CAMPANULACEE
. Famiglia di piante Dicotiledoni Simpetale, erbacee o fruticose, rarissimamente arbusti e alberi dal portamento e dal fogliame molto vario. Sono caratterizzate dal calice aderente all'ovario, diviso in 3-10 lobi (in generale 5), dalla corolla inserita alla sommità del calice, per lo più regolare e lobata come il calice, da 5 stami inseriti sulla corolla, alternanti coi lobi di questa, liberi attorno allo stilo, con filamenti spesso allungati e con antere a 2 logge aprentisi per solchi longitudinali. L'ovario è infero, lo stilo unico a stimma semplice o diviso e il frutto è una cassula tri- o pluriloculare aprentesi mediante fessure e pori irregolari, o anche per valve.
Comprende 67 generi con circa 1200 specie sparse nelle regioni temperate del globo, più rare nelle regioni tropicali.
Il De Candolle pubblicò nel 1830 una classica monografia di questa famiglia, che nel suo Prodromo divise in 2 sezioni principali: Wahlenbergiee, in cui la cassula si apre alla sommità (generi: Wahlenbergia Schrad., Iasione L., Prismatocarpus Dc., Roella L., ecc.) e Campanulee in cui la cassula si apre lateralmente (generi: Campanula L., Trachelium L., Phyteuma L., ecc.).
Poche piante di questa famiglia hanno avuto applicazioni medicinali; e tra queste è la Lobelia inflata L. (v. lobelia); hanno invece trovato impiego diffuso come ornamentali, per le loro belle infiorescenze, soprattutto le specie del genere Campanula, parecchie delle quali sono coltivate nei giardini (v. campanula).
Anche fra le piante alimentari le Campanulacee annoverano un certo numero di specie del genere Campanula, mentre poi pare siano commestibili anche le radici di alcuni Phyteuma e in Giappone vengono mangiate quelle della Adenophora verticillata Fischer (in giapponese mukekashi).