MEZZANOTTE, Camillo
– Nacque a Napoli il 14 dic. 1842 da Raffaele e da Clementina Aiatore. Proseguendo una consolidata tradizione familiare si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza dell’ateneo cittadino e si laureò nel 1864.
La provenienza da un ambiente caratterizzato da forti legami parentali con pronunciati connotati dinastici ne fece un esponente abbastanza tipico della deputazione parlamentare – soprattutto ma non solo centromeridionale – nel periodo compreso tra A. Depretis e G. Giolitti.
La carriera del padre, Raffaele Mezzanotte (Chieti 13 febbr. 1823 - 22 ott. 1879), ultimo discendente di quello che a Chieti – luogo d’origine della famiglia – gli avversari si affrettarono a battezzare come «partito mezzanottiano», insediato a «palazzo imperiale» nel centro del rione S. Maria, ne fornisce un esempio paradigmatico. Grosso possidente terriero ininterrottamente inviato alla Camera, tra il 1865 e il 1874, sulla base di un programma di opposizione antifiscalista alla politica della Destra storica, pur avverso «al progetto di perequazione [fondiaria]» (G. Procacci, Le elezioni del 1874 e l’opposizione meridionale, Milano 1956, p. 94), Raffaele sembra comunque possedere un’indubitabile capacità di mediazione. Egli cercò infatti di ampliare le basi del proprio consenso elettorale allargando l’originario bacino rurale-terriero. Prima, in qualità di relatore generale per il bilancio, si occupò dell’annosa questione dei trasporti sulla dorsale adriatica e poi, dal dicembre del 1878 al luglio successivo, quale ministro dei Lavori Pubblici nel terzo gabinetto Depretis, emise una circolare con la quale si «imponeva[no] alle società ferroviarie certe norme preferenziali in favore delle fabbriche italiane» per l’acquisto del materiale rotabile (G. Carocci, Agostino Depretis e la politica estera italiana dal 1876 al 1887, Torino 1956, p. 389). Di fatto egli non attuò una politica di interventismo statale ispirata solo dai proprietari abruzzesi e, più in generale, meridionali che prima dall’opposizione e poi dai banchi del governo chiedevano un riequilibrio della sovrimposta fondiaria e l’adozione di espliciti provvedimenti di protezionismo agrario.
L’ascesa del M. era iniziata grazie ai meriti patriottici conseguiti nella campagna del 1860 che gli valsero il quasi conseguente arruolamento nella guardia nazionale e nella milizia territoriale, della quale sarebbe diventato capitano a partire dal 1866. Nel 1864 aveva intanto ottenuto la vicesindacatura di Napoli e la contemporanea elezione a consigliere municipale nel popoloso quartiere di S. Giuseppe, cui seguirono la sua partecipazione alla lotta contro il colera durante il biennio 1865-67 nonché la promozione, assieme al collega G. Giusso, di «una scuola di arti e mestieri per i fanciulli usciti dall’asilo» (Il nostro ritratto. Comm. C. M. senatore del Regno, sindaco della città di Chieti, in La Cecale, II [1892], 33). La parabola si concluse nel 1871 con il definitivo ritorno a Chieti, del cui Consiglio comunale sarebbe entrato a far parte nel luglio del 1873.
Il periodo iniziato nel novembre 1876, con la Sinistra ormai al potere, vide la quarta ed ultima rielezione del padre del M. e segnò il passaggio di testimone tra le due generazioni dell’influente famiglia chietina, dal momento che nel gennaio del 1880, a poche settimane dalla scomparsa del genitore appena nominato senatore, il M. – dopo il ballottaggio con R. Lanciano – entrò a Montecitorio.
In Parlamento, dove sedette a sinistra, il M. si limitò a un’attività di ordinaria amministrazione, rivolta agli interessi peculiari del collegio, come per il disegno di legge sull’aggregazione del Comune di Scerni al mandamento di Casalbordino nella XIV legislatura o la richiesta volta al ripristino di una corsa da Castellammare a Chieti in quella successiva. Fu probabilmente anche a causa di tale motivo – oltre che per l’ostilità del prefetto G. Rito, le alleanze sbagliate e la capacità reattiva dei liberali chietini, raccolti attorno ad una lista capeggiata da G. Auriti e F. Raffaele – che nel 1886 la sua candidatura nel collegio di Chieti I fallì per pochi voti.
Eppure la situazione pareva volgere a suo favore, soprattutto dopo che egli era divenuto il «designato erede delle fortune politiche del casato» (F. Paziente, Origini e sviluppo del movimento socialista in provincia di Chieti (1890-1921), in Rivista abruzzese di studi storici dal fascismo alla Resistenza, 1980, n. 2, pp. 98 s.). Infatti, nel 1878 il M. fu eletto sindaco di Chieti, rimanendo in carica per oltre un biennio. L’anno seguente fu designato vicepresidente dell’Associazione progressista, mentre nel 1882 riuscì a fare il proprio ingresso in Consiglio provinciale, dove sarebbe rimasto senza soluzione di continuità fino al 1895. A coronare questa rapida ascesa, pochi mesi dopo il M. diventò di nuovo consigliere municipale, entrando nella commissione bilancio.
Si trattava dei presupposti irrinunciabili sui quali costruire un’eventuale rivincita nei quattro anni precedenti le elezioni legislative del 1890. Fu in questa fase critica che il M. dimostrò un’abilità non inferiore a quella del padre, servendosi di strumenti altrettanto decisivi ai fini di un prolungato radicamento politico-amministrativo nel tessuto cittadino. L’aspetto familista – con l’ingresso al suo fianco in Consiglio comunale dei cugini Camillo e Luigi – ebbe ancora una volta un ruolo trainante, determinando l’allontanamento dell’inviso prefetto G. Civilotti e la possibilità, grazie al supporto dell’Associazione progressista, di intavolare una trattativa sotterranea con una parte dei liberali che aprì di nuovo al M. le porte di Montecitorio.
