RONDANI, Camillo
– Nacque a Parma il 21 novembre 1808 da Salvatore e da Angela Balzaretti.
La sua era un’antica famiglia di proprietari terrieri il cui nome è legato alla località di Mezzano Rondani nella Bassa parmense. All’età di otto anni, al fine di garantirgli una rendita nella chiesa di S. Maria a Mezzano, fu avviato alla carriera ecclesiastica. Intorno ai dodici anni, da autodidatta, cominciò a interessarsi di scienze naturali e in particolare di entomologia, classificando alcuni esemplari di insetti da lui raccolti nei dintorni della città natale. Nel frattempo frequentò con merito le scuole pubbliche.
Fondamentale nella sua formazione intellettuale e umana fu l’incontro, avvenuto durante gli anni di corso preparatorio all’Università di Parma, con il fisico Macedonio Melloni (1798-1854). Da lui ricevette in dono nel 1827 due scatole di farfalle non identificate, la base della sua futura collezione entomologica. Nello stesso anno si iscrisse alla facoltà di legge. Tuttavia, i suoi prevalenti interessi naturalistici lo portarono a frequentare le libere lezioni di botanica tenute da Giorgio Jan, tra l’altro anche valente entomologo. Grazie a quest’ultimo poté avere accesso alla biblioteca e alle collezioni del conte Stefano Sanvitale, potendo così determinare gli insetti da lui raccolti.
Nel 1830 rinunciò ai benefici ecclesiastici; l’abito talare fu dismesso anche in seguito al suo incontro con Petronilla Musiari, che nel 1833 sarebbe divenuta sua moglie. I moti del 1831 coinvolsero Rondani, convinto sostenitore dell’Unità d’Italia, impedendogli di conseguire la laurea in legge. Tuttavia Melloni, divenuto triumviro con delega alla Pubblica Istruzione dopo la cacciata di Maria Luisa d’Austria, gli offrì di frequentare un corso di specializzazione a Parigi, cui avrebbe fatto seguito la docenza presso la nuova cattedra di storia naturale dell’Università di Parma. L’entusiasmo di Rondani per questa proposta fu di breve durata poiché, tornati gli austriaci, vide sfumare sia l’insegnamento universitario, sia la laurea: il ripristinato governo ducale decise infatti di spostare a Piacenza la facoltà di legge. Rondani, deluso, abbandonò gli studi – ma non le sue ricerche entomologiche – e intraprese insieme al fratello Emilio un’attività commerciale di prodotti coloniali. Anche in questa fase eminentemente pratica della sua vita continuò a coltivare i suoi interessi scientifici, compiendo osservazioni sugli insetti esotici presenti nelle derrate alimentari.
Nel 1834, anche a seguito del matrimonio, lasciò gli affari per ritirarsi in campagna, nella villa di famiglia sulle colline di Guardasone vicino a Parma. Qui condusse un’esistenza tranquilla e alacre, attendendo al prediletto studio degli insetti e, grazie alle sue competenze di agronomo, migliorando il sistema di irrigazione, la viabilità e il paesaggio della tenuta.
Alla morte della moglie, si dedicò appieno all’entomologia: risalgono a questi anni le sue ricerche sui parassitoidi e l’intensificarsi della sua corrispondenza scientifica con due eminenti entomologi italiani del tempo, Massimiliano Spinola (1780-1857) di Genova e Giuseppe Gené (1780-1847) di Torino. Nel 1840 apparvero i suoi primi lavori a stampa sui Ditteri italiani, che lo resero noto alla comunità scientifica internazionale; nello stesso anno divenne membro della Société entomologique de France. Seguì un periodo di intense ricerche, testimoniato da numerose pubblicazioni, che si interruppe nel 1848, quando, a seguito dei rivolgimenti politici di quell’anno, lasciò la sua tenuta di Guardasone per tornare in città e prendere parte attivamente alla lotta patriottica.
Con la successiva annessione del Ducato di Parma al Regno subalpino venne eletto al nuovo parlamento torinese. Tuttavia, non poté partecipare ad alcuna sessione dell’assemblea poiché le sorti volsero di nuovo a favore degli austriaci, i quali, dopo la battaglia di Novara (marzo 1849), ripristinarono a Parma la dinastia borbonica. Per Rondani fu un’altra delusione, che lo ricondusse alla vita di gentiluomo di campagna e di appartato studioso, in compagnia della seconda moglie Elisa Gelati.
Nel 1854, alla morte del duca di Parma Carlo III, la reggenza passò alla moglie Luisa Maria d’Artois che riaprì e riformò, arricchendola di nuovi insegnamenti, la soppressa università cittadina. Rondani fu nominato professore di agronomia nel 1855 e nel 1857 divenne direttore della Scuola universitaria di agraria. Nel 1856 aveva pubblicato a Parma il primo di sette volumi, l’ultimo dei quali datato 1880, del Dipterologiae italicae prodromus, che rappresenta la sua opera fondamentale. Nel 1859 prese parte agli eventi rivoluzionari che portarono all’annessione di Parma al Piemonte.
