CANADA (A. T., 125-126)
È il più vasto dei Dominions autonomi dell'Impero Britannico. Il nome è derivato da errata interpretazione del vocabolo indiano canada o canata ("capanne"), che i primi esploratori scambiarono per un toponimo. Applicato all'inizio soltanto alla regione del basso San Lorenzo, fu assunto nell'uso ufficiale inglese nel 1791, in sostituzione del più vecchio nome di "Nuova Francia", col quale si indicavano press'a poco le provincie di Quebec e di Ontario, come erano all'atto della costituzione del Dominion (1867), cui ora il nome Canada si riferisce in tutta la sua interezza.
Sommario: Geografia (p. 623); Esplorazioni (p. 624); Geologia e morfologia (p. 625); Clima (p. 628); Idrografia (p. 629); Vegetazione e flora (p. 630); Fauna (p. 630); Popolazione (p. 630); Le popolazioni indigene (p. 632); Condizioni economiche (p. 636). Ordinamento dello stato (p. 643), Condizioni economiche (p. 636). Ordinamento dello stato (p. 643). Missioni e organizzazione ecclesiastica (p. 645). Forze armate (p. 645). Aviazione civile (p. 645). Marina mercantile (p. 646). Finanza (p. 647). Istruzione (p. 647). Storia (p. 647). Letteratura (p. 655). Arte (p. 657).
Geografia.
I limiti estremi raggiungono a N. l'arcipelago artico, che si spinge fino a 83° N. circa (71° 58 N., nel Capo Murchison della Penisola Boothia Felix, se si considera solo la massa continentale), a S. l'isola de la Pointe Pelée nel lago Erie (42° 8′ 47″), a O. il 141° O., lungo il quale corre il confine alaschiano, e ad E. un punto della costa meridionale del Labrador nello Stretto di Belle Isle (57° 10′), dove vengono a terminare i nuovi limiti col Dominion di Terranova. In tal modo il Canada occupa all'incirca i 2/5 dell'intero continente nord-americano, ossia tutta la sua parte settentrionale, esclusa l'Alasca, che appartiene agli Stati Uniti, e Terranova con la sua appendice labradoriana. La frontiera terrestre corre a S. in parte lungo il 49° N. (fra lo Stretto di Juan de Fuca e il Lake of the Woods), in parte attraverso i Laghi Superiore, Huron, Erie e Ontario e sul S. Lorenzo, facendosi tortuosa nel suo estremo tratto orientale, a S. del gran fiume, dove il territorio dell'Unione si incunea con ampio saliente (Maine) fra la regione ad E. di Montreal e il Nuovo Brunswick.
Il Dominion partecipa così della posizione centrale del continente rispetto alle due estremità E.-O. della massa euroasiatica, verso le quali ha, in confronto degli Stati Uniti, il vantaggio di una minore distanza (Glasgow dista 2525 miglia da Quebec, 2353 da Halifax, 2738 da Boston; da New-York a Cadice ve ne sono 3100, 3187 da New-York a Bordeaux; il tragitto Victoria-Yokohama è di 4200 miglia, che diventano 4500 da Seattle, 4840 da Los Angeles): al dilatarsi del continente in longitudine fa riscontro, press'a poco sugli stessi paralleli, il protendersi, da ambedue le estremità, di aggetti insulari (arcipelaghi britannico e giapponese) ove sono centri di antico popolamento, in evoluto stadio di civiltà. A rendere meno efficaci gli effetti di tale posizione centrale, sta il fatto che una buona parte del Canada si adagia entro il circolo polare artico (Arcipelago Americano-Artico), dove le condizioni climatiche si oppongono a regolari scambî marittimi fra l'estrema Asia orientale e le coste occidentali d'Europa; anche le comunicazioni terrestri sono ostacolate - e più furono in passato - sia dalla disposizione meridiana del rilievo, sia dal denso rivestimento boschivo e dalla natura del terreno quale si venne determinando negli ultimi periodi della sua storia geologica.
Esplorazioni. - Il Canada fu in signoria esclusiva delle rade popolazioni indigene fino alla fine del sec. XV. I Normanni, pervenuti forse nel sec. XI fino al Golfo del San Lorenzo e alla Nuova Scozia, non conservarono né tramandarono alcuna memoria precisa delle loro scoperte. Conta dunque come vera scoperta da parte degli Europei quella di Giovanni Caboto (v.) che approdò il 24 giugno 1497, sembra, al Capo Bretone, e tornò poi a continuare la scoperta nel seguente anno con una navigazione spinta probabilmente più a sud. Spedizioni portoghesi, guidate dai fratelli Cortereal, esplorarono nel 1500 e 1501 la costa esterna di Terranova e in parte anche quella del Labrador; navi pescherecce bretoni e inglesi affluirono subito, attirate dalla fama della straordinaria pescosità di quelle spiagge, sul banco di Terranova e sulle coste più a sud. Ma di un riconoscimento metodico e preciso delle nuove terre in questi paraggi non sembra si possa parlare prima della famosa spedizione di Giovanni da Verazzano, che nel 1524 seguì minutamente con navi francesi la costa dalla Carolina fino all'Acadia e al Capo Bretone chiamando l'intero paese Nuova Francia; l'anno seguente Estévan Gómez seguì la stessa rotta per conto della Spagna, esplorando specialmente la costa acadiana e il Capo Bretone.
Più addentro penetrarono (e segnarono veramente l'inizio di una larga presa di possesso) le spedizioni del francese Jacques Cartier, che nel 1534, entrato dentro lo Stretto di Belle Isle, veleggiò attraverso il grandissimo golfo tuttora ignoto, scoprendo la costa occidentale di Terranova, il gruppo delle Maddalene, l'isola oggi detta del Principe Edoardo, la costa della penisola di Gaspé e l'isola Anticosti. Il favorevole contegno degl'indigeni e l'intravveduto ingresso fluviale a ponente incoraggiarono il Cartier a un secondo viaggio (1535), che lo condusse all'imboccatura del San Lorenzo e su per il gran fiume alla città di Stadacona, ove oggi è Quebec, e all'altro centro di Hochelaga, presso l'odierna Montreal. Il ritorno per il largo Stretto di Caboto finisce di dimostrare la forma del golfo e l'insularità di Terranova; invece un terzo viaggio (1541) nulla aggiunge alle scoperte già fatte.
Solo alla fine del secolo risorge l'idea d'un tentativo di colonizzazione, che trova il suo apostolo in Samuele Champlain (v.). A lui si devono nel 1603 l'esplorazione del corso navigabile del Saguenay, affluente del S. Lorenzo, e il nuovo riconoscimento del San Lorenzo fino al confluente dell'Ottawa, nel 1604 un'esplorazione minuta della sponda atlantica dal Capo Cod al Capo Bretone, nel 1608 la fondazione di Quebec, nel 1609 l'esplorazione dell'attuale fiume Richelieu fino al lago Champlain, nel '13 il riconoscimento del fiume Ottawa per più di 300 km., nel '15 la traversata di tutto il paese dall'Ottawa al lago Nipissing, al lago Huron (Georgian Bay), al Simcoe e all'Ontario. Nel 1621 Étienne Brulé raggiunge il Lago Superiore e nel 1634 il francescano Nicollet passa il Sault Sainte-Marie, costeggia il lago Michigan fino alla Green Bay e di qui s'addentra fino al portage del Wisconsin: il sistema dei grandi laghi comincia quindi ad apparire nel suo insieme. Mentre così la conquista francese apre l'adito alla vallata del Mississippi (v.), Chouart e Radisson tentano il cammino terrestre fino alla Baia di Hudson (1662), e il padre Albanel raggiunge la meta dieci anni più tardi dal lago Mistassini; il francescano padre Hennepin nel 1678 dà il primo largo ragguaglio della cascata del Niagara; un nobile Dulhut (male travisato in Duluth) penetra ad ovest del Lago Superiore (1679), visita il Lake of the Woods e il Nipigon e pone dappertutto nuovi stabilimenti francesi; appena tre anni dopo il Radisson penetra nella Baia di Hudson per mare e tenta di fondare un altro stabilimento alla foce del Nelson. Qui però la Francia si trovava a contendere col dominio inglese, poiché, penetrato fin dal 1509 entro lo Stretto di Hudson (e forse anche entro la Baia) Sebastiano Caboto per conto dell'Inghilterra, scoperta e navigata tutta la baia un secolo più tardi dal Hudson che vi trovò così misera morte, continuata l'esplorazione lungo la costa ovest della Baia tra il 1612 e il 1615 per opera del Button, del Bylot, del Baffin (v. artiche, regioni), tutto il contorno di quel gran mare interno poteva già dirsi nelle grandi linee scoperto e dominato dagl'Inglesi; dal 1668 un vero governo del territorio era stato conferito dall'Inghilterra alla Compagnia commerciale della Baia di Hudson. Arrestata quindi da questa parte la espansione francese (la quale d'altronde andava largamente sviluppandosi a S. nella valle del Mississippi), solo col sec. XVIII comincia a disegnarsi il piano di nuove sistematiche esplorazioni volte a raggiungere il lontano Oceano Pacifico. La prima si deve al canadese Pierre Gaultier de Varennes de la Vérendrye, che imprende nel 1731 dal Lago Superiore la via dell'ovest: nel 1732 si scopre alla sua estremità S. il gran lago Winnipeg, e più tardi il lago Manitoba, nel 1738 il corso dell'Assiniboine è seguito ad ovest fin oltre il 100° O.; i due figli dell'esploratore uniti al padre nelle audacie e nei pericoli, proseguono nel 1742 fino al Missouri e lo oltrepassano, non si sa bene dove, in vista di alti monti coperti di neve (le Montagne Rocciose); negli anni seguenti è scoperto il Saskatchewan e, prima che il La Vérendrye venisse a morte (1749), il fiume è esplorato fin dove in esso si congiungono i due rami maggiori.
Col 1763 subentrava su tutta la grande estensione del Canada il nuovo dominio dell'Inghilterra fino allora limitato ai freddi territorî della Baia di Hudson. La Compagnia della Baia nel 1754-55 aveva inviato dal Forte York a ponente una prima spedizione, condotta da Anthony Hendry fino a incontrare il Saskatchewan, poi continuata tra i due rami maggiori del fiume fino al piede dei Rocciosi fra gli indiani Blackfoot a N. della plaga ove oggi è Calgary. Le scoperte del Hendry, e quelle che su itinerarî poco diversi aggiunse nel 1772 Matteo Cocking, si congiungevano naturalmente con quelle dei La Vérendrye, e avvicinavano il momento in cui sarebbe stata aperta tutta l'immensa contrada fra l'Oceano Atlantico e il Pacifico. Al compimento della traversata fino all'Oceano occidentale precede però il raggiungimento del Mar Glaciale per opera di Samuel Hearne, che penetrava nel 1770-71 dalla foce del Churchill fino al fiume Coppermine e lo seguiva fino allo sbocco nello sconosciuto mare settentrionale, scoprendo per di più nel ritorno il Gran Lago degli Schiavi. Seguivano, nel 1778, Peter Pond che dal Saskatchewan raggiungeva il lago Athabaska, e infine Alessandro Mackenzie che nel 1789, affidatosi per più di 1600 chilometri al gran corso d'acqua che ebbe poi nome da lui, sboccava nelle grandi acque del Mar Glaciale. Compiuta questa grande esplorazione rivelatrice di tanta parte delle terre settentrionali, il Mackenzie si accingeva all'altra grande impresa del raggiungimento dell'Oceano Pacifico: dopo uno sverno lungo il Fiume della Pace al piede dei Rocciosi, traversate le montagne nevose e selvose, raggiunse il Fraser, poi per la valle della Bella Coola pervenne il 20 luglio 1793 alla sponda del Pacifico a 52°21′ N. Qui appunto era approdato poco tempo innanzi George Vancouver, che con le sue navigazioni (1791-94) lungo tutte queste coste oggi inglesi aveva veramente completato la scoperta, iniziata da Bering e Čirikov pervenuti con navi russe alla costa del S. Elia e all'isola Principe di Galles (1741), continuata da Giacomo Cook nella sua famosa spedizione del 1778 effettuata lungo l'orlo esterno di tutta la serie insulare, rinnovata infine da varie spedizioni spagnole, massima quella dell'italiano Alessandro Malaspina alle Tlingit e al Sant'Elia. Con queste esplorazioni potevano dirsi finalmente segnate col finire del sec. XVIII le linee fondamentali del disegno dell'immensa regione.
Le esplorazioni del sec. XIX completavano il grande disegno, pur lasciando al XX il riconoscimento minuto di molta parte della zona forestale e della tundra. Per la parte più a N. l'esplorazione rientra nella storia delle campagne artiche (v. artiche, regioni); per la zona a O. della Baia di Hudson è da rammentare soprattutto l'opera di Ph. Turner e di P. Fidler, alla fine del sec. XVIII e al principio del XIX nella regione del Mackenzie e del Saskatchewan e lungo il Churchill; di Simone Fraser che primo esplora e segue fino alla foce il fiume nominato da lui; di David Thompson che a partire dal 1807 traccia gran numero d'itinerarî, compie determinazioni astronomiche, fonda stabilimenti fra la grande Baia e il Pacifico traversando tre volte le Montagne Rocciose; del Finlay che nel 1824 scopre il ramo del Fiume della Pace che porta oggi il suo nome, del Macleod che dieci anni più tardi risale tra le foreste il corso del Liard e riconosce la Stikine scendente al Pacifico, di R. Campbell che nel 1840 raggiunge dal Liard le sorgenti del Pelly (Yukon) e nel 1843 e nel 1850 prosegue l'esplorazione a valle verso l'Alasca. Nel 1861 R. Kennicott, seguendo il Mackenzie fino al corso inferiore, raggiunge di qui attraverso i rami più settentrionali dei Rocciosi il Fort Yukon sul gran fiume; nel 1873 G. M. Dawson inizia la serie memorabile delle esplorazioni topografiche e geologiche che per trent'anni continuerà laboriosamente attraverso tutte le Cordigliere canadesi, nel bacino del Yukon e negli arcipelaghi della costa pacifica. Nel Canada propriamente detto, com'è naturale, l'esplorazione sistematica del territorio era già in quest'epoca di gran lunga più avanzata: si citino fra tutti i lavori topografici del Bouchette del Corpo reale degl'ingegneri, compiuti fra il 1820 e il 1827 e che servirono di base alla sua classica descrizione dell'America inglese.
Geologia e Morfologia. - Geologia, tettonica e morfologia presentano, nel territorio del Dominion, ancora più spiccata semplicità che nel resto del continente, se si considerano nelle loro linee generali. L'evoluzione complessiva s'impernia sopra un'architettura fondamentale assai antica, le cui forme di dettaglio vennero determinandosi in periodi recenti, sì che anche dove prevalgono i terreni arcaici e paleozoici, che costituiscono il nucleo principale del Canada, la morfologia presenta caratteri di giovinezza.
L'unità strutturale meglio definita è il cosiddetto scudo canadiano o laurenziano (o, come ci sembrerebbe più opportuno chiamarlo in armonia con quanto diremo più innanzi, penepiano hudsoniano), che si stende sopra circa la metà del Dominion (4,2 mil. di kmq., 1/5 dell'intero continente) dall'Atlantico al Mar Glaciale, dal S. Lorenzo al basso Mackenzie. Su questa immensa superficie di rocce cristalline (graniti, gneiss, scisti), intensamente corrugate, ma sottoposte per lunghissimo tempo (dal Devonico superiore) a una non meno intensa denudazione che le ridusse a penepiano, le glaciazioni quaternarie, che vi operarono dilatando da due centri principali (Keewatin, Labrador), bulinarono in vario modo il piatto imbasamento: larghe superficie di roccia nuda e arrotondata si alternano a resti, più elevati, di antichi rilievi, a morene, a formazioni fluvio-glaciali, caratteristica essendo soprattutto l'indetermi. natezza delle linee di separazione fra i diversi bacini, e le irregolarità del profilo longitudinale dei corsi d'acqua che li percorrono. Nella sconfinata solitudine la linea dell'orizzonte, sempre uguale, si perde fra le brume del piano, che le foreste coprono per oltre una metà della sua superficie: l'altezza media rimane di regola al di sotto dei 500 m., ma le incisioni glaciali, lasciandovi delle cavità che le acque hanno trasformato in laghi, imprimono al paesaggio un certo movimento di linee, che attenua, localmente, la monotonia dell'insieme. Il rivestimento boschivo, limitato verso nord dalle condizioni del clima (suolo gelato), segna, col suo margine estremo, il confine delle due grandi zone in cui può dividersi il penepiano: quella delle conifere e la fascia dei barren grounds, che si continua in sostanza nelle isole dell'arcipelago nord-americano. Dislivelli anche non molto accentuati assumono localmente grande importanza (spartiacque), ma soprattutto notevoli risultano sul margine sud-orientale del penepiano, dove questo si alza ripido sulla valle del San Lorenzo, che ricalca una linea di frattura. Geologicamente la valle appartiene ancora allo scudo, di cui conserva i caratteri idrografici, ma in parte è incavata nella cimosa di depositi paleozoici (essenzialmente ordoviciani) indisturbati, che frangia la distesa delle assise cristalline verso mezzogiomo, spingendosi fino ai grandi laghi, mentre costituisce il termine di passaggio fra queste e le ultime propaggini degli Appalachi. Alla stessa zona di transizione (in complesso non meno di 300 mila kmq.) si riconnettono, per i loro caratteri geologici, l'isolato blocco silurico di Anticosti e la vasta zolla di terreni ordoviciano-devonici che s'insinua a triangolo fra i laghi Huron, Erie e Ontario, ed è la regione economicamente più evoluta del Canada; morfologicamente questa si presenta come una serie di terrazze, delimitate da una più o meno netta linea di scarpate (Niagara) e cribrate anch'esse di trogoli e di solchi glaciali (Parco Algonchino).
La maggior parte della provincia di Quebec, che si stende a N. del S. Lorenzo, al pari delle penisole o delle isole che la continuano verso E., rientra nella zona interessata dai sistemi di pieghe caledonico-armoricane, che assume la massima ampiezza oltre confine: essa risulta in sostanza da zolle che, già ridotte a penepiano nel Giurassico e nel Cretacico, furono poi sollevate, erose e sottoposte anch'esse all'azione dei ghiacciai. La sezione canadese comprende gli ultimi fasci delle White Mountains e delle Green Mountains (distinte le une dalle altre soprattutto dal prevalere, rispettivamente, dei terreni ignei e metamorfici), e le cosiddette Notre-Dame Mountains, che delle prime si possono considerare la prosecuzione lungo la riva destra del basso S. Lorenzo. Dove questa sembra flettere verso NE. si erge massiccio il gruppo degli Schick-shock, che forma la tozza penisola di Gaspé; blocco tabulare non toccato dal grande ghiacciaio labradorico (M. Table Top, m. 1219), testimonio del più antico penepiano, che discende all'oceano con terrazze marine postglaciali.
Il Nuovo Brunswick è costituito da una vasta zolla, alta in media poche centinaia di metri, inclinata verso S., dove si apre la valle del St. John; con la parte settentrionale, in prevalenza granitico-gneissica, contrasta a S. l'estensione del Carbonico, che assume maggiore importanza (miniere) nella contigua porzione della Nuova Scozia e nell'Isola del Capo Bretone. Morfologicamente, la fascia più orientale, o esterna, di questo frammento peninsulare, che il Coquebid Range unisce al continente, si distingue abbastanza bene dalla zona che guarda alla Baia di Fundy e al S. Lorenzo. Sulla base in prevalenza granitica l'erosione glaciale ha disteso una minuta trina di solchi, mentre un movimento recente di sommersione frangiava la costa di rias e di isole, estreme propaggini delle valli affogate. L'isola del Principe Edoardo è invece costituita da un piatto blocco di arenarie triassiche, modellate anch'esse dall'azione glaciale.
Il margine occidentale dello scudo canadiano è segnato dal contatto fra le rocce cristallino-paleozoiche e la larga fascia di terreni cretacei che si stende senza interruzione dal Kansas alla foce del Mackenzie. Il complesso la disposizione stratigrafica è qui indisturbata: a S. il passaggio dal penepiano alle Rocciose si compie mediante successivi gradini, dei quali il più orientale, che domina il fondo del lago quaternario di Agassiz (nella regione intorno a Winnipeg), è segnato dal cosiddetto Coteau des Prairies, che si continua nel Canada con le Pembina Mountains, Riding Mountains e i Duck, Porcupine e Pasquia Hills, tutti inferiori a 800 m. di altezza. Sul tavolato, che può denominarsi dal suo maggior centro demografico (Regina), più che il modellamento glaciale, attestato dagli apparati morenici, è notevole il gran numero di bacini chiusi (laghi salati): a O. esso è delimitato da un secondo gradino, il cui margine s'innalza oltre i 1000 m. (Coteau du Missouri), mentre verso S., non lungi dalla linea di confine, lo spartiacque fra Saskatchewan e Missouri corre, in territorio canadese, sopra una serie di rilievi tabulari, culminanti nei Cypress Hills (m. 1131) e nel Wood Mount (1013). Meglio individuato, anche geologicamente, è, a O., il più alto gradino delle praterie (Calgary): a parte la maggiore entità dei disturbi sofferti durante il sollevamento, le poco resistenti arenarie del Cretacico e del Paleogenico che lo caratterizzano appaiono energicamente intaccate dall'erosione normale già in un periodo anteriore alla glaciazione pleistocenica, la quale ne attenuò, senza cancellarle, le tracce, che ancora possono ben riconoscersi nei profondi solchi (coulées) che separano fra loro le varie zolle in cui la regione risulta frammentata.
L'ampiezza della regione delle praterie, fra il piede delle Rocciose e lo scudo, è sul 49° di circa 1300 km., ma decresce a poco a poco verso N. nell'Alto Alberta e nel basso Mackenzie, quest'ultimo ancora imperfettamente conosciuto: la grande foresta del penepiano canadese si annoda qui senza interruzione a quella che copre la parte settentrionale della Columbia Britannica. Il medio bacino del Fiume della Pace, da cui prende unità la regione dell'alto Alberta, è ricoperto da deposizioni lacustri analoghe a quelle che caratterizzano le pianure del basso Manitoba, distinguendosi dalla zona che lo continua verso settentrione anche per la maggiore estensione delle aree libere dal bosco e adatte alla coltura.
Tutto il rimanente territorio, compreso fra l'orlo occidentale di questa fascia di depositi indisturbati e le rive del Pacifico, costituisce una regione a sé, sia geologicamente, perché sollevata e corrugata (dopo la fine del Cretacico), sia orograficamente, per la sua maggiore elevazione e il carattere impressole dal modellamento superficiale. In complesso, essa copre circa 1,5 mil. di kmq., stendendosi da NO. a SE. per una lunghezza di circa 2500 km. e con una larghezza media di 600, che va via via diminuendo dal confine internazionale all'Oceano glaciale artico. Nella grande varietà di forme e di caratteri che le vengono dalla sua stessa ampiezza, e ad onta delle molte lacune che ancora rendono imperfetta la nostra conoscenza, gli elementi strutturali permettono di riconoscervi poche unità maggiori ben individuate, giustapposte l'una all'altra da E. a O., parallelamente agli assi principali del sollevamento: le Montagne Rocciose, l'altipiano interno e le due fasce dei rilievi costieri.
Le Montagne Rocciose risultano in prevalenza di sedimenti paleozoici, includenti più o meno estese masse di zone stratificate precambriche, e, in minor misura, anche bacini mesozoici: dovunque è stato possibile controllarlo, il contatto fra questa formazione e il Cretacico dei piani pedemontani che seguono verso E. appare ben definito da faglie e linee di frattura. Più evidente ancora risulta poi verso O., dove un lungo solco della stessa origine (intermontane trench) si lascia seguire senza interruzione dall'alto Liard (e fors'anco dallo Yukon) al Kutenai (corsi superiori del Columbia, del Fraser, del Parsnip e del Finlay). Oltre che più ampio, il sistema risulta a S. più complesso, frazionato com'è in fasci paralleli (Purcell Range, Selkirk Mountains, Gold Range), che si continuano con cime talora superiori ai 3000 m., almeno fino al corso superiore del Fiume della Pace; sull'allineamento più esterno, che a S. di questo segna lo spartiacque verso il Pacifico, s'adergono le creste più alte delle Rocciose canadiane (M. Columbia m. 4300, M. Alberta m. 4115, M. Forbes m. 4084). Procedendo verso N., il potente baluardo perde in elevazione quel che guadagna in ampiezza: in genere però, si presenta con forme meno aspre e accentuate delle nostre Alpi, i cui caratteri ricorda solo nell'impervia zona della Columbia Britannica. I fianchi delle montagne, coperti di magnifiche foreste, si fanno calvi e rocciosi sul margine orientale volto alla zona pedemontana (di qui il nome, perché di qui procedette la penetrazione dei Bianchi); sul fianco opposto assume notevole importanza la glaciazione antica e recente, aggirandosi in media sui 2300 m. il limite delle nevi eterne.
Non meno maestoso è il paesaggio montano nelle due serie di rilievi che frangiano la costa, divise l'una dall'altra per mezzo di un solco vallivo parzialmente sommerso (Hecate Strait, Strait of Georgia); parzialmente sommersa è la stessa catena occidentale di cui l'Arcipelago d'Alessandro, le Isole della Regina Carlotta e l'isola Vancouver non sono se non frammenti (e che perciò potrebbe denominarsi catena insulare). Il secondo bastione, più interno, vien talora detto anche Cascade Mountains, ma geologicamente e orograficamente non ha nulla a che fare col sollevamento dello stesso nome che attraversa l'Oregon e il Washington, risultando da una potente massa diotitica, intrusa, in età giurassico-cretacea, entro pile di strati del Trias, o anche più antichi, come quelli che formano l'ossatura dell'isola Vancouver. Per contro, notevoli estensioni di terreni postcretacei si trovano racchiusi nella catena costiera vera e propria, che continua, sollevandosi, lungo il litorale alaschiano. Dove tocca il confine, si hanno le massime altezze anche della sezione canadese (M. Logan, m. 5955), caratterizzata, in tutto il suo percorso, da un intricato complesso di fiordi e di isole, che attesta, insieme, di un suo recente abbassamento e dell'intensità della glaciazione quaternaria. A questa corrisponde, attualmente, un notevole sviluppo di ghiacciai. Il limite delle nevi permanenti scende sulla costa fino a 500 m.; sì che, anche tenendo conto delle condizioni climatiche, l'analogia con la costa occidentale della Norvegia non potrebbe essere più evidente.
L'erosione regressiva dei corsi d'acqua scendenti al Pacifico - assai intensa, data la forte piovosità di tutto il distretto litoraneo - ha intagliato in più punti la linea di cresta della cordigliera più interna (Catena Costiera): lungo i corsi dello Stikine, dello Skeena e del Fraser è così possibile penetrare entro la vasta regione che la Cordigliera stessa e le Rocciose serrano fra di loro, dalla Columbia Britannica al medio Yukon. È questo un altipiano costituito essenzialmente di assise paleozoiche e mesozoiche, corrugate e fratturate, con più o meno ampie aree di deposizioni marine e formazioni vulcaniche del Terziario recente, queste ultime prevalenti a S., dove rappresentano l'elemento più caratteristico del territorio della Columbia Britannica. La sua larghezza media oscilla intorno ai 1500 km., la sua altezza intorno ai 1000 m., ma solo per limitate estensioni o se considerato nell'insieme, si può parlare di uniformità di livello. In fatto la superficie dell'altipiano, che degrada a poco a poco verso N., risulta piuttogto mossa, massime per effetto delle incisioni che vi hanno aperto i fiumi, mentre la potente cappa dei ghiacciai quaternarî vi lasciava le sue impronte, rigandola di cavità ora riempite da laghi. Press'a poco sul 55°30′ N., una serie di rilievi abbastanza bene accentuati, che oltrepassano i 2500 m. d'altezza (e che potrebbero ricongiungersi, in mancanza di più sicure determinazioni, al gruppo dei M. Cassiar), chiude la zona della Columbia Britannica verso N.; più oltre l'altipiano assume carattere di ancor maggiore regolarità, nell'alto e medio bacino del Yukon, e si continua al di là della frontiera dell'Alasca. Alla sua individualità geologica e morfologica, l'altipiano interno congiunge quella che gli conferiscono le particolari condizioni del clima (precipitazioni): specialmente verso S., nella Columbia Britannica, la regione assume l'aspetto di una zona stepposa (irrigazione artificiale). Un piccolo lembo del territorio canadese, dove sorge Vancouver, rientra, morfologicamente, nell'unità che prende nome dal Puget Sound: elemento terminale, a N., della grande depressione che torna a sommergersi molto più a S., nel Golfo di California.
Clima. - Ancora poco conosciute sono le condizioni climatiche uell'arcipelago americano artico che, per questo riguardo, rientra, insieme con una larga parte del bacino del Mackenzie e con la metà settentrionale del Labrador, nella zona polare; le medie annue sono pressoché dovunque inferiori a −10° (Stretto di Jones, −36° nel gennaio, −17°,5 nel luglio); il suolo rimane tutto l'anno coperto di neve e gelato fino a grandi profondità. È questo il territorio dei barren grounds, o "suolo sterile". La stentata vegetazione che vi consente la brevissima estate (tre mesi) deve il suo rapido sviluppo alla lunghezza del periodo d'insolazione, che riesce tuttavia a operare solo un disgelo superficiale. Gli estremi tendono ad attenuarsi man mano si procede verso SO. nel medio bacino del Mackenzie, dove la maggiore lontananza dalla Baia di Hudson, la modesta altimetria (in complesso non superiore ai 200 m.) e l'influsso delle correnti calde del Pacifico segnano il passaggio al meno rigido clima dominante in tutto il resto del penepiano settentrionale, nel Nuovo Brunswick, nell'Isola del Principe Edoardo e nella parte settentrionale della Nuova Scozia. Le medie invernali permangono ancora molto basse (minime assolute di −50° si riscontrano persino poco a N. del Lago Superiore; −62° sull'alto Yukon e −55° nell'Ungava), ma le temperature estive sono considerevolmente più alte e raggiungono massimi di oltre 30° nella zona interna a S. della Baia di Hudson. L'escursione annua si restringe in vicinanza del mare per i meno rigidi inverni e le estati più fresche (influsso dei ghiacci trasportati dalle correnti); tuttavia le medie annue restano ancora al di sotto di −5° per la più parte della regione, e il suolo è anche qui ammantato di neve e gelato a più o meno grande profondità fino al principio dell'estate.
L'umidità atmosferica è generalmente forte, la piovosità invece non molto notevole (400-750 mm.), e concentrata di regola fra la fine dell'estate e l'autunno, i più asciutti essendo i mesi invernali.
