CAMPO
. Spazio di terra coltivabile, per lo più pianeggiante; poi, luogo dove un esercito si accampa e combatte; e anche, piano destinato a rassegne ed esercizî militari (Campo di Marte).
Campo era anche il nome di una misura agraria veneta a Treviso, di a. 52,047; il campo padovano valeva invece a. 38,62; mentre a Venezia e Trieste il campo di 840 tavole era a. 36,566.
Per camposanto v. cimitero; per campo d'aviazione v. aeroporto.
Campo di Marzo (Champ-de-Mars). - Incmaro di Reims (sec. IX) nel suo De ordine palatii racconta come Clodoveo riunisse l'esercito nel Campo Marzio, e avverte che la denominazione deriva da Marte e dal mese a lui dedicato, nel quale tali riunioni avvenivano. In queste assemblee, l'esercito in armi, all'inizio della primavera, momento più adatto per una spedizione guerresca, era chiamato a decidere intorno al piano della campagna. Il prologo della legge salica ci mostra come in queste riunioni fossero pure approvate le leggi secondo quanto accadeva negli altri reami germanici contemporanei. In altri casi, si decideva sulle controversie fra i re. S'è discusso se tali assemblee avessero carattere veramente necessario, oppure se fossero soltanto consultive. È difficile il dirlo, giacché questo dipende dalla maggiore o minor forza della monarchia. Vediamo tuttavia che, anche nei tempi merovingi, talvolta l'assemblea decide contrariamente alla volontà del sovrano e dà effetto alle sue deliberazioni. Più tardi, al tempo carolingio, non può cader dubbio che l'approvazione dell'assemblea avesse carattere necessario nel campo legislativo. All'assemblea partecipavano in origine tutti gli uomini liberi; più tardi fu formata di fatto, se non di diritto, solo dai grandi laici ed ecclesiastici. Al tempo carolingio l'assemblea generale è tenuta invece in maggio (campi di maggio), mentre un'altra riunione più ristretta di fedeli del re viene tenuta in autunno per decidere su affari di grande urgenza o per deliberare sulle materie da presentarsi all'assemblea primaverile.
Bibl.: E. Chenon, Histoire générale du droit français public et privé des origines à 1815, I, Parigi 1926, p. 210 seg.
Campo trincerato (fr. camp retranché; sp. campo trincherado; ted. verschanztes Lager; ingl. entrenched camp). - Il campo trincerato, detto anche piazza a forti staccati, è una fortificazione costituita per lo più da una cinta continua attorno a un nucleo di abitazioni civili (città, villaggio) o di stabilimenti militari, e da una linea o più linee di opere staccate o di gruppi di piccole opere più o meno distanti dal nucleo da difendere.
Il campo trincerato fino alla fine del sec. XIX. - Nicolò Tartaglia nell'opera Quesiti et inventioni diverse (1546), affermando che nel fortificare una grande città si doveva comprendere con le opere difensive un buon tratto della campagna circostante la città e cingere questa con una semplice muraglia, pose il principio del campo trincerato. L'idea del Tartaglia fu ripresa alcuni anni dopo da Aurelio de Pasino, ferrarese, che propose al principe d'Orange, durante la guerra delle Fiandre, un ingrandimento di Anversa con opere staccate, progetto solo in parte attuato, perché la piazza fu stretta d'assedio da Alessandro Farnese (1584-85). Nel 1689, il Vauban, per difendere Parigi dal bombardamento o dall'assedio regolare o dal blocco, suggeriva di restaurare le vecchie mura e di costruire una linea difensiva nuova, solidamente organizzata, a distanza pari alla massima portata dei cannoni. Questa idea del Vauban non fu accolta ed egli stesso non la coltivò in seguito; ma, da allora si cominciò ad affermare di tanto in tanto il principio di tenere il nemico lontano dal recinto della città con opere esterne. La città di Peschiera è uno dei primi esempi di applicazione di questo principio. Quando essa fu consegnata all'Austria dalla repubblica di Venezia in seguito al trattato di Campoformio (17 ottobre 1797), aveva parecchie opere avanzate, fra le quali due grandi opere a corno, una davanti al bastione detto Contarine ed una davanti al bastione detto Tognon; tali opere risultano da una mappa di Peschiera del 1736; e quando i Francesi furono padroni di Peschiera eressero sulle alture di Salvi e di Mandella vere opere staccate, a cui attesero ingegneri militari italiani.
