum nunc primum editum ad fidem codicis Laurentiani, Florentiae 1908), e il lavoro valse al M. la presidenza della Società astronomica italiana (1911-12), nonché la direzione della Rivista d’astronomia.
Insieme con Bertelli e con G. Boffito, giunto nel collegio nel 1901, il M. costituì un nucleo di studi storico-scientifici, in particolare sul versante fisico-astronomico, tra i più qualificati in Italia.
Illustrò un calendario quattrocentesco e due portolani di metà Cinquecento (Di un calendario del sec. XV posseduto dal comm. Leo S. Olschki, in La Bibliofilia, VIII [1907], pp. 361-364; Di un portolano del sec. XVI edito in facsimile e descritto, ibid., XII [1911], 12, pp. 460-463; Di un altro importante portolano del sec. XVI, ibid., XIV [1912], 2-3, pp. 41-45). Si occupò anche di astronomia strumentale, stampando in collaborazione con Boffito un’edizione critica del Quadrante d’Israele di Profacio (Firenze 1922), e – in edizione non completa – la Nova compositio Astrolabii particularis di Pietro Peregrino di Maricourt, autore della Lettera sul magnete scritta nel 1269 a Ruggero Bacone (Una pagina ignorata nella storia dell’astronomia strumentale: la Nova compositio Astrolabii particularis di Pietro Peregrino di Maricourt, in L’Universo, I [1920], 5-6, pp. 373-386; II [1921], 1, pp. 41-44; 2, pp. 121-124, e in opuscolo a sé con il titolo Il Trattato dell’astrolabio di Pietro Peregrino di Maricourt, Firenze 1921). Si occupò inoltre di radiofonia, con esperimenti iniziati già nel 1907.
Nel maggio 1923 richiese alla direzione generale dei Servizi elettrici una concessione per impiantare una stazione di radiotelegrafia ricevente, e nel marzo 1924 poté impiantare un piccolo apparecchio ricevente, che poi venne perfezionando.
Ormai decano del suo collegio e di tutto l’Ordine barnabita, il M. morì a Firenze il 10 genn. 1929.
Era stato membro, oltre che della Società astronomica italiana, della Società meteorologica italiana (dal 1881), dell’Accademia pontificia dei Nuovi Lincei (1889), della Società sismologica italiana (1903) e della Société astronomique de France (1919). La produzione scientifica del M. fu raccolta da Boffito, che ne stilò un elenco definitivo nei suoi Scrittori barnabiti. Nell’archivio del collegio «alla Querce» sono conservati suoi inediti di matematica, astronomia, fisica e storia naturale, e anche di teologia e spiritualità.
Fonti e Bibl.: Moncalieri, Arch. dei padri barnabiti, Elenco dei convittori del collegio Carlo Alberto, nn. 594-596; Lettere al p. Salesio Canobbio, voll. 4, nn. 3, 6, 68, 98; 5, n. 11; Acta Collegii Montiscalerii ab a. 1836 ad a. 1929, pp. 6, 25, 30; Roma, Arch. storico dei barnabiti, Acta capituli collegii Ss. Blasii et Caroli ab a. 1845 ad a. 1872, pp. 158, 160 s., 168, 171; Acta collegii Florentini, I, pp. 87-163, 178-356; II, pp. 1-202; Acta diurna collegii S. Caroli de Urbe 1855-1879, pp. 270 s., 281, 284 s., 291 s., 296, 303, 319; Carte Melzi d’Eril, cartt. A e B; Cenni biografici dei chierici professi dal 1851 al 1861, pp. 635 s.; G. Boffito, Cinquantacinque anni di vita del collegio «alla Querce» di Firenze 1867-1922, Firenze 1923, p. 55; F. Napoli, P. C. M. 1851-1929, in Atti della Pontificia Acc. delle scienze dei Nuovi Lincei, LXXXII (1929), pp. 180 s.; N. Rutigliano, P.C.M., in Vita nostra, X (1929), pp. 193 s.; D. Bassi - G. Boffito, Il P. C. M. barnabita. Profilo biografico con l’elenco degli scritti a stampa, Firenze 1929; P. C. M., in Boll. per gli ascritti al Consorzio S. Antonio M. Zaccaria, XXXI (1929), 4, p. 10; G. Boffito, Scrittori barnabiti, II, Firenze 1933, pp. 472-480; L. Levati - F. Sala, P. C. M., in Menologio dei barnabiti, III, Genova 1933, pp. 83-86; M., p. C., in Enc. querciolina: i primi cent’anni del collegio «alla Querce»…, Firenze 1968, pp. 403-407; Famiglie notabili milanesi…, a cura di F. Calvi, II, Milano 1881, s.v. Melzi di Vaprio (12 grandi tavole).
G. Cagni