URNE, Campi di
Con il termine di Civiltà dei Campi di Urne, alquanto inadeguato, si designa oggi, più che una civiltà unitaria e geograficamente ben delimitata, un insieme grandioso di fenomeni economici, sociologici, politici, ideologici ed artistici, che ebbero a teatro l'Europa continentale e soprattutto quella centrale, tra il XIII e l'VIII sec. a. C., cioè nel corso delle fasi più recenti dell'Età del Bronzo. La delimitazione territoriale della sfera dei C. di U. attualmente corrente, ma puramente convenzionale, comprende Germania centro-occidentale e meridionale, Belgio, Francia centro-orientale, Svizzera, Austria, Cecoslovacchia, Ungheria, Jugoslavia. Numerosi gruppi locali, come quello di Lausitz (Lusazia) nella Germania centro-orientale e in Polonia, le facies cosiddette "protovillanoviane" in Italia (v. villanoviana, civiltà), e le stesse civiltà del tardo Bronzo nelle Isole Britanniche e nella Penisola Iberica, furono storicamente connesse con la sfera dei C. di U. e, più che subirne l'influenza, concrebbero culturalmente con essa.
Economicamente, l'età dei C. di U. si distingue da quella che la precede per un rapido accrescimento della produzione di beni, e per un conseguente aumento della densità demografica. L'affermarsi di forme più intensive di produzione agricola, è senza dubbio il tratto più saliente di questo processo; ma è molto probabile che l'elemento primario sia da riconoscere nel progresso tecnico e nell'ampliamento quantitativo della produzione metallurgica, che consentirono sia direttamente, sia indirettamente (ad esempio attraverso il forte impulso dato, a quanto dobbiamo supporre, alla lavorazione del legno) il potenziamento dello strumento agricolo. A sua volta l'aumento della produzione agricola consentì la creazione di mercati adatti a sostenere un artigianato metallurgico in continua espansione.
Le vaste necropoli ad incinerazione di questa età, i cosiddetti "campi di urne", attestano, dato il numero spesso elevato delle deposizioni funebri e l'estensione cronologica dell'utilizzazione, non di rado cospicua, l'esistenza di insediamenti stabili e di discreta consistenza (anche se non ad ogni necropoli dovette sempre corrispondere un abitato; anche gruppi di cascinali sparsi ebbero certamente un proprio cimitero). Generalmente, i riti e le strutture sepolcrali, come pure i corredi tombali, non sembrano rispecchiare forti dislivelli economici e sociali all'interno delle comunità; questo dato sembra confermato dal poco che ci è noto circa i villaggi di questo periodo, i quali si presentano composti da un insieme di abitazioni agricole di struttura ed estensione approssimativamente uguali, accompagnate dai relativi ambienti accessorî, certo corrispondenti ad altrettanti nuclei familiari autonomi e specialmente non differenziati. Questa inesistenza o meglio scarsa consistenza di un ceto preminente si può forse spiegare col fatto che le eccedenze della produzione, piuttosto che venire accantonate, portando ad un'accumulazione di ricchezza, ad esempio sotto forma di bestiame armentario, dovettero essere assorbite, come s'è appunto accennato, dall'espansione delle industrie artigianali, soprattutto metallurgiche.
A questa scarsa differenziazione sociale, che contrasta in modo piuttosto rilevante con quanto ci è noto circa le comunità europee nelle età anteriori e successive a quella dei C. di U., corrisponde l'assenza di nette differenziazioni culturali, tali da lasciar supporre l'esistenza di unità etniche ben definite al di là della sfera linguistica (e, anche in questo campo, non vi sono, almeno per le fasi più antiche dei C. di U., prove che l'originaria unità paleo-europea si fosse già del tutto articolata nelle diverse lingue nazionali, più tardi storicamente documentate). Nella sfera culturale, come in quella politica, i fattori etnici non sembrano aver avuto un ruolo determinante. Del resto, non vi sono indizî convincenti neppure per la presenza in questa età di unità politico-militari, anche solo a carattere cantonale o tribale, di qualche consistenza territoriale. Precise tendenze in questo senso si affermeranno soltanto con la successiva età di Hallstatt.