Nella storia scolastica della fortificazione si attribuisce ai Tedeschi il merito della costruzione delle prime piazze a campo trincerato. Agl'inizî degli studî e delle applicazioni in materia due scuole opposte si manifestarono: una che seguiva il concetto del generale prussiano Asler, per il quale la resistenza di una piazza doveva essere concentrata nei forti di cintura in omaggio al principio che "conviene esaurire, se possibile, le forze dell'attaccante nei primi periodi della lotta"; l'altra, che prese nome dal generale austriaco Brese, sosteneva che la difesa doveva essere forte soprattutto al centro, in modo da "far trovare all'avversario aumento di resistenza dal margine all'interno, raggiungendo il massimo sulla cinta principale". Le piazze tipo Asler, essenzialmente a opere staccate, si dissero a campo trincerato, perché le truppe della difesa potevano o dovevano agire fra la cinta e la linea esterna delle opere e quivi, quando occorreva, accamparsi.
Primo esempio di piazza forte di tal genere fu Coblenza, proposta dall'Asler stesso e cominciata nel 1816. Nel periodo di rinnovamento delle fortificazioni della Confederazione germanica (prima metà del sec. XIX), oltre alla piazza di Coblenza vennero erette in Germania, in Austria, in Italia: Ulma (1816-1819), Colonia (prima del 1830), Rastatt, Germensheim, Verona (dal 1833 al 1866), Bressanone, ecc.: tutte informate ai principî dell'Asler o a quelli del Brese, più o meno modificati e migliorati; e la piazza di Linz (1830), primo e unico esempio di campo trincerato a cintura di torri armate di cannoni, dette massimiliane dall'inventore arciduca Massimiliano d'Austria. Più tardi sorsero in Francia: Lione e Parigi, e poscia Belfort, Grenoble, ecc. che furono piuttosto ricostruzioni parziali e rinforzi di opere esistenti.
I campi trincerati seguirono nei loro afforzamenti successivi i progressi delle artiglierie (v. fortificazione).
Campo trincerato moderno. - Nel periodo immediatamente precedente alla guerra mondiale il campo trincerato ha rappresentato la forma più generale della fortezza. Il campo trincerato moderno è caratterizzato principalmente dall'ampiezza della zona che esso comprende nella sua linea di cintura, poiché solo con un raggio ampio è possibile dare appoggio a un potente complesso di forze mobili o proteggere una località importante. La guerra mondiale ha fornito dei dati di esperienza per giudicare se i campi trincerati possano assolvere tali compiti. Quest'esperienza è rappresentata da numerosi episodî: ma gli episodî si presentano inquadrati ciascuno in situazioni proprie, e perciò diversi sono anche i risultati dell'esperienza. Un giudizio semplice e di valore generale sull'efficienza del campo trincerato nell'ambiente della guerra moderna è quindi impossibile, non potendosi astrarre, nel giudizio, dalla situazione operativa. Occorre pertanto analizzare i singoli episodî della passata guerra, riferendoli sia alla situazione operativa, sia ai caratteri di costituzione intrinseca del campo trincerato preso in esame.