Con gli ultimi anni del secolo la sua attività parlamentare assunse un rilievo ben diverso dai mandati precedenti. L’accresciuto controllo del collegio e la maggiore consapevolezza dei propri mezzi gli permisero di prendere parte attiva ai lavori della Camera, di entrare in numerose commissioni e divenire relatore di progetti di legge piuttosto significativi. All’accrescimento delle sue specifiche competenze contribuirono in particolare due elementi: la conoscenza approfondita delle amministrazioni locali e la nomina a senatore nell’ottobre del 1892, che gli consentì di dedicarsi con assiduità ad una mole considerevole di questioni.
I minori impegni parlamentari furono difatti inversamente proporzionali ai temi che il M. affrontò nell’ultimo quindicennio della sua esistenza, di gran lunga il più produttivo. Nel 1893 egli si oppose alla presentazione di un disegno di legge che autorizzava Comuni e Province a eccedere il limite legale della sovrimposta, paventando il rischio di «provvedere alle conseguenze, senza poter provvedere alle cause» (Autorizzazione ad eccedere il limite legale della sovrimposta a Provincie e Comuni. Discorso… pronunziato in Senato nella tornata del 27 giugno 1893, Roma 1893, p. 12). Durante il triennio 1897-99 si occupò dei provvedimenti relativi al risanamento della circolazione bancaria, contribuì a istruire il progetto di legge per una cassa nazionale di previdenza per la vecchiaia e invalidità degli operai, venne nominato membro della commissione permanente per le Finanze locali, nonché designato come relatore per il progetto di sistemazione della contabilità comunale e provinciale.
L’attività da lui dispiegata all’inizio dell’età giolittiana mise in luce la sua capacità di passare da un dibattito sulle bonifiche dei terreni paludosi – come nel 1903 – alla proposta di assunzione diretta dei servizi pubblici da parte dei Comuni presentata pochi mesi dopo dal governo Zanardelli. Fu però il confronto a distanza con Giolitti durante il maggio del 1904 a proposito della finanza locale che, insieme con le due relazioni sul bilancio dei lavori pubblici nel 1907-08 e con il disegno di legge concernente la costruzione di alcune reti ferroviarie subito dopo, rappresentò il momento culminante della sua carriera. Il M. – che nel 1905 era stato eletto sindaco di Chieti per la terza volta e si era quindi dimesso per diventare presidente del Consiglio provinciale – dedicò a tali questioni le ultime energie, prima di ritirarsi a Chieti, dove morì il 20 nov. 1909.
Scritti e discorsi del M.: Relazione fatta al Consiglio provinciale di Chieti da… pel sussidio alla R. Università di Napoli, Chieti 1896; Assunzione diretta dei pubblici servizi da parte dei Comuni. Discorsi… pronunziati in Senato nelle tornate del 7 febbr., 21 e 24 marzo 1903, Roma 1903; Manuale amministrativo delle bonificazioni, Milano 1903; Sulle finanze locali. Discorso… pronunciato in Senato nella tornata del 9 maggio 1904, Roma 1904; Municipalizzazione dei servizi pubblici. Legge e regolamento riguardanti l’assunzione diretta dei servizi municipali con note illustrative…, Milano 1905.
Fonti e Bibl.: Chieti, Arch. storico comunale, bb. 449, f. 4300; 553, f. 5111; 578, f. 5384; R. Colapietra, I deputati abruzzesi nei primi anni dopo l’Unità, estr. da Nuovi Quaderni del Meridione, 1966, n. 13, pp. 49 s.; F. Paziente, Movimento operaio e socialista in provincia di Chieti (1888-1915), tesi di laurea, Università degli studi di Urbino, facoltà di magistero, a.a. 1967-68, pp. 174-181; I. Di Martino, La famiglia Mezzanotte e le vicende politiche ed amministrative di Chieti dall’Unità d’Italia alla Grande Guerra, tesi di laurea, Università degli studi di Teramo G. D’Annunzio, facoltà di scienze politiche, a.a. 1985-86, capp. V-VI; A. Sassi, La rappresentanza parlamentare del Mezzogiorno dal 1861 al 1922, in Storia del Mezzogiorno, XII, Il Mezzogiorno nell’Italia unita, Napoli 1991, pp. 251, 264; O. Gaspari, L’Italia dei Municipi. Il movimento comunale in età liberale (1879-1906), Roma 1998, pp. 23 s., 96, 153, 168; G. D’Andrea, I Mezzanotte, in C. Bellelli - G. D’Andrea, Ritratti di famiglie. Storie e storia di Chieti. Mayo, Zambra, Obletter, Mezzanotte, L’Aquila 2000, pp. 154-158; R. Colapietra, I ceti politici: un profilo, in Storia d’Italia (Einaudi), Le regioni dall’Unità a oggi. L’Abruzzo, a cura di M. Costantini - C. Felice, Torino 2000, pp. 709, 711, 713; M. Missori, Governi, alte cariche dello Stato, alti magistrati e prefetti del Regno d’Italia, Roma 1989, ad ind.; Enc. biografica e bibliografica «Italiana», A. Malatesta, Ministri, deputati, senatori dal 1848 al 1922, II, p. 198.
F. Lucarini