Questo carattere continentale non può dirsi in sostanza modificato nemmeno verso E. e SE., dove pure ampie superficie acquee, in comunicazione con l'Atlantico (S. Lorenzo, Grandi Laghi), penetrano profondamente entro terra, e l'oceano frangia addirittura il margine esterno del penepiano (Labrador). Le temperature invernali oscillano tra −5° e −12° in gennaio, inasprite da frequenti tempeste di neve (blizzards), che ricordano le burane della Siberia; la neve cade ancor più abbondante che nelle zone più interne (circa 4 m. l'anno nella provincia di Quebec, contro 1,5 in media nella zona meridionale dei Grandi Laghi), in confronto delle quali le medie estive sono considerevolmente più basse (da 15° a 20° in luglio), ciò che determina condizioni ancor meno propizie per l'agricoltura, sebbene le piogge vi siano più copiose. Crescendo da O. a E. (da 750 a 1500 mm. circa), le precipitazioni spostano via via il periodo della loro massima frequenza dalla primavera (Grandi Laghi) all'estate (S. Lorenzo) e al principio dell'autunno (Labrador), tendendo a distribuirsi con maggior regolarità durante l'anno man mano che si procede verso NE. Le coste della Nuova Scozia, come quelle di Terranova, sono da febbraio a marzo avvolte da nebbie densissime, addottevi dai freddi venti di terra, mentre nei Grandi Laghi e nel S. Lorenzo la navigazione è impedita dai ghiacci per tutto il periodo che va dal dicembre all'aprile. Le temperature medie invernali ed estive crescono, se pur di poco, nel Canada meridionale da −1° a −6° in gennaio, da 20° a 25° in luglio; ma anche l'escursione diurna si fa più marcata, con sbalzi non infrequenti, di 20° a 25° in un sol giorno, ciò che preannunzia il caratteristico comportamento climatico dell'estrema zona nord-appalachiana.
Condizioni alquanto diverse si verificano nella fascia di pianure compresa fra il piede delle Rocciose e i Grandi Laghi: agl'inverni rigidissimi, che ricordano per i loro minimi assoluti la regione posta ai due lat; della Baia di Hudson, seguono estati non meno eccessive, ma questo carattere di continentalità va diminuendo verso O., mentre diminuiscono in pari tempo le precipitazioni, variabili, più ancora che per il loro comportamento stagionale (70-80% da aprilc a settembre), per la loro quantità di anno in anno. Le piogge, cadendo spesso in forma di violenti rovesci, danneggiano i raccolti, che la siccità rende non di rado aleatorî; per contro, benefica è l'influenza dei caldi venti occidentali (chinook), che scendono dalle Rocciose, propagandosi in primavera verso N. e NE.; con la fusione delle nevi essi consentono alle colture di estendere considerevolmente il proprio limite settentrionale.
Solo una breve striscia del Canada (Columbia Britannica meridionale) è compresa nel dominio climatico delle Rocciose; il rapido deprimersi delle elevazioni verso N. fa sì che il passaggio dal bacino del Mackenzie e dalla zona dell'alto Alberta agli altipiani interni posti a oriente delle catene costiere sia graduale, mentre queste ultime segnano un limite ben netto verso il Pacifico. Ne consegue un contrasto assai accentuato fra l'esile faccia marginale lungo l'oceano, a clima marittimo e umido (Port Simpson: 2630 mm.) con inverni relativamente miti ed estati non eccessive, e l'altipiano della Columbia Britannica, dove accanto a un'escursione annua che oscilla fra estremi non molto lontani da quelli delle regioni più interne, si hanno precipitazioni senza confronto minori (Kamloops 280 mm.), sì che le colture diventano localmente possibili solo con l'aiuto dell'irrigazione. Procedendo verso S., lungo le coste del Pacifico, le temperature aumentano sensibilmente (Victoria, nell'isola Vancouver, ha press'a poco la stessa media annua di Venezia, che è però 3° più a S.), mentre la piovosità non deflette, in sostanza, dai suoi alti valori (Agassiz 1700, Victoria 960 mm.), che restano comunque sempre più elevati di quelli delle altre plaghe del Dominion, e delle zone europee sull'Atlantico a pari latitudine.
In complesso si può dire che il clima del Canada sia caratterizzato soprattutto dai rigori invernali e dal brusco passaggio fra le stagioni estreme; l'acclimatazione degl'immigrati europei è stata tuttavia possibile, dato che a questi svantaggi si contrappone, specie nella zona interna più favorevole all'insediamento agricolo, il beneficio d'un clima secco e salubre, mentre fra l'altro la stessa abbondanza invernale di precipitazioni nevose favorisce le colture, preparando a queste, con la fusione primaverile, un suolo opportunamente imbevuto d'acqua proprio all'aprirsi del periodo vegetativo. Nella tabella che segue, in cima alla pagina seguente, si dànno gli elementi climatici principali di alcune località fra le più caratteristiche del Canada.
Idrografia. - Più ancora che per l'America Settentrionale in genere, stridente è nel Canada il contrasto fra la modesta estensione del bacino idrografico del Pacifico e la grande ampiezza di quelli dell'Atlantico e del Mare Glaciale Artico. Mentre al primo appartengono solo fiumi di piccolo corso e non navigabili (ad eccezione del basso Fraser), il San Lorenzo e la regione dei Laghi segnano in parte il confine con gli Stati Uniti, e anche il Hamilton (Labrador), che è il maggiore dei fiumi atlantici correnti del tutto in territorio britannico, divide le sue acque fra Canada e Terranova.
La vasta Baia di Hudson (1,2 mil. di kmq.), che si addentra fin quasi al 50° N. nel penepiano settentrionale, ne raccoglie quasi tutte le acque (con un bacino, perciò, di circa 3,9 mil. di kmq.), e solo una piccola parte di esse defluisce a O. verso il Mackenzie, o ad E. nell'Atlantico aperto. In realtà la baia non rappresenta che un frammento di questo stesso penepiano, sommerso per trasgressione postglaciale. I fiumi che vi mettono foce ne percorrono con direzione centripeta la parte emersa, contrassegnati quasi tutti dagli stessi caratteri che imprime loro la morfologia superficiale: ora allargandosi in stagni o bacini lacustri, ora scendendo attraverso rapide e cascate. Con l'indecisione del rilievo, ch'è causa della estrema indeterminatezza degli spartiacque, sta in rapporto la frequenza di doppie foci e di biforcazioni negli alvei, e anche la facilità con cui si può passare da un bacino all'altro: i portages hanno così permesso la penetrazione dei Bianchi, per la caccia agli animali da pelliccia, anche dove il fitto rivestimento boschivo l'avrebbe resa particolarmente disagevole. Di questi fiumi i più importanti sono gli occidentali, soprattutto il Churchill (1800 km.) e il Nelson (700 km.; 2440 se unito ai due Saskatchewan; bacino: 1,18 milioni di kmq.), congiunto, il primo, col Gran Lago degli Schiavi, emissario, il secondo, del lago Winnipeg, in cui versa le sue acque il Saskatchewan, che scende dalle Rocciose e coi suoi due lunghi rami (North S., km. 1300, South S., km. 1200) attraversa la regione delle praterie per mezzo del Red River, che immette anch'esso nel lago Winnipeg, il sistema del Nelson si collega al Minnesota, e con esso al corso del Mississippi; per mezzo del fiume Winnipeg, si collega al Lago Superiore e con esso al S. Lorenzo.
Un'intricata trama di portages mette in comunicazione il dominio idrografico della Baia di Hudson con quello del Mackenzie, il solo grande fiume (6400 km.) completamente canadese. Risultante dalla riunione dell'Athabaska col Fiume della Pace, esso convoglia le acque dei tre maggiori laghi del Canada settentrionale (Athabaska, Gran Lago degli Schiavi e Gran Lago degli Orsi) e costituisce il più ampio bacino fluviale del Dominion, ma ha scarsa importanza come via di comunicazione, date le zone che attraversa e il lungo periodo del gelo invernale. Per quest'ultima ragione è di molto ridotto il valore del S. Lorenzo, che rappresenta, nondimeno, insieme coi Grandi Laghi, una delle più attive vie di comunicazione del mondo, ed è, comunque, il vero polmone del Canada, del quale ha determinato in gran parte l'evoluzione, contribuendo a conservagli una propria individualità in confronto dei vicini stati della Nuova Inghilterra. Anche soltanto come mezzo di penetrazione, nessuno dei fiumi canadesi ha l'importanza del S. Lorenzo, e neppure comparabile è, dalla parte opposta della massa continentale, l'influenza avuta dal Columbia e dal Fraser nella messa in valore delle regioni sul Pacifico. A ogni modo, il secondo, che corre tutto in territorio canadese, è il maggior fiume di quel bacino idrografico e il solo che metta conto ricordare, così per la navigazione, come per l'abbondanza della pesca (salmone). Quanto al Yukon, la frontiera alaschiana ne taglia a mezzo il corso. I suoi rami sorgentiferi (Lewes, Pelly) sono ancora imperfettamente noti; nel resto, sebbene il fiume intagli con profondi cañones l'altipiano che ne prende nome, consente facile accesso ai distretti auriferi del suo bacino medio, dove comincia ad essere navigabile.
Il Canada è, come è noto, la regione più ricca di laghi di tutta la terra. Al numero corrisponde la varietà, anche se in sostanza l'origine è in rapporto soprattutto con le vicende dell'epoca glaciale. Volendo mettere un po' d'ordine, conviene distinguervi i laghi proprî alla zona dello scudo, da quelli delle Rocciose e delle praterie. Gli ultimi sono già abbastanza bene individuati dal fatto che corrispondono a bacini chiusi e presentano perciò salsedine più o meno accentuata (L. Johnston), i secondi riempiono di regola tronchi di valli (tettoniche) e assumono perciò quasi tutti forma allungata e stretta (Kootenay, Upper e Lower Arrow, L. Shuswap), come è anche, in parte, nella zona orientale a pieghe (Quebec meridionale). Molto maggiore, invece, è la diversità delle forme nel penepiano settentrionale, dove i laghi coprono il 20% dell'area complessiva e rappresentano il 57% della lunghezza di tutte le vie d'acqua. L'estrema irregolarità del perimetro negli specchi lacustri è in parte una conseguenza della loro instabilità, ma in parte corrisponde alla differente loro origine: dove in rapporto col contatto fra rocce di diversa resistenza, dove con la presenza di aree già depresse in epoca preglaciale e poi sovrescavate, dove con lo ostacolo opposto dai cordoni morenici, dove infine con tutta una serie di cause che è possibile chiarire solo con lo studio particolareggiato delle singole zone. Il seguente prospetto riassume le principali caratteristiche dei più importanti laghi canadesi; ne sono esclusi i cinque maggiori che fan capo al sistema del S. Lorenzo.
In complesso le acque continentali coprono nel Canada poco meno del 4% della superficie totale, il 3,6% senza tener conto dell'estuario laurenziano.
Vegetazione E Flora. - Una enorme foresta, costituita prevalentemente da conifere, intercalata sporadicamente di paludi e di laghi, limitata verso nord dalla tundra, verso sud dalle prime propaggini della prateria e della foresta temperata di latifoglie, riveste uniformemente il Canada, il quale merita l'appellativo che gli viene comunemente attribuito di paese del legname. La specie arborea dominante, particolarmente nel distretto del Mackenzie, è la Picea alba (VVhite Spruce), la quale vi raggiunge il limite della vegetazione arborea a 68°55′ di latitudine nord; essa si estende del resto anche al distretto dell'Alaska, mentre caratteristica del versante atlantico è la ricomparsa del genere Larix, rappresentato, nel Canada, da una specie locale (L. americana) diffusa soprattutto sui terreni acquitrinosi. A oriente della Baia di Hudson, e precisamente in tutto il Labrador, la Picea alba si va diradando ed è sostituita dalla P. nigra (Black Spruce), amante come il larice dei terreni umidi. Finalmente un'importanza subordinata presentano il Pinus Banksiana, che, penetrato nel Canada dalla frontiera meridionale, si arresta alcuni gradi prima di raggiungere il limite della vegetazione arborea; e, nella porzione meridionale del distretto, anche la Thuia occidentalis.
Le dicotiledoni arboree, quantunque assumano un'importanza subordinata, non sono naturalmente assenti. I boschi secondarî costituiti sull'area di foreste distrutte, sono specialmente formati da Populus balsamifera, P. canadensis, Betula papirifera, e le alluvioni rivestite da Alnus incana, Betula occidentalis, Eleagnus argentea, varî Salix, Ribes petraeum. Quanto agli erbai e alle paludi essi albergano, oltre a parecchie specie assai comuni, alcune delle quali sono diffuse a tutta la porzione fredda dell'emisfero boreale, quali Betula nana, Rubus chamaemorus, Lonicera coerulea, Kalmia glauca, alcune specie tipicamente americane quali Zygadenum elegans, Douglasia arctica, Arnica Chamissonis.
La tundra canadese differisce da quella siberiana per il predominio che vi assumono i Licheni, formandovi un rivestimento continuo sul suolo (Cetraria, Platysma, parecchie Cornicularia ecc.) sparso di parecchie specie di piccole ericacee (Rhododendron, Ledum, Kalmia, Arctostaphylos, Cassiope, Vaccinium) e di numerose Carex, le quali rivestono anche da sole larghe chiazze di terreno. Solo sui pendii collinosi si sviluppano erbai, molto appariscenti specialmente se fioriti; le sponde dei corsi d'acqua sono segnate, particolarmente presso la foce, da macchioni di Salix-speciosa.
Un carattere di particolare varietà assume la vegetazione nella regione dei Grandi Laghi per l'interferirvi delle aree di specie appartenenti a varî distretti contigui. Specie arboree caratteristiche vi sono Pinus strobus, Tsuga canadensis, Ulmus americana (White Elm); la flora forestale vi si presenta csmplessivamente assai più ricca di quella europea, a cagione della distruzione assai minore della vegetazione forestale pliocenica durante il Quaternario. La disposizione delle catene montuose nel senso dei meridiani, anziché di quello dei paralleli come in Europa, ha infatti consentito alle specie forestali nordamericane di trovare, durante l'avanzata delle fronti glaciali, estesi territorî meridionali di rifugio, dai quali esse poterono poi facilmente ridiffondersi verso il nord, dopo la conclusione delle crisi climatiche del Quaternario. Macoun ha infatti censito nella foresta del Canada meridionale non meno di 14 specie di Conifere e numerose Cupulifere, fra le quali 8 Quercus, 1 Castanea, 1 Fagus; Amentacee, con 6 Betula, 2 Alnus, 2 Corylus, 1 Carpinus, 1 Ostrya; Salicinee, con 14 Salix, 5 Populus; Juglandee, con 4 Carya, 2 Juglans, oltre al Platanus occidentalis.
Fauna. - La fauna canadese è certamente una delle più povere: vi sono rappresentate solo 75 famiglie di vertebrati terrestri di cui 20 di mammiferi, 44 di uccelli, 3 di rettili e 8 di anfibî. Di queste famiglie nessuna è esclusiva della regione. Parecchie delle specie più notevoli presentano una stretta affinità con forme dell'Eurasia settentrionale. Così il Wapiti o cervo del Canada (Cervus canadensis) è affine al cervo dell'Amur; la renna (Rangifer tarandus hastalis) è legata al Rangifer tarandus dell'Europa e dell'Asia settentrionali e il R. caribou del Canada orientale gli è affine; l'alce (Alces machlis original) è una sottospecie al cui lato sta l'alce dell'Europa settentrionale; il bisonte americano è un congenere di quelli europei; la pecora dalle grosse corna (Ovis canadensis) rassomiglia assai alla pecora delle nevi (Ovis nivicola) della Siberia; la martora americana (Mustela americana) è assai affine alla nostra; il Gulo luscus, l'orso polare (Ursus maritimus) e la volpe polare (Vulpes lagopus) vivono in tutte le regioni circumpolari artiche. Caratteristico e proprio della zona più settentrionale del Canada e della Groenlandia è il bue muschiato (Ovibos moschatus) altre volte diffuso anche nella Siberia settentrionale. Si riscontrano ancora nel Canada, benché meno caratteristici, la capra rupestre (Haploceros montanus), un castoro (Castor fiber canadensis), lo scoiattolo volante d'America (Sciuropterus volucella), il topo saltatore d'America (Zapus hudsonianus), l'ondatra (Fiber zibethicus), una sorta di topo (Thonomys talpoides), una istrice arborea (Erethizon dorsatus), due lepri dalla pelliccia bianca durante l'inverno (Lepus campestris e L. americanus), una lince (Felis canadensis), la volpe americana (Vulpes velox), una lontra (Lutra canadensis), l'orso grigio (Ursus horribilis) e il procione (Procyon lotor). Per quanto riguarda gli uccelli, i limiti della regione canadese sono meno netti che per i mammiferi e sono pochi quelli che non si spingono più o meno notevolmente a sud. Fra gli elementi più rappresentativi della zona più settentrionale del Canada possiamo citare il Picoides americanus, il Regulus satrapa, la cornacchia di Clark (Picicorvuè columbianus), il Coccothraustes vespertinus, un particolare merlo (Myadestes Townsendii); fra quelli della zona meridionale la Sitta canadensis, il Centrocercus urophasianus, il Parisoreus canadensis, la Zonotrichia albicollis, la Dendroica Auduboni, ecc. I rettili, gli anfibî e i pesci d'acqua dolce offrono poca varietà e sono poco caratteristici.
Popolazione. - Esigua di numero fu sotto il dominio francese la colonizzazione vera e propria. I Bianchi, che erano in tutto il Canada poche migliaia alla fine del sec. XVII, e non toccavano ancora i 100 mila alla metà del successivo, si accrebbero, dopo il 1783, per l'afflusso dei cosiddetti Loyalisten, emigrati dal nuovo stato vicino, ormai indipendente. Ma l'immigrazione si fa cospicua solo a partire dal secondo quarto del sec. XIX: i periodi 1826-50 e 1851-60 videro entrare nel Canada oltre 1 milione di nuovi coloni ciascuno (soprattutto Irlandesi e Memnoniti della Russia meridionale), mentre più di ½ milione d'immigrati è dato dal decennio 1901-1910 e press'a poco lo stesso dal quadriennio anteriore alla guerra. In totale, dal 1901 al 1925, l'immigrazione superò 8 milioni di abitanti, dei quali tuttavia più di ¼ abbandonarono il Canada per passare la maggior parte negli Stati Uniti. Dal 1880 in poi la corrente dei nuovi venuti si diresse in prevalenza verso le provincie centrali (praterie), mentre nelle orientali la popolazione rurale faceva relativamente scarsi progressi, o segnava addirittura una diminuzione, come è nel caso dell'Isola del Principe Edoardo dopo il 1890. Di questa immigrazione, per il periodo 1900-13, il 38,8% proveniva dalla madre patria, il 33,3% dagli Stati Uniti, il 6,5 dai paesi della monarchia austro-ungarica, il 3,6% da quelli dell'impero russo, il 3,5% dall'Italia, l'1,2% dalla Germania e il rimanente (11,1%) da varie altre regioni, e soprattutto dall'Asia orientale. Sebbene i nuovi coloni si siano stabiliti un po' dappertutto, si può dire che l'elemento tedesco e scandinavo predomini nel Saskatchewan e nell'Alberta, quello slavo (Ucraini e Polacchi) nel Manitoba, quello francese (in misura senza confronto assai maggiore) nella provincia di Quebec, l'inglese nel resto, essendo tuttavia considerevole l'entità numerica anche d'altri gruppi etnici nelle provincie centrali che sono le più eterogenee per tal riguardo. L'elemento italiano, in queste assai scarso, si concentra soprattutto nella provincia di Ontario, dove vivono oltre 40 dei 75 mila connazionali stabiliti al Canada (per l'immigrazione italiana v. più oltre).
L'entità numerica dei diversi gruppi etnici che hanno partecipato al popolamento del Canada non sembra aver sofferto, da quando è controllato coi censimenti (1871), mutazioni relative profonde, come appare dalla seguente tabella:
Dal prospetto non risulta quale sia il numero di cittadini americani passati nel Canada; gli abitanti nati negli Stati Uniti censiti nel Dominion erano nel 1921 374.024, di cui il 63% naturalizzati. A differenza di quanto si osserva nella vicina repubblica stellata, l'antico nucleo colonizzatore (francese) ha potuto mantenere ben netta la sua individualità, non tanto per il numero, quanto per la forza conservativa della lingua, dei costumi e della religione: pur diminuendo d'importanza, per difetto di nuovi immigrati, di fronte all'elemento anglosassone che la madre patria continua a rinvigorire, rappresenta pur sempre il gruppo più notevole fra i non inglesi, anche perché meno facilmente assimilabile. A questo si aggiunga che i cosiddetti Franco-Canadesi si concentrano quasi tutti nella provincia di Quebec (76% della popolazione), dove le particolari condizioni geografiche han consentito, in alcuni distretti (Gaspé, basso S. Lorenzo), un quasi completo isolamento, che favorisce la conservazione di vecchie forme di vita.
Ben differenziata è anche l'immigrazione dall'Asia orientale, concentrata pur essa in una provincia (Columbia Brit.), soprattutto nelle città; la giapponese, iniziatasi nel 1894, toccò il suo acme intorno al 1906, senza mai essere notevole (15.868 nel 1921); più cospicua, anche perché più antica, è la cinese (39.587 nel 1921): i due gruppi rappresentano il 10% della popolazione della provincia.
È difficile dire quanti fossero nel Canada gli aborigeni all'epoca della scoperta. La penetrazione dei Bianchi ebbe però qui un carattere meno violento che nel territorio degli Stati Uniti, anche perché più debole fu la resistenza. Sulle sponde dell'Artico, vivevano, come oggi, gli Eschimesi; devono però essere diminuiti di numero (il censimento del 1921 ne segna 3270 in tutto il Dominion) più degl'Indiani, che le statistiche, non sempre attendibili per questo riguardo, fanno oscillare, dal 1892 ad oggi, intorno ai 100 mila (110.815 nel 1921), ossia 1,3% della popolazione totale (sulle popolazioni indigene v. più innanzi).
Elevati sono gl'indici (1927) di natalità del Dominion (24,0%; massimo nella provincia di Quebec: 31,9‰; minimo nella Columbia Brit. 17,4‰); la nuzialità oscilla fra 5,5‰ (Isola Principe Edoardo) e 8,2‰ (Columbia Brit.); la mortalità fra 7,2‰ (Sask.) e 13,9‰ (Quebec), con valori medî per l'intero Dominion di 7,3‰ e 11,4‰ rispettivamente. L'aumento naturale della popolazione si è mantenuto durante il sec. XIX intorno a 1,3%, salendo a 1,5% nel primo decennio del successivo. Il movimento globale della popolazione dal 1871 al 1930 è indicato dalle cifre seguenti:
Questo accrescimento si è compiuto e continua secondo un ritmo piuttosto vario nelle diverse provincie. In quelle nord-orientali appare concentrato in sostanza nei periodi 1871-8 (migliorate comunicazioni) e 1901-21 (sfruttamento delle foreste), eccetto che nell'Isola Principe Edoardo, nella quale la popolazione è diminuita da 103 mila ab. (1901) a 89 mila (1921). Anche i territorî settentrionali accusano perdite di popolazione (da 47 mila ab. nel 1901 a 12 mila nel 1921); ma queste sono in parte una conseguenza dei nuovi limiti amministrativi; per contro rapidissimo è stato l'accrescimento nelle provincie dell'ovest, dovuto essenzialmente all'intenso insediamento agricolo che la costruzione della Canadian Pacific Railway ha reso possibile dopo il 1890. Tra il 1900 e il 1921 la popolazione delle quattro provincie centrali e occidentali Manitoba, Saskatchewan, Alberta e Columbia Britannica è cresciuta da 598 a 2481 mila ab. (315%), con un aumento del 139%, 733%, 705% e 194% rispettivamente. Ontario e Quebec segnano cifre meno elevate; di più il loro accrescimento risale, in sostanza, alla seconda metà del secolo scorso.
L'inglese è parlato da circa 4 ½ milioni di individui, il francese da poco più di 1 ½ molte altre lingue da un numero relativamente esiguo di abitanti, essendo l'inglese in realtà compreso ed usato dall'enorme maggioranza della popolazione.
La legislazione sull'immigrazione. - La legislazione canadese sull'immigrazione si è proposta, fino dai primi anni della fondazione della Confederazione (1867; v. oltre) due fini: il primo, quello d'impedire l'entrata nel Dominion di elementi poco desiderabili, e fra questi, oltre agl'immigranti compresi nell'ostracismo sancito dalla vicina Repubblica Americana, il Canada include pure, quantunque non lo proclami apertamente, i lavoratori che concorrono ad aumentare la congestione della popolazione nelle grandi città. L'altro fine che si propone la legge sull'immigrazione è quello di incoraggiare la colonizzazione (v. oltre). Una politica più restrittiva, per raggiungere il primo fine, ebbe modo d'imporsi in questi ultimi anni, anche per ovviare ai danni della disoccupazione interna degli operai addetti alle industrie. Durante l'anno 1922 si ebbero alcuni cambiamenti nei regolamenti sull'immigrazione. Valendosi dell'esteso potere discrezionale che il governo ha in questa materia, è stata abolita la cosiddetta money qualification, per la quale si esigeva che l'immigrante arrivando al Canada, se non era diretto a un lavoro assicurato nell'agricoltura, dovesse portare con sé la somma di 250 dollari. La money qualification non impediva che molti immigranti non agricoltori, andassero ad aumehtare le file dei disoccupati nelle grandi città, una volta che avessero dato fondo al loro peculio. Inoltre non impediva - preoccupazione che ha sempre avuto il Canada - che molti emigranti si servissero del Canada come di una back door, cioè come di straforo, per entrare nella vicina repubblica degli Stati Uniti, specialmente dopo l'entrata in vigore delle leggi restrittive colà adottate. Al criterio della money qualification fu quindi nel 1922 sostituito quello della professione e si stabilì che, rimanendo sempre immutate le disposizioni che riguardano il "literacy test" e la visita medica, fossero ammessi soltanto gl'immigranti che provassero di essere realmente farmers, cioè agricoltori, che si recassero a iniziare per conto proprio un'azienda agricola; farm labourers, cioè salariati agricoli che si recassero per un lavoro assicurato all'agricoltura al servizio di altri e infine persone addette al servizio domestico. Per tutti gli altri casi è sempre richiesto il preventivo assenso del Dipartimento canadese dell'immigrazione o dei suoi agenti.
L'immigrazione italiana. - Ci si può fare un'idea precisa del contributo dell'Italia all'immigrazione t0tale nel Canada osservando le statistiche dell'immigrazione dal 1913 al 1929.
La popolazione italiana al Canada si può dividere in tre categorie professionali: la prima quella dei negozianti, piccoli commercianti, operai in genere che vivono nelle grandi città di Montreal, Toronto, Winnipeg, Hamilton, Vancouver, Edmonton, Sydney, Windsor, Sault Sainte-Marie, Sudbury, ecc.; a questa categoria possiamo anche aggregare gli operai addetti ai lavori all'aperto, dei canali, delle costruzioni ferroviarie, i quali alle grandi città si recano per lo più durante la stagione invernale quando cessano quasi completamente i lavori suddetti.
A una seconda categoria di operai appartengono per lo più i minatori, tanto quelli addetti ai lavori interni delle miniere, quanto quelli addetti ai lavori esterni di esse, lavori cioè di saggio e sterramento; i primi, i minatori propriamente detti, sono per lo più italiani del nord; i secondi per lo più del sud; i minatori italiani si trovano specialmente nella nuova Scozia (Sydney e Glace Bay), dove si trovano le importanti miniere della Dominion Coal Company e le Officine della British Empire Steel Corporation; nel distretto minerario del Porcupine (Timmins e Cobalt), situato sulla linea del Temiskaming Northern Ontario, dove sono addetti alle miniere d'oro e d'argento, e da ultimo in varî distretti minerarî dell'Alberta e della Columbia Britannica. Una terza categoria di immigrati italiani è quella dei coloni, purtroppo la meno numerosa, che sono sparsi un po' dappertutto, ma principalmente al sud dell'Ontario (frutticoltura, viticoltura, orticoltura), negli homesteads della provincia delle praterie (granicoltura) e nella Columbia Britannica (coltura mista e frutticoltura). Nel Canada gl'Italiani si stringono in associazioni di fratellanza e di mutuo soccorso: anche le più piccole collettività italiane hanno la loro società, che raggruppa alle volte solo gli emigrati di una data provincia d'Italia, alle volte quelli d'un solo paese. Fra le società italiane primeggia l'Ordine dei Figli d'Italia, che ha scopi patriottici e umanitari, e che si è recentemente sviluppato dagli Stati Uniti anche nel Canada. Esso è rappresentato da varie sezioni, chiamate logge, che contano in tutto circa due mila membri effettivi. Montreal, la città più popolata da Italiani di tutto il Dominion, possiede anche un orfanotrofio italiano (Rue Saint-André n. 183) che ha colmato una lamentata lacuna nelle nostre colonie. Esso è diretto dai padri serviti italiani, i quali mantengono pure nella stessa città le due più numerose scuole italiane, dove ricevono istruzioni ed educazione italiana 1500 figli di nostri connazionali.
Le popolazioni indigene. - Antropologia. - Per la massima parte dell'estensione del Canada i dati antropologici utilizzabili direttamente o indirettamente sono assai scarsi. Tutta la regione interna a ovest della Baia di Hudson fino all'Alasca è pressapoco sconosciuta sotto il riguardo della morfologia antropologica. Possediamo dati più o meno abbondanti: 1. sulle regioni della costa artica dallo Stretto di Bering fino al Labrador e a Terranova (zona abitata dagli Eschimesi); 2. sulla regione frastagliata della costa pacifica fino a una certa distanza entro terra; 3. sui territorî più meridionali adiacenti al confine con gli Stati Uniti. Vero è che il grado di popolamento di tutta la regione interna innanzi detta è molto scarso e che non è verosimile che quella zona, antropologicalnente poco esplorata, presenti fatti molto diversi da quelli dei territorî più meridionali del Canada e da quelli della regione cosiddetta delle Grandi Pianure degli Stati Uniti. (Per i caratteri antropologici degli Eschimesi della bordura artica, v. eschimesi).
