PALLAVICINO (Pallavicini), Camillo
PALLAVICINO (Pallavicini), Camillo. – Nacque a Genova attorno al 1580 da una relazione extraconiugale di Nicolò, figlio di Battista.
Fu comunque ben accolto dalla moglie del padre Giulia Gentile, figlia di Nicolò, tanto che nel 1617, quando fu redatto il testamento della donna, fu nominato esecutore testamentario insieme con il fratello Giovanni Battista e lo zio Giulio Gentile. Inoltre, si legò particolarmente al fratello maggiore Ottavio (talvolta chiamato Ottaviano nei documenti), dottore in legge, da cui imparò la lingua latina; ne fu esecutore testamentario il 12 novembre 1605, ereditando un cospicuo capitale, che gli servì certamente nei primi investimenti effettuati a Palermo.
A Palermo, sposatosi con una dama ignota, nel 1605 ebbe una figlia chiamata Benedetta, che qualche anno dopo entrò come suor Camilla Maria nel monastero carmelitano di S. Maria di Valverde e che fu sempre molto legata al padre.
Poco sappiamo circa le sue attività economiche, ma sicuramente si dedicò al commercio granario sulla piazza di Agrigento e alle speculazioni finanziarie. È certo il legame che ebbe con Orazio Lomellini, divenuto il più importante esponente della comunità genovese a Palermo, di cui fu fido collaboratore e procuratore della moglie Sofonisba Anguissola, nota pittrice, quando ella viveva ancora a Genova. È altresì certo che divenne membro di spicco della comunità ligure in Sicilia, poiché nel 1608 ebbe pro tempore la carica di console della Repubblica di Genova a Palermo, carica poi ricoperta in altre due occasioni, nel 1613 e dal 1621 fino al 1623. In quegli anni, Pallavicino operava sul mercato finanziario, molto di frequente con il principale banchiere del duca di Mantova Nicolò Pallavicino, legato al potente clan di Paolo e Battista Serra, che lo misero in collegamento con il cardinale Giacomo Serra, esponente della Curia romana molto vicino agli oratoriani.
Pallavicino aderì ben presto agli ideali tipici del clima controriformistico propugnati da Filippo Neri e si dedicò ad aiutare i poveri e i ragazzi di strada di Palermo. Nel giugno 1622, quando era console della nazione genovese, a neppure un mese dalla canonizzazione di S. Filippo, si premurò di fissare i capitoli della Congregazione dei genovesi della chiesa di S. Giorgio di Palermo, in cui ampia priorità fu riservata proprio a come «sovvenire i poveri e gli infermi e distribuire elemosine». La congregazione oratoriana era stata fondata nel 1593 presso la vicina chiesa di S. Pietro Martire, contigua al monastero di S. Maria di Valverde. Nel giro di pochi metri, vicino al porto della capitale siciliana, con il vertice nella chiesa di S. Giorgio dei Genovesi, si sviluppò attorno a Pallavicino una rete di frequentazioni, di incontri, di prestiti a cambio, di procure, di affari, di accordi matrimoniali che coesisteva con un'attitudine assistenzialistica capace di dar vita anche ad alcune importanti commesse artistiche. Resasi insufficiente la chiesa di S. Pietro Martire, i filippini ottennero un nuovo spazio nell’area di S. Caterina dell’Olivella, dove fu costruita la nuova chiesa di S. Ignazio Martire, completata nel 1622 grazie ai finanziamenti di Pallavicino, che in quegli stessi anni sovvenzionò anche l’ingrandimento del monastero di S. Maria di Valverde.
Dal 1627 fu legato per affari al viceré don Francisco Fernandez de la Cueva, duca di Alburquerque, e dopo la morte della moglie nel 1633, entrò in pianta stabile nell’Ordine degli oratoriani a Palermo. Tra il 1627 e il 1633 strinse forti legami anche con molti mercanti toscani residenti a Palermo, come Cosma Nasi, Simone Zati, Toma Mannelli, Fabio d’Ambra, Bartolomeo Steccuti, Carlo Ginori, Averardo Serristori, Pietro Filippo Vieri, Ottavio Guidarrighi, Orazio Strozzi, tutti frequentatori della chiesa di S. Ignazio Martire. Inoltre, ebbe rapporti d’affari con Fortunio Arrighetti, molto vicino al potentissimo Vincenzo Giustiniani di Roma e a Gregorio Castello, con i quali concluse diversi affari proprio in quel torno di tempo.
Negli ultimi anni di vita acquistò e commissionò diverse opere d’arte, tra cui nel 1641 la Vergine e Santi Carmelitani di Pietro Novelli, destinata al monastero di S. Maria di Valverde, più altre tele che adornavano le sue camere nella Casa dell’Olivella, dove risiedeva ormai in forma definitiva.
Il 26 maggio 1642 fece compilare dal notaio Giovanni Antonio Chiarella di Palermo un lungo e articolato testamento comprendente ben 82 capitoli, che si basava in larga misura su una prima bozza depositata nel 1628 presso il notaio Giovanni Luigi Blundo di Palermo. Prevedeva l’istituzione a suo nome di un Monte che avrebbe dovuto essere affidato principalmente al nipote Nicolò Pallavicino, figlio di Giovanni Battista, il quale avrebbe dovuto gestire la cospicua eredità, insieme con il padre, procuratore dei filippini a Palermo, il protettore del monastero di S. Maria in Valverde e il console della nazione genovese a Palermo. L’enorme patrimonio fu ripartito in molte quote, destinate principalmente al sostentamento della figlia suor Camilla Maria, alla sorella suor Clemenza, monaca nel monastero di S. Andrea a Genova, alle chiese di S. Ignazio Martire e S. Maria in Valverde a Palermo e al suo amico e procuratore di affari in Palermo Mercurio Carafa. Inoltre, lasciò circa 80.000 monete di Genova per la costruzione della chiesa della Congregazione degli oratoriani, che sarebbe stata fondata a Genova dopo la sua morte da due padri filippini di Palermo. Infine, il lascito prevedeva una somma per il mantenimento di 18 persone nel nuovo Oratorio di Genova.
Morì a Palermo nei primi giorni di maggio 1644.
Il 10 dello stesso mese fu stampato il testamento, successivamente inviato a Genova al fine di metterne in esecuzione i capitoli e chiedere, da parte degli esecutori testamentari, l’autorizzazione della Repubblica per poter introdurre a Genova la congregazione di S. Filippo Neri. Nel 1645 i padri filippini fondarono la congregazione genovese e si appoggiarono, in via provvisoria, presso la chiesa gentilizia dei Pallavicino di S. Pancrazio di Genova. Dopo un lungo conflitto con gli eredi della famiglia, successivamente al 1662 iniziarono i lavori per la costruzione della nuova chiesa di S. Filippo Neri, abbellita qualche tempo dopo dallo splendido oratorio, riccamente decorato e ornato di opere d’arte di straordinario valore.
È bene sottolineare che questo Camillo Pallavicino non è da confondere con l'omonimo finanziere e commerciante di grano, figlio di Giovanni Andrea, residente a Palermo a partire alla metà degli anni Trenta e deceduto a Napoli nel novembre 1644.
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