CAMIRO (Κάμιρος, Camīrus)
Unitamente a Lindo e a Ialiso fu ritenuta una delle tre più importanti città dell'isola di Rodi. Abitata nei tempi preistorici presumibilmente dai Carî, come le altre Sporadi meridionali, dopo avere subita l'influenza della civiltà micenea, fu anch'essa conquistata e sottomessa dai Dori, e precisamente dagli Argivi. Secondo due diverse leggende i fondatori di questa città furono Camiro, figlio di Kerkaphos, o Tlepolemo, figlio di Ercole, e in tali personaggi è certo adombrata l'origine mitica della città e la susseguente invasione dorica. Durante l'età greca appartenne all'esapoli e quindi alla pentapoli dorica; in seguito alla fondazione della città di Rodi (408 a. C.), Camiro decadde e lentamente scomparve. Anche le iscrizioni ci dicono ben poco. La sua ubicazione rimane ancora dubbia: e mentre il Hamilton la collocò sul versante orientale dell'isola e il Ross, e dopo anche il Guérin, la posero sulla costa occidentale, il Biliotti la identificò precisamente a due km. dal paese di Calavarda e a mezzo km. dal mare, sul terreno leggermente digradante a larghe terrazze che dalla collina, tutt'oggi chiamata Camiros, va a finire verso il capo di Santa Minà. Certo il territorio di Camiro fu estesissimo, comprendendo anche una parte dell'isola di Calchi; e non è improbabile che tutte le vecchie necropoli ivi scoperte altro non provino che l'esistenza di varie borgate agricole unite fra loro in confederazione.
Scavi archeologici furono eseguiti dal Biliotti e dal Salzmann nella seconda metà del secolo scorso sulla collina di Camiro - la presunta acropoli che rinserrava il tempio di Atena - e nelle varie localita di Cecraci, Fichellura, Casviri, Patelles, ecc.; e tuttora sono in corso quelli di Macrì Langoni, dove è stata ultimamente rinvenuta una nuova importante necropoli. Oltre alle tombe a camera micenee, scavate nella roccia e coi dromoi lunghissimi, sono state rinvenute altre tombe di età greca (VII sec.-IV sec. a. C.); e unitamente a un abbondante materiale proveniente dalla Fenicia, dalla vicina costa asiatica e dal continente greco, queste necropoli ci hanno rivelato l'esistenza di alcuni tipi di vasi caratteristici, come, per esempio, i piatti con decorazione geometrica bruna su fondo giallastro, che pigliano appunto il nome da Camiro e che vanno dal periodo arcaico al periodo della decadenza; e le anfore di Fichellura che dal periodo di arte orientalizzante si stendono per tutto il VI secolo.
Bibl.: W.-J. Hamilton, Asia Minor, II, Londra 1842, p. 53; L. Ross, Reisen auf den griechischen Inseln, Stoccarda 1840-45, voll. 3; Salzmann e Bertrand, in Revue archéologique, 1861 1862, 1863; A. Salzmann, Nécropole de Camiros (Atlante), Parigi 1874-75; Biliotti e Cottret, L'île de Rhodes, Parigi 1881; L. Heuzey, Figurines vernissées et d'argile trouvées à Camiros, in Les figurines antiques de terrecuite du Musée du Louvre, Parigi 1883; Bürchner, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., X, coll. 1839-41. Sugli scavi di Camiro: G. G. Porro, Ricongizione archeologica di Camiros, in Boll. d'arte, IX (1915), pp. 283-300. Sulle anfore di Fichellura attribuite anche a Samo: P. Ducati, Storia della ceramica greca, I, Firenze 1922, p. 172. Per la numismatica: B. V. Head, Catalogue of the coins of Caria, Rhodes etc., in the British Museum, Londra 1888 segg.