Il tipo dominante nei territorî più meridionali del Canada (Assiniboin, Manitoba, Ontario) di lingua algonchina è, in breve, il tipo Pellerossa, caratterizzato da testa larga-corta (brachicefalica) di altezza media e a naso alto-stretto (leptorino); l'occhio è talvolta non completamento aperto, senza essere un occhio mongolico: il naso è in genere ben prominente, soprattutto in basso; gli zigomi forti, massicci e spesso un po' divaricati; la fronte sovente più o meno sfuggente; la statura elevata (vedi del resto la descrizione di questo tipo alla voce america). A Oriente, però, e precisamente nella zona adiacente ai laghi Erie ed Ontario, questo tipo dovette essere profondamente modificato dai caratteri degl'Irochesi preistorici, che rimasero in gran parte però al sud dei due laghi suddetti. I cranî infatti dei Neutral e degli Huron, abitatori del territorio canadese al nord dei due laghi orientali, hanno forti percentuali di dolicocefali-platirrini, che appunto costituiscono la maggioranza degl'Irochesi preistorici. Gli attuali sono invece brachicefali. I caratteri anzi ricordati degl'Irochesi preistorici fanno pensare che essi, per ciò che riguarda i caratteri descrittivi facciali, fossero alquanto diversi dal tipo comune Pellerossa. La dolicocefalia infatti si può considerare, nella zona, come un indizio della presenza di caratteri descrittivi della faccia diversi e più affini a quelli dei Centro-americani e Californiani, e cioè: naso ben saliente in genere alla radice, occhio bene aperto, faccia stretta in alto per scarsa prominenza degli zigomi, fisionomia arieggiante quelle degli Europei meridionali. Ma questo elemento dolicocefalo platirrino è presente secondo il Dixon (v. bibl.) come una minoranza in molte altre tribù algonchine di questa zona orientale, Missisauga, Ogibway orientali, Ottawa, Montagnais, Micmac.
Quanto alla zona costiera pacifica, il Sera dimostrò nel 1913, come a mano a mano che si risale verso il nord e a partire dall'isola di Vancouver, aumenti la proporzione di un tipo platicefalico-brachicefalico. E nel 1918 indicò come a questo tipo, forse nella misura maggiore, si debbano i caratteri mongoleggianti forti di questa zona. Il Boas affermò infatti che il mongoloidismo in questa zona è assai più spiccato che in quella interna ad est, sebbene non si debba parlare di vero mongolismo. Ma ciò vale, noi crediamo, per la parte nordica di essa, più che per la parte meridionale. Al livello dell'Isola di Sitka, già la proporzione dei brachiplaticefali è circa la metà e assai probabilmente cresce verso il N. e l'O., fino a rappresentare, negli Aleuti, la maggioranza. Ora questo tipo platicefalico e mongoleggiante costituisce lo strato più arcaico su tutta la regione, ma più o meno alterato da accessi posteriori.
Il Dixon afferma che in linea generale su tutta la zona pacifica il tipo predominante è il Pellerossa, ma che esistono differenze locali assai profonde. Egli ha dimostrato come negli Haida e Tsimshian sia presente in forti percentuali, persino predominante negli Haida delle Isole della Regina Carlotta, un tipo brachicefalico, platirrino, che è diverso perciò dal tipo Pellerossa. Il Dixon ha anche affermato, più chiaramente degli autori precedenti, come scendendo più al sud, cioè nell'Isola di Vancouver, e fra i Kutenai, si abbia un elemento dolicocefalico assai apprezzabile numericamente, a differenza di quanto si osserva nelle popolazioni appartenenti al gruppo Salish e al gruppo Coliuscio, che ne sono affatto prive. Nei Kutenai meridionali questo elemento dolicocefalico sarebbe perfino predominante. A questi fatti sarebbero parallele variazioni della statura, che sarebbe di m. 1.73 nei Coliusci, di 1.69 negli Tsimshian, di 1.64 negli abitatori di Vancouver. Le tribù Salish presenterebbero un incremento continuo di statura andando dall'ovest all'est e raggiungendo 1.67-1.68 parallelamente alla quantità di sangue Pellerossa che contengono. La minore statura satebbe presentata dalle tribù del delta del Fraser e del Lago Harrison, caratterizzate dalla più forte brachicefalia. I fatti presentati da queste tribù (Lillooet) sono assai interessanti, ma non sono stati studiati ancora a sufficienza. Noi supponiamo che essi indichino persistenze più spiccate dello strato primitivo brachiplaticefalico, che abbiamo detto avere coperto in un primo tempo la zona, strato a cui si deve l'aspetto mongoloide di queste popolazioni. È presumibile che il tipo dolicocefalico invece sia da riattaccare all'elemento analogo presente in California (v. stati uniti), solo che più al sud esso presenterebbe forme più rozze ad adattamento di natura ambientale. Così si spiegherebbe come a Vancouver predominino forme nasali strette, mentre in California lo stesso tipo avrebbe forme larghe. Ci pare ancora dubbia l'interpretazione delle forti percentuali di tipo brachicefalico-platirrino trovate dal Dixon fra gli Haida e gli Tsimshian. Sono possibili due interpretazioni, nella mancanza di dati descrittivi sufficienti e di buon materiale fotografico: o che il detto tipo sia il prodotto di affinamento del tipo californiano (v. america) per ciò che riguarda l'indice cefalico, essendosi sviluppata una forma larga del cranio, mentre si è conservata la platirrinia; ovvero che esso non sia altro che il tipo brachiplaticefalico di cui abbiamo detto innanzi. I dati sugli Aleuti, in cui troviamo forti percentuali di nasi larghi, ci fanno supporre che la cosa sia assai probabile, verificandosi così un fenomeno che ormai è piuttosto raro in genti del tipo mongoloide, la persistenza cioè di nasi bassi e larghi. Noi incliniamo a detta spiegazione. Se questa fosse giusta, si avrebbe nella platirrinia di questa zona un altro carattere testimoniante la sua grande arcaicità.
Negli accumuli di conchiglie del Fraser sono stati trovati negli strati più bassi cranî dolicocefali; nei più alti, cranî brachicefali. È evidente quindi che il primo tipo nella regione è più antico del secondo. Volendo ricostruire la stratificazione dei diversi tipi, noi riteniamo che il platicefalico largo e mongoleggiante sia il più antico; ad esso avrebbe fatto seguito il dolicocefalico, che si sarebbe mantenuto però costiero; dopo di questo sarebbe giunto il tipo Pellerossa proveniente dall'est e dal nord, che si sarebbe però arrestato presso a poco sul territorio Salish, senza scendere al sud. Il primo tipo sarebbe sulla zona in un'evidente riduzione, a mano a mano che si scende verso il sud. È però lecito supporre che un tipo brachicefalico e platirrino, evoluzione del californiano, abbia dato elementi a questa zona: ciò che ci persuade della necessità di esser cauti nell'uso dei tipi determinati morfometricamente.
Bibl.: Le più estese ricerche sull'antropometria delle popolazioni indigene del Canada, come del resto degli Stati Uniti, sono dovute a F. Boas, e ai suoi collaboratori. Indicazioni sopra questi lavori si trovano in R. B. Dixon, The racial History of Man, New York 1923. Il Dixon ha potuto valersi per l'America del Nord d'una grande quantità di documenti non pubblicati, relativi a misurazioni di cranî esistenti in musei diversi degli Stati Uniti e del Canada, nonché relativi a misurazioni sul vivente eseguite sotto la direzione del Boas. Ciò è tanto più notevole in quanto i dati che son pubblicati sull'uno e sull'altro oggetto non sono molto numerosi. Ma il Dixon ha utilizzato detto materiale inedito facendo uso di metodi statistici speciali e scegliendo certi suoi tipi morfometrici della testa - otto combinazioni diverse dell'indice di larghezza, di altezza e nasale - metodi e tipi che non è qui il luogo di discutere, ma a ragione dei quali è necessario certo valersi dei suoi risultati con molta cautela e nelle linee generali. Non era tuttavia opportuno trascurare questa fonte di informazione, data la grande penuria di dati.
Per i caratteri descrittivi della faccia, v.: G. L. Sera, I caratteri della faccia e il polifilaetismo dei Primati, in Giornale di morfologia dell'uomo e dei primati, III (1918).
Etnografia. - Eccettuati gli Eschimesi delle coste nordiche, eccettuati i popoli già nominati del nord-ovest dell'America, gl'isolati Kutenai, gl'Irochesi, che si avanzano fino alla foce del fiume S. Lorenzo, e gli Assiniboin, tribù Dakota, trasferitasi in tempi relativamente recenti sul territorio del Canada, tutti gl'indigeni del Canada appartengono a due grandi famiglie: Athabaska e Algonchini. La tribù isolata e poco nota dei Beothuk di Terranova si è estinta già verso il 1820. Gli Athabasca abitano i bacini del Yukon e del Mackenzie e sono divisi in tre gruppi. Al primo gruppo appartengono le tribù dell'Alasca (v.). Al secondo gruppo le tribù che abitano l'altipiano interposto fra la Catena Costiera e le Montagne Rocciose: Nahane (con Tahltan), Sekani (alla sorgente del fiume della Pace), Takulli (Carriers), alla sorgente del fiume Fraser, Chilcotin (sul fiume omonimo). Le popolazioni del terzo gruppo vivono ad oriente delle Montagne Rocciose: Hares (chiamati così per i loro vestiti fatti di pelli di lepri) all'E. del Mackenzie inferiore e al N. del Gran Lago degli Orsi; Dogribs (fra il Gran Lago degli Orsi e il Gran Lago degli Schiavi); Yellow Knives ("coltelli gialli", chiamati così per i coltelli di rame di cui fanno uso), a S. di questi ultimi; Slaves, nel territorio del fiume Liard fino al Gran Lago degli Schiavi; Beavers, nel territorio del Fiume della Pace; Sarcee, alla sorgente del fiume Athabaska, e nella parte settentrionale del Saskatchewan; Chipewayan, fra il lago Athabaska e il fiume Churchill e fino alla Baia di Hudson, da non confondersi con i Chippewa-Ogibway sul Lago Superiore (v. carta dell'America etnografica, alla voce america).
La parte rimanente del Canada è occupata dalle tribù degli Algonchini, nel territorio dei quali si erano incuneati gl'Irochesi stabiliti sul fiume S. Lorenzo. Al gruppo di NE. appartengono i Montagnais-Naskapee (i primi dal fiume S. Lorenzo fino allo spartiacque della Baia di Hudson, i secondi nell'interno del Labrador) e gli Abnaki, Penobscot, e Micmac (nel Maine, Nuovo Brunswick, Nuova Scozia e in una parte di Terranova). A N. del fiume S. Lorenzo e dei grandi laghi abita il gruppo settentrionale, al quale appartengono gli Ogibway e gli Algonchini propriamente detti. I primi comprendono alla loro volta: i Cree-Maskegon (sul Saskatchewan inferiore, e sul Nelson, fino al fiume Albany), gli Ottawa (penisola Michigan e baia di S. Giorgio) e gli Ogibway in senso proprio, attorno al Lago Superiore e ad O. fino ai laghi Winnipeg e Manitoba. I secondi comprendono: i Nipissing (presso il lago Nipissing), i Temiscaming (presso il lago Temiscaming) e la tribù originaria degli Algonchini sul fiume Ottawa. Al gruppo occidentale appartengono i Blackfeet, la maggior parte dei quali abita nel Canada.
Non considerando certe influenze che, soprattutto nei territorî periferici, hanno cambiato il vecchio assetto di queste tribù, tutto il territorio si può dividere in due grandi regioni culturali: alla prima, la regione dei raccoglitori e cacciatori, appartengono tutti gli Athabaska (compresi i Sarcee), i Cree e tutte le tribù degli Algonchini propriamente detti; alla seconda, la regione del territorio boschivo orientale, appartengono gli Ottawa, gli Ogibway, gli Abnaki-Micmac.
La regione culturale dei raccoglitori e cacciatori. - Nel loro stato primordiale, che si è conservato più a lungo e più puro presso gli Athabaska orientali, queste tribù vagavano, unite in orde, senza una rigida organizzazione sociale, attraverso le foreste e le tundre.
La caccia formava la base della loro economia; e nello stesso tempo le donne e bambini si occupavano a raccogliere bacche e radici. La pesca era esercitata dappertutto, e in certi casi (p. es. presso i Takulli) i salmoni rappresentavano il cibo quotidiano. Accanto alla caccia di animali che servivano per il nutrimento (caribù, cervi, anche bisonti, nel S.), si faceva la caccia agli animali da pelliccia (martora del Canada, varî altri generi di martora, ermellino). I metodi usati nella caccia erano molto varî: si ricorreva a lacci e trappole, si spingevano gli animali nei corrals, oppure gli uomini si avvicinavano verso i branchi di cervi camuffati in modo da somigliare a questi animali; gli Hares portavano alla cintura fasci di zoccoli di cervo e col rumore prodotto da essi attiravano i curiosi caribù. Accanto alla grande caccia invernale, nella quale gli animali erano inseguiti calzando scarpe da neve, e venivano presi facilmente se la neve era abbondante, si praticava una caccia estiva, che consisteva nell'uccidere gli animali dalla barca, nel momento in cui attraversavano a nuoto fiumi e laghi o, soprattutto in agosto, quando cercavano nell'acqua una disperata difesa dalle mosche e dai tafani. Il terrore di soffrire la penuria di viveri, che le minacciava continuamente, faceva sì che queste popolazioni compissero dei veri massacri in massa, quando se ne presentava una favorevole occasione; molte centinaia di bestie rimanevano poi a putrefarsi sul campo di un tale massacro. La pesca fatta da donne (con reti) e da uomini (con arponi, nasse e altri mezzi) era soprattutto importante nell'est e nel nord. Bocconi particolarmente ghiotti offrivano il contenuto a metà digerito di uno stomaco di renna, mescolato col sangue, come pure gli embrioni tagliati dal corpo degli animali uccisi. Se non si disponeva del fuoco (che veniva prodotto col trapano) si mangiava ogni cosa cruda; la cottura veniva fatta generalmente gettando delle pietre riscaldate nei recipienti riempiti di acqua.
Date queste abitudini, non si poteva sviluppare la vita sedentaria. Nell'estate queste popolazioni vivevano generalmente in certi rifugi, rivestiti di rami, uniti a due a due, di forma semicircolare; né molto diverse erano le abitazioni invernali, poiché la caccia, che si praticava in questa stagione con le scarpe da neve, esigeva pure una vita nomade. Però le forme delle case degli Athabaska mostrano la loro grande abilità nell'appropriarsi il patrimonio culturale di altri popoli: le tribù del SO. adottarono il tipo di case abitate da più famiglie usato dai popoli costieri del NO., oppure la casa sotterranea dei Salish. La tenda conica coperta di pelli o di scorze d'albero dei Cree ebbe una larga diffusione presso gli Athabaska orientali. Come mezzo di comunicazione servivano nell'estate le barche fatte di scorza d'albero, nell'inverno calzature da neve di vario genere, e anche il toboggan (slitta canadese), che una volta non era tirato dai cani, ma dalle donne. Le scorze di betulla o di abete fornivano il materiale con cui si fabbricavano le barche, i recipienti, ecc. Per i vestiti si usavano le pelli: il vestito consisteva di un camice, che davanti e di dietro finiva a punta, e di calzoni che formavano tutto un pezzo con le scarpe. I Cree si tatuavano, i Takulli ed altri portavano conchiglie di Dentalium nel setto nasale forato. Già in tempi antichi le tribù esercitavano un certo commercio, alimentato dapprima dal rame, che si trovava su un monte addossato al fiume che ne ha tratto il nome, e con il quale si facevano coltelli ed altro; più tardi si commerciarono soprattutto pelli e oggetti importati dall'Europa. Alcune singole tribù, che si trovavano in condizioni specialmente favorevoli, si erano trasformate in veri popoli commercianti: p. es. gli Athabaska sudorientali vendevano coltelli europei ai loro vicini, guadagnandovi spesso fino al 1000%; coltelli servivano pure come moneta, mentre presso i Kutchin si usavano a tale scopo fili di perle e nel SO. le conchiglie di Dentalium. L'arma principale era costituita dall'arco. Pur non essendo veramente d'indole guerresca, gli Athabaska dovettero condurre guerre per varî secoli, soprattutto con gli Eschimesi e coi Cree. Solo nelle tribù sottoposte all'influenza della cultura delle coste di NO. si era stabilito un forte regime autocratico dei capi e la schiavitù; comunque, il dirigente di una caccia fatta in comune godeva spesso di una grande autorità. Le forme coniugali mostrano una grande varietà. Molto particolari erano i rapporti coniugali presso le tribù orientali e i Kutchin, dove il possesso delle donna veniva risoluto con un pubblico duello (peraltro incruento) fra i rivali, una lotta nella quale i contendenti arrivavano a tirarsi per i capelli. I matrimonî stabili erano presso che impossibili. Ognuno prendeva tante mogli quante era in condizione di mantenerne. I neonati, che rappresentavano un grave peso durante i periodi di spostamento, venivano spesso uccisi. Le ragazze venivano severamente isolate durante la mestruazione; presso le tribù orientali si praticava la circoncisione. I territori di caccia erano spesso divisi fra singole famiglie o clan. In origine si avevano dovunque gruppi esogami con discendenza paterna; sotto l'influenza della cultura costiera nord-occidentale si stabilirono presso i Nahane occidentali (Tahltan) due fratrie con diritto materno, e presso i Kutchin tre clan esogami a discendenza materna. I morti venivano collocati su piattaforme o su alberi, o sotterrati o bruciati. Presso i Takulli la vedova doveva per tre anni portare dovunque con sé in un cestino le ceneri del marito prima di potersi rimaritare: onde a tutta la popolazione il nome di Carriers (portatori). I medici-stregoni curavano i malati, attiravano la caccia per mezzo d'incantesimi, assicuravano con amuleti il buon esito delle spedizioni di caccia e di pesca. Le idee religiose si aggiravano attorno a concetti animistici e magici; la mitologia mostra dappertutto riflessi di quella dei vicini: presso le tribù orientali riflette soprattutto quella dei Cree; presso le tribù del SO. quella della cultura costiera occidentale. Presso i Cree si trova già il ricco Pantheon degli Algonchini centrali, con a capo il "grande Mistero" (Kitche-Manitu) e con la società segreta Midewin, che essi certamente avranno attinto dagli Ogibway (v. più sotto). Il loro eroe Tšibes apparisce presso i Montagnais col nome di Tsekabeš. Attualmente il cristianesimo si è largamente diffuso fra queste popolazioni per opera dei missionarî francesi. Dei primi tempi si sono conservate ben poche cose, poiché queste tribù, dopo essersi molto mescolate con altri popoli, si sono adattate alla civiltà europea. Alcune conservano la loro consistenza: il numero dei Cree si calcola tuttora a 15.000 individui.
La cultura del territorio boschivo orientale. - Quando gli Algonchini, gli antenati dei quali erano stabiliti una volta vicino a i territorî occupati dagli Athabaska, raggiunsero in diverse migrazioni il territorio dei Grandi Laghi e di là si spinsero sulla costa atlantica, da Terranova fino al fiume Hudson, cominciarono a sentire l'influenza della cultura agricola di questa regione, soprattutto con la migrazione verso il nord degl'Irochesi; tale influenza si manifesta specialmente presso gli Abnaki-Micmac e gli Ottawa. Gli Abnaki coltivavano il mais, concimando il campo con pesci; i Micmac cessarono di coltivare i campi solo quando trovarono più agevole procurarsi il mais comprandolo dai Francesi. Nel 1616 Champlain trovò la coltivazione del mais presso gli Ottawa, come pure presso i loro vicini, gli Huron. I villaggi costruiti a palizzate degli Huron si trovavano anche presso gli Abnaki. Soprattutto le usanze di scotennare, di torturare i prigionieri di guerra, unite a scene di cannibalismo, secondo l'opinione diffusa presso tutti gl'Indiani, erano in origine usanze degl'Irochesi, che in seguito si erano estese ai loro vicini. Anche per la religione e la mitologia gli Algonchini sarebbero stati imitatori in molte cose. Invece è stato poco felice il tentativo di spiegare certi acquisti culturali dei Micmac e dei loro vicini coi rapporti che essi avrebbero avuto coi Normanni. Già Leland ha tentato di ritrovare le figure della mitologia germanica presso i Micmac e i loro vicini, ma questo suo tentativo, come tanti altri, ha avuto un esito negativo.
Nel suo aspetto più puro la cultura degli Algonchini forestali si mostra forse presso gli Ogibway del Lago Superiore, i quali verso il 1640 vivevano ancora riuniti coi Potawatomi e gli Ottawa presso Sault Sainte-Marie. Essi costituiscono una delle più numerose tribù dell'America del Nord e contano ancor oggi 35.000 individui, dei quali 15.000 abitano nel Canada e i rimanenti negli Stati Uniti. Una parte di essi si era appropriata la cultura degl'Indiani delle praterie. Il nucleo delle tribù che abitavano sul Lago Superiore (Kitchi-Gami "Grande Acqua"), non accettò la coltivazione del granoturco praticata dagl'Irochesi: nel mese di settembre (che appunto da ciò prendeva il nome) si raccoglieva invece sui terreni paludosi del lago il riso acquatico selvaggio (Zizania aquatica), battendo con mazze di legno gli steli (che in precedenza venivano legati in fasci per proteggerli dagli uccelli), in modo che i semi andassero a cadere nella canoa. Nell'estate si raccoglievano le frutta per companatico: per ciò il mese di giugno si chiamava il mese delle fragole, il mese di luglio il mese dei lamponi, il mese di agosto il mese delle mirtille. In primavera, praticando degl'intagli, si estraeva dagli aceri il dolce succo, che veniva anche trasformato in bevande inebrianti. Ma più che altro si viveva della caccia, che veniva praticata sui caribù, i cervi, gli alci, gli orsi, i castori, e della pesca, che si faceva con reti, ami, arponi; un metodo speciale era quello di ammazzare i pesci con arponi alla luce delle fiaccole; si cercava anche di attirare sciami di pesci con pesci finti.
L'ospitalità veniva considerata come una grande virtù. Più volte si sente raccontare presso queste popolazioni la storia di un indiano, che non aveva ripagato con la stessa misura un uomo bianco, il quale l'aveva scacciato dalla sua porta, quando questo bianco gli si era presentato davanti affamato e sperduto. "Ce sont des gens d'un coeur grand", dicevano con ammirazione di questi "selvaggi" i viaggiatori delle foreste. Il loro vestiario era fatto di pelli; per ornamento si servivano soprattutto delle setole di porcospino colorate. Come utensili usavano ossa, pietre, legno, specialmente legno di betulla, adoperato soprattutto per la costruzione delle case. La casa aveva forma di cupola ed era fatta di pertiche piantate in cerchio in terra e legate insieme in alto, ricoperte da pezzi di scorza di betulla cuciti insieme (wigwam). Il rame si trovava sulla riva meridionale del Lago Superiore, ma era piuttosto un oggetto di adorazione e lo si poneva spesso nei fasci medicinali. Le armi erano costituite innanzitutto dall'arco e dall'ascia o tomahawak. Si praticava la scotennatura e la tortura dei prigionieri. Talvolta si tagliavano pezzi dal cadavere di un nemico e s'ingoiavano, o si portavano per lungo tempo le sue dita e le sue braccia tagliate. Oltre alle scarpe da neve a telaio o a tavolette, usavano, nei viaggi, il toboggan e soprattutto la canoa, di forma elegante, fatta di scorza di betulla, che col suo minimo peso passava con facilità sopra le numerose corrienti dei fiumi. La scorza di betulla serviva anche come carta, per le scritture figurate che vi s'incidevano e che erano di contenuto privato, religioso o mitologico: appunto in tal modo era figurato l'intero procedimento dell'iniziazione nella società Mide. Per il loro carattere socievole gl'Indiani si dilettavano in numerosi giuochi e soprattutto in quello della palla. Non avevano una forte organizzazione politica: una riunione formata di uomini adulti eleggeva il capo in ogni gruppo di popolazione, generalmente il figlio del capo precedente; per la guerra vi erano dei capi speciali, generalmente due. Non esistevano capi superiori, che comandassero a diversi gruppi. La parola totem proviene dagli Ogibway, presso i quali essa significava la parentela nel cerchio di una gens. Il popolo era suddiviso in un gran numero (tra 20 e 40) di gentes o gruppi totemici, con discendenza paterna (come fra gli Abnaki e gli Ottawa). Le più grandi erano: gru, orso, anatra, donnola, lupo. Non si parla di una discendenza dall'animale totem, ma si riteneva che i membri della gens avessero somiglianza con esso. Così, p. es., gli "Orsi" avevano carattere guerresco come l'orso, e perciò si erano assunti la difesa contro i nemici, la custodia della pipa di guerra e della sacra mazza di guerra. Accanto a questo tipo di totemismo vi era anche quello individuale: ogni ragazzo arrivato all'età di 13-14 anni (a volte anche le ragazze) si ritirava nella solitudine per digiunare; fino a che non gli si manifestava in sogno o in una visione il suo spirito protettore. Dopo ciò egli si faceva la sua "medicina": un fascio, nel quale egli legava per tutta la vita il ricordo e lo strumento della sua grazia: un'unghia, una piuma, ecc. I sogni e le visioni avevano una grande parte tanto nei tempi di guerra quanto in quelli di pace: al bambino neonato veniva generalmente dato il nome in rapporto al sogno avuto dal padre; i cacciatori e guerrieri fortunati vedevano in sogno il posto dove essi potevano trovare la cacciagione o il nemico. La poligamia veniva considerata come onorevole; un cacciatore fortunato durava fatica a difendersi da tante donne che si offrivano. Nei casi di morte il cadavere veniva portato fuori da un'apertura fatta nella parte posteriore della casa, e questa veniva distrutta. Il morto veniva poi inumato. Le anime vagavano sulla Via Lattea "la via dei morti", dirette verso l'occidente, e dovevano affrontare varî pericoli. Una grande parte avevano nel culto i sacrifici (soprattutto di cani), le preghiere, i bagni di sudore, la musica (tamburo) e soprattutto il cerimoniale del fumar tabacco. Accanto ai semplici taumaturghi (wabeno) vi erano anche dei profeti (Jessakid), che, posseduti dagli spiriti in vere sedute spiritiche, predicevano i risultati di cacce e di guerre. Grande importanza aveva la società Mide, dove venivano accolti tanto gli uomini quanto le donne: essa era formata di quattro gradi, nei quali successivamente si entrava per mezzo di un certo pagamento, e doveva attendere, oltre che alla cura dei malati, alla venerazione al suo fondatore, l'eroe Menabošo. Il Pantheon di quei popoli conteneva un certo numero di divinità della natura, le quali tutte erano dette manido, cioè essenze meravigliose, misteriose. Il primo posto essi davano al dio del cielo superiore, al dio della terra e alle essenze delle quattro parti del cielo. È falso quel che fu spesso affermato, che queste divinità fossero concepite come estrinsecazioni della misteriosa forza Manido: esse sono delle vere figure mitologiche, con le quali fu popolato il cielo. Accanto alla figura un po' vaga dello "spirito maligno" abitante sulla terra (matchi-manido), che forse è stato colorato dal cristianesimo, penetrato qui da molto tempo, era riconosciuto anche da queste popolazioni il dio del cielo superiore, Kitche-manido, il "grande Misterioso". Egli ha sotto di sé, ma in posizione abbastanza indipendente, le altre divinità alle quali gli uomini si rivolgevano generalmente. La mitologia riporta l'invenzione dei beni culturali, cioè delle barche e delle reti, la suddivisione delle tribù, la fondazione della società Mide ed altro, all'eroe Menabošo (il grande coniglio), la cui figura appare sotto varî nomi presso la maggior parte degli Algonchini e spesso anche con la deformazione grottesca della sua personalità (Gluscap presso i Micmac).
Bibl.: J. G. Kohl, Kitschi-Gami oder Erzählungen vom Oberen See, Brema 1859; C. G. Leland, Algonquin Legends of New England, Boston 1884; E. Petitot, Traditions indiennes du Canada du Nord-Ouest, Parigi 1886; A. G. Morice, the Western Denes, in Proceedings of the Can. Inst., s. 3ª, VI, Toronto 1889; W. J. Hoffman, The Midewiwin or Grand Medicine Society of the Ojibwa, in Ann. Rep. of the Bur. of Am. Ethn., VII, Washington 1891; S. T. Rand, Legends of the micmacs, New York-Londra 1894; L. M. Turner, Ethnology of the Ungava District, in Ann. Rep. of the Bur. of Am. Ethn., XI, Washington 1894; A. G. Morice, The great Dene Race, in Anthropos, I-V, Vienna 1906 segg.; A. S. Skinner, Notes on the Eastern Cree and Northern Saulteaux, in Anthr. Papers Am. Mus. Nat. Hist., IX, 1912.
Condizioni economiche. - Agricoltura, silvicoltura e allevamento. - Nonostante i grandi progressi compiuti nel campo industriale, il Canada resta un paese prevalentemente agricolo: questo suo carattere, anzi, si è andato accentuando sempre meglio nel periodo postbellico, nel quale la zona delle praterie, divenuta ora il centro della produzione cerealicola, ha occupato il posto dominante dal punto di vista economico, politico e sociale.
Date le condizioni climatiche del Dominion, il suolo coltivabile si può calcolare al massimo il 20% della superficie totale; mentre oltre ¼ è coperto da foreste, per la metà tuttavia attualmente inutilizzabili. Dell'arativo, che copre press'a poco 250.000 kmq. (2,6% della superficie totale), circa il 70% è coltivato a cereali, predominando di gran lunga fra questi il grano (42%) e l'avena, ed essendo concentrate le colture stesse nelle provincie delle praterie, cui si deve il 95% del frumento, il 60% dell'avena, il 75%; dell'orzo e il 90% della segala di tutto il Canada. Come produttore di grano il Dominion è ora al secondo posto (dopo gli Stati Uniti) nel mondo, ma al primo come esportatore, dato il debole consumo interno. Le precarie condizioni del raccolto russo hanno dato un forte impulso alla coltura dell'avena, che si è diffusa a spese di quelle dell'orzo e della segala, conquistando il terzo posto nelle esportazioni mondiali. Ecco le cifre relative alle colture più importanti:
Più che con le speciali condizioni climatiche, le basse cifre dei prodotti medî per ettaro sono da porsi in rapporto col carattere estensivo delle colture, che è in parte conseguenza della difficoltà delle comunicazioni nei territorî di recente insediamento. La selezione delle varietà granarie più adatte (Red Fife, Marquis, Ruby, Prelude, Kubanka) e i loro incroci, al cui saggio uso è dovuta l'attuale floridezza dell'agricoltura canadese, formano oggetto di cure continue da parte del governo e delle compagnie private, cui si debbono anche grandiosi impianti d'irrigazione (Alberta).