La guerra mondiale si è iniziata con operazioni fortemente influenzate da campi trincerati di frontiera, sia isolati, sia in reciproca cooperazione, formanti sistema. Caratteristica è, all'inizio della guerra, l'influenza dei campi trincerati del Belgio (Liegi, Namur, Anversa); quella dei campi trincerati francesi dell'Est (Verdun, Toul, Épinal, Belfort); quella del campo trincerato di Königsberg (Prussia Orientale). Ma non al solo periodo iniziale della guerra e alle sole zone di frontiera si è limitata l'influenza dei campi trincerati sulle operazioni campali: nel corso successivo delle operazioni hanno esercitato la loro azione campi trincerati arretrati nell'interno del territorio e in particolare: Anversa per il Belgio; Lilla, Maubeuge e Parigi per la Francia; Przemyśl e Cracovia per l'Austria-Ungheria; Novo Georgevsk, Varsavia e Ivangorod per la Russia. La rapida caduta di Liegi, di Namur, di Lilla e di Maubeuge ebbe come conseguenza un primo movimento di generale sfiducia nella fortificazione. Lilla e Maubeuge erano campi trincerati antiquati e anche trascurati, e a loro riguardo era ammissibile una scarsa resistenza; ma Liegi e Namur erano annoverati, all'inizio della guerra, fra le organizzazioni moderne, e la loro poca resistenza fu una sorpresa. Le circostanze della rapida caduta di Liegi possono ora, sulla scorta della completa conoscenza dei fatti, così riassumersi: 1. La piazza era costituita secondo i criterî della scuola dei campi trincerati a forti corazzati: essa presentava quindi, tra forte e forte, degl'intervalli molto ampî (circa 3 km.) non organizzati. Era prevista l'organizzazione degli intervalli con lavori campali da eseguirsi allo scoppio di una guerra, ma, trattandosi di campo trincerato di frontiera, esposto dal primo momento ad azioni di sorpresa, il contare sul tempo occorrente a tali lavori era, per lo meno, imprudente. E infatti, al momento nel quale il campo trincerato dovette subire l'attacco, pochi lavori d'intervallo erano stati compiuti; durante l'attacco stesso, poi, i forti da soli non riuscirono col loro fuoco a sbarrare efficacemente gl'intervalli, troppo ampî, e fu precisamente per gl'intervalli che le colonne tedesche penetrarono all'interno del campo nell'attacco notturno del 6 agosto. D'altra parte la difesa non era organizzata in profondità, neppure con una semplice cinta di sicurezza del nucleo; e perciò fu possibile ai Tedeschi d'impadronirsi del nucleo stesso senza incontrare alcuna seria resistenza. 2. La piazza aveva unicamente il compito di far guadagnare tempo per la mobilitazione dell'esercito belga e per l'arrivo di soccorsi alleati: il suo presidio mobile (3ª divisione d'armata) non fu impegnato a fondo, e dopo una prima, per quanto buona, resistenza, uscì dalla piazza. Con questo venne a mancare alla piazza l'elemento attivo di difesa, e il campo trincerato fu ridotto da quel momento a un insieme di forti isolati senza possibilità d'azione coordinata. Nessuna o poca resistenza poté così essere opposta alle operazioni tedesche d'investimento: la piazza, investita, si trovò in conseguenza separata dall'esercito campale. 3. Anche i forti isolatamente presi offrirono una resistenza insufficiente: la ragione di ciò sta nella loro insufficiente capacità protettiva, non commisurata ai potenti mezzi d'attacco portati in campo dai Tedeschi (mortaio da 420 tedesco e mortaio da 305 austriaco). A ogni modo Liegi, anche investita e tagliata fuori, ha senza dubbio permesso ai Belgi di guadagnare il tempo sul quale essi contavano per la loro mobilitazione: oltre a ciò si può ritenere che abbia costituito un arresto dell'ala di manovra (destra) tedesca, tale da sventare la sorpresa sull'esercito francese in crisi di radunata. Namur, campo trincerato di costituzione molto simile a quella di Liegi, fu presa dai Tedeschi in tre giorni, in piena battaglia degli eserciti campali. Namur poteva funzionare come appoggio dell'ala sinistra francese ma, nella situazione verificatasi su quest'ala, altro non rimaneva a questa che ritirarsi, e il campo trincerato con tale ritirata perdeva anche ogni possibilità d'influenza efficace sulle operazioni. Anversa ha esercitato invece una notevole influenza sulle operazioni iniziali. Questo grande campo trincerato, costituito come ridotto della difesa del Belgio, ha effettivamente funzionato come rifugio dell'armata belga nella sua ritirata verso nord, e da esso l'armata belga, posta sul fianco e sul tergo delle linee d'operazione tedesche, ha potuto agire efficacemente con sortite che disturbarono le linee di comunicazione del nemico e che ogni volta ebbero una forte ripercussione sul fronte delle operazioni nel nord della Francia. Insieme con Maubeuge, Anversa immobilizzò tre corpi d'armata tedeschi la cui mancanza pesò gravemente, e forse decisamente, sull'esito della battaglia della Marna. Per tale influenza di Anversa il Comando supremo tedesco decise di attaccare la piazza, che, dopo aver ancora protetto la ritirata dell'esercito belga lungo la costa, finì col cedere. Ma essa ormai aveva dato agli Alleati quanto potevano attendersi e a ogni modo si può dire che, in non piccola parte, spetta al sistema fortificato del Belgio il merito di aver dato tempo alla ripresa francese sulla Marna; e che l'iniziale sfiducia non era giustificata.