L’evento cambiò nuovamente le sorti dell’ateneo cittadino: fu soppressa la cattedra di agronomia e Rondani iniziò a insegnare storia naturale nel regio liceo appena istituito, dove tenne le sue lezioni fino al 1869. Con i cambiamenti della pubblica istruzione a seguito dell’avvenuta Unità d’Italia, nel 1864 la Scuola universitaria di agraria di Parma fu trasformata in Istituto tecnico agrario: Rondani ne fu fondatore e preside. Privato dell’insegnamento universitario, svolse comunque i nuovi incarichi con grande impegno, vedendo contemporaneamente crescere la sua fama di entomologo.
In questi anni assunse altri incarichi, quali quello di consigliere provinciale e di membro della giunta centrale di statistica; nel 1860 fu insignito della decorazione dell’Ordine dei Ss. Maurizio e Lazzaro; nel 1869 fu nominato cavaliere della Corona d’Italia; nello stesso anno fu tra i fondatori della Società entomologica italiana, della quale nel 1870 assunse la vicepresidenza, che mantenne fino alla morte, avvenuta a Parma il 17 settembre 1879.
Nel 1881 all’Università di Parma venne posto un busto commemorativo dedicato a Rondani con la dicitura «Entomologo Illustre ed in Italia Principe dei Ditterologi», a testimonianza del ruolo significativo da lui rivestito nello studio degli insetti e dei Ditteri in particolare.
Rondani fu figura di rilievo internazionale: molti entomologi suoi contemporanei ne riconobbero l’autorevolezza inviandogli materiale proveniente da luoghi esotici per il riconoscimento, tra questi naturalisti del calibro di Odoardo Beccari (1843-1920), Luigi Bellardi (1818-1889), Giacomo Doria (1840-1913), Gaetano Osculati (1808-1894), Rudolph Amandus Philippi (1808-1904). Non tutti i contemporanei però apprezzarono il suo lavoro: alcuni entomologi lo considerarono un sistematico che dava troppa importanza alle piccole differenze tra gli individui, portato a determinare nuove specie sulla base di caratteri non significativi.
Rondani descrisse 1156 specie, di cui circa metà ancora oggi considerate valide. Pubblicò quasi duecento lavori scientifici, la maggior parte dei quali dedicati ai Ditteri. Oltre trecento sono le specie di Ditteri da lui descritte su esemplari provenienti da terre lontane. La sua opera fondamentale è l’incompiuto Dipterologiae italicae prodromus, in sette volumi, che si poneva come obiettivo quello di descrivere le specie di Ditteri presenti sul territorio italiano. L’opera era stata già preceduta e anticipata da uno dei suoi primi articoli, il Progetto di una classificazione in famiglie degli Insetti Ditteri europei, memoria terza per servire alla Ditterologia italiana (in Nuovi annali delle scienze naturali, III (1841), 6, pp. 257-284). L’aspetto innovativo del Prodromus è rappresentato dal primo volume, nel quale l’autore, prima di procedere alla disamina dettagliata delle singole famiglie, fornisce un inquadramento sistematico dell’ordine, elencando le famiglie e i generi presenti in Italia con chiavi dicotomiche per il loro riconoscimento.
Sebbene Rondani venga ricordato soprattutto come uno specialista dei Ditteri, la sua conoscenza dell’entomologia era tanto vasta da permettergli di descrivere nuove specie in vari gruppi di invertebrati. Gli Imenotteri da lui descritti sono 133, prevalentemente appartenenti alle famiglie di parassitoidi quali Encyrtidae, Braconidae, Ichneumonidae, Eurytomidae. Descrisse anche nuove specie di Afidi (3), Lepidotteri (7), Coleotteri (6), Acari (4). Anche l’entomologia applicata rivestì un ruolo importante nei suoi interessi. Maturò una conoscenza diretta della materia grazie alla gestione della sua azienda agricola e all’insegnamento nell’istituto tecnico di Parma.
Verso l’entomologia agraria Rondani ebbe un approccio moderno, che oggi potremmo definire agrosistemico. Secondo lui non tutti gli insetti dovevano essere considerati dannosi, anzi, riteneva che predatori e parassitoidi contribuissero a prevenire i possibili danni causati da insetti nocivi. A tal proposito pubblicò dal 1872 al 1879 quattro articoli intitolati Degli insetti parassiti nei quali, per ogni specie dannosa, elencava i principali parassitoidi associati. Si trattò di una posizione innovativa, in un’epoca in cui tutti gli insetti erano generalmente visti come intrusi e potenzialmente dannosi. La convinzione dell’importanza dei parassiti nel controllo degli insetti dannosi spinse Rondani a suggerire l’introduzione dei nemici naturali della Peronospora del Nordamerica per controllarne la popolazione che stava causando seri danni alle viti europee. Per comprendere il carattere innovativo del pensiero di Rondani merita infine ricordare che il primo intervento di controllo biologico documentato con successo venne effettuato nel 1888, in California. In questo caso gli agenti di controllo furono due insetti, tra cui un Dittero appartenente a un genere descritto per la prima volta proprio da Rondani.
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