Delle altre tre grandi zone agricole-forestali del Canada, quella che abbraccia le provincie marittime è caratterizzata da piccole colture intensive e dall'allevamento. Foraggi, avena, patate, radici mangerecce sono comuni all'Isola del Principe Edoardo, al Nuovo Brunswick e alla Nuova Scozia, dove assume una speciale importanza la frutticoltura (Annapolis). Quest'ultima però trova condizioni più favorevoli lungo il medio San Lorenzo (Montreal) e soprattutto nella zona interlacustre (Ontario), che è diventata infatti il centro della produzione canadese; in ordine d'importanza: mele, uva, fragole, pesche, ciliege, lamponi, pere, prugne, in parte destinate all'esportazione (5 milioni di dollari in media nel periodo 1924-28, dovuti per la maggior parte alle mele, per 1/3 prodotte nella Nuova Scozia e per 2/5 nella Columbia Britannica).
Notevole nelle provincie di Quebec e Ontario la produzione dei legumi, del tabacco (1927: 20 mila ettari, 200 mila quintali; esportazione: 2,7 milioni di dollari), del mais (1909-13: 4,4 milioni di quintali, 1924-28: 2 milioni) e del lino, quasi tutto assorbito dalle industrie locali.
Importanza non molto lontana dall'agricoltura è per raggiungere nel Canada la foresta, che copre non meno di 2,6 milioni di chilometri quadrati, attorno alla Baia di Hudson, nel Labrador e nella Columbia Britannica. All'intensa e inconsiderata distruzione che accompagnò i primi passi dei Bianchi, bramosi soprattutto di procurarsi terreno coltivabile, è seguito un periodo di più razionale sfruttamento: sebbene le riserve siano immense, una buona parte di esse (620 mila kmq.) è sottraita al taglio nei parchi nazionali, costituiti sull'esempio dei vicini Stati Uniti. Lo sfruttamento del bosco, iniziato nelle regioni orientali (Quebec), va ora spostando via via il suo centro di produzione verso O., per la sempre maggiore parte che ha in questa regione il legname della Columbia Britannica; Ottawa resta tuttavia uno dei più grandi mercati del mondo. L'importanza della foresta è cresciuta soprattutto per la forte domanda degli Stati Uniti, per lo sviluppo delle industrie che le son collegate (pasta, carta) e che trovano nel continente un ottimo mercato, e anche per l'impulso dato a queste industrie dall'uso dell'energia idro-elettrica, abbondantissima nelle stesse regioni ove il bosco è diffuso. Il valore dei prodotti fol. estali canadesi esportati nel 1927 ammonta a 175 milioni di dollari in cifra tonda. Le segherie e le fabbriche di pasta di legno del Canada sono le più grandi fornitrici degli Stati Uniti e si deve proprio all'enorme assorbimento di questo mercato se il Dominion può pareggiare la bilancia commerciale coi suoi potenti vicini; nel 1925 le segherie canadesi lavorarono legname per il valore di circa 134 ½ milioni di dollari (per 3/4 legname grezzo, poi legname da pasta, semilavorato, ecc.); se ne esportò per oltre 116 milioni di dollari.
Fiorente è l'allevamento, cui sono destinati pascoli naturali estesissimi (3,8 milioni di ettari) ben distribuiti in tutte le provincie. Eccetto che per gli equini (3 ½ milioni di capi), di cui i 2/3 appartengono alla zona delle praterie (Saskatchewan e Alberta), Ontario e Quebec concentrano la parte più cospicua del patrimonio zootecnico: una metà degli ovini (3,3 milioni), oltre una metà dei suini (4,7 milioni), e oltre la metà dei bovini la cui cifra complessiva supera oggi i 9 ½ milioni di capi. L'aumento del patrimonio zootecnico dal principio del sec. XIX è stato ingentissimo: nel 1901 gli equini erano 800.000, gli ovini 2.300.000, i bovini 2.600.000 e i suini 2.400.000. L'industria dei latticinî che ne viene alimentata è fra le più antiche del Canada, risalendo all'occupazione francese. Il prospetto a piè di pagina dà i dati relativi all'allevamento dei bovini e alle industrie dei latticinî nel 1927.
La colonizzazione. - Il campo d'azione in cui il Canada abbandona i rigidi criterî che lo dirigono in materia d'immigrazione (v. sopra) è quello della colonizzazione. Nel fare propaganda per la colonizzazione il governo canadese non incoraggia in alcun modo gli emigranti con promesse di una vita facile e di un rapido accumulo di ricchezze. Il Dominion e le singole provincie desiderano unicamente che la loro popolazione sia accresciuta con elementi desiderosi di lavorare con preferenza la terra, e non avversi a far fronte con energia alle nuove condizioni di vita. In conseguenza di questo il criterio giuridico dell'immigrante è quello dello straniero che si reca nel territorio per prendervi domicilio dapprima e divenirvi poi cittadino, indipendentemente dalle sue condiziohi economiche e di lavoro. Naturalmente è data specialissima importanza alla colonizzazione fatta a base di famiglie.
Nei paesi cosiddetti a terra libera, com'è appunto il Canada, accanto ai terreni in tutto o in parte coltivati, vi sono, in quantità molto più grande, i terreni di colonizzazione, i terreni cioè coltivabili, da dissodare, che costituiscono un'offerta continua sul mercato delle terre e per i quali vien lanciato dai governi provinciali e federali l'appello agli emigranti di tutto il mondo. Queste terre possono essere più o meno fertili, più o meno lontane dai mercati. Generalmente esse sono già arricchite da opere pubbliche, strade, ponti, ecc. costruiti a spese dei governi provinciali. Si può dire che queste terre non hanno prezzo; i canoni che si pagano alla provincia o alla federazione (e si pagano ratealmente sino alla consegna dei titoli definitivi della proprietà) non rappresentano infatti il valore economico di esse. L'elemento prezzo è affatto secondario, tanto per chi dà che per chi compra; quel che conta è l'elemento lavoro. Del resto, anche fra le terre in tutto o in parte già coltivate non è difficile trovarne a condizioni adatte alle borse del nostro tipo d'immigrante. La difficoltà che ha impedito la colonizzazione italiana nel Canada è stata ed è quella di trovare emigranti che vi si rechino con direttive precise. In molti paesi d'Europa vi sono rappresentanti di aziende pubbliche canadesi che a quest'opera di colonizzazione attendono specialmente; fra queste aziende principalissima è la Canadian Pacific, la più grande compagnia di trasporti del mondo.
Circa l'azione esercitata dal governo federale e dai governi provinciali in materia di colonizzazione, si osserva che il primo amministra ora le terre della Corona nelle provincie cosiddette delle praterie (Manitoba, Saskatchewan, Alberta e due distretti della Columbia Britannica), mentre in tutte le altre provincie le terre libere sono amministrate dai governi provinciali. Nelle terre delle tre provincie delle praterie è praticato su vasta scala il sistema dell'homestead, cioè la concessione gratuita (salvo il pagamento di una tassa d'iscrizione di 10 dollari) di terre demaniali, ottenuta in seguito a iscrizione nei registri di appositi uffici e consolidata poi, dopo un determinato periodo di tempo, col rilascio dei relativi titoli di proprietà. Il colono ha l'obbligo di risiedere personalmente sul terreno datogli in concessione per almeno sei mesi dell'anno, per tre anni consecutivi, e di coltivare almeno cinque acri di terra ogni anno, per la durata di detti tre anni. Spirato questo teimine di tempo il podere, ossia l'Homestead dissodato in tutto o in parte, rimarrà di propiietà esclusivA e assoluta del colono. Una prima concessione non impedisce che se ne abbiano altre. L'homestead ha la superficie di 160 acri, ossia di ettari 64.72; ed è a sua volta la suddivisione del township, area quadrata di sei miglia di lato che, nello spirito della legge, è una superficie di territorio idealmente destinato a costituirsi poi in comune. Si comprende che questa simmetrica misurazione presenti grandi utilità nella distribuzione delle terre, ma sia del pari destinata a modificarsi in un remoto avvenire per le sperequazioni prodotte dalle accidentalità del suolo, dalla diversa produttività dei terreni e per i trapassi di proprietà. In questi ultimi anni migliaia e migliaia di coloni hanno preferito a queste concessioni gratuite di terra che avrebbero dovuto scegliere sempre più lontano dai focolari di colonizzazione, che si sono andati creando, l'acquisto di terre più vicine alle ferrovie e ai mercati. Poiché, oltre alle concessioni delle terre demaniali, si trovano in vendita e si possono prendere in affitto altre migliaia di poderi già concessi dal governo a compagnie private e specie a quelle ferroviarie.
Nello stato di Quebec sono offerte ai coloni canadesi e stranieri tre categorie di terre. La prima è la categoria delle terre della Corona, sparse un po' dappertutto, al prezzo di 60 centesimi di dollaro l'acre (un acre: are 40,46); un lotto ordinario è di 100 acri. Il prezzo totale è quindi di dollari 60, pagabili in sei rate con l'interesse del 6%. Il colono però deve dissodare ogni anno tre acri di terreno e non più di cinque acri, a meno di essere preventivamente autorizzato dal Ministero a dissodare di più. Il colono deve entro i 18 mesi dalla data della presa di possesso del fondo costruire su di esso una casa e risiedervi personalmente fino a quando non gli saranno rilasciate le patenti definitive della proprietà, il che avverrà quando sarà dissodata una parte di terreno che rappresenti il 30% della superficie del lotto. Una porzione della parte dissodata, per lo meno cinque acri, dovrà essere terreno arabile.
La seconda categoria di terre è rappresentata dalle cosiddette terre di scambio, cioè da quelle porzioni più o meno estese di terreno che in alcuni distretti i proprietarî conservavano per lo sfruttamento del legname, quantunque fossero terre molto adatte all'agricoltura e che per questo il governo della provincia di Quebec scambiò con altre terre pubbliche. Le condizioni di acquisto di queste terre sono le medesime che per le altre, ad eccezione del prezzo che è di un dollaro l'acre, invece di 60 centesimi. Il principale vantaggio che esse offrono è la vicinanza ai centri popolati e alle principali ferrovie; ma offrono anche l'inconveniente che su di esse non resta che legno di poco valore, perché gli antichi proprietarî ne tagliarono il legno prezioso e commerciabile.
Vi è infine una terza categoria di terre che la provincia non dà in concessione, ma che vende come un privato qualunque: sono le terre già messe a coltura che dei coloni, per una ragione o per l'altra, vogliono alienare. In questo caso il governo serve da intermediario, per eliminare gli speculatori. Occorre notare che nella provincia di Quebec, colonizzata e abitata da popolazione di razza francese, e dove il francese è parlato quasi assolutamente, l'elemento italiano è molto ben voluto a preferenza che in altre provincie di colonizzazione inglese. Poco diverse sono le condizioni per la colonizzazione delle terre nella vicina provincia nell'Ontario.
Fra i principali provvedimenti che il governo federale ha adottato in tempo abbastanza recente per la colonizzazione, si devono notare i seguenti: alle dipendenze del Department of Immigration and Colonization vi è un Land Settlement Branch con dodici uffici sparsi nel Canada allo scopo di aiutare, consigliare o guidare i futuri coloni nell'ottenere un impiego come agricoltori o salariati agricoli, nell'acquistare terreni, scorte vive o attrezzi agricoli. Altra importantissima innovazione è quella del Railways Agreement, accordo stipulato fin dal 1925 fra il governo federale e le compagnie di trasporti canadesi per il quale si dava facoltà a queste compagnie, stabilite ufficialmente in alcuni paesi d'Europa, di scegliere, trasportare e collocare in Canada agricoltori, salariati agricoli e persone di servizio, senza nulla mutare dei regolamenti attualmente in vigore. I rappresentanti di dette compagnie nei paesi d'immigrazione non solo si rendono responsabili di fronte al governo federale delle condizioni di ammissibilità, a cui devono sottostare i futuri emigranti del Dominion, ma si rendono garanti soprattutto del collocamento di detto emigrante in questo paese. Detti rappresentanti sono inviati soltanto in seguito ad intese fra i paesi d'emigrazione e le compagnie, intese stabilite a mezzo del ministero canadese dell'immigrazione.
Caccia e pesca. - Una certa importanza conserva ancora la caccia agli animali da pelliccia, praticata fino dagli ultimi del sec. XVI e fonte, una volta, di grandi guadagni per i trappeurs e le compagnie che si contendevano il monopolio delle immense riserve di selvaggina annidata nelle regioni settentrionali. Più che l'esaurimento ancora lontano, di tali riserve, ha portato un fiero colpo alla caccia l'allevamento di questi animali (essenzialmente volpe argentata; in seguito anche martora, tasso, topo muschiato, ecc.), iniziato nell'isola del Principe Edoardo verso il 1890, e da allora in poi rapidamente esteso a tutto il Dominion. Nel 1926 vi erano per questo scopo nel Canada 2702 stabilimenti (il 70% nelle provincie di Quebec, Ontario e nell'Isola del Principe Edoardo); il valore degli animali in cattività era di 12 milioni di dollari, quello delle esportazioni, dirette in prevalenza verso gli Stati Uniti, di oltre 20 milioni.
La pesca rappresenta la più antica forma di attività dei Bianchi nel Dominion; oggi viene esercitata in tre zone distinte: l'Atlantico (soprattutto il merluzzo, come sui banchi di Terranova), i Grandi Laghi (anche durante i mesi del ghiaccio) e lungo il Pacifico, nella quale ultima regione ha più importanza la pesca d'acqua dolce (salmone) nei fiumi (Skeena e Fraser) e nei laghi, che non quella marina, che fa capo a Vancouver e alle Isole della Regina Carlotta. Per il valore dei prodotti la Columbia Britannica sta alla testa di tutte le provincie, preminenza dovuta sostanzialmente alle proporzioni assunte dalla pesca del salmone, cui segue come importanza quella del merluzzo, che anzi la supera in quantità. Dei prodotti della pesca, il 60% viene esportato (36 milioni di dollari nel 1926), per quasi 2/5 agli Stati Uniti e per meno di 1/5 in Inghilterra. Va notato come accanto agli addetti degli stabilimenti industriali che han vita da questa produzione (salatura, seccagione, affumicatura, conservazione, olî, ecc.), la pesca assorbe l'attività d'un gran numero di persone, durante più o meno lunghi periodi dell'anno lavorativo (pesca stagionale). Nella sola regione dei laghi il numero di queste si è avvicinato nel 1928 alle 15 mila. Nella Columbia Britannica, la pesca e il trattamento del salmone hanno richiesto l'impiego di mano d'opera specializzata indiana, cinese e giapponese.
Minerali e industrie. - Il Canada è fra i paesi meglio forniti della terra quanto a ricchezze minerarie; la grande superiorità dei vicini Stati Uniti è dovuta in parte alla molto migliore conoscenza che questi hanno della propria consistenza patrimoniale.
Se se ne toglie il petrolio, per il quale il Dominion non può contare se non sopra una produzione insignificante, a onta dei grandi sforzi fatti per intensifiCarla (Ontario, Alberta, basso Mackenzie), tutti i minerali utili vi sono abbondantemente rappresentati. Per l'oro il Canada occupa il terzo posto nel mondo, a non grande distanza dagli Stati Uniti (Klondyke, ma soprattutto Ontario e Quebec; 50 tonnellate annue, in media, nel 1924-28), il terzo o quarto per l'argento (passato però da 100 a 65 tonnellate in media dal 1913 al 1924-28; l'80% è fornito da Ontario e Columbia Britannica) e il quinto per il piombo (Columbia Britannica) e lo zinco (Columbia Britannica e Quebec), la cui estrazione segna un sensibile aumento negli ultimi anni (da 76,4 mila tonnellate del 1925 a 128 nel 1926 per il primo, da 24,9 a 68 mila per il secondo). Del nichelio il Dominion ha conquistato, si può dire, il monopolio mondiale (90%, tratto dal distretto di Sudbury), mentre per l'amianto la percentuale tocca l'85% (Quebec; con 280 milioni di tonnellate, per 10 milioni di dollari nel 1926). Notevole anche il quantitativo del rame (55 mila tonnellate in media nel 1924-28), per cui il Canada gareggia col Messico e col Perù; per contro in notevole diminuzione è il ferro (Ontario, Quebec): il minerale grezzo è passato da 1031 mila tonnellate del 1913 a 700 mila, in media, nel 1924-28; l'acciaio da 1059 mila a 780 mila tonnellate nello stesso periodo.
Quanto al carbon fossile, i centri di produzione si trovano nella Nuova Scozia e nell'Isola del Capo Bretone, che dànno il 40% del quantitativo canadiano, nella Columbia Britannica (isola Vancouver) e nell'Alberta (Lethbridge), dove sono le maggiori riserve antracitifere; la regione delle praterie racchiude nel sottosuolo immensi depositi di lignite, mentre la torba si trova largamente diffusa nella provincia di Quebec. L'estrazione dell'antracite non ha ripreso ancora l'entità del periodo prebellico (13,5 milioni di tonnellate nel 1913; 8,5 nel 1925; 11,7 nel 1926), ma le ligniti sono passate da 0,19 a 3,29 milioni di tonnellate nello stesso periodo, con un crescendo che tende ad accentuarsi. Notevole anche l'estrazione di molti altri minerali (alluminio, platino, grafite, asbesto, mica, antimonio, arsenico, bismuto, cobalto, manganese, mercurio, gesso, sale, ecc.), come appare dalla tabella qui a fianco.
In genere è da notare che l'inizio dell'estrazione dei minerali con sistemi moderni è, nel Canada, ancor più recente che non nelle altre zone dello stesso continente nordamericano; il che si riflette, naturalmente, anche sullo sviluppo delle industrie. Questo è sostanzialmente un effetto del protezionismo instaurato nel 1879, per difendere il commercio britannico dalla concorrenza degli Stati Uniti, dopo di che ha avuto inizio anche nel Dominion la marcia che lo conduce fatalmente ad affermare la propria indipendenza economica pur nei riguardi della madre patria. Alla deficienza del carbone, il Dominion ripara agevolmente, date le sue imponenti riserve di energia idroelettrica (calcolate a oltre 30 milioni di HP.): coi 4,8 milioni di HP. ora installati è stato possibile coprire circa 2/5 del fabbisogno totale, più forte nelle due provincie di Ontario e Quebec le quali da sole partecipano per l'80% alla produzione industriale del Canada:
Dei 23 mila stabilimenti (in cifra tonda) ora in esercizio, il maggior numero tratta le materie prime agricole e forestali, offerte dallo stesso Dominion; importante soprattutto l'industria della pasta di legno e della carta, destinate per la quasi totalità a soddisfare le sempre maggiori richieste dei vicini Stati Uniti, quella dei latticinî, diffusa soprattutto nell'est, delle conserve alimentari (anche Columbia Britannica), della macinazione, del tabacco, ecc. Le tessili, sviluppate enormemente negli ultimi anni, non bastano ancora al consumo interno: tuttavia le cotoniere hanno quasi raddoppiato il numero dei fusi dal 1913 ai nostri giorni (1,6 milioni nel 1928). Seguono come importanza le industrie metallurgiche, che contano grandiosi impianti (alti forni e acciaierie), specie nelle provincie orientali: i tre maggiori centri del paese sono Sydney nella Nuova Scozia, Hamilton nell'Ontario e Sault Sainte-Marie sul Lago Superiore. Tra i prodotti hanno speciale importanza le macchine agricole, il materiale ferroviario e le automobili, il cui impiego è destinato ad assumere nel paese proporzioni analoghe a quelle dei vicini Stati Uniti. Meritano infine ricordo le industrie chimiche e le elettriche, che segnano veri records nella rapidità di sviluppo: è interessante notare che della produzione di energia il 95% è dovuto alle centrali idriche, controllate da una quindicina di società, che forniscono l'88% del totale prodotto nel Canada. La tabella seguente riassume i dati relativi alle industrie canadesi per il 1926.
Commercio. - Per l'importanza del commercio con l'estero il Canada occupa oggi il secondo posto tra i Dominions inglesi (dopo l'India); il rapporto fra l'importazione e l'esportazione, che si chiudeva prima della guerra in sbilancio (media del quinquennio 1909-13: importazione 528,8; esportazione 326,8), si è invertito dopo il 1921, benché la prima tenda da qualche anno a salire (media del quinquennio 1924-28: importazione 951,5, esportazione 1197,4).
Il forte aumento delle esportazioni coincide con lo sviluppo dell'agricoltura: i prodotti di questa, col legname e i derivati, rappresentano da soli circa la metà in valore delle esportazioni (1/3 cereali e farine, 1/7 legnami), mentre 1/6 è costituito da prodotti grezzi e lavorati dell'allevamento e della pesca, 1/6 dai minerali e il resto da manufatti diversi, tra cui prima la carta. Delle importazioni le cifre più alte spettano ai prodotti lavorati di ferro e acciaio (soprattutto automobili), al carbone, al petrolio, allo zucchero, agli articoli di gomma, alle seterie, ai cotonami, alle lane, ecc.
Quanto ai paesi con cui commercia il Canada, il fatto più notevole è la progressiva diminuzione (relativa) degli scambî con la madre patria. Mentre nel 1900 l'Inghilterra assorbiva da sola il 56,6% di questo commercio, nel 1926-27 la percentuale si riduceva a 27%. Il posto della madre patria è attualmente preso dagli Stati Uniti, che entrano per il 57% nel valore complessivo degli scambî del Canada; la parabola può essere riassunta dalle cifre che seguono, relative alle importazioni:
Degli altri paesi, i principali rapporti sono col Giappone, la Germania, la Francia, l'Olanda, Cuba e le altre colonie inglesi dell'America Settentrionale. La tabella seguente dà il valore delle importazioni e delle esportazioni in migliaia di dollari per il 1926-27.
Quanto all'Italia, mentre le esportazioni verso il Canada - consistenti essenzialmente in manufatti (specie dell'industria tessile) - mantengono immutata la loro importanza relativa nel quadro complessivo della nostra bilancia commerciale, con valori assai deboli (o,3%; per 41,6 milioni di lire, in media, nel periodo 1925-27), le esportazioni, per la quasi totalità frumento (510 mila tonnellate nel 1927), sono via via cresciute nel dopo guerra (da 0,4% a 2,5% del commercio totale italiano d'importazione), fino a segnare un valore di oltre mezzo miliardo di lire, in media, nel periodo 1925-27.
La partecipazione dei varî porti al commercio estero canadese è chiarita da questa tabella (il valore è dato in migliaia di dollari).
Si deve notare tuttavia che queste cifre dànno un'idea molto incompleta delle reali condizioni del traffico canadese: così, per esempio, circa il 50% del commercio dei cereali trova il suo sfogo attraverso gli Stati Uniti per mancanza di collegamenti fluviali fra la regione delle praterie (Winnipeg) e il S. Lorenzo, e per il lungo periodo in cui questo è chiuso alla navigazione dai ghiacci.
Comunicazioni. - Sebbene l'importanza delle rotabili nel Canada, come in genere nell'America Settentrionale, non possa paragonarsi a quella che esse hanno nei paesi di vecchio popolamento come i nostri, la rete delle diverse strade presentemente utilizzate misura in complesso oltre 760 mila km., dei quali circa 12 mila di strade cementate o asfaltate, 130 mila di strade coperte di ghiaia o comunque ben curate, il resto costituito da vie di campagna, in più o meno deficiente stato di manutenzione. A questo tipo appartengono la maggior parte delle strade nella regione delle praterie, mentre solo le provincie di Ontario e Quebec posseggono lunghe arterie di grande comunicazione, rispondenti alle esigenze del traffico moderno. Un'idea dell'intensità di questo è data dal numero delle automobili che circolano nel Canada (oltre 1 milione nel 1930, vale a dire una, in media, ogni dieci abitanti), dove le cifre più alte sono segnate appunto dal Saskatchewan e dall'Alberta.
Il primo tronco ferroviario (Saint-Jean-Laprairie) messo in esercizio nel Dominion risale al 1836, ma l'inizio delle grandi costruzioni è posteriore al 1851 (Grand Trunk) e solo dopo terminata la prima transcontinentale canadese (Canadian Pacific Railway), destinata a riunire Montreal a Vancouver (4675 km.), comincia un'era nuova non solo per le comunicazioni, ma per la stessa colonizzazione agricola del paese. Sotto questo riguardo deve anzi esser rilevato come la C. P. R., che è ancora senza confronto la più potente del Dominion e non limita la propria attività all'esercizio delle ferrovie (32.421 km. di linee nel 1927), ma estende la propria organizzazione su varî altri rami di attività che toccano i grandi interessi del paese (servizî marittimi, navigazione lacustre, industrie turistiche, concessioni di terreni per i nuovi coloni, ecc.) rappresenti un fenomeno che non ha riscontro, in proporzioni così grandiose, neanche oltre frontiera, dove pure lo sviluppo delle ferrovie ha seguito un cammino non molto dissimile. Le altre reti, fra le quali primeggiavano per importanza la Canadian Northern R. e il Grand Trunk Pacific, cui è dovuta la costruzione della seconda transcontinentale Quebec-Winnipeg-Edmonton-Principe Rupert, terminata nel 1914, sono state assorbite, date le difficoltà in cui si erano venute a trovare nel dopo guerra, dalla Canadian National, esercita dal governo. Notevole, tra le nuove costruzioni, la ferrovia che unisce le regioni granarie centrali al porto di Churchill nella Baia di Hudson, libero da ghiacci per circa cinque mesi all'anno: oltre ad abbreviare considerevolmente i percorsi terrestri all'esportazione dei cereali, il nuovo tronco potrà mettere in valore le immense latenti risorse minerarie di un distretto fra i più ricchi del Canada (oro, ferro, rame, antimonio, argento, zinco, lignite), permettendo la creazione d'una zona industriale in posizione particolarmente opportuna per i non lontani centri cerealicoli delle praterie. In complesso la rete canadese si avvicina ai 90.000 km. (66.000 di grandi linee), di cui circa 3 mila (reti minori) elettrificati (1927). Nel 1850 non vi erano nel Dominion che 114 km. di ferrovie, saliti a 4020 nel 1870. Nel 1890, dopo la costruzione delle prime transcontinentali, si erano raggiunti 22.710 km., saliti a 40.370 nel 1910, a 66.016 nel 1928 (oltre a 6660 km. di ferrovie elettriche).
Importanza non minore hanno nella vita economica del Dominion le comunicazioni sui laghi e sui fiumi, di cui il paese è ricchissimo, ma che tuttavia hanno richiesto, per essere collegate fra loro e col mare, costose opere di canalizzazione (il primo canale, quello di S. Maria, fra i laghi Superiore e Huron, risale al 1797). Nel 1927 il movimento sui canali canadesi segna 36.162 navi per un carico di oltre 20 milioni di tonnellate e 21 milioni di passeggeri, cifre per la quasi totalità riferibili al gruppo del S. Lorenzo e dei Grandi Laghi, su cui più fitta è la rete delle comunicazioni. In complesso i canali misurano oltre 2500 km., senza naturalmente tener conto dei tratti di navigazione fluviale o lacustre che collegano i canali stessi. Grande assegnamento si fa sul progettato canale della Georgian Bay: congiungendo quest'ultima, per mezzo della Rivière aux Français (French R.), del lago Nipissing e del fiume Ottawa, al S. Lorenzo, si eviterebbe l'enorme V che la navigazione è costretta a disegnare attraverso i laghi Huron ed Erie. Difficoltà anche maggiori trova la canalizzazione del S. Lorenzo, sollecitata dagli Stati Uniti soprattutto in vista delle riserve idriche che porrebbe a disposizione dei proprî distretti industriali, e avversata invece, per ragioni di concorrenza, dalle provincie canadesi. In totale la rete navigabile del Canada misura presentemente 7590 km., di cui oltre 5000 su fiumi. Dei corsi d'acqua dell'ovest solo il basso Fraser e alcuni dei laghi interni hanno importanza commerciale, ancora però p;ù in potenza che in atto.
Lenti sono stati, relativamente, i progressi dell'aviazione commerciale (le statistiche del 1926 censiscono appena una cinquantina di apparecchi in servizio, sebbene i percorsi compiuti superino largamente i 600 mila km). Diffuse e ben organizzate le comunicazioni postali, telegrafiche e telefoniche; le cifre dànno per il 1927: 5,2 milioni di km. di linee telefoniche, e 1,2 milioni di apparecchi (12 ogni 100 ab.), 120 mila km. di linee telegrafiche, un centinaio di stazioni radio trasmittenti e 270 mila apparecchi riceventi.
Distribuzione della popolazione, densità, centri abitati. - La grande estensione dei territotî inabitati e inabitabili, e il recente popolamento della maggior parte del Dominion fan sì che le cifre di densità si mantengano ancora assai basse: poco più d'un abitante per kmq., di fronte a 15 degli Stati Uniti (senza l'Alasca) e 7,5 del Messico (1930). La popolazione è quasi tutta concentrata lungo i confini meridionali; la sua distribuzione, più che con la temperatura, sta in rapporto con le precipitazioni, il fattore climatico più importante per le regioni agricole specialmente nell'O. Le superficie che presentano densità oscillanti fra 1 e 10 ab. per kmq (8% dell'area totale) formano dall'Atlantico al Manitoba una fascia parallela al confine con gli Stati Uniti, assottigliandosi verso O., dove intorno al 111° è un'ampia zona arida, che continua l'enorme distesa di territorî ancora debolmente popolati che è a settentrione, nella quale rientrano le stesse plaghe più favorevoli all'insediamento dei Bianchi della Columbia Britannica (Columbia superiore e medio Fraser). Le regioni comprese fra la Georgian Bay, l'Erie e il medio S. Lorenzo (1,3% dell'area totale) segnano densità variabili fra 10 e 50 ab. per kmq., con limitati distretti in cui la densità è anche maggiore; ma la quasi totalità del Dominion (91,7%) presenta valon estremamente bassi, per larga parte del territorio destinati a variare, in sostanza, forse di poco.
Come negli Stati Uniti, la popolazione cittadina è andata crescendo nel Canada con un ritmo più accentuato in confronto della rurale, sebbene non si siano potute creare qui le enormi agglomerazioni urbane caratteristiche della finitima repubblica, neppure dove erano più favorevoli, come nel Quebec e soprattutto nell'Ontario meridionale, le condizioni per lo sviluppo delle "città tentacolari". Attualmente il Dominion conta sette grandi città (con popolazione superiore ai 100 mila abitanti), due delle quali (Toronto e Montreal) con oltre mezzo milione di ab., che rappresentano tutte insieme più di 1/5 della popolazione totale (23,8%); cinque comprese fra i 50 e i 100 mila ab. col 3,1% della popolazione stessa e una quindicina superiori ai 20 mila ab. (4,5%); sì che in complesso la popolazione urbana si aggira intorno a 1/3 della totale, senza tener conto di 1/4 che vive addensata in centri minori, destinati prima o poi ad assumere più netti i caratteri di città. Gli agglomerati maggiori sono in gran parte disposti lungo le grandi vie naturali di comunicazione (Laghi, S. Lorenzo) e nelle regioni dell'est, tre sono centri interni (zona delle praterie: Winnipeg, Calgary, Edmonton), uno solo è sul Pacifico (Vancouver), dove le particolari condizioni morfologiche (rilievo), climatiche (precipitazioni), ed economiche (scarso sviluppo commerciale) hanno impedito finora un più denso insediamento di popolazione.
