camorra
camòrra s. f. – Sistema di organizzazioni criminali di stampo mafioso sviluppato in Campania. A differenza di Cosa nostra non ha una configurazione unitaria e verticistica, ma pulviscolare e improntata su dimensioni rionali. La c. è infatti composta da gruppi di diverso spessore criminale per dominio sul territorio, struttura organizzativa e forza economica. Si distingue dalla c. napoletana il clan delle famiglie di Casal di Principe (Cs), detto clan dei Casalesi, gerarchicamente strutturato, compatto e, al momento, tra i più potenti della Campania e del sistema criminale transnazionale. Conflitti interni e faide hanno caratterizzato da sempre la storia della c. urbana napoletana, scompaginandone periodicamente gli assetti organizzativi e rendendo queste consorterie poco inclini al controllo del territorio per lunghi periodi. Nel 2004-2005 la cosiddetta scissione del clan Di Lauro, nota come la guerra di Scampia, ha determinato decine di omicidi e ha svelato come i traffici di stupefacenti e le attività di reinvestimento dei profitti avessero raggiunto dimensioni tali da superare i tradizionali ambiti territoriali di influenza delle famiglie. In Campania, infatti, il mercato delle sostanze stupefacenti, sia nella fase dell’importazione sia in quella della grande distribuzione e della cessione al minuto nelle piazze di spaccio, è monopolio dei clan. I profitti ricavati dal traffico di stupefacenti sono spesso riciclati all’estero, soprattutto in Spagna, dove è più facile sfuggire ai controlli, e impiegati per investimenti immobiliari (alberghi, ville, negozi di lusso, aziende agricole). Attività illecite sono state registrate anche in Polonia, Ungheria, Bulgaria, Germania, Regno Unito. Anche la pressione estorsiva a danno di commercianti e imprenditori continua a essere uno strumento attraverso cui i gruppi camorristici esercitano la propria egemonia. Le famiglie della provincia, napoletana e casertana, hanno un controllo più stabile e capillare del territorio che, negli anni, le ha portate a mediare direttamente con la società, le imprese, la politica. Il clan dei Casalesi ha una struttura meno legata al traffico di droga e questo lo ha reso meno vulnerabile all’azione di contrasto dello Stato; al contrario dei clan napoletani, è notevolmente più presente nel sistema economico nazionale ed è in grado di ottenere consenso sociale nelle zone in cui domina. Secondo le risultanze investigative, tutto l’agro aversano è attualmente sotto il suo controllo. I Casalesi hanno proiezioni extraregionali nel basso Lazio, in Emilia Romagna e in Veneto, dove possono intervenire direttamente nella gestione dei grandi appalti. Sono i responsabili dello smaltimento nazionale e internazionale dei rifiuti tossici e nocivi delle industrie del Nord. Secondo la Direzione nazionale antimafia, la c. è l’unica organizzazione criminale che mira al controllo del territorio non soltanto per gestire il circuito di smaltimento, ma per renderlo vero e proprio ricettacolo di rifiuti. Con il business dei rifiuti in Campania, la c. ha avvelenato irreparabilmente i terreni del basso casertano e del napoletano, determinando l’aumento di patologie tumorali ben oltre la media nazionale nell’area di Nola, Marigliano e Acerra, come dimostrato nel 2004 da uno studio scientifico sull’aumento di tumori negli organi vitali. Negli ultimi anni, l’azione di contrasto dello Stato ha determinato la fine della latitanza di numerosi soggetti posti ai vertici della camorra. Nel 2010 lo stesso clan dei Casalesi è stato pesantemente colpito dalla sentenza del maxiprocesso Spartacus, che ha decretato la condanna all’ergastolo per i capi Francesco Schiavone, Francesco Bidognetti, Mario Caterino, Antonio Iovine e Michele Zagaria. La c. ha arruolato tra le sue fila anche stranieri, la maggioranza dei quali è composta da nigeriani, impiegati nel traffico di stupefacenti e nello sfruttamento della prostituzione. I clan hanno inoltre comprovate relazioni di affari con gruppi cinesi, soprattutto nel settore della contraffazione dei marchi italiani di abbigliamento e moda. Nel 2006 il bestseller Gomorra, romanzo-inchiesta del giornalista e scrittore napoletano Roberto Saviano, ha portato la c. alla ribalta mediatica; il fenomeno fino ad allora era stato del tutto trascurato dai grandi circuiti mediatici.