CAMITI
. La maggior parte delle popolazioni dell'Africa settentrionale (dalla costa al Sūdān) e orientale (dall'Egitto all'Etiopia e Somalia) appaiono collegate da nessi etnici e linguistici e sono state raggruppate sotto il nome di Camiti (da Cam la cui discendenza, quale essa ci appare dalla famosa tavola dei popoli nel cap. X del Genesi, comprende molte di tali popolazioni). Le popolazioni e le lingue camitiche d'Etiopia e paesi adiacenti e Somalia sono anche dette cuscitiche (da Kūš figlio di Cam).
Tale denominazione etnica, sorta in un tempo in cui le scienze antropologiche erano ancora poco differenziate, è stata ereditata da queste e applicata a significare cose diverse. Si trovano quindi autori che parlano: 1. di un tipo razziale camitico, definito esclusivamente dai suoi caratteri fisici; 2. di una famiglia linguistica riunente tutte le popolazioni che parlano lingue camitiche; 3. di una particolare civiltà camitica, che si vuol riconoscere attraverso le stratificazioni culturali, preistoriche e storiche, che si sono depositate sul continente africano.
Il tipo razziale camitico riunirebbe tutte le popolazioni non negre e non immigrate storicamente (Arabi, Europei) dell'Africa settentrionale e orientale. In questo senso hanno adoperato il termine Camiti il Sergi e F. von Luschan. Non esiste però un tipo fisico uniforme nelle popolazioni così distinte: nel Nord predomina un aspetto fisico che, a parte le infiltrazioni antiche e recenti dei Negri e a parte certi elementi alieni di remota intrusione (dolicocefali biondi, brachicefali), si può dire mediterraneo. Nell'Africa orientale si presenta il tipo a pelle bruno-nerastra e capelli cresputi, ma con tratti facciali caucasoidi, che si suole ormai designare col nome di tipo etiopico (v. etiopici). Secondo qualche autore il numero dei componenti razziali primarî della duplice area sarebbe anche maggiore (v. africa: Antropologia). Se ammettiamo, tuttavia, con la maggior parte degli antropologi contemporanei, p. es. il Puccioni e il Fischer (di opinione contraria è il Giuffrida-Ruggeri), che il tipo etiopico derivi da un antico e continuato incrocio di caucasici e di Negri, il nome di Camiti spetterebbe all'elemento razziale non negro, presente in varî gradi di miscela nell'Africa del Nord e dell'Est, e anche a quelle sue occasionali e attenuate apparizioni che si possono seguire nella stessa compagine antropologica dei Negri sino all'Africa australe e financo nel gruppo ottentotto (von Luschan).
Il criterio linguistico è più facile a definirsi, ma anch'esso presenta talune incertezze dovute al fatto che varie lingue africane, o per insufficienza di conoscenza o per indeterminatezza di carattere, non sono ancora chiaramente classificate come rientranti, oppure non rientranti, nella famiglia linguistica camitica. In ogni modo, il territorio occupato da queste lingue (v. alla voce africa, la carta etnografica) è molto meno esteso di quello che spetta al tipo razziale camitico, inteso nel senso indicato sopra.
Molto difficile è infine lo stabilire se, nella storia dell'incivilimento dell'Africa, si possa distinguere uno strato o corrente culturale che sia attribuibile ai Camiti, ai portatori cioè delle lingue camitiche o dei tipi somatici non negri. Il Frobenius, per es., dà il nome di camitica alla cultura che, in tempi anteriori allo sviluppo delle civiltà storiche e all'irradiarsi degl'influssi di queste in molte parti dell'Africa, avrebbe portato alla pastorizia l'organizzazione militare della tribù, ecc. Seguendo questo concetto, che non è del resto comunemente accettato, gli elementi della cultura pastorale camitica si ritroverebbero largamente diffusi fra i Negri delle savane sudanesi e australi e fra i pastori ottentotti.
I popoli che più comunemente si ritengono camitici sono divisi in due grandi rami, quello del Nord e quello dell'Est; sono enumerati qui sotto, con l'accenno ad alcuni dei principali punti di dissenso e di discussione. Per maggiori notizie sui varî popoli vedi le singole voci ad essi dedicate.
Ramo del Nord: 1. Berberi, che si sono diffusi con gl'invasori arabi dando origine a stirpi arabo-berbere. Sarebbero alla loro volta frutto di mescolanza dell'elemento camitico aborigeno con una razza dolicocefala bionda e con una razza brachicefalica venute dall'Europa attraverso lo stretto di Gibilterra, in età preistoriche.
2. Tibbu (detti anche Teda), forse propaggini dei Berberi nel Sahara orientale, nei quali prevale però il sangue negro.
3. Ful, Hausa, e altre popolazioni nigeriane, anch'esse contenenti qualche elemento di origine berbera, ma fortemente mescolato con sangue negro. Anche le lingue sarebbero secondo alcuni camitiche (v. camitiche, lingue).