La tabella seguente mostra quale sia stato l'aumento di popolazione nelle città canadesi superiori ai 50 mila abitanti per il periodo 1871-1930 (le cifre sono date in migliaia di abitanti).
Le differenti origini della colonizzazione agricola ad E. (FrancoCanadesi) e ad O. (immigrazione recente) trovano una ben definita rispondenza nei diversi caratteri delle sedi. Dove queste vennero scelte, come ai primordî della penetrazione europea, soprattutto in vista di opportunità militari (forti), commerciali o religiose (missioni), si svilupparono più o meno grossi villaggi rurali (e poi le città), mentre il popolamento delle praterie appare in sostanza determinato dal decorso delle ferrovie, lungo le quali si distendono nastri di abitati di varia profondità, oltre i quali la colonizzazione si fa più rada o cessa del tutto. Le zone poi dove più forte è stato l'afflusso dell'elemento inglese sono caratterizzate da una percentuale assai più alta di popolazione sparsa, in corrispondenza col prevalere delle farms, in cui la casa colonica, al centro dell'azienda agricola, forma, anche dal punto di vista topografico, una unità indipendente. La grande maggioranza delle case sono abitate da singole famiglie, essendo la cifra media degli abitanti per casa discesa da 5,33 a 4,63 negli ultimi quarant'anni.
Circa 3/4 di queste case sono di legno e la maggior parte delle rimanenti di mattoni. Più del 75% delle rurali e circa il 50% delle urbane appartengono a coloro che le abitano.
Ordinamento dello Stato.
Suddivisioni storiche e amministrative. - Come negli Stati Uniti, le divisioni politiche e amministrative sono delimitate di regola da confini artificiali e non corrispondono perciò se non grosso modo, o eccezionalmente, ad unità naturali. Regioni che in certo senso ricordino le individualità storiche dei nostri paesi si hanno solo nei territorî orientali, di più vecchio popolamento e meglio definiti, anche perché più nettamente isolati, nei loro caratteri geografici (Isola del Principe Edoardo, Nuova Scozia, Nuovo Brunswick, penisola d'Ontario). La diversa natura dei rapporti fra le unità di cui si compone il Dominion (territorî, distretti, provincie) e il governo centrale - rapporti che seguono e documentano l'evoluzione economico-politica delle varie regioni da cui quelle unità si svilupparono - ha fatto sì che anche i confini interni abbiano subito e continuino a subire cambiamenti.
Quando ci si limiti a considerare solo le grandi linee, si deve riconoscere che le regioni marittime si distinguono abbastanza nettamente dalle contigue provincie continentali (Quebec e Ontario), e queste, alla loro volta, dalle centrali (praterie) che il baluardo delle Rocciose separa, sotto tutti i punti di vista, dalla fascia montagnosa volta al Pacifico. A un frazionamento più minuto e ad ogni modo meglio accentuato - a prescindere dallo sviluppo economico ancora incipiente di ampie zone del Canada - si oppone soprattutto la mancanza di una differenziazione etnica, resa impossibile dallo stesso mosaico di diverse nazionalità cui appartengono i nuovi venuti: anche dove le vicende storiche la crearono od acuirono i contrasti, questi finirono presto con l'attutirsi o si andarono componendo del tutto.
Certo, le unità territoriali del Dominion, almeno le maggiori, tendono ad affermare in forme sempre più decise, con l'aiuto delle autonomie di cui godono, la propria individualità, e quindi la propria indipendenza politico-economica, le une di fronte alle altre; ma la coesistenza entro un'unità maggiore, diretta alla difesa di comuni interessi - uno dei più potenti organismi statali dei nostri giorni è oltre frontiera - modera e contempera gl'inevitabili conflitti, lasciando che in pari tempo le singole cellule mantengano, nell'apporto di un comune contributo, i diversi e spesso contrastanti caratteri che sono loro proprî. In questo è, insieme, l'originalità del Dominion e la certezza del suo futuro; originalità che si può ormai definire nazionale, anche se di una vera e propria coscienza nazionale non sembra sia ancora il caso di parlare: e del resto con questo attributo il Dominion è entrato a far parte della Società delle Nazioni, mentre, ad onta della sua dipendenza di diritto dalla madre patria, mantiene ormai all'estero una propria rappresentanza, del tutto distinta da quella britannica. Che l'evoluzione in questo senso sia ancora in fieri non meraviglia, quando si consideri la data recente della costituzione del Dominion. Nuova Scozia e Nuovo Brunswick (equivalenti dell'antica Acadia francese) vennero all'Inghilterra con la pace di Utrecht (1713), l'Isola del Principe Edoardo (prima, isola di S. Giovanni) nel 1758, il Canada vero e proprio (Quebec e Ontario) dopo la guerra dei Sette anni (1763); ma soltanto oltre un secolo più tardi, nel 1867, le diverse membra si riunirono e si composero in un organismo solo, con un solenne atto statutario. Allora, però, il Dominion finiva poco ad O. del Lago Superiore, con appena una piccola striscia del Labrador meridionale. La colonizzazione delle praterie, cominciata tra non poche difficoltà all'aprirsi del secolo passato (il primo insediamento, fondato da lord Selkirk nel 1812, non lungi dall'attuale Winnipeg, finì tragicamente nel 1816, per gelosie commerciali) rimase, si può dire, impresa privata (Compagnia della Baia di Hudson) fino a sessant'anni fa. Il Manitoba, il Saskatchewan e l'Alberta vennero creati "distretti" nel 1882, e le rispettive provincie furono delimitate fra il 1905 e il 1912, mentre la Columbia Britannica era ammessa come tale nel Dominion fino dal 1871. In seguito i confini delle provincie vennero ritoccati (quelli del Manitoba furono spinti sino al 60° N.), essendo recente la soluzione della lunga controversia con Terranova, cui venne definitivamente assegnata, nel 1927, una larga striscia del Labrador lungo l'Atlantico e sul corso del Hamilton.
Costituzione e amministrazione. - Il Dominion del Canada è una federazione di 9 provincie e due territorî, regolata dal British North America Act del 10 luglio 1867, che ne è lo statuto fondamentale. Il potere esecutivo spetta alla Corona e viene esercitato da un governatore generale di nomina regia, residente a Ottawa, la capitale, e assistito da un consiglio privato; quello legislativo ha un parlamento, composto del Senato, scelto dal governo, e della Camera dei comuni, eletta per cinque anni con suffragio generale diretto, maschile e femminile. Il numero dei membri dei due consessi non è fisso, ma varia in rapporto all'importanza delle provincie e alla loro popolazione: presentemente il Senato conta 96 rappresentanti (24 per Ontario e per Quebec, 10 per Nuova Scozia e Nuovo Brunswick, 4 per l'Isola del Principe Edoardo, 6 per Manitoba, Columbia Britannica, Alberta, Saskatchewan) e 245 la Camera dei comuni, cui sono ammesse anche le donne. I rappresentanti della Camera (House of Commons) sono 82 per Ontario, 65 per Quebec, 14 per Nuova Scozia, 11 per Nuovo Brunswick, 17 per Manitoba, 14 per Columbia Britannica, 4 per l'Isola del Principe Edoardo, 21 per Saskatchewan, 16 per Alberta e 1 per il territorio di Yukon.
Le nove provincie hanno ognuna un parlamento separato (due la provincia di Quebec); esse godono di una larghissima autonomia amministrativa, e sono legate al governo centrale per mezzo del vice-governatore (Lieutenant Governor), che vi è preposto dal governatore generale per l'esercizio del potere esecutivo. I due distretti invece dipendono da un commissario, assistito da un deputato e da un certo numero di consiglieri. Com'era da prevedere, i vincoli con la madre patria si sono andati col tempo allentando: la solidarietà dimostrata dal Canada alla causa inglese durante la grande guerra non ha impedito che, finita questa, si accetuasse ancor meglio la tendenza verso un'indipendenza sempre più effettiva, che è comune, in fondo, alla politica di tutti i Dominions. D'altra parte questo processo non potrà facilmente condurre a un intimo avvicinamento coi potenti vicini, cui il Canada si vien legando per ragioni economiche, perché ciò condurrebbe a una soggezione che il Dominion, come la madre patria, ha tutto l'interesse di scongiurare. Le provincie e i territorî canadesi, con la superficie, il numero degli abitanti e le capitali rispettive, sono indicate nello specchio seguente.
Missioni e organizzazione ecclesiastica. - Le missioni al Canada seguirono, come è ovvio, le vie della colonizzazione. Le provincie marittime (Nuova Scozia, Nuovo Brunswirk e Isola del Principe Edoardo) con il Quebec e l'Ontario furono così aperte all'evangelizzazione fin dagli inizî del sec. XVII. Anche a prescindere dal tentativo dei gesuiti Biard e Masse, l'evangelizzazione fu inaugurata in queste regioni e promossa nel 1615 dai recollets o francescani riformati, nel 1625 dagli stessi gesuiti (otto dei quali sono stati canonizzati il 29 giugno 1930) e nel 1657 dai sulpiziani, che si è soliti chiamare i padri fondatori della chiesa canadese. La regione invece che abbraccia le provincie dell'Ovest, fu aperta all'evangelizzazione sostanzialmente solo alla fine del secolo scorso.
Per quanto sia supponibile che gl'Indiani del Canada di cui solo 54.000 (circa la metà) sono cattolici, prima di subire gli effetti deprimenti e demolitori della morale importata tra loro dai primi avventurieri e dai primi coloni, possano essere stati più numerosi di adesso, è certo che la primitiva chiesa canadese organizzata prima in Vicariato Apostolico (1659) e quasi subito dopo in Diocesi (1674) con residenza episcopale a Quebec, fu prevalentemente formata di coloni venuti dall'Europa. Ciò spiega anche le fasi caratteristiche del suo graduale accrescimento.
La popolazione infatti si mantenne tutta cattolica e francese fino a quando il Canada restò colonia francese; in seguito l'affluenza degli elementi anglosassoni venuti o dall'Europa o dalla Nuova Inghilterra e dagli altri Stati Uniti all'epoca specialmente della guerra di secessione, fu prevalentemente protestante, e così avvenne che i protestanti finirono col sopraffare numericamente i cattolici.
Secondo il censiment0 del 1921 la popolazione canadese è così distribuita secondo la religione che professa:
Dei tre milioni circa di cattolici 2.019.518 sono nel solo stato di Quebec. Stando poi all'ultimo annuario di statistica, la popolazione cattolica dal 42% com'era nel 1921, si troverebbe ridotta nel 1929 al 39% dell'intera popolazione a tutto vantaggio della popolazione protestante.
La gerarchia cattolica cominciò a organizzarsi nel 1659, nel qual tempo il paese, sottratto alla giurisdizione dell'arcivescovo di Rouen, venne sottoposto ad un vicario apostolico, poi insignito del titolo di vescovo di Quebec (1674). La vastissima diocesi rimase unica fino al 1817, quando si cominciarono ad erigere alcuni vicariati apostolici per la Nuova Scozia, per Montreal e per le regioni dell'Occidente. A tale organizzazione provvisoria doveva ben presto succedere un'organizzazione più stabile. Oggi con l'erezione della diocesi di Gravelbourg (1930), le circoscrizioni ecclesiastiche del Canada raggiungono il numero di 44, delle quali 11 sono gli arcivescovadi, 25 i vescovadi, 6 i vicariati apostolici, una abbazia Nullius e una prefettura apostolica. Esse sono poi distribuite in 10 provincie ecclesiastiche (1. Quebec; 2. Montreal; 3. Ottawa; 4. Toronto; 5. Kingston; 6. Halifax; 7. Saint-Boniface; 8. Regina; 9. Edmonton; 10. Vancouver) a cui si aggiunge un arcivescovado senza suffraganei e immediatamente soggetto alla Santa Sede (Winnipeg). A queste circoscrizioni ecclesiastiche si deve pure aggiungere un vescovado nazionale, residente a Winnipeg, comprendente tutti i cattolici ruteni di rito bizantino (circa 200.000).
L'organizzazione della confessione anglicana (1.407.959 adepti) è modellata su quella della chiesa cattolica. La gerarchia anglicana iniziatasi nel 1787 con l'erezione della diocesi della Nuova Scozia, conta oggi 26 diocesi distribuite in quattro provincie (1. Canada: provincie marittime e Quebec, residenza Halifax; 2. Ontario, residenza Sault Sainte-Marie; 3. Rupert's Land: provincie orientali e territori del NO residenza Winnipeg; 4. Columbia Britannica, che riconoscono come primate l'arcivescovo di Rupert's Land).
Forze armate. - Esercito. - La legge dal 1° gennaio 1923, riunì sotto il Dipartimento della difesa nazionale, i comandi, le truppe e i servizî dell'esercito, della marina e dell'aeronautica. Il Canada non ammette nell'esercito che volontarî a ferma triennale.
L'esercito attivo canadese comprende: a) l'esercito permanente (circa 400 ufficiali con 3600 uomini di truppa); b) la milizia, chiamata annualmente alle armi solamente nei periodi di manovre e comprendente teoricamente circa 10.000 ufficiali e 112.000 uomini di truppa. L'esercito attivo canadese formerebbe, all'atto della mobilitazione, 8 divisioni di fanteria organizzate come quelle dell'esercito inglese: 26 brigate di fanteria; 9 brigate di cavalleria; 20 gruppi d'artiglieria da campagna con 62 batterie; 3 gruppi d'artiglieria pesante con 16 batterie; 3 gruppi da fortezza (complessivamente 9 batterie); 3 batterie contraerei; 22 reparti campali del genio e 2 da fortezza; 7 battaglioni di truppe delle trasmissioni o dei collegamenti e 27 reparti varî; 21 compagnie-treno; 1 gruppo di 5 squadriglie di aeroplani da ricognizione.
Oltre all'esercito attivo il Canada prevede la costituzione, all'atto della mobilitazione, di un esercito di riserva con tutti i cittadini atti alle armi, dai 18 ai 60 anni, non impiegati nell'esercito attivo.
Per il reclutamento, l'addestramento e il comando della milizia, il Canada è diviso in 11 distretti militari.
Marina da guerra. - Il Canada possiede una piccola marina fondata nel 1910, costituita da 2 cacciatorpediniere da 1075 tonnellate e 36 nodi, 6 posamine da 350 tonnellate e 10 nodi e da un certo numero di avvisi.
Aviazione militare. - Fu regolarmente costituita con la citata legge 1° gennaio 1923 e si compone di un'armata aerea permanente regolare e di una riserva. È organizzata non in squadriglie da guerra, ma in 5 squadriglie per operazioni, la forza delle quali varia a seconda dei servizî da disimpegnare. L'aviazione militare può essere impiegata per servizî forestali e agrimensorî. Gli apparecchi sono tutti del tipo civile, e in maggioranza idrovolanti. La base principale si trova a Camp Borden (Ontario). La forza aerea permanente è di circa 176 ufficiali e 640 uomini di truppa. Su 90 velivoli, 30 costituiscono la riserva. Il bilancio 1929-30 per l'aeronautica ammonta a dollari 5.935.000.
Aviazione civile. - Dipende anch'essa dal Dipartimento della difesa nazionale, che ne controlla l'attività. Lo sviluppo dell'aviazione civile prosegue lento ma sicuro, disimpegnando, oltre alle comunicazioni regolari, servizî speciali come quelli relativi alla protezione delle foreste e alla preparazione degl'inventarî forestali mediante fotografie e tracciati aerei. Le compagnie aeree che curano il trasporto dei passeggeri e merci sono le seguenti: London Air Transport, Canadian Transcontinental Airways, Interprovincial Airways, Western Canada Airways, Canadian Colonial Airways, Commercial Airways, Compagnie Aérienne Franco-Canadienne, Canadian Airways, Treadwell Yukon Co. La rete aerea, di 18 linee, ha uno sviluppo complessivo di km. 10.233. Le linee si dividono in invernali, estive e regolari (v. carta). Nel 1929 i chilometri percorsi furono 789.437 e le merci trasportate ammontarono a kg. 195.506. Le basi aeree più importanti del Canada sono oltre quella di Camp Borden, gli aeroporti di High River, Hamilton, Seaside, Lethbridge, Virden, e gl'idroscali di Vancouver (scuola di pilotaggio), Ottawa, Chicontimi, Montreal, Sault, Three Rivers e Fredericton.
L'industria aeronautica canadese, già assai sviluppata, potrà progredire ulteriormente in guisa notevole, date le eccellenti materie prime di cui dispone. Le ditte principali sono: la Canadian Vickers, con sede a Montreal, fondata nel 1923, che costruisce idrovolanti, la Curtiss-Reid, con sede a Montreal, fondata nel 1928, che costruisce apparecchi terrestri leggeri; la De Havilland, con sede a Toronto, che serve come agenzia della casa madre.
Marina mercantile. - È costituita da 726 navi a propulsione meccanica, per tonn. lorde 1.239.769 e da 197 velieri per tonnellate lorde 94.899. Una parte cospicua di questo naviglio (tonn. lorde 313.497) è adibita alla navigazione sui Grandi Laghi. Nel naviglio predetto sono incluse 97 motonavi per complessive tonn. 107.978; 16 navi cisterne per tonn. 107.016. Le navi di stazza superiore alle 10.000 tonn. sono: 6 fra 10.000 e 15.000; 2 fra 15.000 e 20.000; poche altre superano le 20.000 - come le quattro Duchess e tre tipi Empress della Canadian Pacific Steamships Ltd. La flotta si può ritener giovane, poiché metà circa di essa è inferiore ai 10 anni.
La più grande compagnia canadese di navigazione è la Canadian Pacific Steamships Ltd. o Canadian Pacific Line, costituita nel 1887, che mantiene servizî transatlantici da passeggeri fra il Canada e alcuni porti inglesi e del continente europeo e fra il Canada e l'Estremo Oriente. Essa, oltre a essere la più grande del Canada, è anche la più progressista: dai 38 piroscafi per t. 343.000, stazza media 9000 e velocità media 13 nodi, che possedeva nel 1914, è passata nel 1929 a soli 25 piroscafi, ma con un aumento reale di tonnellaggio globale ed unitario: t. 389.000, stazza media 15.900, velocità media 17 nodi. A tale flotta bisogna aggiungere un grande transatlantico, la Empress of Britain varato nel giugno 1930 a Glasgow. La nave stazza 40.000 tonn. lorde; velocità di esercizio: 24 nodi, in modo che il viaggio Europa-Stati Uniti via Canada si possa effettuare nello stesso tempo che via New York. Prima della guerra il Dominion concedeva sovvenzioni postali a ventun linee: sovvenzioni in parte conservate. Nel 1919 il Canada iniziò la costituzione di una flotta di stato, sotto la ragione sociale Canadian Government Merchant Marine, istituendo servizî regolari transoceanici. La gestione è in deficit. La flotta sociale era costituita al 31 dicembre 1920 da 31 piroscafi (tutti con l'aggettivo Canadian) per tonn. 243.710. Nel 1929 sette piroscafi furono trasferiti ad una nuova compagnia di navigazione di stato: la Canadian National (West Indies) Steamships Ltd., che oggi possiede 12 piroscafi per t. 60.592, ed è anch'essa in deficit, benché i risultati del traffico siano soddisfacenti.
Quanto alle costruzioni navali, è da notare che dei 30 cantieri esistenti nel Canada alla fine della guerra, otto hanno chiuso per mancanza di lavoro. Navi per il valore di sterline 19.000.000 sono state importate nel Canada nei sette anni intercorrenti fra il 1923 e il 1930, di cui 179 costruite in Inghilterra. Nessun dazio è imposto sulle navi introdotte dall'Inghilterra, e soltanto il 25% su quelle costruite in paesi stranieri, cosicché i cantieri canadesi chiedono la istituzione di un diritto daziario che, secondo la Camera di Commercio del distretto di Levis, dovrebbe salire al 50% del valore. Anche l'industria della riparazione delle navi chiede la protezione. I 22 cantieri attualmente esistenti (18 dei quali rappresentano un investimento finanziario pari a 40 milioni di dollari) impiegano 17.000 operai. L'amministrazione della marina mercantile è accentrata nel Department of Marine and Fisheries.
Bibl.: F.K. Bowen, Hist of the Can. Pac. Line, 1928.
Finanza. - Negli anni della guerra mondiale le cifre dei bilanci dello stato canadese erano enormemente cresciute; in questi ultimi anni mostrano però una tendenza a diminuire. Prima della guerra il bilancio si basava soprattutto sulle dogane; durante e dopo la guerra, invece, le imposte dirette sono aumentate d'importanza. Le maggiori entrate sono date presentemente dalle dogane, dalle imposte di guerra (War tax) - che comprendono l'imposta sul reddito, sui profitti, sulle banche, sui trusts, sulle società d'assicurazione, sulle vendite, sugli assegni, sui trasporti, ecc. - dalle imposte di fabbricazione e dal servizio postale; le spese principali sono quelle per il servizio del debito pubblico, per le pensioni, per il servizio postale, per i lavori pubblici e per la difesa nazionale.
I bilanci canadesi sono costantemente in avanzo:
Ed ecco i dati sulle entrate e spese ordinarie delle singole provincie del Canada, dati che sono però ancora soggetti a revisione:
L'ammontare del debito pubblico netto al 31 agosto 1929 era di 2149 milioni di dollari, per la maggior parte debito interno consolidato. Il debito della Grecia verso il Canada ancora esistente alla stessa data, era di 7 milioni di dollari; il debito romeno è stato consolidato e con gl'interessi ammonta a 24 milioni di dollari; Italia, Francia e Belgio hanno ormai estinto i loro debiti verso il Canada. Alla fine del 1928 l'ammontare degl'investimenti canadesi all'estero era di 1579 milioni di dollari, e quello degl'investimenti stranieri in Canada di 5742. La circolazione dei biglietti di banca e di stato raggiungeva, al 30 giugno 1930, 176 milioni di dollari; e le riserve ammontavano alla stessa epoca a 145 milioni di dollari in oro e a 71 milioni di dollari in divise estere.
Bibl.: The Statesman's Year Book 1930, Londra 1930; W. L. Woytinsky, Die Welt in Zahlen, Berlino 1927; Bull. mens. de statist., a cura della Soc. d. Naz., Ginevra, agosto 1930.
Istruzione. - Il Canada non ha un'organizzazione scolastica uniforme poiché ognuna delle nove provincie gode in questo campo di un'assoluta autonomia. Nessun organo del governo federale controlla i singoli ordinamenti e l'unico ufficio che in qualche modo esercita una funzione unificatrice è il Dominion Bureau of Statistics, il quale pubblica l'Annual Survey of Education in Canada. L'istruzione elementare è gratuita e obbligatoria in tutte le provincie, ad eccezione di Quebec. I limiti di età variano da provincia a provincia, ma sono generalmente fissati tra i 7 o 8 anni e i 14 o 15. Alle scuole elementari propriamente dette, che hanno la durata di sette o otto anni, seguono le high schools, o scuole integrative, di uno o due corsi al massimo. Nelle scuole secondarie l'insegnamento è impartito con criterî di grande libertà e agli alunni è riservata la facoltà di scegliere gran parte delle materie di studio. Grande sviluppo hanno le scuole tecniche e le rurali. All'istruzione superiore provvedono ventitré università, delle quali sei sono controllate dallo stato.
Per tutto il Canada la percentuale degli analfabeti è scesa dal 19%, quant'era nel 1891, al 9% nel 1921, oscillando da un massimo di 24,9% (Col. Brit.) a un minimo del 3%, (Ontario): le cifre sono naturalmente più elevate nelle provincie occidentali, dove tuttavia grandi sforzi sono stati compiuti per la diffusione della cultura.
Storia.
1. Il periodo della colonizzazione francese. - Dopo la scoperta di Giovanni Caboto, le regioni canadesi divennero nel corso del sec. XVI oggetto di viaggi e di tentativi di colonizzazione da parte dei Francesi. Ma i risultati pratici erano nulli o quasi, sicché al principio ancora del Seicento, le pretese della Francia su tutta quella parte dell'America del Nord (che nella carta dell'epoca si chiamava Francesca o Canada o Nuova Francia, ed abbracciava ben più dell'odierno Canada, e cioè tutto il territorio tra la Florida spagnola e l'estremo settentrione), non avevano altra corrispondenza nei fatti che la pesca delle balene e del merluzzo nelle acque settentrionali e il conmercio delle pelli d'orso e di castoro.
Le basi prime della colonizzazione venivano poste solo nel Seicento, per merito di Samuele di Champlain. Fu uno sviluppo rapido, promosso dalle grandi Compagnie (la Compagnia della Nuova Francia e la Compagnia dell'Occidente) e dal volere del Richelieu prima, del Colbert poi. Come esso si sia svolto, quali gli effettivi risultati raggiunti dalla Francia, in questo suo primo tentativo coloniale, è già stato detto (v. america anglosassone: Storia). Qui basti ricordare come la penetrazione fosse, tutto sommato, fittizia. Scarsissimi di numero i coloni; contrarî allo sviluppo economico d'un paese nuovo i sistemi adottati dai Francesi, sia con il regime feudale della proprietà, sia con l'eccessiva potenza del clero, sia con la completa mancanza di autonomia amministrativa locale e di liberta politica. Brillante nell'apparenza, l'espansione francese mancava di base; e doveva fatalmente essere sopraffatta dalle assai più solide colonie inglesi dell'America del Nord, tanto più in quanto la potenza francese in Europa cominciava, dalla fine del sec. XVII, a declinare. Già all'inizio del sec. XVIII, la guerra detta "della regina Anna" (1702-1713) dava all'Inghilterra con la pace di Utrecht (1713) l'isola di Terranova e la Nuova Scozia; poi, a mezzo secolo di distanza, la guerra riprendeva sul suolo americano (1754) prima ancora che fosse dichiarata tra i governi metropolitani.
La sconfitta francese del 13 settembre 1759 nella pianura dell'Abraham sotto Quebec, per opera del Wolfe su Montcalm, e la resa di questa città (cui seguiva l'anno dopo quella di Montreal) distruggevano per sempre il sogno francese d'un immenso impero nord-americano: l'8 settembre del 1760 il marchese Vaudreil consegnava alla corona britannica il Canada con tutte le sue dipendenze. La pace di Parigi del 1763 riconosceva il Canada all'Inghilterra; mentre la Louisiana, sotto il cui nome si comprendeva una regione ben più vasta dell'attuale, nel 1769 veniva ceduta dalla Francia alla Spagna per compensarla della perdita della Florida, e, restituita alla Francia nel 1800, veniva tre anni dopo venduta agli Stati Uniti. Essa entrava così a far parte dell'Unione nord-americana mentre il Canada ricongiungeva definitivamente la sua storia a quella coloniale dell'Inghilterra.
2. L'evoluzione politica ed economico-sociale del Canada dalla conquista inglese alla costituzione del Dominion (1760-1867). - La colonia del Canada, alla sua caduta nelle mani degl'Inglesi, non aveva che un 65.000 abitanti al massimo, raggruppati nell'attuale provincia di Quebec. La popolazione, i più agricoltori, viveva mediocremente, ostacolata dai regolamenti eccessivi, dall'amministrazione arbitraria, dal cattivo regime di appropriazione delle terre incolte, dalle restrizioni commerciali. L'eredità, che il Voltaire definiva fatuamente "pochi iugeri di neve", non sembrava quindi troppo pingue per l'Inghilterra, senza contare le difficoltà d'un dominio coloniale già abitato da Francesi. Si trattava quindi di conciliare la sicurezza dell'Impero inglese con la libertà per i nuovi soggetti: problema difficile, per quanto molti maggiorenti canadesi avessero fatto ritorno in Europa dopo la conquista inglese.
I primi anni del nuovo dominio (1760-64) vanno sotto il nome di règne militaire; ma in realtà, il governo instauratovi, per quanto militare, non ebbe nulla in comune con la legge marziale. Prova tipica di ciò, il fatto che la stampa fu introdotta proprio allora nel Canada. Nell'agosto del 1764, quattro anni dopo la conquista militare e diciotto mesi dopo la pace di Parigi del 1763 che la confermava, il governo inglese emanava in colonia il Proclama, elaborato nella metropoli l'anno precedente, in cui si tracciavano le linee programmatiche del rimaneggiamento politico ed amministrativo del Canada, e nel tempo stesso degli altri dominî ottenuti nell'America del Nord. Tale proclama, mentre preannunciava nelle sue linee generali l'istituzione di un'assemblea generale sullo stampo di quella delle vicine colonie e la creazione di corti giudiziarie, anticipava la prevalenza del diritto inglese nel nuovo ordinamento politico-legislativo da dare al paese. Esso però, mentre non accontentava la maggioranza franco-canadese della popolazione, per le minacce ivi contenute contro la sua chiesa e la sua legge, non accontentava nemmeno la minoranza protestante, cioè il nuovo elemento inglese immigrato colà dopo la conquista e impaziente di aver subito un'assemblea rappresentativa in cui prevalere politicamente.
Ad uscire da quello stato di provvisorietà e di incertezza, il parlamento inglese, nonostante la viva opposizione dell'elemento protestante più intransigente, approvava nel 1774 il Quebec Act, col quale si revocavano il proclama del 1763 e le misure in base ad esso adottate; si permetteva agli abitanti cattolici di professare la loro religione (con la semplice riserva del giuramento di fedeltà) ed al relativo clero di "mantenere, ricevere e godere i consuetudinarî diritti" in confronto dei fedeli (era questo il primo riconoscimento ufficiale della chiesa cattolica, in terra politicamente inglese, dopo lo stabilimento del protestantesimo in Inghilterra); si permetteva infine ai sudditi canadesi, "eccettuati solo gli ordini religiosi e le comunità", di "mantenere e godere le loro proprietà con tutti gli usi e costumi ad esse relativi", con diritto di ricorso, in caso di controversie, alle leggi locali e la facoltà, in materia testamentaria, di seguire la legge canadese o la inglese. Il solo diritto penale inglese continuò a vigere nella provincia, per la sua "certezza e mitezza".
