Pilotto, Camillo
Attore cinematografico e teatrale, nato a Roma il 6 febbraio 1888 e morto ivi il 27 maggio 1963. Figlio d'arte, dopo aver calcato giovanissimo le tavole del palcoscenico, debuttò nel cinema alla metà degli anni Dieci, ma non abbandonò mai il teatro. Tra i migliori caratteristi del cinema italiano, interpretò per lo più personaggi onesti e coraggiosi, ottenendo riconoscimenti da parte del pubblico soprattutto negli anni che seguirono l'avvento del sonoro. Numerosi furono i film ai quali partecipò e ai quali man mano affiancò una proficua attività radiofonica, di doppiaggio (grazie alla sua voce suadente) e televisiva.
Figlio di due attori veneti, Libero Pilotto e Antonietta Moro, terminò regolarmente gli studi tecnici ma, invece di intraprendere la carriera d'avvocato, come auspicavano i suoi genitori, ripercorse le loro orme in campo artistico. Debuttò giovanissimo in teatro: quale attore giovane, prima entrò a far parte della compagnia di Ermete Zacconi (1903), poi nelle stagioni 1911-1913 venne scritturato come primo attore dal Manzoni di Milano, diretto da Marco Praga. Recitò allora, con irruenza e generosità giovanili, accanto a Dina Galli, Emma Gramatica e Armando Falconi.
Nel 1916 passò al cinema, rivestendo in Il sopravissuto di Augusto Genina, il ruolo del cattivo in una piccola parte. Il successo gli arrise istantaneamente: la sua 'maschera' rude e massiccia sembrò particolarmente idonea al grande schermo, dal quale però si dovette allontanare durante la Prima guerra mondiale. Tornato dal fronte ricominciò a recitare in teatro, prendendo parte a tournée sia in patria sia all'estero. Sul finire degli anni Venti entrò a far parte del Teatro d'Arte di Milano, oltre ad affiancare Marta Abba e Maria Melato. Ormai conosciuto sulle scene, venne richiesto dal cinema soprattutto dagli anni Trenta, a cominciare dalla sua partecipazione al primo film sonoro italiano, La canzone dell'amore (1930) di Gennaro Righelli, al quale seguirono, tra gli altri, La vecchia signora e La segretaria per tutti di Amleto Palermi entrambi del 1932, Tre uomini in frack (1933) di Mario Bonnard, al fianco dei fratelli De Filippo, Tempo massimo (1934) di Mario Mattoli, Lorenzino de' Medici (1935) di Guido Brignone, dove è il duca Alessandro, Le scarpe al sole (1935) di Marco Elter, Il grande appello (1936) di Mario Camerini, Scipione l'Africano (1937) di Carmine Gallone, in cui è Annibale, e Abuna Messias ‒ Vendetta africana (1939) di Goffredo Alessandrini, in cui è il cardinal Massaia. Nel secondo dopoguerra P. fu in compagnia con Vivi Gioi e Paolo Stoppa (1945), ma anche con Lilla Brignone e Gianni Santuccio (1955), oltre a prendere parte ad alcuni allestimenti del Piccolo di Milano e a recitare in giro per l'Italia in numerosi spettacoli classici e moderni come, per es., Otello, Don Giovanni, Il berretto a sonagli, La dodicesima notte, I giganti della montagna, Sei personaggi in cerca d'autore, Come le foglie. P. continuò comunque a comparire anche sullo schermo: a partire dal 1940 recitò in film di genere, tra i quali alcuni particolarmente degni di nota, come La peccatrice (1940) di Palermi, L'avventuriera del piano di sopra (1941) di Raffaello Matarazzo, Cenerentola e il signor Bonaventura (1941) di Sergio Tofano, La locandiera (1944) di Luigi Chiarini, Il tradimento (1951) di Riccardo Freda, Messalina (1951) e Casta diva (1954) di Gallone. Negli ultimi anni, seguendo la sua inclinazione alla versatilità, spaziò dalla radio alla televisione, partecipando ad alcuni grandi sceneggiati come Piccolo mondo antico (1957), Il mulino del Po (1963) e Le anime morte (1963), diretti rispettivamente da Silverio Blasi, Sandro Bolchi ed Edmo Fenoglio.
C.B., Attori del momento. Camillo Pilotto, in "Cinema illustrazione", 1937, 37, p. 8; Puck, Galleria: Camillo Pilotto, in "Cinema", 1939, 71, p. 370.