Le piazze francesi del teatro d'operazioni nord-orientale, fra le quali meritano speciale menzione Lilla e Maubeuge, erano state trascurate. Esse erano state specialmente colpite dalla loi de déclassement del 1899 e 1904, per la quale erano state considerate fra le fortezze di eventuale importanza, da mantenere però con personale e mezzi ridotti. Tale fatto era stato tenuto nel debito conto dallo Stato maggiore tedesco, ed effettivamente le fortezze francesi al confine belga non ebbero influenza sensibile sulle operazioni tedesche: solo Maubeuge sbarrava un certo numero di strade e attirò a sé forze tedesche, ma non poté seriamente disturbare il passaggio delle masse avanzanti. Decisiva è stata invece l'influenza del grande campo trincerato di Parigi. Nella battaglia della Marna, mentre Verdun costituiva per lo schieramento francese l'appoggio d'ala destra, Parigi costituì l'appoggio d'ala sinistra. Non meno importante è stata l'influenza dei quattro grandi campi trincerati dell'Est francese: Verdun, Toul-Nancy, Épinal e Belfort. Costruiti fra il 1873 e il 1880 e migliorati in seguito, essi formarono i capisaldi della grande linea difensiva dell'Est. Una prima influenza ebbe questa linea fin dal decennio precedente la guerra mondiale, in quanto determinarono il piano di operazioni tedesco nel senso di evitarne l'attacco, girandola invece a nord attraverso il Belgio, con molto danno politico e militare per la Germania. Durante la guerra ha anche esercitato pienamente la funzione di copertura e di protezione che i Francesi se ne attendevano. La radunata francese avvenne in stretto appoggio con essa: da essa sboccarono le offensive francesi verso l'Alsazia meridionale e verso la Lorena. Queste offensive furono arrestate dai Tedeschi, ma la protezione delle vicine fortezze impedì loro di ottenere qualsiasi successo. Belfort non fu attaccata; essa costituì durante tutta la guerra una permanente minaccia di sbocchi offensivi che tenne immobilizzate considerevoli forze tedesche. L'influenza del potente campo trincerato di Verdun venne inizialmente dai Tedeschi neutralizzata, in quanto le colonne di marcia durante la battaglia delle frontiere furono fatte passare fuori del raggio d'azione della piazza. Ma al termine della battaglia della Marna, quando già la V armata germanica era profondamente penetrata verso sud attraverso le Argonne, Verdun rimase come una solida punta della posizione francese sporgente a saliente verso nord e con doppia fronte, verso est e verso ovest. In tale situazione Verdun costituì l'appoggio d'ala destra dello schieramento francese alla battaglia della Marna. Questo potente caposaldo rimase incrollabile fino al termine della guerra e immobilizzò forti aliquote dell'esercito tedesco, anche per la necessità di garantire le vicine miniere di Briey, occupate nel primo tempo dell'avanzata. Verdun, come per parte sua anche Toul, servì più volte da porta di sortita per i grandi attacchi coi quali gli Alleati si sforzarono di sfondare la fronte tedesca, dalla primavera del 1915 all'autunno del 1918. Una così decisa influenza del campo trincerato di Verdun indusse il Comando supremo tedesco a tentare ogni mezzo per scuotere e scardinare questo potente e minaccioso pilastro. Nel settembre 1914 il campo trincerato fu oggetto di un attacco combinato da nord e da sud-est. A nord l'attacco