Quanto alla costituzione politica della colonia, il Quebec Act, costituito il Canada in un'unica provincia col nome di Quebec e messo alla testa di essa un governatore di nomina regia, creava un consiglio di non più di 23 e non meno di 17 membri, nominati essi pure dalla Corona, con potere di "fare ordinanze per la pace, il benessere, e il buon governo" della provincia, e senza diritto di levar tasse, eccettuate quelle di carattere locale, cui fosse autorizzato per la costruzione di strade, edifici, ecc., per utile delle singole città o distretti. Le ordinanze del consiglio dovevano, entro sei mesi, essere presentate al Consiglio privato, senza la cui approvazione diventavano nulle; le ordinanze, per di più, riguardanti la religione o comminanti pene superiori alle multe o ai tre mesi di carcere, non entravano in vigore prima dell'approvazione regia. Nel complesso, quindi, le misure dell'Atto di Quebec, le più sagge forse che si potessero prendere in quel momento, erano maggiormente favorevoli all'elemento cattolico franco-canadese che a quello protestante. Ciò spiega come, se esse riuscirono una delusione per il partito che si agitava a fini prevalentemente confessionali per ottenere i pieni diritti parlamentari, assicurarono la lealtà al governo inglese della popolazione conquistata; la quale non solo manteneva la sua religione, ma, pur non ottenendo una vera assemblea rappresentativa per i suoi interessi generali, otteneva quella larga autonomia locale che la Francia le aveva sempre negato.
Nessuna meraviglia, pertanto, se i coloni franco-canadesi non solo fecero i sordi all'appello delle vicine colonie inglesi per una comune agitazione contro il Quebec Act; ma, quando le armi degli insorti invasero il Canada, più che freddi, si mostrarono ostili. La guerra d'indipendenza d'America esercitò cio nonostante una influenza indiretta anche sul Canada: tanto da potersi dire che cominci con essa e per essa un nuovo periodo nella storia coloniale di questo paese, il quale da essenzialmente francese, qual'era sino allo scoppio di tale guerra, comincia a trasformarsi in anglofrancese. Si ebbe, anzitutto, un copioso affluire di elementi anglosassoni, col rifugiarsi nel Canada dei lealisti (come furono chiamati) americani, cioè dei coloni inglesi che non volevano seguire le colonie americane insorte nella lotta contro la madre patria. Si calcola che il primo movimento di lealisti, durante e subito dopo la guerra d'indipendenza americana, ammontasse a circa 45.000 individui, che nel 1806 erano già dai 70 agli 80.000, contraddistinti, essi ed i loro figli, a titolo di onore nazionale, con le lettere "U. E." (United Empire), per un Order in Council inglese del 1789, e gratificati di una concessione gratuita di terre in ragione di 200 acri (80 ettari) per ogni figlio dell'uno o dell'altro sesso. Specialmente l'attuale provincia di Ontario o Alto Canada, territorio non ancora colonizzato prima della conquista inglese, accolse, insieme con altri immigrati anglo-gassoni, questi lealisti: e ad essi dovette il suo rapido sviluppo. Accadde così che, non offrendo più le anche colonie inglesi nord-americane, per molti anni dopo la rivoluzione e l'indipendenza, un campo favorevole al capitale, all'intraprendenza, all'emigrazione britannica, il Canada venne per il momento a sostituirsi ad esse sotto tale riguardo: sicché da meno di 65.000 abitanti, quanti ne aveva all'epoca della conquista inglese, era passato già nel 1814 ad oltre 400 mila, in gran prevalenza Inglesi; ché dalla Francia - agitata in quegli anni dalla rivoluzione - nessuna corrente emigratoria si era avuta.
Gli effetti di questo processo di anglicizzazione non tardarono a manifestarsi. I nuovi arrivati d'Inghilterra, non meno dei lealisti americani, portavano seco una concezione civile e religiosa troppo diversa da quella dei franco-canadesi, per poter convivere politicamente con essi, ed erano imbevuti d'uno spirito di libertà politica e di autonomia locale troppo vivo per potersi adattare alle istituzioni vigenti nel paese; donde le loro richieste ogni giorno più insistenti ed energiche per la revoca del Quebec Act e la creazione di due provincie separate, come separate erano materialmente non meno che moralmente le due razze. Il governo inglese, dopo qualche esitanza, finiva allora col proporre al parlamento, che nel 1791 lo approvava, il Canada Act, ispirato al fine di assimilare la costituzione del paese, abitato in prevalenza da anglo-sassoni, a quella inglese, come il Quebec Act del 1774 aveva cercato di conservare al paese franco-canadese, compatibilmente con le esigenze politiche britanniche, la propria costituzione.
Con questo Canada Act, il paese era diviso in due parti, quella a est del fiume Ottawa, detta Canada inferiore, e quella ad ovest, detta Canada superiore; la prima abitata quasi esclusivamente da Francesi, la seconda da Inglesi. Il governo di ciascuna provincia era costituito da un Consiglio esecutivo e da un Governatore, nominati dal Re, insieme con un potere legislativo di cui la Camera alta, chiamata Consiglio legislativo, era nominata dalla Corona, e la bassa, detta Assemblea rappresentativa, eletta dal suffragio popolare a basi così larghe da potersi considerare praticamente come universale. Questa legge, per quanto male accolta dalla minoranza protestante di Quebec, era probabilmente in quel momento la più saggia delle soluzioni: potendo per essa la provincia di Ontario abrogare pacificamente le antiche leggi del Canada, e quella di Quebec, invece, mantenere (insieme con l'eguaglianza ufficiale tra le due lingue) le antiche costumanze. Ciò non significa però che, per quanto democratica nella forma, la nuova amministrazione fosse più responsabile di prima di fronte al popolo canadese: solo il Colonial Office di Londra aveva autorità sul potere esecutivo della colonia; mentre d'altro lato, nel campo legislativo, il Consiglio legislativo, di nomina esso pure della Corona, poteva tenere in iscacco pur sempre l'Assemblea coloniale, respingendone le deliberazioni.
Dopo la divisione in due provincie, il corso degli eventi in esse fu alquanto diverso; ché l'Alto Canada, popolato da Anglo-sassoni, era più disposto a rimanere tranquillo sotto il dominio britannico mentre il Basso Canada, cui il Quebec Act era molto più gradito e la sua revoca era apparsa come una violenta soppressione delle antiche prerogative, non tardava ad agitarsi, una volta addestratosi al nuovo meccanismo costituzionale. Infatti, dopo un primo periodo di calma relativa, cominciava la lotta tra la Camera bassa della legislatura provinciale e quella alta: rappresentando la prima, in gran maggioranza, gl'interessi e le aspirazioni dell'elemento agricolo franco-canadese il quale, nonostante la crescente immigrazione inglese, manteneva la sua preponderanza nella provincia; trovando nella seconda il suo naturale portavoce l'elemento mercantile anglo-sassone delle città. Col 1806 anzi, anno di fondazione del giornale francese Le Canadien, cominciava una vera e propria campagna nazionale contro ogni cosa che fosse o sapesse d'inglese, al motto "Nos institutions, notre langue et nos lois": campagna cui il conflitto fra Basso e Alto Canada, portava nuovo alimento. Il Basso Canada invero, che era la porta d'uscita dei prodotti agricoli alto-canadesi, s'industriava in tutti i modi (più dannoso di tutti la imposizione di diritti fiscali sui prodotti transitanti per il Basso Canada) di ostacolare il commercio anglo-canadese, sollevando le proteste non solo della provincia interna dell'Alto Canada, ma anche dell'elemento mercantile, prevalentemente inglese, dei centri urbani del Basso Canada.
La guerra anglo-americana del 1812-1814 veniva ad aprire una parentesi nell'agitazione, accomunando di fronte al comune pericolo d'un'invasione americana, dalle due parti egualmente deprecata, i due elementi etnici e gettando anzi il primo seme d'una comune nazionalità per il futuro; ma, dopo di essa, la lotta, ora sorda ora aperta, riprendeva più viva che mai, aggiungendosi alle aspirazioni di carattere nazionale dell'elemento franco-canadese quelle di carattere politico dell'elemento inglese, anelante a ordinamenti più liberali. Il governo inglese - dopo specialmente la presentazione d'una petizione canadese firmata da 87.000 persone (le cosiddette "Novantadue risoluzioni" del 1828) e il conseguente esame del problema basso-canadese da parte d'una commissione parlamentare - faceva approvare dal parlamento alcune misure conciliative, a deroga parziale del precedente Canada Act: senza però con questo risolvere un problema il quale, se era anche costituzionale, era, in misura ben superiore, di carattere nazionale, e se investiva il Canada inferiore non era certamente di minor interesse per il Canada superiore.
Il giorno, infatti, in cui la forzata liberazione di due canadesi arrestati per reato comune fece scoppiare nel Basso Canada la ribellione aperta (1837), anche l'Alto Canada seguì l'esempio. I torbidi del 1837-38, molto meno importanti nell'Alto Canada che non nel Basso, dopo qualche successo degl'insorti, capeggiati dal Papineau nel Basso e dal Mackenzie nell'Alto Canada, furono facilmente domati: la costituzione veniva sospesa e in suo luogo stabilito il regime militare. Le radici del male tuttavia permanevano; e il problema canadese si presentava tanto più difficile quanto più esso era oscuro per l'opinione pubblica inglese, ignara delle cause e delle conseguenze che poteva avere la ribellione del Canada. Nel 1838, sospesa, come s'è detto, la costituzione, lord Durham veniva nominato Alto Commissario al Canada, "per l'aggiustamento di certe importanti questioni... riguardanti la forma ed il governo futuro" delle due provincie. La missione di lord Durham, per quanto egli nelle misure prese dopo la ribellione per dare soddisfazione alla pubblica opinione andasse oltre la lettera della legge e porgesse quindi il fianco ai suoi avversarî della metropoli (tanto che il governo quasi lo abbandonò a sé stesso ed egli sdegnato si ritirò dal suo ufficio), fu un brillante successo: il suo Report on Canada costituisce uno dei documenti più famosi della politica coloniale dell'Inghilterra. La relazione concludeva col proporre l'unione dei due Canada, la costituzione d'un piano di governo locale formato di corpi elettivi e lo stabilimento d'un potere esecutivo basato su più perfetti principî.
L'ardito piano del Durham (i suoi avversarî tories arrivarono a tacciarlo di complotto coi ribelli canadesi, per far staccare il Canada dall'Inghilterra), culminante in quel "governo responsabile" la cui espressione era occorsa la prima volta, a quanto pare, nella petizione del Basso Canada presentata al parlamento inglese dallo Stanley nel 1829, non fu per il momento adottato integralmente. Quello che più importava allora era il consolidamento del dominio inglese, che appariva tanto scosso nel Basso Canada da porre alla metropoli il dilemma: o convertire il Basso Canada in una vera colonia inglese o perderlo. Frutto di questa convinzione fu il Reunion Act, passato nel 1840 e andato in vigore nel febbraio 1841. Riunite legislativamente le due provincie, vi si stabiliva un unico governatore e un'unica legislatura, composta d'un Consiglio legislativo nominato a vita e di un'Assemblea eletta ogni 4 anni. Il Consiglio esecutivo, scelto dal governatore, doveva rimanere in ufficio finché godesse la fiducia di ambedue le Camere. A garantirsi poi del lealismo dell'Assemblea, si stabiliva che Alto e Basso Lanada mandassero in essa un egual numero di membri. per quanto il secondo fosse molto più popolato.
Quantunque il Reunion Act del 1840 fosse il primo passo verso il riconoscimento dell'indipendenza politica effettiva del Canada, la campagna per il governo responsabile continuò ancora per cinque anni: quinquennio nel quale non sempre i governatori inglesi trovarono il modo pratico di regnare senza governare. Solo con la piena concessione d'un governo responsabile al Canada, per opera del Parlamento inglese, nel 1846 (il riconoscimento esplicito, cioè, che il governatore non doveva affidare il potere esecutivo che a uomini politici investiti della fiducia della Camera elettiva), il problema poté essere risolto. Il nuovo governatore, scelto da lord Grey fra gli stessi suoi oppositori politici, lord Elgin, genero e rivendicatore al Canada di lord Durham, poteva così nel 1847 inaugurare la serie e, diremmo quasi, creare il tipo nuovo del governatore di colonie autonome. Mentre, infatti, adottava francamente e liberamente il governo responsabile, egli seppe pure mostrare quale larga azione potesse anche con esso spiegare il governatore, il re costituzionale senza corona d'una colonia autonoma.
L'adozione completa del governo responsabile sul modello parlamentare inglese, nel 1846 (praticamente nel 1848), segna, può dirsi. la fine dell'agitazione nazionale franco-canadese: a grado a grado, l'elemento francese accettò le riforme, e il contrasto politico, perdendo le sue caratteristiche di razza, divenne contrasto intorno a principî, nello sviluppo della legislazione. Il franco-canadese, nondimeno, continuò a rimanere un elemento strettamente unito nella difesa delle sue antiche leggi. I vecchi partiti così si trasformarono e si fusero in due, "liberale" e "conservatore"; e il regime finanziario, quello fondiario e, più tardi, quello doganale soprattutto, divennero i campi preferiti della lotta, col progressivo sviluppo democratico del paese. I liberali, allora al potere, poterono via via attuare molti dei loro progetti, durante lo stesso governo di lord Elgin, la cui strenua difesa del principio che il potere doveva essere emanazione della maggioranza trovava, di fronte all'indignazione e alle ribellioni perfino della minoranza conservatrice (durante una sollevazione a Montreal, capitale allora della colonia, fu bruciato lo stesso palazzo del Parlamento), l'approvazione e l'appoggio della Camera dei Comuni.
Nuovi svolgimenti costituzionali intanto si maturavano, trasformandosi col 1856 in elettiva anche la Camera Alta della legislatura, costituita ormai di membri eletti per 8 anni; mentre la stessa questione lungamente dibattuta della capitale coloniale veniva risolta. Dopo essersi riunita a Kingston, quindi a Montreal, a Toronto, a Quebec, la legislatura (e con essa il governo coloniale) trovava finalmente la sua sede definitiva in Ottawa, designata quale capitale dalla Corona, cui - nel disaccordo fra i varî partiti - la vertenza era stata deferita.
Mentre gli ordinamenti politici e amministrativi si sviluppavano su basi sempre più democratiche, anche il regime commerciale e quello fondiario del Canada miglioravano, cospirando essi pure alla creazione di una società più libera e più democratica, nella quale dovevano sommergersi gli antichi elementi clerico-feudali dell'epoca franco-canadese. Il sistema commerciale introdotto dall'Inghilterra era quello scaturiente dai principî mercantilistici più rigidi. Ma, non essendo il paese, per ragioni di clima e di suolo, adatto alle produzioni agricole richieste allora alle terre d'oltre mare dai mercati europei, e non essendo d'altra parte così sviluppato demograficamente e socialmente da permettere il sorgere di grandi industrie, il sistema mercantile fu al Canada, nella pratica, assai meno oppressivo che nella teoria e nello spirito. La caduta, nondimeno, del sistema, eroso via via dalla fine del sec. XVIII in poi e abolito con la revoca nel 1849 degli antichi atti di navigazione che l'avevano, per cosi dire, codificato, promoveva o, per lo meno, garantiva un più libero sviluppo dell'economia locale con l'assicurare al Canada, al pari che alle altre colonie, la piena libertà di cercarsi il mercato più conveniente per le vendite e gli acquisti (nella fattispecie i limitrofi Stati Uniti) e soprattutto di regolare a proprio beneplacito, anziché ad arbitrio della metropoli, le tariffe doganali.
Un'influenza assai sensibile sulla costituzione economica e sullo sviluppo demografico e sociale del Canada esercitava invece la politica fondiaria del nuovo dominatore inglese. Ché se essa, pure ne primi settant'anni, ostacolava più che non promovesse il progresso della coltura e, con questo, il popolamento del paese, a causa dello sperpero enorme di terre concesse gratuitamente a privati o speculatori; già col secondo quarto del sec. XIX cercava di rimediare al malfatto, ispirandosi agl'interessi presenti e, più, futuri della colonizzazione agricola effettiva. L'irritazione dei coloni, le delusioni degl'immigranti, la scarsità soprattutto, per non dire la mancanza, delle terre buone disponibili nelle regioni più accessibili del paese, consigliavano al governo inglese non solo una maggiore parsimonia nell'impiego delle terre (col 1826, infatti, si sospendevano le concessioni gratuite e si sostituivano con le vendite all'asta) ma una ricostituzione del demanio fondiario a fini futuri di colonizzazione nelle regioni di più antico popolamento. Nel 1840 esso deliberava di sospendere la concessione delle terre alla chiesa anglicana, stabilita nel 1791 in ragione di un settimo delle alienazioni complessive, e di confiscare e porre in vendita le terre già assegnate e riservate alla detta chiesa e a quella cattolica, le quali, invece di coltivare, le lasciavano in abbandono, con grave pregiudizio della colonizzazione: poste in vendita, con grande beneficio degli agricoltori diretti in particolare, una parte delle somme ricavate fu assegnata allo stesso clero.
Più audace naturalmente del governo metropolitano fu però quello coloniale, quando dopo il 1846 anche la politica fondiaria, al pari di quella commerciale, diventò di competenza della stessa colonia, a complemento della raggiunta autonomia politica e legislativa. Aboliti, invero, nel 1854 i diritti feudali ancora esistenti, le terre venivano affrancate da ogni peso di servitù, accordandosi in compenso ai proprietarî un'indennità complessiva di sei milioni di dollari; mentre la più rapida ricostituzione d'un demanio fondiario, dopo la cessione alla colonia delle terre riservate alla Corona nell'atto del 1791 e, più assai, dopo le espropriazioni successive, nel lontano Occidente (il Far West canadese), di vastissime distese di terra appartenenti alla secolare Compagnia della Baia di Hudson, permetteva l'adozione d'un sistema di concessioni fondiarie più favorevole allo stanziamento dell'emigrante sulla terra. Il prezzo di vendita delle terre pubbliche, che sino al 1850 aveva avuto luogo a tassi molto elevati (da 10 a 15 e perfino 20 scellini l'acro), veniva notevolmente ribassato (da 10 pence a 4 scellini, a seconda delle terre e delle località), accordandosi per di più ai coloni poco provvisti di mezzi di effettuare il pagamento a piccole rate annuali; mentre, ad ostacolare gli acquisti di terra a scopo puramente speculativo, veniva imposto l'obbligo a chi comperava estensioni considerevoli, di colonizzarle entro un dato numero di anni. Così il Canada, al quale si rivolgevano di preferenza i contadini agiati della metropoli bramosi di costituirsi una proprieià (dal 1827 al 1846 la sola emigrazione inglese gli aveva dato oltre 600.000 coloni), si avviava, intorno alla metà del sec. XIX, a diventare una colonia di piccoli e medi proprietarî per eccellenza, una società per ciò stesso essenzialmente democratica di due milioni scarsi di abitanti (mezzo secolo prima, al 1801, non era ancora che di 240.000), cui bene poteva calzare la definizione d'un governatore dell'epoca, lord Sydenham: "non una lotteria con pochi premî esorbitanti e un gran numero di biglietti bianchi, ma un investimento sicuro e certo, che un uomo prudente e ragionevole può senza timore affrontare".
3. La creazione e la costituzione politica del "Dominion" (1867). - Mentre su queste basi si plasmava la nuova società canadese, producente in prevalenza per il consumo interno, poiché i suoi prodotti (cereali) non erano ancora molto richiesti dal mercato europeo; un nuovo avvenimento politico, di importanza capitale per il futuro del paese, si andava preparando al Canada sotto una duplice corrente (locale e metropolitana) di pensiero e d'interessi, cioè il consolidamento dei possessi inglesi nell'America del Nord in un unico corpo politico autonomo dalla sintomatica denominazione ufficiale di Dominion of Canada.
Già lord Durham, nella sua relazione, aveva emesso l'idea d'una federazione di tutte le colonie britanniche dell'America Settentrionale; ma essa non era stata accolta, e i possessi inglesi erano rimasti divisi in cinque colonie (Canada, Nuova Scozia, Nuovo Brunswick, Isola del Principe Edoardo, Terranova). La riunione però, sotto un solo governo di due provincie diverse sotto tanti aspetti, quali erano l'Alto e il Basso Canada, presentava inconvenienti così numerosi, che già nel 1857 si pensava se non fosse conveniente di trasformare l'unione legislativa canadese in una unione federale, cui avrebbero potuto accedere eventualmente le cosiddette Provincie Marittime: la Nuova Scozia, cioè l'antica Acadia francese passata già all'Inghilterra con la pace di Utrecht del 1713; il Nuovo Brunswick e l'isola del Principe Edoardo, pure in origine colonie francesi ma cedute all'Inghilterra solo nel 1763. Nel tempo stesso in queste provincie marittime andava diventando popolare l'idea d'una "Unione marittima" da costituirsi fra esse sulla base federale. La guerra di secessione scoppiata nel 1861, con le difficoltà insorte fra il governo americano e quello inglese, che aveva riconosciuto la qualità di belligeranti agli Stati del Sud; con la denuncia da parte degli Stati Uniti d'un trattato di commercio favorevole al Canada; con le incursioni di bande irlandesi irregolari nello stesso territorio canadese; col pericolo insomma, più d'una volta presentatosi, d'uno scoppio di ostilità fra Stati Uniti e Inghilterra e relativa invasione del Canada, fu come la scintilla che fuse insieme gli elementi federali preesistenti nel Canada propriamente detto, da una parte, nelle Provincie Marittime dall'altra. Collimante con gl'interessi politico-territoriali dell'Inghilterra nel continente nord-americano e in perfetta armonia con le idee coloniali predominanti a quell'epoca nella metropoli, l'iniziativa della prima federazione coloniale inglese veniva presa così dalle stesse colonie, dalla Nuova Scozia in prima linea.
Nella convenzione, infatti, tenuta a Quebec nell'ottobre del 864, Canada, Nuovo Brunswick, Nuova Scozia e Isola del Principe Edoardo si trovarono concordi nella proposta, al governo inglese, d'una confederazione. Le relative deliberazioni furono incorcorporate in uno statuto imperiale, col British North America Act del 1867. Per esso, ristabilite le antiche divisioni di Alto e Basso Canada, col nome rispettivamente di "Provincia di Ontario" e "Provincia di Quebec", Canada, Nuova Scozia e Nuovo Brunswick venivano a costituire una confederazione coloniale (la prima nella storia inglese), conosciuta col nome di Dominion of Canada; mentre, su richiesta del parlamento canadese e delle rispettive legislature coloniali, anche le colonie di Terranova, Isola del Principe Edoardo e Columbia Britannica potevano essere ammesse nell'unione. Su richiesta poi del parlamento canadese, potevano esservi ammessi pure la Terra di Rupert e il Territorio di Nord-Ovest. Un atto posteriore (1872) autorizzava il parlamento del Dominion a stabilire nuove provincie, a provvedere per la costituzione e l'amministrazione di esse, a variare i limiti delle provincie col consenso delle rispettive legislature, a legiferare infine per il territorio non incluso in alcuna provincia. Più tardi ancora, nel 1886, il parlamento del Dominion veniva autorizzato a prendere, di tempo in tempo, provvedimenti per la rappresentanza nel suo seno di territorî che formavano parte del Dominion ma non erano inclusi in alcuna provincia.
Secondo la costituzione federale canadese del 1867, il potere esecutivo del Dominion risiedeva nella regina, rappresentata dal governatore generale, e nel Consiglio privato costituente il ministero. Il potere legislativo risiedeva in un parlamento costituito della regina, d'un senato indissolubile e d'una Camera dei comuni eletta per cinque anni: nominati a vita dal governatore generale i membri del senato, il cui numero non poteva eccedere i 78; eletti dalla popolazione delle singole provincie i membri della Camera, il cui numero originario era fissato in 180 (di essi 65 per la provincia di Quebec, che doveva mantenere stabilmente i suoi 65 mandati, mutandosi invece il numero dei mandati delle altre provincie a seconda dei risultati dei censimenti decennali). I poteri, i diritti, le immunità, la procedura del parlamento canadese venivano ricalcati su quelli inglesi.
La costituzione regolava poi l'ordinamento dei governi e delle legislature provinciali e la posizione loro nei riguardi del governo inglese e di quello federale canadese. Quanto al primo punto, si trasferiva al governo del Dominion il controllo sugli organismi politici e legislativi provinciali esercitato precedentemente dal governo metropolitano. Quanto al secondo punto, il potere veniva affidato alla federazione nelle materie particolarmente di natura pubblica e di interesse generale (dogana, difesa, ferrovie, telegrafi, canali, diritto commerciale e penale, terre pubbliche dei territorî non ancora eretti in provincie, ecc.); alle provincie federate, in quelle di natura locale e privata. Così, mentre negli Stati Uniti, la cui costituzione fu presente allo spirito del legislatore, il potere sovrano è di regola degli stati federati e, in via di eccezione, della federazione; nel Canada si stabiliva l'inverso, risultandone una costituzione più unitaria che federale. Le colonie canadesi raggiunsero così un altissimo grado di autonomia perfino politica. Dalla designazione in fuori del governatore generale, dal diritto di veto riservato alla Corona e da quello di appello supremo al Consiglio privato inglese (salvo in materia penale, per la quale nemmeno questo veniva mantenuto), esse non avevano più per la loro legislazione e politica interna alcun altro legame di dipendenza dalla metropoli.
4. L'ulteriore sviluppo territoriale, demografico, economico, politico del Canada dalla costituzione del Dominion alla guerra mondiale (1867-1914). - Il Dominion canadese era appena, può dirsi, costituito, che già manifestava le sue aspirazioni verso i vicini possessi inglesi, assicurandosi nel 1869, per solo un milione e mezzo di dollari, gl'immensi territorî del Nord-Ovest, fino allora posseduti da una compagnia coloniale con poteri sovrani, la Compagnia della Baia d'Hudson. Questa, fondata due secoli prima, nel 1670, per sfruttare e colonizzare il territorio nord-americano dalle frontiere settentrionali del Canada al circolo polare, e datasi, per la natura stessa del paese assegnatole, al commercio lucrosissimo degli animali da pelliccia più che alla colonizzazione, poneva fine in quell'anno alla sua fortunata carriera, dopo aver, sia pure rudimentalmente, organizzato da un oceano all'altro un'area immensa, vigilata da oltre 200 fortilizî, con circa 12.000 avventurieri bianchi o meticci, in gran maggioranza d'origine francese, agenti militari e al tempo stesso commerciali della compagnia nei rapporto con le tribù indiane, che sommavano allora a qualche centinaio di migliaia di individui. Lo sviluppo incipiente della colonizzazione agricola effettiva nella vallata del Red River, da una parte; quella del territorio della Columbia Britannica dall'altra, in seguito specialmente alla scoperta fatta nel 1858 di giacimenti auriferi sulle rive del Fraser (scoperta che vi attirava in poche settimane 30.000 avventurieri, i quali, nonostante i dolori e le miserie inaudite dei primi tempi, gettarono quivi le basi d'un nuovo nucleo coloniale); infine, la pressione politica ed economica del Canada, rendevano ormai contati i giorni della "Onorabile Compagnia" (com'era chiamata), la cui ultima carta, spirante al 1859, veniva prorogata solo col fine di ultimare i negoziati per il suo scioglimento. Staccata dal territorio di essa, per erigerla in colonia della Corona (1858), la Columbia Britannica, e fornita questa di larghe istituzioni municipali, la Compagnia della Baia d'Hudson cessava col 1870 di esistere come compagnia coloniale a poteri sovrani, non conservando per sé che il ventesimo delle terre catastate e alienate durante i primi 50 anni successivi. I suoi territorî venivano a costituire il Far West del Canada, estendentesi da un oceano all'altro, la grande riserva territoriale del Dominion per la costituzione a non lunga scadenza di nuove popolose provincie.
Prima, fra queste, era il Manitoba, sin dal luglio del 1870. Regione ignorata e disdegnata, che non raggiungeva in quell'epoca i 12.000 abitanti, ma ne avrebbe avuti alla fine del secolo 250.000 e nel 1911 quasi mezzo milione, grazie alla fecondità, rivelatasi straordinaria, del vergine suolo e alla meravigliosa produzione granaria riversata sui mercati europei, il Manitoba era una prima rivelazione dell'avvenire riserbato al Canada. Nel 1871, si aggregavano al Dominion: la Columbia Britannica con l'Isola di Vancouver (la quale ultima era stata eretta in colonia della Corona solo nel 1849, per quanto gl'Inglesi vi avessero posto il piede sino dal 1778) e nel 1873 l'Isola del Principe Edoardo; nel 1905, altre due, quella di Alberta e di Saskatchewan. Su un'area così valutata in 9.659.400 chilometri quadrati, ossia di non molto inferiore a quella dell'Europa intera, area però di cui la med circa soltanto abitabile e colonizzabile, il Dominion comprendeva, prima della guerra mondiale, nove provincie federate, oltre al Yukon, costituito in territorio separato nel 1898, e ai Territorî del NordOvest (North-West Territories), l'area dei quali ultimi aveva subito nel 1912 una nuova notevolissima falcidia di quasi 700.000 miglia quadrate, andate ad accrescere la superficie delle provincie di Ontario, di Manitoba e soprattutto di Quebec.
Lo sviluppo territoriale della zona colonizzata era la conseguenza naturale dello sviluppo demografico del Dominion. La popolazione del Canada, che alla metà del sec. XIX non raggiungeva ancora i due milioni di abitanti, nel 1871 ne aveva più di 3 ½, nel 1901 superava già i 5 e dieci anni dopo, nel censimento del 1911, toccava i 7.204.838: di essa, due milioni e poco più nella provincia franco-canadese di Quebec, cinque milioni nelle altre provincie di lingua inglese e di stirpe prettamente anglo-sassone; e, quanto alla religione, tre milioni scarsi di cattolici, il resto di confessione varia, in massima parte protestanti. Notevole, dal punto di vista politico se non demografico, il fatto che l'elemento indigeno canadese, rappresentato, all'epoca del censimento 1911, da circa 111.000 indiani, lungi dallo scomparire, era in via di aumento, grazie alla nuova politica adottata dal Canada dopo la costituzione del Dominion: politica cioè di conservazione delle tribù indigene, mediante la maggiore ampiezza delle riserve territoriali ad esse consacrate, anziché di distruzione come nell'epoca precedente. Questa politica più umana veniva del resto a riallacciarsi con le tradizioni della politica indiana dell'antico dominio francese del Basso Canada, politica dei primi secoli della colonizzazione, cui si deve se oggi esiste un elemento franco-indiano che costituisce il miglior trait-d'union fra Bianchi e Pellirosse.
