camminare [cammine, in rima, II singol. pres. indici]
Vale " procedere a piedi ", " viaggiare a piedi ", in Cv IV XIII 11, Fiore CCXXIX 1; il passo di Cv IV XXVIII 7 O miseri... che... perdete voi medesimi là dove tanto camminato avete!, è interpretato dal Busnelli " perdete voi medesimi da ultimo in quel mare, in cui avete tanto a lungo camminato ". Siamo dunque vicini al passaggio verso un significato più morale che materiale del verbo, come in Cv IV XIII 7 avvegna che pochi, per male camminare, compiano la giornata, e VII 8 non valente, cioè vile, sarebbe da chiamare colui che, non avendo alcuna scorta, non fosse ben camminato, cioè " non avesse percorso la giusta strada, la retta via " (da notare in questo passo, l'uso dell'ausiliare ‛ essere ').
Il senso morale è più evidente, se non esclusivo, nel passo di Pd VI 131 mal cammina / qual si fa danno del ben fare altrui: " percorre una strada sbagliata chi reputa suo danno l'azione buona degli altri " (Fallani), " batte una strada falsa e rovinosa " (Sapegno), e addirittura " va verso il proprio male " (Momigliano).
Si trova in un'espressione figurata in Cv IV XVI 4 per che via sia da camminare, e 9 come da camminare è, " quale ragionamento bisogna seguire ", " come occorre procedere ".
Unici due casi in cui il verbo è transitivo, contrariamente all'uso moderno, ma non a quello contemporaneo a D., sono Pd VIII 106 il ciel che tu cammine, " che tu percorri " (Sapegno), " che tu attraversi " ( Grabher), e Detto 278 Ben ci ha egli un cammino più corto; né 'l cammino: " c'è un'altra strada, che è più corta, ma io non la percorro ".