Tutto ciò va tenuto ben presente nel valutare la plausibilità delle numerose teorie migratorie fiorite attorno ai C. di Urne. Indubbiamente, fu questo un periodo di gravi e continue perturbazioni politiche. Ne fanno fede la grande diffusione delle armi, la frequenza di abitati e di luoghi di rifugio naturalmente o, più di rado, artificialmente fortificati, e la comparsa simultanea di orizzonti di ripostigli (nella misura in cui a questi non si debba attribuire piuttosto un significato votivo) su vaste aree geografiche. È documentabile, infatti, la diffusione di nuove ideologie religiose manifestate archeologicamente da un complesso di elementi: rito incineratorio; frattura rituale; pratiche sacrificali, soprattutto in connessione col fuoco; offerte votive nelle acque di fiumi, sorgenti e stagni; micromodellismo funerario; carro funebre; luoghi di culto sulla cima di alture e montagne; simbologia del disco, del carro e della barca solare; immagini ornitomorfe, in connessione o meno con la simbologia solare, cui viene attribuito il significato di mezzo di manifestarsi del numinoso all'uomo; alari fittili come oggetto sacro, in rapporto col culto dcl focolare domestico in particolare, e del fuoco in genere; urne funerarie raffiguranti il luogo sacro in cui tale culto ha la sua sede, presenti però solo in età tarda, e in alcune aree particolari. Questi elementi, presi isolatamente, sono in parte attestati già per periodi precedenti della preistoria europea e mediterranea; ma qui ed ora appaiono per la prima volta in una connessione organica, tale da non poter non rispecchiare una visione religiosa unitaria. Come elementi centrali di questa visione sembrano doversi riconoscere i concetti di una numinosità e di una escatologia ultraterrene, legati ad una ispirazione fondamentalmente sacrificale del culto e dello stesso rito funebre; sicché appare lecito supporre che all'età dei C. di U. risalga la prima elaborazione di alcuni filoni ideologici poi comuni a diverse religioni "indoeuropee" di età storica.
Espansione dell'industria metallurgica e diffusione di nuove ideologie religiose nell'età dei C. di U. in Europa hanno questo in comune, che, mentre ricevettero il loro primo impulso dalle influenze culturali provenienti dal Mediterraneo orientale sul declinare della civiltà micenea (XIV-XIII sec.), trovarono poi il momento più favorevole proprio nella crisi di crescenza che investì l'Europa allorquando, crollato l'impero miceneo, tali influenze si attenuarono (XII-X sec.) e diverse regioni, che fino ad allora avevano gravitato verso il Mediterraneo, come ad esempio la penisola italiana, si volsero verso l'Europa continentale. Sicché, piuttosto che come un movimento centrifugo di espansioni migratorie, il fenomeno dei C. di U. va visto come un confluire ed un concrescere di tradizioni culturali distinte attorno ad un centro di gravità essenzialmente economico, rappresentato dalle miniere di rame delle Alpi orientali e dei Carpazi e dai vasti mercati agricoli ed artigianali dell'Europa centrale.
Questo carattere autonomo e dinamico di articolata koinè culturale contraddistingue anche la produzione artistica dell'età dei C. di Urne. Comune alla metallurgia e all'artigianato minore, in particolare ceramico, è un gusto dominato dalla coerenza e dal rigore formale, da una visione rigidamente tettonica della forma e dell'ornato; ma in questo gusto coesistono (anche se con tendenza a prevalere l'uno nelle regioni occidentali, l'altro in quelle orientali) due diversi filoni, da una parte un geometrismo di notevole nobiltà e purezza, ma tutto decorativo, dall'altra una vigorosa e quasi sempre contenuta sensibilità plastica. Tra i prodotti più caratteristici e al tempo stesso più largamente diffusi di questo artigianato vanno menzionati: tra i bronzi, le varie fogge di spade a lingua da presa (Griffzungenschwerter) e ad elsa massiccia, spesso con ricca decorazione (Vollgriffschwerter), elaborate queste ultime in numerose varianti tipologiche, la cui espressione più matura è rappresentata dalle classiche spade "ad antenne" dell'VIII sec. a. C.; i coltelli; gli ornamenti muliebri, soprattutto spilloni, fibule (queste peraltro non molto frequenti) e braccialetti; le armi difensive (soprattutto gli elmi; scudi, corazze e schinieri sono più rari) e i recipienti (situle, anfore, bacini, tazze) di bronzo laminato, spesso decorati a sbalzo con la caratteristica tecnica a borchiette e puntini; tra le ceramiche, spesso a superficie nero-lucida, sulla quale le modulazioni plastiche (solcature, scanalature, costolature, bugne, ecc.) ottengono forti effetti luministici; le urne a collo cilindrico, quelle a collo conico, e quelle biconiche; i piatti con profilo a gradini; i vasetti configurati, per lo più zoomorfi; gli alari da focolare.
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