Molla precipua dell'espansione demografico-territoriale del Canada, nell'ultimo mezzo secolo, era stato il grandioso movimento di colonizzazione agricola, di cui, per ragioni storiche, economiche e climatico-territoriali, esso fu teatro negli ultimi decennî dell'Ottocento e nei primi del Novecento: movimento dalla legislazione agraria del paese promosso e favorito nel modo migliore. Questa legislazione fondiaria federale del Canada (oltre al demanio fondiario federale, da essa contemplato e costituito dalle terre vacanti dei Territorî, si aveva infatti il demanio fondiario provinciale, costituito dalle terre inalienate, comprese entro i confini delle singole provincie, e regolato da leggi provinciali) riproduceva nel suo complesso, migliorandola, quella degli Stati Uniti, già tanto favorevole alla colonizzazione. Stabilito anche al Canada il principio che la catastazione precedesse l'alienazione delle terre, questa avveniva dopo la ripartizione dei territorî in distretti, dei distretti in townships o circondarî (in forma possibilmente di quadrati di 36 miglia quadrate di area), delle townships in sezioni (d'un miglio quadrato l'una, ossia di 640 acri) numerate progressivamente dalla prima alla 36a, delle sezioni infine in quarti di sezione (di 160 acri ciascuno); riservate erano soltanto le sezioni 11a e 29a di ogni township, a titolo di dotazione scolastica e la sezione 26a di ogni township e 8a di ogni quinta township, rappresentanti quel ventesimo delle terre catastate che il governo federale si era impegnato di riservare all'antica Compagnia della Baia di Hudson per lo spazio di 50 anni.
Nel Canada fu larghissimamente applicato anche il principio della concessione gratuita della terra all'agricoltore: costituendo la legge federale dell'homestead del 14 giugno 1872, riproduzione migliorata di quella americana di dieci anni prima, la base della colonizzazione canadese del sec. XIX (v. quanto è stato detto precedentemente circa la colonizzazione).
E la piccola proprietà, infatti, di cui la legge dell'homestead ha tanto promosso lo sviluppo, può considerarsi l'anima della colonizzazione canadese, nella seconda metà del sec. XIX. Dalla Gran Bretagna, dall'Irlanda, dagli stessi Stati Uniti, negli ultimi anni del secolo e nei primi del successivo, vediamo affluire copiosi nel Canada gli emigranti, farmers soprattutto, dotati del piccolo capitale necessario all'istallamento nell'homestead (non meno di 500 dollari, secondo i tecnici), e darsi alla coltura del frumento in specie, che faceva del Canada, al cadere già dell'Ottocento, il granaio dell'Impero britannico.
Ciò non faceva però che, anche al Canada, sotto l'influsso di cause prettamente economiche, non si instaurasse, accanto a quella piccola e media proprietà, dal legislatore tanto liberamente promossa e resa possibile dalla straordinaria fertilità del suolo come dal genere delle colture (cereali), la grande proprietà fondiaria. Mentre infatti nei territorî d'occidente questa faceva la sua comparsa con l'invasione capitalistica del suolo, inaugurata dalle speculazioni fondiarie del 1882-83 in particolare, e alimentata dagli alti profitti d'un'agricoltura industrializzata (non rari in essa, già col 1885, i dividendi dell'8% sul capitale impiegato); nelle provincie orientali più vecchie e popolate, essa cominciava a soppiantare qua e là, ancora nel corso dell'Ottocento, la piccola e media proprietà, minata economicamente dalla concorrenza formidabile dei nuovi campi occidentali di colonizzazione e psicologicamente dalla facilità estrema con cui i piccoli proprietarî, venduto il modesto appezzamento, già sfruttato, potevano trasferirsi su uno più fertile del lontano occidente, lasciando libero il campo alla grande proprietà capitalistica che, coi suoi perfezionati sistemi di coltura, e più, con l'impiego larghissimo delle macchine, poteva sostenere la concorrenza delle nuove zone di colonizzazione, dalla terra più fertile ma dalla coltura meno intensiva.
Sulla base di questa mirabile colonizzazione agricola, il Canada diventa, col sec. XIX, un grande mercato di lavoro, capace ormai di attrarre un'immigrazione copiosa, costituita dei più svariati elementi etnici e sociali, e presentante problemi non dissimili da quelli degli altri paesi di grande immigrazione. In dodici anni, 1897-1909, entravano nel Canada ben 1.366.650 immigranti, di cui 540.621 dal Regno Unito e 425.412 dagli Stati Uniti; nell'anno fiscale 1910-11 (10 aprile - 31 marzo), l'immigrazione era di 311 .084 individui, cifra pressoché corrispondente all'intera emigrazione del decennio 1881-91; nel 1911-12, di 354.237; nel 1912-13, di 402.432
La qualità inferiore dell'immigrazione nuova, europea e americana, in cui l'elemento propenso più ad ammassarsi nelle grandi città dell'est che a dissodare e lavorare i campi dell'ovest canadese era largamente rappresentato, imponeva anzi al Canada, a partire dal 1908, delle misure restrittive dell'emigrazione, intese a respingere quanti non avessero un minimo di mezzi a loro disposizione.
Ma preoccupazioni ben maggiori dell'immigrazione bianca "non desiderabile", destava anche nel Canada, come negli altri paesi nuovi, l'immigrazione asiatica, l'indiana e, in grado molto maggiore, la gialla (quella giapponese soprattutto, sorretta da un forte stato d'origine), nell'ovest del Dominion, nella Columbia Britannica in specie, presa principalmente di mira. Nel 1907, Vancouver contava già 7000 Giapponesi, e altrettanti Cinesi su una popolazione complessiva di 50.000 anime; e le lotte sanguinose ivi e altrove scoppiate fra le due razze inducevano il Canada ad adottare col 1908 efficaci misure restrittive, contro la gialla in genere, e contro la stesss immigrazione giapponese, presi però i necessarî accordi amichevoli col non trascurabile Impero del Sol Levante.
L'immigrazione copiosa di uomini e capitali del vecchio continente e dello stesso nuovo mondo, all'invito seducente della distesa enorme di terre coltivabili dal Golfo di San Lorenzo alle coste del Pacifico, non si limitava però soltanto a popolare di agricoltori il suolo canadese; ma, per logico contraccolpo, non tardava anche a far sorgere, nei centri maggiori di popolazione, quale complemento economico-sociale inevitabile, la nuova attività industriale. Né la sola industria mineraria si sviluppava negli ultimi decennî, via via che nuove ricchezze il sottosuolo andava svelando agli emigranti (la produzione minerale, fra rame, oro, argento, nichel, carbone, ecc., saliva, già nel 1911, a quasi 100 milioni di dollari); ma anche l'industria manifatturiera, la quale trovava nelle provincie più antiche e popolate dell'est le sedi naturali di primo sviluppo. Nel 1911, secondo il censimento di quell'anno, tale industria era già rappresentata da oltre 19.000 stabilimenti (di cui oltre 17.000 fra Ontario, Quebec, Nuovo Brunswick e Nuova Scozia), con un capitale di un miliardo e un quarto circa di dollari, mezzo milione di persone impiegate, e una produzione del valore di circa 1166 milioni di dollari. E altro assai è da aggiungere per compiere il quadro. Un sistema di comunicazioni fluviali e lacustri d'oltre 2700 miglia di vie navigabili, dai Grandi Laghi interni all'Atlantico; 25 .000 miglia di strade ferrate (nel 1911), di cui 2906 rappresentate dalla grande transcontinentale Canadian Pacific Railway, da Montreal a Vancouver, allacciata con le linee di navigazione sussidiate attraverso al Pacifico, così da fare in diciotto giorni l'intiero viaggio Montreal-Yokohama; città di quasi mezzo milione di abitanti, come Montreal, di quasi 400.000 come Toronto, d'oltre 100.000 come Winnipeg e Vancouver, per non citare le minori; un sistema scolastico mirabile, che al 1911 contava oltre 23.000 scuole frequentate da più di un milione e un terzo di scolari, con una spesa complessiva d'oltre 32 milioni di dollari; un movimento commerciale con l'estero rappresentato nell'anno finanziario 1912-13 da un'esportazione (cereali, carni, lana, burro, bestiame vivo, ecc.) d'oltre 393 milioni di dollari e da un'importazione (prodotti metallurgici, carbon fossile, tessuti, frutta, prodotti chimici, ecc.) d'oltre 692; un bilancio federale infine presentante (anno finanziario 1912-13) un'entrata effettiva di quasi 175 milioni di dollari e una spesa di poco più di 175: ecco un complesso di cifre, le quali attestano come la colonizzazione britannica avesse creato nell'estrema parte settentrionale dell'America del Nord una società che ormai, non solo racchiudeva in sé tutti gli elementi materiali e morali di un'esistenza nazionale sua propria, per quanto politicamente soggetta di nome all'Inghilterra, ma presentava pure quella varietà d'interessi economici fra classe e classe della popolazione, fra regione e regione del paese che aveva il suo contraccolpo inevitabile nella politica estera come nell'interna, nei rapporti con la metropoli come con le altre nazioni, gli Stati Uniti d'America in prima linea.
La prevalenza dell'elemento britannico sugli altri, nella colonizzazione canadese posteriore alla conquista dell'Inghilterra, e la nitida coscienza di questa maggiore purezza anglo-sassone del Canada in contrasto con gli Stati Uniti, crogiolo delle razze più diverse; l'attenuarsi progressivo, per le ragioni storiche vedute, dell'antagonismo etnico e politico fra l'elemento francese del Basso Canada e l'inglese del resto del Dominion, e il subentrare nel primo al profondo sentimento antinglese, che assumeva addirittura colore di irredentismo, d'uno spirito politico nuovo, fatto a un tempo di lealismo locale canadese e di attaccamento alla cultura, alla lingua, all'antica nazionalità francese, sotto la suggestione molteplice d'una vita e di un ambiente economico proprio; lo spirito inglese alimentato dallo sviluppo straordinario della scuola inferiore, media e soprattutto superiore, e della cultura, l'una e l'altra di tipo anglicano nella massima parte del Dominion; l'industrializzazione recente delle provincie orientali e la conseguente tendenza del Dominion ad emanciparsi dal tributo economico pagato all'estero, agli Stati Uniti soprattutto, per i prodotti industriali; tutto questo aveva già sviluppato nel Canada, dalla costituzione del Dominion alla guerra mondiale, una coscienza nazionale canadese, la quale, se da una parte andava cancellando ogni residuo di dipendenza morale e politica dall'Inghilterra, costituiva dall'altra il baluardo più formidabile contro ogni tentativo politico, etnico, economico, di assorbimento del Canada da parte degli Stati Uniti d'America.
Questi invero, dal momento che si erano emancipati dall'Inghilterra sino al secolo XX, non avevano mai cessato di considerare quel paese come una specie di terra americana irredenta, destinata un giorno o l'altro, o per movimento spontaneo di popolo (la colonizzazione del Far West canadese, negli ultimi decennî, si era dovuta in parte non piccola all'emigrazione degli Stati Uniti) o per forza d'armi o per attrazione economica ineluttabile, ad arricchire di nuove stelle quella bandiera americana, la quale, già nel 1867, a soffocarvi l'espansione costiera del Canada, stendeva a nord-ovest di questo la sua ombra minacciosa sull'Alasca, ceduta dalla Russia. Né mancavano le prove perfino ufficiali o ufficiose di questa tendenza americana di assorbimento, dalla prima costituzione del paese (quella del 1777), alla mozione del 1857 del Congresso, deplorante la condotta seguita dal governo inglese nel confederare le provincie canadesi, al vano tentativo perfino di trattative per un eventuale abbandono inglese del Canada nel 1870; come non mancavano le prove palmari d'una tendenza sempre più spiccata del Canada verso un'esistenza nazionale sua propria, contrapposta a quella americana, non meno, anzi ancor più gelosamente che a quella britannica.
Ciò si vedeva tipicamente nel campo economico dove, più manifesta ancora che nel campo territoriale e politico, si mostravano la tendenza americana ad assorbire il Canada e la reazione per converso del Canada, minacciato dal duplice pericolo di un'invasione industriale americana da un lato, di una maggiore difficoltà di accesso nel mercato inglese dall'altro, il giorno in cui, passato il paese agli Stati Uniti, esso non fosse stato più arbitro della propria politica doganale. Spirato nel 1866 il trattato di commercio del 1854 fra Stati Uniti e Canada, il governo americano si era rifiutato a ogni nuova intesa, applicando ai prodotti canadesi tariffe elevatissime (il 48% in media); mentre il Canada, pur senza ricorrere a rappresaglie, colpiva le importazioni americane della sua tariffa media del 24,86%. Adottatosi più tardi dagli Stati Uniti il sistema della tariffa duplice, la minima di favore e la massima applicabile ai paesi che non avessero trattati speciali con essi o che favorissero altre nazioni a loro danno, il Canada riusciva ad ottenere, nonostante le precedenti minacce, il beneficio della tariffa minima, continuando nella sua politica commerciale di indipendenza nazionale ma di riguardo per il mercato americano (di gran lunga il più importante per esso dopo l'Inghilterra), che si basava, tra la fine del secolo passato e i primi di questo, su una triplice tariffa, cioè quella generale rigidamente protezionista (la tariffa del 1897); quella differenziale a favore del Regno Unito e della maggior parte delle colonie inglesi (nel luglio 1900, la riduzione era portata al 33,3% della tariffa generale); quella intermedia infine tra le due, da applicarsi ai paesi che accordassero il contraccambio ai prodotti canadesi. Un tentativo del 1910 di applicare al Canada e agli Stati Uniti, nei loro rapporti commerciali, uno speciale trattamento di favore, basato sul libero scambio per i prodotti semilavorati e su una forte riduzione di dazî per oltre 500 voci, non solo falliva ma trascinava con sé nella caduta il governo canadese che l'aveva negoziato. Definito dal Balfour, alla Camera dei comuni, "un grande disastro imperiale" (per esso infatti un centinaio di articoli americani avrebbero beneficiato all'entrata nel Canada di tariffe inferiori a quelle accordate agli stessi prodotti britannici!) e salutato imprudentemente al Congresso americano come poco meno di "un secondo acquisto della Luisiana" (l'acquisto della Luisiana nel 1803 aveva virtualmente raddoppiato d'un colpo la superficie dell'Unione), l'accordo commerciale segretamente preparato naufragava nel modo più clamoroso. Contro di esso, invero, insorgevano da una parte le industrie delle provincie orientali, minacciate ulteriormente dalla concorrenza americana, e più ancora le grandi compagnie ferroviarie impaurite di quella deviazione degli scambî (da nord a sud, anziché da ovest a est) che sarebbe seguita alla nuova tariffa danneggiando le ferrovie costruite in vista del traffico trasversale in ispecie; dall'altra, il sentimento nazionale canadese, crudelmente offeso non tanto dal carattere antimperiale dell'accordo proposto quanto dalla interpretazione americana più politica che economica di esso. (Infatti, nel febbraio del 1911, al Congresso americano si arrivava da qualche entusiasta a proporre l'annessione addirittura del Canada agli Stati Uniti!).
Il partito liberale, il quale era succeduto nel potere, nel 1896, al partito conservatore, che l'aveva tenuto quasi ininterrottamente dalla costituzione del Dominion sino allora (durante un mezzo secolo all'incirca il Canada era stato governato, salvo brevi interruzioni, da due primi ministri soltanto, sir John A. Macdonald e sir Wilfrid Laurier), vedeva disertare le sue file, e nelle elezioni generali del 1911, fatte appunto sulla piattaforma dell'accordo commerciale con gli Stati Uniti, il suo grande leader, sir Wilfrid Laurier (il Canada's grand old Man, com'era detto da seguaci e avversarî), che era al potere dal 1896, veniva sconfitto. Nonostante la grande maggioranza mantenuta dai liberali al Senato, il potere ritornava dopo 15 anni al partito conservatore, di cui il nuovo premier, Mr. Robert Borden, riassumeva il pensiero in fatto di politica commerciale nelle parole: "il Canada è deciso a restare esso padrone del proprio regime doganale".
5. Il Canada durante la guerra mondiale e nel dopoguerra. - Il governo di Mr. Robert Borden era destinato a fronteggiare la crisi della guerra mondiale. Che il Canada, dall'Atlantico come dal Pacifico vulnerabile per l'ampia distesa di coste (bene spesso aperte, come quelle del basso San Lorenzo) e convinto al pari dell'Inghilterra della minaccia tedesca all'integrità e alla libertà dell'impero, dovesse scendere in campo con l'Inghilterra, era fuori di discussione per l'immensa maggioranza del paese. Tanto che alla vigilia della guerra, quando per un giorno o due parve dubbio se l'Inghilterra avrebbe dichiarato la guerra alla Germania, c'era al Canada chi proponeva di dichiararla per proprio conto: un'impossibilità, come si vede, costituzionale dal punto di vista imperiale britannico, ma una dimostrazione chiaramente sintomatica di quella coscienza nazionale canadese che, col procedere della guerra, doveva poi sempre più chiarificarsi e accentuarsi. Prima ancora che il parlamento canadese si convocasse, la mobilitazione era cominciata: già nell'ottobre del 1914, un primo esercito volontario canadese di 30.000 uomini aveva raggiunto l'Inghilterra e un secondo di oltre 20.000 era allestito. Durante l'intero periodo della guerra, venivano arrolati nel Canada 595.441 uomini: di questi, 52.000 circa cadevano sul campo e circa 10.000 morivano per cause diverse. Le forze canadesi, verso la fine della guerra raccolte sotto il comando del generale sir Arthur Currie a formare come un vero e proprio esercito canadese agli ordini del comando supremo britannico, combatterono in alcune delle più terribili battaglie del fronte occidentale, dalla seconda battaglia di Ypres nell'aprile del 1915, a quella della Somme nel 1916, alla presa di Passchendaele sul saliente di Ypres nel 1917, alla rottura delle linee tedesche nell'estate del 1918 e, dopo la grande battaglia di Arras, alla presa di Cambrai nell'ottobre dello stesso anno. Al momento dell'armistizio, 11 novembre, esse erano a Mons, sul terreno appunto da cui gl'Inglesi avevano cominciato la loro grande ritirata nel 1914.
La grande prova però non trovava quella concordia assoluta di spiriti che poteva logicamente attendersi da un paese cui ambedue le grandi nazioni occidentali alleate avevano dato la nascita, la Francia e l'Inghilterra. Essa anzi portava un'altra volta alla ribalta, sia pur momentaneamente, quel dissidio fra le due razze, franco-canadese e anglo-canadese, che un secolo e mezzo di vita comune aveva assopito ma non cancellato. Un nipote di quel Papineau, che nel 1837 aveva promosso e capeggiato la rivolta canadese, cioè il nazionalista franco-canadese Bourassa, passato dal partito liberale a quello conservatore e distintosi, già prima della guerra, così nella lotta contro la politica navale del primo a base di autonomia marittima canadese, come contro la più avanzata del secondo a base imperiale più che regionale canadese, denunziava del pari l'imperialismo tedesco e quello britannico, sostenendo la tesi abbastanza diffusa nell'elemento franco-canadese e condivisa nei primi tempi dagli Stati Uniti, che la patria canadese era in America e che si doveva lasciare l'Europa appianare da sé le proprie contese. Quando poi la coscrizione obbligatoria, adottata nel maggio 1917, entrò in vigore, scoppiarono in Quebec tumulti sanguinosi, che obbligavano il governo a occupare militarmente la città. Nel 1918 nella legislatura provinciale di Quebec si arrivava, per quanto la cosa non avesse base né seguito nell'azione pubblica, a fare una proposta di secessione dal resto del Canada!
Ben più importante però del contraccolpo politico interno era quello della guerra mondiale sull'evoluzione costituzionale del Canada in seno all'Impero britannico, anzi sulla sua stessa posizione politica nel mondo. Già prima il Dominion del Canada aveva manifestato chiaramente la sua tendenza a reclamare dalla madre patria che la politica estera inglese, per quanto riguardava il Dominion, fosse fatta dal Canada e in vista degl'interessi suoi particolari anziché dalla Gran Bretagna e dal punto di vista degl'interessi generali dell'Impero britannico. La stessa apparenza, anzi, che l'Inghilterra, nella soluzione delle varie questioni diplomatiche con gli Stati Uniti (dal trattato dell'Oregon del 1846, relativo alla spartizione di quel territorio, al trattato di Washington del 1909, relativo all'uso commerciale e militare delle vie d'acqua comuni ai due paesi, Grandi Laghi cioè e fiume San Lorenzo), si fosse sempre preoccupata del mantenimento di buoni rapporti con gli Stati Uniti più che delle aspirazioni canadesi, era stata non ultima causa di tale tendenza. Di richiesta in richiesta e di concessione in concessione, si era arrivati così, ancora nel primo decennio del nuovo secolo, a poter costituire e far funzionare nel Canada un vero e proprio ministero degli Affari esteri per la trattazione e definizione dei rapporti particolari del Canada con la metropoli, con le altre colonie autonome inglesi e perfino, in molte questioni, con Potenze straniere, gli Stati Uniti in specie.
In questa tendenza, il Canada aveva trovato naturalmente l'alleato migliore nel movimento generale di emancipazione di tutte le colonie autonome dell'Impero, e nella politica conciliativa della madre patria di fronte ad esso. Così, durante la conferenza imperiale britannica del 1911, i delegati del Canada, come degli altri Dominions, erano stati ammessi al sacrario della politica estera britannica, alla conoscenza cioè di quelli che l'Asquith definiva gli arcana imperii; e a cominciare dall'anno successivo 1912, rappresentanti canadesi - dapprima occasionali e poi permanenti - erano entrati nel Comitato imperiale di difesa. Durante la guerra, a datare dal 1917, il Canada cominciava al pari degli altri Dominions britannici e dell'impero dell'India, a partecipare nella persona del suo primo ministro allo stesso Gabinetto imperiale di guerra (British War Cabinet), cioè a quel vero e proprio gabinetto di governi britannici, anziché di ministri inglesi, creato per necessità di guerra e divenuto poi il più alto organo costituzionale dell'Impero. Le conferenze imperiali del 1917 e 1918, funzionanti come conferenze imperiali di guerra, modificavano radicalmente lo statuto giuridico del Canada (al pari di quello degli altri Dominions e dell'India), con le loro decisioni presupponenti e implicanti il pieno riconoscimento dei Dominions come nazioni autonome d'uno Stato imperiale (Imperial Commonwealth) e dell'India come parte integrante di esso, con le conseguenze d'un diritto anche nel Canada a una voce adeguata nella politica estera e nelle relazioni dell'impero britannico con l'estero, e della necessità d'una consultazione continuativa di esso, come degli altri Dominions e dell'India, in tutte le materie di alto interesse comune dell'Impero. Base della futura cooperazione interimperiale, era questo, nel medesimo tempo, il riconoscimento giuridico dell'eguaglianza nazionale fra il Canada e la madre patria; anche se esso - com'è nella natura dell'evoluzione costituzionale britannica - si era sviluppato in modo empirico, sotto la pressione dei bisogni del momento, anziché fondarsi su una teoria speculativa o su un atto formale del Parlamento imperiale. Ciò appariva manifesto nella conferenza della pace (1919), quando il Canada riusciva, al pari degli altri Dominions inglesi e dell'India, ad avere una rappresentanza sua propria - nonostante l'opposizione degli altri stati dell'Intesa vincitrice - e a diventare parte di quel trattato di Versailles, che veniva così sottoposto per l'approvazione al parlamento canadese, al pari degli altri parlamenti britannici e stranieri, e faceva del Canada, come degli altri Dominions britannici, un membro della Società delle Nazioni, al pari di un altro stato qualunque. Il trattato di Versailles del 1919, che poté essere qualificato come la magna charta dei Dominions britannici, segnava così la nascita, anche dal punto di vista internazionale, dopo di quello interno britannico, della nazione canadese.
Questo stato politico di indipendenza effettiva del Canada dalla madre patria trovava nel dopoguerra la sua pratica esplicazione e progressiva affermazione attraverso alla conferenza del 1921, che affermava il principio (già proposto in quella del 1918) che i primi ministri dei Dominions avessero il diritto di comunicare direttamente col primo ministro del Regno Unito e viceversa; alla nomina, nel 1920, d'un ministro canadese a Washington per trattare continuativamente e direttamente gli affari canadesi con gli Stati Uniti, pur senza rinnegare ufficialmente il principio dell'unità diplomatica dell'Impero britannico; alla partecipazione del Canada, come degli altri Dominions, alla conferenza internazionale di Washington per il disarmo nel 1921; all'accordo del 6 dicembre, dello stesso anno, fra Gran Bretagna e Irlanda che prendeva esplicitamente a modello per lo "Stato libero irlandese" il Dominion del Canada, per quanto riguardava le relazioni di esso col Parlamento e col governo imperiale; e così via. Perfino nel campo militare, come in quello politico, il canada, pure rimanendo parte integrante dell'Impero britannico, costituiva ormai una nazione autonoma, fornita del suo esercito (i Canadian Corps), della sua marina (la Royal Canadian Navy), della sua armata aerea (la Royal Canadian Air Force): forze militari canadesi le quali, operassero nel Canada o nelle altre parti dell'Impero, da sole o di concerto con altre forze metropolitane o imperiali, venivano a dipendere, col 1° gennaio 1923, da un unico ministero canadese, quello della "difesa nazionale".
All'interno del paese, intanto, i due vecchi partiti storici del Canada (conservatore e liberale), già prima della guerra non distinguentisi ormai più che sul terreno delle questioni puramente regionali, si disgregavano e ne sorgevano di nuovi: più importante fra questi il partito degli agricoltori, reclutato specialmente nelle provincie occidentali e denominatosi progressista; partito favorevole a un allargamento degli scambî se non a un libero scambio assoluto. Dopo il dissolvimento avutosi nelle file del partito liberale, ancor prima della guerra, nelle elezioni del 1911 condotte sulla piattaforma doganale, un nuovo dissidio si era avuto durante la guerra sul terreno scottante della coscrizione obbligatoria. Un gruppo di esso, staccatosi dal vecchio leader Laurier, che - per quanto ardente fautore della causa degli alleati e favorevole alla coscrizione - non ammetteva la obbligatorietà di questa se non in seguito a un plebiscito e perciò aveva rifiutato di partecipare a un ministero di coalizione col Borden, aderiva alle proposte del Borden ed entrava in quella coalizione che, nelle elezioni del 1917 (le prime fatte al Canada col suffragio anche femminile), riusciva vittoriosa. Nel febbraio dell'anno 1919 però sir Wilfrid Laurier moriva, e a lui succedeva, nella presidenza del partito liberale (forte nella provincia di Quebec soprattutto) un antico suo ministro del Lavoro, Mr. William Lyon Mackenzie King, nipote di quel Mackenzie che nel 1837 aveva capeggiato la ribellione nella provincia di Ontario. L'anno dopo, il Borden, affranto dal duplice lavoro di primo ministro canadese e di membro del "gabinetto imperiale di guerra" e della conferenza della pace di Versailles, doveva ritirarsi dal governo, lasciando il posto a un membro del suo gabinetto, il Meighen. Nel 1921 la coalizione conservatrice-liberale si dissolveva e nel dicembre di quell'anno le elezioni generali davano solo 51 mandati ai conservatori mentre ne davano 117 ai liberali (fra questi, l'intera rappresentanza della provincia di Quebec), 65 ai progressisti e 2 soltanto al partito del Lavoro il quale aveva perduto anche quel poco di seguito che prima aveva, con lo sciopero generale minaccioso di Winnipeg nella primavera del 1919. In seguito a tali elezioni il governo federale passava nelle mani del King, che vi si manteneva però solo in grazia d'un laborioso accordo col partito progressista: accordo nella Camera bassa tanto più necessario ai liberali, in quanto la Camera alta, il Senato, manteneva ancora la sua maggioranza conservatrice. Il balenare infatti di questo accordo e il delinearsi della lotta fra la Camera dei rappresentanti e il Senato, nella delicata materia ferroviaria in particolare, costringeva il King nel 1925 ad appellarsi nuovamente al corpo elettorale federale: tanto più che aspirazioni nuove e divergenze di vedute, specie in materia doganale, avevano bisogno di affermarsi nel campo politico. Le provincie marittime risentivano il più rapido sviluppo delle provincie interne continentali; l'Ovest agricolo si riteneva sfruttato dall'Est industriale; gli agricoltori, costretti a competere in un mercato mondiale non protetto, si lagnavano degli alti prezzi pagati al manifatturiero protetto; mentre questi affermava che le tariffe erano già così base da permettere ai prodotti americani l'invasione del mercato canadese e da determinare la chiusura forzata delle sue fabbriche già colpite, le tessili in particolare, dalla riduzione d'un terzo della tariffa a favore delle importazioni britanniche. Su tutti, poi, gravavano i pesi finanziarî crescenti dopo la guerra e arrivanti alla spesa annua di un miliardo di dollari, fra governi (federale e provinciale) ed enti locali. Tutto ciò influiva sulle elezioni generali dell'ottobre, indebolendo ambedue i partiti dominanti a favore del terzo. I conservatori infatti conquistavano 117 mandati, i liberali 102 e i progressisti 23; 2 o 3 erano gli indipendenti. Nella mancanza d'un partito di maggioranza, e nella contraddizione di una eventuale unione fra conservatori protezionisti con progressisti partigiani di basse tariffe, contro i liberali denunciatori del protezionismo, il King, fiducioso per ogni evenienza nell'aiuto dei progressisti, rimaneva per il momento al potere; ma l'anno dopo, non accettata dal governatore generale lord Byng la sua proposta di sciogliere il malfido parlamento, si dimetteva, lasciando libero il campo al partito conservatore che tornava al potere nel giugno 1926 con Mr. Meighen. Senonché, posto in minoranza alla Camera il nuovo ministero, fu necessario sciogliere il parlamento; e le nuove elezioni dell'autunno '26 rovesciavano i risultati delle precedenti, attribuendo ai liberali 117 mandati, contro 90 dei conservatori e 29 dei progressisti. Così al potere risaliva il King, con l'appoggio dei progressisti.
Uno dei caposaldi del programma liberale era la concessione di larghe agevolazioni fiscali alle merci britanniche. Ma a ciò si opponevano i conservatori, il cui nuovo capo Richard Bedford Bennet, sostituito al Meighen nel 1927, dichiarava che essi, pur rimanendo fedeli all'idea della cooperazione imperiale, prima di fare delle condizioni speciali alla Gran Bretagna volevano essere sicuri di ottenere per il loro paese adeguate contropartite. E nelle ultime elezioni, del 28 luglio 1930, il programma dei conservatori ha trionfato: essi hanno infatti ottenuto 138 mandati, contro 85 dei liberali e 19 di raggruppamenti minori. Il King ha dovuto per conseguenza dimettersi, lasciando il posto al Bennet.
Più interessante però della recente evoluzione politica interna, se non di quella novissima imperiale ed esterna, è, anche nel dopo la guerra, l'evoluzione economico-sociale del grande paese anglosassone: onde non meno che da questo capitolo la storia recente del Canada deve desumersi dai capitoli che concernono l'attività economica del paese.
