RAUDII, CAMPI (campi Raudii)
Luogo in cui il 30 giugno 101 a. C. avvenne la battaglia decisiva tra i Romani e i Cimbri penetrati in Italia attraverso il Brennero e lungo il corso dell'Adige e non fermati dal proconsole Q. Lutazio Catulo. Il nome della località è tramandato da Velleio (II, 12, 5) e da Floro (I, 38, 14). L'unico elemento per l'identificazione è offerto da Plutarco (Vita di Mario, 25) che è anche la nostra fonte principale, parlando di pianura presso Vercelli (περὶ Βερκέλλας).
La localizzazione dei campi Raudii dipende dunque in sostanza dall'ammettere o meno che la Vercelli qui nominata sia la città piemontese. Benché naturalmente si possano con facilità trovare quanti altri nomi analoghi si vogliano nella toponomastica vera o presunta dell'Italia settentrionale antica, non si è ancora addotto qualche serio argomento in contrario. Tale non è l'unico che si possa ricavare dalle fonti antiche, e più precisamente da Claudiano, che (De bello Gothico, v. 639 segg.) fa coincidere la località della vittoria sui Cimbri con la Pollenzo della vittoria di Stilicone su Alarico; ma probabilmente solo per un volo poetico, che gli permetteva di mettere insieme Mario e Stilicone.
Lo stesso Plutarco offre una descrizione della battaglia abbastanza minuta e degna di fede, sebbene influenzata dagli schemi etnografici di Posidonio, da cui forse deriva, con aggiunte tratte dalle memorie di Silla. Nel complesso non si differenzia molto dal racconto risalente a tradizione annalistica conservato soprattutto in Orosio, V, 16, 14-24 (cfr. Floro I, 38, 15; Frontino II, 2, 8), anche se questo tende ad annullare un momento di effettivo pericolo passato dai Romani. In sostanza la battaglia, che le fonti dicono fissata due giorni prima dall'accordo dei capi, fu dai due generali romani, Gaio Mario e Lutazio Catulo, predisposta in modo che i Cimbri avessero lo svantaggio del sole in faccia. La cavalleria cimbrica precedette la fanteria nell'attacco facendo una conversione sull'ala sinistra romana, che diede l'impressione di un ripiegamento. Perciò i soldati romani si slanciarono come a un inseguimento. Ne conseguì che, avendo la fanteria cimbrica assunta la medesima direzione e perciò premendo sul centro e sulla sinistra romana, l'ala destra comandata da Mario si trovò senza avversarî e scantonò in direzione erronea. Il peso della battaglia restò su Catulo, cioè sulla sinistra e sul centro. Ma Mario si riprese, e la battaglia si trasformò presto in una vittoria romana completa. Molti Cimbri, vistisi sconfitti, si uccisero fra di loro. Si parla di 60.000 loro morti e di circa il doppio di prigionieri.
Bibl.: Innumerevoli le monografie di eruditi locali. Ma cfr. E. Pais, Sull'invasione dei Teutoni, dei Cimbri e dei Tigurini, in Italia antica, II, Bologna 1922, p. 364 segg. dove sono modificate le precedenti teorie del medesimo autore; C. Jullian, Hist. de la Gaule, III, Parigi 1909, p. 88 segg.; K. Müllenhoff, Deutsche Altertumskunde, II, Berlino 1887, p. 144 segg.; A. Momigliano, Sullo svolgimento della battaglia dei Campi R., in Rivista di filologia, n. s., XIII (1935).