della V armata tedesca si arenò dopo qualche successo iniziale. Da sud-est l'attacco urtò nella cortina fortificata della Mosa, e precisamente nel forte Camp-des-Romains, che venne preso d'assalto dai Tedeschi dopo un bombardamento di due giorni, eseguito con le più potenti artiglierie. Così era praticata una breccia in questa cortina; ma il successo si fermò a questo punto, senza potersi più estendere. I forti permanenti, adiacemi a quello del Camp-des-Romains, furono bensì ridotti al silenzio dal potente fuoco dell'artiglieria tedesca, ma ormai tra questi forti, negl'intervalli, l'organizzazione campale francese era così avanzata da impedire ogni sfruttamento del successo ottenuto nel duello di artiglieria sui forti permanenti. Al termine di quest'attacco, Verdun con le sue organizzazioni campali molto avanzate costituiva sempre una minaccia permanente della posizione tedesca, fortemente stirata e concava attorno ai lati est, nord e ovest della piazza. Questa minaccia indusse il Comando supremo tedesco nel 1916 ad un nuovo potente attacco di viva forza. Un simile progetto misconosceva completamente il valore e la capacità di resistenza del campo trincerato. La situazione dl Verdun nel 1916 era ben diversa da quella di Liegi, Namur ed Anversa nel 1914. I Francesi avevano avuto il tempo di studiare accuratamente i dati di esperienza recente, ed avevano potuto regolarsi in conseguenza, portando la piazza all'altezza delle nuove esigenze. I forti permanenti della linea di resistenza, già del resto rimodernati poco prima della guerra, furono resi ancora più potenti aumentandone al massimo gli organi di combattimento: gl'intervalli fra i forti stessi furono organizzati per una tenace resistenza. Ma, oltre a ciò, molto avanti a questa linea erano state organizzate varie posizioni successive di carattere campale molto solido, in stretto legame reciproco, e con questo si era giunti ad una sistemazione in profondità, capace di una resistenza reattiva efficacissima. Ma la differenza più sostanziale rispetto alle fortezze del Belgio si aveva nel fatto che Verdun era incastrata nella stessa fronte di combattimento dell'esercito campale, non era investita e rimaneva in buona comunicazione con le fonti di energia dell'interno del paese. Nel corso della lotta venne poi anche ad accrescersi sempre più il valore morale della piazza: questa divenne per il popolo e per l'esercito francese il simbolo di un'incrollabile volontà di resistere e di vincere. I giganteschi attacchi si iniziarono il 21 febbraio 1916 e durarono l'intero anno. All'inizio i successi furono ragguardevoli, ma in secondo tempo l'attacco tedesco venne arginato; infine ad esso succedettero energici contrattacchi francesi che a mano a mano guadagnarono terreno, tanto che il 18 dicembre 1916 i Francesi erano di nuovo in possesso di tutte le loro posizioni avanzate e i Tedeschi, dopo un anno d'inaudito dissanguamento, erano ridotti alle linee dalle quali erano partiti.
Dei campi trincerati tedeschi nessuno ebbe a subire attacchi: il solo campo trincerato di Königsberg ebbe una notevole influenza sulle operazioni, per quanto indiretta. Esso attirò a sé con la sua minaccia l'attenzione dell'armata russa del Rennenkampf, rendendo così possibile all'armata tedesca della Prussia orientale di metter fuori causa a Tannenberg l'armata del Samsonov.