Ramo dell'Est:
4. Egiziani. - Si discute sulle origini della popolazione egiziana (conservatasi fin oggi abbastanza pura, specialmente tra i fellāḥ, o contadini). Anche se si ritenga semitica la lingua egiziana, è ben possibile che essa, come è avvenuto più tardi in Abissinia, sia stata imposta da una minoranza semitica, mescolatasi poi con i Camiti aborigeni. Ma molti filologi inclinano piuttosto ad ammettere solamente una profonda influenza semitica sulla lingua egiziana, che sarebbe nel fondo camitica. A questo proposito interessa rilevare che la stretta connessione etnica degli Egiziani con i Begia, che parlano, d'altra parte, una lingua camitica, ha indotto molti antropologi a considerare i Begia stessi come l'elemento costitutivo della popolazione dell'antico Egitto. La connessione stessa è invece contestata da qualche autore (Biasutti).
5. Begia (abitanti a oriente del Nilo dall'Egitto meridionale all'Abissinia) e Nubiani (nell'Egitto meridionale e Sūdān).
6. Abissini. - L'emigrazione semitica in Abissinia (v. etiopia) mutò le condizioni etniche ma assai più le linguistiche. Tutti gli abitanti conservano caratteri camitici, se pure parlano dialetti semitici. Hanno conservato meglio tali caratteri e, con essi, la lingua, alcune popolazioni degli altipiani, dette Agàu (Agaw, Agȧw, o alto-cuscitiche). Altre popolazioni abissine chiamate convenzionalmente Sīdāma sono frutto di mescolanza di varî elementi etnici ma parlano lingue sicuramente camitiche.
7. Galla, Dánkali, Somali, che abitano in parte dell'Abissinia, nel corno orientale dell'Africa e Somalia, e appaiono assai strettamente collegati (le loro lingue sono dette basso-cuscitiche).
8. Sono stati connessi con questo ultimo gruppo i Māsai che abitano nell'Africa equatoriale; di alta statura, pelle scura, tratti non troppo negroidi. Secondo il Meinhof anche la loro lingua è camitica, ma le ricerche del Conti Rossini ne hanno mostrato il carattere nilotico.
9. Wahuma, Watussi, popoli parlanti lingue bantu, ma etnicamente connessi con i Camiti etiopici, forse con i Galla e i Māsai. Essi hanno lineamenti fini; il loro colorito non è molto scuro e la loro statura è altissima.
Non tutti gli scienziati sono persuasi della connessione tra il ramo del Nord e il ramo dell'Est; alcuni preferiscono chiamare il primo stirpe libica. Ma l'affinità delle lingue sembra argomento sufficiente per sostenere tale connessione.
Indubbio è il nesso linguistico camitico-semitico. Chi ritenga i Semiti originarî dell'Asia (di Arabia, di Siria o di Mesopotamìa) può trarne conseguenze per quel che concerne la primitiva sede dei Camiti; e a questo proposito occorre rilevare che la storia ci mostra una costante emigrazione di stirpi dall'Asia in Africa, e non viceversa. Il Sergi ritiene invece la razza camitica originaria dell'Africa, donde essa avrebbe occupato i paesi adiacenti al Mediterraneo.
Il Meinhof crede che le lingue ottentotte siano originariamente connesse con le camitiche; ma certo il tipo fisico degli Ottentotti è molto lontano dal camitico. Molti filologi non sono neanche persuasi di tale nesso linguistico, e concedono solo la possibilità di influenze camitiche, che mostrerebbero la profonda penetrazione della civiltà camitica in tutta l'Africa (v. camitiche, lingue).
Il Reinisch riteneva camitiche le lingue dei Baria e dei Cunama, e anzi attribuiva loro un carattere arcaico e le chiamava protocamitiche. Ora si attribuiscono piuttosto al gruppo nilotico.
Data la complessità dei fatti accennati e l'impossibilità di ridurli alla semplice concezione tradizionale della penetrazione, in Africa, di un'unica stirpe dotata di determinati caratteri fisici, linguistici e culturali, la tendenza più recente degli studiosi è di limitare l'uso dei termini camiti e camitico ai gruppi etnici definiti in base al puro criterio linguistico e di abbandonarli del tutto per quel che si riferisce ai tipi somatici e alle forme della civiltà.
Bibl.: Sull'uso antropologico del nome e sulle questioni di antropologia fisica, v. G. Sergi, Africa: antropologia della stirpe camitica, Torino 1897; F. von Luschan, Hamitische Typen, in C. Meinhof, Die Sprachen der Hamiten, Amburgo 1912; V. Giuffrida-Ruggeri, Distribuzione e origine dei gruppi umani dell'Africa nord-orientale, in Archivio per l'antropologia, XLIII (1913); R. Biasutti, Egiziani ed Etiopici, in Aegyptus, VI (1925); E. Fischer, Zur Frage der Äthiopischen Rasse, in Zeitschrift für Morphologie und Anthropologie, XXVII, ii (1929); N. Puccioni, Affrica nord-orientale e Arabia, Pavia 1929. Per la civiltà detta camitica, v. L. Frobeniuis, Das unbekannte Africa, Monaco 1923. Per le lingue, v. sotto.