CAMPIDANO (A. T., 27-28-29)
Regione pianeggiante della Sardegna meridionale, che si allunga per circa 100 km. con direzione da NO. a SE., dalle pendici meridionali del Monte Ferru e dal Golfo di Oristano alle spiagge del Golfo di Cagliari; larga circa 30 km. fra Ollastra Simaxis e il capo Sturaggia del Sinis, si restringe a 8-10 km. fra il monte Arci e i lidi sabbiosi del Golfo di Oristano, per allargarsi nuovamente fino a 25 km. nella direzione Guspini-Sanluri. Il nome appare nei documenti del sec. XII riferito a due zone ristrette intorno a Cagliari e a Oristano; si è andato poi estendendo sulle regioni vicine che avevano altri nomi, sinché i geografi l'hanno esteso a tutta la pianura. La regione era occupata nel Terziario da un basso canale marino che separava i monti dell'Iglesiente dal resto della Sardegna; esso scomparve nel Quaternario, non tanto per l'apporto alluvionale quanto per un lento generale sollevamento delle terre, che mise all'asciutto l'attuale pianura, portandola in alcuni tratti all'altitudine di 60-70 metri e più sul mare. Le zone depresse di essa rimasero occupate da stagni salmastri o salati, a cominciare con quello di Sale Porcus nel Sinis, di Cabras, di S. Giusta, di Sasso e di Marceddì intorno al Golfo di Oristano, con quelli gradualmente colmati dall'apporto delle acque o bonificati, o in via di scomparire, di Pabillonis (pau, pauli "stagno", pillonis "uccelli"), S. Gavino, Sanluri, Serrenti, di Pauli Majori fra Vallasor e Villermosa, di Pauli Pirri, sino agli stagni di S. Gilla, di Molentargius e di Quarto intorno a Cagliari. Il Campidano non è quindi una pianura livellata: in genere. le terre si vanno sollevando ai margini, per dar luogo a pendici ed a colli che fanno transizione alle montagne circostanti. Il regime delle acque è irregolarissimo: i fiumi e i torrenti, poverissimi o affatto secchi in gran parte dell'anno, gonfiano improvvisi e dilagano nella pianura durante la stagione delle piogge, le acque ristagnano in paludi e acquitrini, fonti di miasmi e di malaria, che resero tristamente famosa la Sardegna. Per i Sardi stessi del Logudoro o della Barbagia, Campidano significava terra piana acquitrinosa e malarica, dove si poteva trascorrere, con le greggi l'inverno, ma che bisognava fuggire d'estate, assai più che non le pianure della parte settentrionale dell'isola da essi chiamate Campi. Al giungere della stagione calda il sole, disseccando e inaridendo le erbe, arroventa la terra: l'aria diventa greve e afosa di giorno, fredda talvolta di notte: non boschi o piante, né sorgenti che dian ristoro se non rarissime. La popolazione risentiva e in parte risente ancora le condizioni dell'ambiente poco favorevole, aggravato per secoli da un oppressivo regime feudale, abolito solo da Carlo Alberto.
Le cose sono quindi andate mutando da un secolo, e il ritmo di trasformazione è divenuto più rapido nell'ultimo ventennio. Gli stagni della regione più interna (S. Gavino, Sanluri, Serrenti, Pauli Pirri, ecc.) sono scomparsi lasciando il posto a campi feracissimi, i corsi delle acque sono oggetto di studî e di opere che se non riescono ancora ad impedire le grandi alluvioni, come quelle del 1930, le ridurranno assai. Le acque del Tirso vengono regolate dal grande bacino ch'è il maggior lago artificiale d'Europa, e serviranno all'irrigazione estiva di una larga zona del Campidano di Oristano. La bonifica di Terralba con un comprensorio di 180 kmq. ha già deviato il Rio Mogoro e i torrenti che scendono dal Monte Arci conducendoli a sboccare nello stagno di Marceddì, invece che nello stagno di Sasso e il territorio verrà con bonifica integrale sistemato all'agricoltura e popolato da coloni che in parte sono già sul luogo. I corsi d'acqua che si versano nello stagno di Cagliari vengono corretti, e la sistemazione dello stagno stesso, porterà con sé la bonifica di una larga zona circostante. Nel Campidario di Cagliari propriamente detto (comprende i villaggi di Pirri, Monserrato, Selargius, Quartucciu - ora aggregati al comune di Cagliari - e di Quartu Sant'Elena, ai quali possono aggregarsi per analoghe condizioni Elmas e Sestu) si è sviluppata largamente la viticoltura. La cerealicoltura fa rapidi progressi nei paesi dell'interno, per favorire lo sviluppo dei quali si costruiscono acquedotti, scuole e strade. Un grande progetto prevede la deviazione del Flumendosa dal versante orientale, dove le acque si perdono inutilizzate, verso il Campidano dove servirebbero per la produzione dell'energia elettrica e per l'irrigazione. Perciò, nonostante la malaria non ancora debellata, il Campidano per la sua fertilità è la zona più popolata della Sardegna e lo sarà più intensamente nell'avvenire.
Bibl.: Camera di Commercio di Cagliari, Lo sviluppo economico della Sardegna, Cagliari 1927; F. Asquer, Le condizioni economiche di una zona rurale della provincia di Cagliari, Cagliari 1909; D. Lovisato, Cenni geologici sulla Sardegna, Cagliari 1888; V. Angius, art. Campidano, in Casalis, Dizionario geogr. ... degli stati del re di Sardegna, III, Torino 1836.