Per l'Austria-Ungheria, invece, i campi trincerati della Galizia esercitarono una forte influenza sulle operazioni, e in queste vennero strettamente coinvolti. Fra essi in modo speciale è da ricordare quello di Przemyśl. Questa piazza, posta su di un importante nodo stradale, venne a costituire un grave ostacolo all'avanzata dei Russi nell'autunno 1914 e obbligò le colonne russe a deviare passando al largo dal suo raggio d'azione. Investita dai Russi ai primi di ottobre, fu subito di nuovo liberata nella marcia delle armate austro-tedesche verso la Vistola, avvenuta nello stesso mese. Una potente controffensiva dei Russi obbligava però gli Austro-tedeschi a ripiegare nuovamente, e nel novembre 1914 la piazza si trovò di nuovo investita. Dall'11 novembre 1914 al 22 marzo 1915 la piazza ebbe a sostenere l'assedio di un'intera armata russa e capitolò solo quando tutte le risorse di viveri e di munizioni furono esaurite, e dopo che il presidio ebbe fatto saltare tutti i forti di cintura.
Delle piazze russe la più importante quale ridotto della difesa della Polonia era la grande piazza d'armi della Vistola-Narev, consistente nei due grandi campi trincerati di Varsavia e Novogeorgievsk e nella piccola testa di ponte di Zegrze alla confluenza del Narev col Bug. Questo sistema fortificato rappresentava poi anche l'appoggio di sinistra della linea fortificata Narev-Bug. A metà luglio 1915 ebbe inizio la grande offensiva del Hindenburg dalla Prussia orientale verso sud. Caduta la linea Narev-Bug, un corpo di 100.000 Russi si raccolse entro Novo Georgevsk. La piazza venne senza indugio investita dai Tedeschi, e l'8 agosto si iniziò l'attacco di essa in forma accelerata e violenta, con azione combinata di artiglieria e fanteria. Uno dopo l'altro i forti di cintura caddero, di modo che il 20 agosto la piazza era nelle mani dei Tedeschi con 80.000 prigionieri e 1600 pezzi. Varsavia e Ivangorod erano già state sgombrate dai Russi ai primi di agosto. Potremo dunque affermare una diversa capacità dei campi trincerati a seconda di due estremi di situazioni diverse.
Nelle operazioni di guerra fra grandi potenze, condotte in zone pianeggianti o leggermente mosse, coperte da fitta rete di comunicazioni, quali sono quelle dell'Europa centrale e occidentale, il campo trincerato a giro d'orizzonte potrebbe ancora dare affidamento di resistenza efficace, se inquadrato nell'azione tattica e nella fronte dell'esercito campale. Esso diventa allora un semplice punto d'appoggio o caposaldo di tale fronte, come è stato il caso di Verdun. In tale caso però il tracciato a giro d'orizzonte non è necessario, e meglio si presta il tracciato aperto, corrispondente alla presunta fronte di schieramento dell'esercito campale. Ma se il campo trincerato rimane isolato dalle forze campali e investito, esso viene a risultare tagliato dalle fonti di energia del paese: né può più dare garanzia di un'efficace resistenza e meno ancora di un'efficace influenza sulle operazioni. Se esso viene energicamente attaccato, i consumi di personale e di materiali salgono a tali valori che nessun presidio di una piazza isolata potrebbe farvi fronte a lungo. È stato questo, fra altri, il caso di Novo Georgevsk, e precisamente a proposito di tale piazza il Ludendorff (Kriegserinnerungen, Berlino 1919, p. 121) osserva che i campi trincerati "non possono opporre nulla di equivalente alle moderne artiglierie ed alle corrispondenti enormi quantità di munizioni e devono soccombere. Organizzazioni difensive di regioni rimarranno pur sempre necessarie, ma esse avranno piuttosto il carattere di posizioni di frontiera sviluppate linearmente su grandi fronti".
Nel caso invece di operazioni condotte con effettivi ridotti e con mezzi aerei e di artiglieria limitati per quantità e per potenza, è presumibile che la resistenza di un campo trincerato possa prolungarsi anche quando la piazza sia investita e separata dalle forze dell'esercito campale. È questo il caso di Przemyśl. Benché gli effettivi di attacco dei Russi fossero assai rilevanti, pure, per la deficienza delle loro artiglierie, la piazza poté resistere per più di tre mesi. Sarà questo il caso dei teatri di operazioni montani e in genere a scarsa viabilità, come pure il caso dei teatri di operazioni di guerra fra potenze di second'ordine.