Lo scambio di rappresentanze diplomatiche fra il Canada e i paesi esteri incominciò nel luglio 1927, con gli Stati Uniti. Seguirono quindi la Francia e il Giappone. Per quanto riguarda i rapporti diretti del nostro paese col governo federale canadese essi si intensificarono praticamente in questi ultimi anni; e nacquero spontaneamente col sorgere di varie questioni con quel dominio, che furono essenzialmente questioni economiche, commerciali e d'emigrazione, e furono in parte definite col trattato commerciale del 1923 e anche con un accordo in via amministrativa, sanzionato dallo scambio di lettere fra l'on. Mussolini e il primo ministro canadese, sull'emigrazione, navigazione e colonizzazione.
Il trattato commerciale del 1923 tra l'Italia e il Canada, negoziato, stipulato e firmato a Londra, riproduce alla lettera il trattato franco-canadese dello stesso anno; esso, mentre ci dà la clausola della nazione più favorita per le merci istradate direttamente dall'Italia ai porti oceanici e fluviali del Canada, resta per noi praticamente di poca importanza, perché purtroppo, per la mancanza d'una linea diretta di navigazione, le merci sono per la massima parte istradate per la via degli Stati Uniti e vengono quindi gravate della più onerosa tariffa generale.
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Delle moltissime pubblicazioni ufficiali, e senz a tener conto di quelle dei vicini Stati Uniti e delle più note rassegne di carattere statistico (fra queste specialmente notevoli il The Canadian Handbook e il The Canadian Yearbook), contengono materiale prezioso soprattutto le seguenti: Canada natural resources and commerce (Annuale), Ottawa; Annual Reports of the Department of Interior, Ottawa; Summary Reports of the Geological Branch of the Department of mines, Ottawa; Waters powers of Canada, a cura del Dominion Water Power Branch; Forest production in Canada, a cura della commission of conservation of natural resources, Ottawa. Recente è lo sviluppo della cartografia scientifica nel Canada; la Geodetic Survey, fondata nel 1905, ha finora mappato a grande scala (Topographical Map 1 : 62360 con curve ipsometriche e Sectional Map 1 : 190.060) all'incirca 45.000 kmq. di territorio, quasi tutte nella regione dei laghi e del S. Lorenzo; per il resto, si hanno solo carte a scale medie (Standard topographical map 1 : 250.000 e 1 : 500.000, senza indicazione di rilievo), com'è per la zona delle praterie, o per il sud della Columbia Britannica, o a piccola scala (Western Canada 1 : 2.227.600 in due fogli), come per gran parte delle Rocciose e del bassopiano hudsoniano. Il grande Atlas of Canada (1904 segg.) racchiude anche carte topografiche dei maggiori centri urbani. In complesso però la più gran parte del paese è ancora conosciuta sulla base di rilievi itinerarî o priva del tutto di carte.
Sulla storia e costituzione del Canada, v.: W. P. M. Kennedy, The Constitution of Canada, Oxford 1923; W. R. Riddell, The Canadian Constitution in Form and Fact, New York e Londra 1924; id., Social and Economic Conditions in the Dominion of Canada, Filadelfia 1923; A. Shortt e A. G. Doughty, A History of the Canadian People and their Institutions, 1917; J. G. BOurinot, Canada under British Rule, Londra 1922; Bryce, Canada: an actual Democracy, New York 1921; F. Perkman, France and England in North America, Boston 1897, voll. 13; F. Xavier Garneau, Histoire du Canada (5ª ed. aggiornata e completata da H. Garneau, Parigi 1913); Kingsford, History of Canada, Londra 1887-98; J. A. Siegfried, Le Canada: les deux races: problèmes politiques contemporains, Parigi 1906; Dewawin, Le Canada économique au XX siècle, Parigi 1909; G. Mondaini, Storia coloniale dell'epoca contemporanea, I: La colonizzazione inglese, Firenze 1916; G. M. Wrong, The Rise and Fall of New France, Toronto 1928; Oxford Survey of the British Empire, IV: Canada, Londra 1925; The Dom. Office and Colonial Office List, Londra 1928.
Letteratura.
Le particolari condizioni in cui la vita canadese si svolge, per la vastità stessa delle silenziose solitudini d'acque e di foreste, in mezzo alle quali i nuclei di popolazione sono dispersi, e per la mescolanza di due razze diverse di lingua e di religione, su cui la vicinanza della dinamica nuova civiltà yankee non può non ripercuotersi, si riflettono, naturalmente, nella letteratura, conferendole un proprio carattere. Ma come le unità etniche sono lente a formarsi, quando non intervengano pericoli esterni o crisi interne che ne accelerino il ritmo, così non si può ancora parlare, per il Canada, di una vera letteratura nazionale. Dentro la massa della popolazione inglese, in mancanza d'una tradizione propria, continuano a vivere le tradizioni del paese d'origine, determinando spesso diversi orientamenti anche nell'arte e nella poesia; e se la popolazione francese è in molte zone minore di numero, appartiene tuttavia in notevole parte a classi di élite, e trae dalla sua situazione una forza di fedeltà alle tradizioni della madre patria che è forse anche maggiore. Permangono così nel Canada due letterature, diverse non soltanto di lingua ma di spirito e di tendenze.
Letteratura anglo-canadese. - La prima letteratura viva è quella di viaggio, nata dalla spontanea gioia dello scoprire la varietà e ncchezza del paese. Incominciarono due inglesi: Samuel Hearne, con un Account of a journey from... the Hudson Bay to the North-West (1795), e sir Alexander Mackenzie, con una pittoresca e interessante narrazione dei suoi Vovages from Montreal through the Continent of North America (1801). E nel 1807 seguirono i Travels through Canada dello storico George Heriot: nel 1809 i Travels and Adventures in Canada and the Indian Territories di Alexander Henry (nuova edizione, a cura di J. Bain, Toronto 1902): dei libri posteriori basti qui ricordare i Winter Studies and Summer Rambles (1838) di Anna Brownell Jameson, per le vivaci descrizioni della dura e primitiva vita nelle regioni dei grandi laghi.
Contemporaneamente prendevano sviluppo gli studî storici. Ma si tratta in gran parte soltanto di raccolte di materiali. Tali sono le opere di G. Heriot, di W. Smith. Superiore, come elaborazione, è invece lo Account of Nova Scotia (1829), di Th. C. Haliburton, che prelude ai tentativi di costruzione storica che, attraverso la History of Lower Canada (1848-55) del Christie - a cui serve da complemento dal 1841 in poi The last forty Years (1881) di John Charlse Dent - giunsero a risultati notevoli con la vasta History of Canada (voll. 10, 1887-98) di William Kingsford.
Delle forme di poesia, nel più stretto senso della parola, fiorì prima la lirica. Apre la serie Isabella Valency Crawford, nata a Dublino nel 1850, portata nel Canada ad otto anni e morta a Toronto nel 1886: solo dopo la sua morte furono raccolte le sue poesie, Old Spookeses Pass, Malcolm's Katie and other Poems, 1888; (v. ora la nuova edizione curata da E. Wetherald, 1905); e sono composizioni fuori d'ogni influenza letteraria, sebbene la levigata purità delle forme possa far pensare a qualche poeta vittoriano. Old Spookeses Pass è in dialetto e anche le altre poesie hanno una indubbia impronta canadese; tuttavia il vero fondatore di una scuola poetica canadese comparve soltanto più tardi, con Archibald Lampman. Nato a Morpeth (Ontario) nel 1861, morto nel 1914, il L. è il poeta della natura canadese, particolarmente del paesaggio che circonda la città di Ottawa, dove egli trascorse gran parte della vita (v. le liriche raccolte nei volumi Among the Millet, 1888; e Lyrics of the Earth, 1896): è delicato di tono, ma, nei momenti migliori,, riesce a cogliere, di là dalle cose, anche la poetica vaga atmosfera che le avvolge: e in Alcyone, uscito postumo (1914), il poema The City of the End of Things, pur serbando sempre il tono lirico che gli è proprio, trae dalla sua stessa intimità una grande forza espressiva. Un altro poeta, sebbene di diversa indole e ispirazione, ha avuto nel sec. XIX egualmente vasta risonanza, William Erik Drummond: nato in Irlanda nel 1854 e portato a undici anni nel Canada visse a lungo in mezzo al popolo, e a contatto col popolo nacque, in un linguaggio misto d'inglese e di francese, la sua poesia (The Habitant, 1897; Johnnie Courteau, 1901; The voyageur, 1905 e, postumo, The great Fight, 1908): in versi semplici la sua genialità di umorista ritrae la dolce, chiusa e limitata vita della piccola gente nei paesi solitarî. Tutti gli altri poeti di questa prima epoca sono personalità minori: uomini politici che si dilettarono anche di "ozî letterarî" come Joseph Howe, forte oratore, Thomas D'Arcy Mc Gee, membro del gruppo "Young Ireland", morto assassinato nel 1868, Sir James Edgar; oppure promesse mancate come Evan Mac Coll (Poems and Songs, 1883), Charles Heavysege (Saul, poema drammatico, 1857), Alexander Mc Lachlan, Charles Sangster; oppure promesse precocemente troncate dalla morte, come George Frederik Cameron (1854-85), molto apprezzato dallo Swinburne, dal Tennyson e dallo Arnold, e la poetessa Pauline Johnson (1862-1913). Molti di essi, del resto, sono oriundi inglesi; e quanto l'atmosfera spirituale anglosassone si faccia sentire pure in tutti gli altri è evidente nella stessa Johnson, figlia di un capo tribù.
La prosa narrativa presenta un solo nome di spiccato rilievo: Thomas Chandler Haliburton (v. i volumi: The Clockmaker, or the Sayings and Doings of Sam Slick of Slickville, 1837, il più fresco e vivo; The Attaché, 1843-44; The old Judge, 1847; Wise Saws and Modern Instances, 1853; Nature and Human nature, 1855). Nacque a Windsor, nella Nuova Scozia il 17 dicembre 1796 e morì in Inghilterra nel 1865. È il creatore della figura del campanaro Sam Slick: un bizzarro yankee che, vagabondando per il Canada, dice ai compaesani del poeta tutte le poco piacevoli verità che al poeta stava a cuore di dire. La figura è indovinata e viva, lo stile colorito e sapido, di largo e spontaneo getto satirico. E Sam Slick fece fortuna, di là dal confine, tanto che non fu senza influenza sulla letteratura umoristica degli Stati Uniti. Tuttavia nel Canada non ebbe seguaci. Sotto influenze europee vi ebbe invece una certa voga il romanzo; ma senza dar luogo ad opere vitali, per la mancanza d'una maniera nazionale e unitaria di concepire e di vivere la vita. Già nel 1769 Mrs. Brook aveva descritto le condizioni sociali del proprio tempo in un racconto, Emily Montague, che ha oggi vivo interesse anche come testimonianza storica; ma l'opera non riuscì a creare una tradizione; e i romanzi del sec. XIX, che si iniziano con il Wacousta (1832) di John Richardson, il pregevole storico della guerra del 1812 (v. The War of 1812, nuova ed. 1902), sono per lo più romantiche immaginazioni, dove il fantastico o il sentimentale cercano invano di costituire un surrogato all'inconsistenza del mondo umano rappresentato. Fra gli scrittori romantici e convenzionali più letti al loro tempo è stato James de Mille. L'opera migliore è Le Chien d'or or the golden Dog (1877), di William Kirby (1817-1906), romanzo storico sulla vita nella città di Quebec verso la metà del sec. XVIII. Più che nei romanzi, Susanna Moodie (1803-85) è stata felice nelle sue descrizioni di paesi e di costumi: Roughing it in the Bush (1852), Lije in the Clearings versus the Bush (1853).
Letteratura franco-canadese. - I canti popolari raccolti nel 1865 da Ernest Gagnon sotto il titolo Les chansons populaires du Canada, e in parte vivi anche oggi nelle campagne, vennero tutti, o quasi, importati dalla Francia conservandosi tali e quali, con riflessi assai scarsi della nuova vita d'oltre oceano. Anche le più antiche opere storiche sono tutte scritte da francesi, con animo di francesi: come il racconto del viaggio di Samuel Champlain (v. Øuvres, ed. Lavardière, 1870), l'Histoire de la nouvelle France (1609; nuova ed. 1902) del Lescarbot, l'Histoire et description générale de la Nouvelle France (1744) del gesuita Charlevoix; e in generale le Relations dei gesuiti pubblicate dal 1891 in poi.
Soltanto sotto il consolidarsi del dominio inglese, la reazione di sentimenti nazionalistici, di cui furono eloquenti e rumorosi araldi, nella politica L. J. Papineau e nel giornalismo E. Parent, condusse a una posizione spirituale nuova, in cui la coscienza canadese si poté esplicitamente affermare. E, a prescindere da qualche opera minore come l'Histoire du Canada dello storico e poeta M. Bibaud, il primo documento letterario importante ne è l'Histoire du Canada (1845-48; 2a ed. 1852), di F. X. Garneau, considerata anche oggi dai franco-canadesi come fondamentale. I dieci anni che videro la prima formazione d'un governo responsabile trovarono il loro storico in A. Gérin-Lajoie (Dix ans d'histoire du Canada, 1840-50). Più tardi anche la ribellione franco-canadese del 1837 veniva con calore rievocata e difesa da L. O. David (Les patriotes de 1837-38, 1884), mentre B. Sulte tracciava con vigorosa sintesi tutta la Histoire des Canadiens Français (1882-84).
Fiorì contemporaneamente anche la poesia. Già Joseph Quesnel (1749-1809), autore di una commedia in versi Anglomanie e di commediole in prosa, aveva portato nel Canada un po' di Settecento francese poetico; e più tardi Joseph Mermet, prima di far ritorno in Francia, aveva cantato la battaglia di Châteauguay e il Niagara. Ma soltanto con Octave Crémazie (1827-1879) il Canada francese incominciò ad avere una propria scuola poetica: la sua ode sopra la morte di Laval, vescovo di Quebec, la meditativa poesia La promenade des morts, e, soprattutto, il Chant du vieux soldat canadien e Le carillon ebbero nell'animo dei suoi connazionali una profonda eco: trasse ispirazione alla sua poesia anche dagli avvenimenti d'Italia (v. La guerre de Crimée, Guerre d'Italie, Castelfidardo). Ne sorse tutta una corrente di poesia patriottica che si mantenne viva per tutto il secolo: con gli Essais poétiques (1865), e Les vengeances (1875) di Pamphile Le May (1837-1918), autore anche di graziosi sonetti (Gouttelettes, 1904) e traduttore dell'Evangelina di Longfellow; con Les Laurentiennes (1870) e Les chants nouveaux dello storico B. Sulte; con parte delle Poésies di Alfred Garneau (1836-1904); con i Chants canadiens (1880) di A. Poisson; con Au foyer de mon presbytère (1881) dell'abate Gingras, giù fino a Les Quebecquoises (1876) e a Aspirations (1904) di William Chapman (1850-1917), a Les floraisons matutinales (1897) di N. Beauchemin, a Le Canada chanté (1908) del moderno Albert Ferland; e un poeta di forte e durevole vitalità trovò il gruppo particolarmente in Louis Fréchette. Nato a Levis presso Quebec nel 1839, morto nel 1908, fu, come giornalista e come poeta, l'uomo più rappresentativo del suo paese nella letteratura della seconda metà del sec. XIX: attraverso derivazioni della poesia francese dell'età romantica facilmente riconoscibili in Mes loisirs (1863), in La voix d'un exilé (1869), trovò a poco a poco accenti sempre più personali in Fleures boréales (1879), Oiseaux de neige (1879), Feuilles volantes (1891), e, malgrado una certa enfasi in toni victorhughiani, diede ai proprî connazionali nella Légende d'un peuple (1887) una commossa, epica visione della loro storia.
Un'identica atmosfera spirituale di adesione al popolo, alla sua storia, ai suoi costumi, si respira dal Charles de Guérin (1852) di P. I. O. Chauveau in poi, nei racconti in prosa, nelle novelle, nei romanzi. Una pittoresca folla di seigneurs, di censitaires, di habitants, di voyageurs - le varie classi sociali in cui era divisa allora la popolazione - popola l'idillico mondo ritratto da Philippe Aubert de Gaspé in Les anciens Canadiens (1863), e un senso d'attaccamento ai costumi tradizionali e di bonaria fierezza anima la narrazione. I romanzi di Joseph Marmette (1845-95); le cronache di viaggio e le descrizioni di paesi e di costumi di Arthur Buis (1840-1901), soldato con Garibaldi nel 1859, e di N. Legendre (1841-1907); la raccolta di Leggende (1860) e il Pèlerinage au pays d'Evangeline (1888) di H. R. Casgrain (1831-1904), giù fino ai più moderni romanzi di J. P. Tardivel (1851-1905), con una materia ora storica, ora leggendaria, ora realistica, ora romanzesca, sono tutti ispirati agli stessi sentimenti. E caro, anche oggi, al cuore di tutti i Franco-canadesi con la sua esortazione alla patriarcale vita degli antichi tempi, è il Jean Rivard (1874) di A. Gérin Lajoie, ingenuo e semplice racconto, pieno di sanità morale e di chiara poesia.
Letteratura contemparanea. - Accenni di letteratura nazionale, pur nella diversità delle lingue, si hanno solo di recente. Di là dai contrasti fra le due nazionalità si son venuti consolidando sopra un terreno oggettivo gli studî storici. Opere spiccatamente nazionaliste si son continuate a pubblicare, nell'uno e nell'altro campo, sebbene nutrite di solida dottrina; ma, mentre ancora la monografia Montcalm et Lévis (1891) del Casgrain era dominata dalle antiche passioni, il Marquis de Montcalm (1911) del Chapais è invece scritto con più grande serenità. Le ricerche d'archivio hanno ricevuto, nella capitale e nelle provincie, un potente impulso; e oltre le numerose indagini su singoli argomenti, spesso eccellenti come quelle di F. Parkman e di G. M. Wrong, oltre ottime biografie come il Macdonald del Pope o il Laurier del Willison, vaste collezioni si sono venute organizzando, come i 23 voll. di Canadta and its Provinces (1913 segg.) sotto la direzione di A. G. Doughty e A. Scott; i 32 voll. delle Chronicles of Canada (1920 segg.) sotto la direzione di C. M. Wrong e H. H. Langton; le monografie di The Makers of Canada, le pubblicazioni di archivio curate da E. Z. Manicotte e da P. G. Roy, ecc. (v. la Canadian Historical Review).
Più difficile, tuttavia, ad attuarsi è la fusione delle tendenze nella poesia. L'identico ripercuotersi sull'una e sull'altra letteratura delle moderne correnti letterarie europee dà talvolta l'impressione di una raggiunta vicinanza, ma sempre le divergenze rinascono. Dalla parte inglese i poeti della più vecchia generazione si riattaccano, fra influenze inglesi, alla tradizione iniziata dal Lampman. William Wilfred Campbell (1861-1919), sebbene più concentrato, è anch'egli, soprattutto, il poeta della natura di Ottawa (Beyond the Hills of Dream, 1899; Lake Lyrics, 1889; Collected Poems, 1905; Poetic tragedies, 1908). William Bliss Carman (nato nel 1861), dopo essersi ispirato a Browning, ha raggiunto se stesso in una poesia estetizzante, ricca di colore, dove la natura è sentita paganamente, oppure in ballate di rapida drammaticità (Low Tide on Grand Pré, 1893; Songs from Vagabondia, 1894, 1896, 1901, 1912; Behind the Arras, 1895; Ballads of lost Haven, 1897; Pipes of Pan, 1903-1905; April Airs, 1916; ecc.). Devoto allo Shelley, cui dedicò una bella ode Ave in occasione del centenario (1892), Charles G. D. Roberts (nato a Nuovo Brunswick nel 1860), romanziere, novelliere, poeta, dopo aver trovato in brevi colorite liriche o in descrizioni paesistiche, ora fresche ora potenti, una sua felice nota personale, s'è volto verso un'arte sempre più letterariamente esperta e raffinata (v. Orion and other poems, 1880; In divers Tones, 1887; Songs of the Common day, 1893; The Book of the native, 1897; New York nocturnes, 1898; The Book of the Rose, 1903), assumendo una posizione preminente agl'inizî del presente secolo (v. J. Cappon, Roberts and his influence on his t;mes, 1905). E anche negli altri, in Duncan Campbell Scott (Lundy's Lane and other Poems, 1916; Beauty of Life, 1921; ecc.), in Frederick George Scott, per ricordare soltanto qualcuno degli scrittori più noti, le tendenze stilistiche dominanti nascono, come già era avvenuto nel Lampman, dal ravvivarsi di tradizioni poetiche inglesi a contatto di fomie di vita nuove. Nelle sue brevi, talvolta squisite liriche, e nei graziosi racconti Angels' Shoes (1923), Marjorie Pickthall (1883-1922) ha una levità d'immagini che ricorda il Barrie. Tendenze espressionistiche moderne e influssi nordamericani si ravvisano invece nelle opere dei poeti più giovani.
In modo analogo, la letteratura di lingua francese presenta il riflesso dell'evoluzione della poesia avvenuta in Francia dopo il romanticismo. Preludî a una poesia impressionistica già compaiono nelle Poésies di A. Garneau, nei Chants du soir (1917) di O. Poisson, nei Rayons du Nord (1910) e nei Fleurs de givre (1912) di W. Chapman. Da ispirazioni romantiche, ma con una sensibilità moderna, morbida e musicale, sono nate le poesie di Albert Lozeau (1878-1924): L'âme solitaire (1907), Le mhoir des Jours (1912), Les images du pays (1926). Inflessioni decadenti assumono i versi di Emile Nelligan, dettati a vent'anni, sulle soglie della follia e della morte. E al decadentismo richiamano col loro esotismo e col loro simbolismo, il Paon d'émail (1911) e i Poèmes de cendre et d'or di Paul Morin, Les Blessures, L'âge de sang e Les prédestinés di Jean Charbonneau, Les soirs e Le mauvais passant di Albert Dreux, ecc.
In un atteggiamento però ambedue le correnti coincidono: nel riprendere dal precedente periodo e rinnovare la tradizione della poesia dei costumi paesani. Da parte francese ciò avviene soprattutto in una certa poesia di tono domestico: come in Par nos champs et nos rives (1917) e in La vieille maison (1920) di Madame B. Lamontagne, in Mon pays, mes amours (1913) e in Dans la brise du terroir (1922) di A. Desilets, ecc. Da parte inglese invece lo stesso fenomeno si riscontra soprattutto nel romanzo. Gilbert Parker, destinato ad assurgere a posizione quasi di arbitro nella vita finanziaria e politica europea come commissario per l'esecuzione del Piano Dawes, trasse la materia romanzesca dei suoi racconti soprattutto dalla leggenda e dalla storia (v. Pierre and his people, 1892: The Trail of the Sword, 1893; An adventurer to the North, 1895; The Seats of the Mighty, 1896, ecc.) altri, come il poeta Roberts (v. Children of the Wild, 1902; The Heart of the Ancient Wood, 1900, ecc.); W. Lighthall (v. The Master of Life, di argomento indiano); Robert Stead, Lucy M. Montgomery e, specialmente, Charles V. Gordon (pseud. Ralph Connor) e Frederick William Wallace descrivono la vita avventurosa nelle provincie marittime o di confine. Charles V. Gordon è il poeta della vita dei pionieri nelle terre del West, dove egli stesso visse a lungo come missionario in mezzo ai minatori (v. Black Rock, 1898; The Sky Pilot, 1899; The man from Glengarry, 1901; The Swan Creek Blizzard, 1904, The Foreigner, 1909, ecc.). E come poeta della vita dei pescatori della Nuova Scozia ha incominciato F. W. Wallace. Al di là dell'unità di sfondo offerta dalla natura canadese, si sente in tutte queste opere anche l'unità di sforzo di formazione di un popolo che nell'osservazione della realtà della propria vita cerca di riconoscere il proprio carattere.
Bibl.: Per la letteratura anglo-canadese v. C. C. James, Bibliography of Canadian Poetry, Toronto 1899; L. E. Horning e L.J. Burpee, Bibliography of Canadian Fiction, Toronto 1904; T. G. Marquis, History of English-Canadian Literature e C. Roy, French Canadian Literature, in Canada and its Provinces, Toronto 1913; R. P. Baker, History of Canadian Poetry to the Confederation, Cambridge 1920; P. Edgar, in Cambridge History of English Literature, XIV. Per la letteratura franco-canadese v. anche C. Roy, La littérature canadienne, Quebec 1907; Manuel d'histoire de la littérature canadienne-française, Quebec 1918. La bibliografia in P. Gagnon, Essai de bibliographie canadienne, Quebec e Montreal 1895-1912 e in The Canadian Catalogue of books, che si pubblica a Toronto. Un capitolo è dedicato alla letteratura franco-canadese anche da H. Bédier e P. Hazard, nella Histoire de la littérature française, II, 2ª ed., Parigi 1929. Nella sua brevità, un buon manuale di storia della letteratura canadese quello di A. Lorne Pierce, An Outline of Canadian Literature, Toronto 1927. Una prima idea della letteratura canadese si può avere anche da alcune buone antologie come l'Oxford Book of Canadian Poetry, curato dal poeta Campbell (1906), e i Canadian Poets di J. W. Garvin, Londra 1925.
Arte.
Il Canada è un Dominion britannico e le sue frontiere limitrofe agli Stati Uniti d'America si estendono per oltre tremila miglia: non è dunque possibile pensare la sua arte come del tutto indipendente dalla tradizione inglese e dall'influenza americana.
Architettura. - L'architettura del Canada più di qualunque altra ha subito le influenze delle tradizioni europee. Tuttavia di tanto in tanto, fino da quando Champlain fondò la prima abitazione ai piedi del precipizio di Quebec, furono fatti coraggiosi tentativi di costruire edifici che in modo diverso da quello usato in altri paesi si adattassero alle peculiari esigenze del clima, degli abitanti e dei tempi. Questo si può osservare, naturalmente, nel Canada francese, dove i primi colonizzatori fabbricarono le loro case attenendosi, sia pure non molto strettamente, alle semplici strutture largamente diffuse in Francia. "Ciò che bisognava - scrive bene Percy Knobbs - era quasi tutto semplice per natura: mura solide di pietre ben collocate, con imposte, finestre e scuri di legno, tetti molto pendenti e a forma di campana assai pronunciata, comignoli di pietra sostenenti le due parti del tetto fino alla sommità, camini solidi. Tali erano i tratti caratteristici delle prime abitazioni". Questi tetti a campana spesso si prolungarono in modo da formare una veranda o ricovero tanto dal lato della porta quanto dal lato posteriore.
Quantunque, come pare, i Franco-canadesi non abbiano fatto costruzioni a travi nella stessa maniera degli Svizzeri e degli Scandinavi, ben presto impararono a disporre le travi orizzontalmente con intaccature e legature agli angoli. Tutto ciò che abbiamo detto riguarda l'architettura privata in genere, perché per gli edifici più vistosi e per quelli pubblici vi fu una mescolanza di stili classici: dapprima il francese, poi il "giorgiano", seguito dal gotico del periodo vittoriano. L'architettura canadese ha anche subito gli effetti del più recente sviluppo degli Stati Uniti d'America, contribuendovi altresì fatti storici e istinti di razza. Col principio del sec. XX un grande cambiamento sopravveniva nell'architettura privata, la quale, nonostante provenisse in gran parte da artisti canadesi educati all'estero, conteneva tratti caratteristici nuovi e ben più adatti alle condizioni locali. All'opposto, la tradizione scozzese comparve ben presto nelle provincie marittime e in alcune parti dell'Ontario, dove i primi colonizzatori erano originarî della Scozia; e nel Quebec meridionale e nella vallata dell'Ottawa le costruzioni fatte di assi di legno con tetti di tegole rassomigliavano agli edifizî dello stesso genere a New York e nel Massachusetts. Qua e là si poteva vedere frequentemente, e si vede tuttora, l'influenza del classicismo, specie negli stati del sud, dove esistono ancora colonne e modanature la cui influenza si è sentita fin nell'estremo settentrione del Canada. A Halifax, sulla costa atlantica, vi sono notevoli edifizî di stile giorgiano, e più dentro terra a Montreal e a Toronto. Nella cattedrale di Montreal, nel Parlamento di Ottawa e nell'edificio principale dell'università di Toronto si hanno notevoli esempî dell'architettura gotica vittoriana.
Pittura. - All'epoca in cui il Canada fu staccato dalla Francia (1759) non vi esisteva un'arte nazionale di qualche importanza; ma la pittura religiosa introdottavi dai missionarî francesi allo scopo d'evangelizzare gl'indigeni fu tale, che nelle prime chiese e nei conventi più antichi, principalmente a Laval nella città di Quebec, v'erano buoni dipinti. Ma, nonostante qualche tentativo e incoraggiamento, la pittura non penetrò nella vita del popolo se non almeno un secolo più tardi, quando si organizzarono la Ontario Society of Artists nel 1872, la Mont-Art nel 1880, entrambe ancora esistenti. Quest'ultima è ritenuta l'istituzione artistica più importante del Canada ed ammette tra i suoi membri pittori, scultori e architetti; quasi tutti i pittori di una certa rinomanza vi hanno appartenuto. Si comprende facilmente che trattandosi di una nazione così recentemente costituita, la maggior parte dei primi artisti più distinti vennero dall'estero. Tra questi vanno citati: O. R. Jacobi, nato a Königsberg nella Prussia; Cornelius Krieghoff, venuto da Rotterdam; l'inglese David Fowler; l'irlandese Paul Kane; il francese George-Théodore Berthon; Hoppner Meyer, figlio dell'incisore londinese dello stesso nome; ed E. C. Bull, anch'egli inglese. Tutti costoro influirono notevolmente sui pittori canadesi loro contemporanei e lasciarono numerosi lavori, alcuni dei quali sono conservati nella National Gallery di Ottawa. Una conseguenza indiretta della dimora di questi artisti nel Canada, dov'essi abitarono quasi esclusivamente nella provincia interna di Ontario e nella vicina città di Montreal, fu l'incoraggiamento dato agli stessi Canadesi di studiare belle arti all'estero. Infatti negli ultimi due decennî del secolo scorso molti giovani incominciarono a cercare la scienza e l'ispirazione fuori del proprio paese, principalmente in Francia, ma anche in Inghilterra, in Olanda e in altre parti del continente europeo. Tra i primi che studiarono e lavorarono all'estero si distinse James Wilson Morrice (morto a Tunisi nel 1924), che fu membro di varî istituti artistici di Parigi e di Londra. I soggetti da lui preferiti furono il paesaggio e le marine, ma dipinse anche la figura. Un altro interessante pittore canadese è Horatio Walker, tuttora vivente, autore di paesaggi con animali e di pitture di genere, soprannominato "il Millet canadese". Altri distinti pittori canadesi che hanno vissuto e lavorato all'estero sono: Paul Peel, Wyatt Eaton, Blair Bruce, Curtis Williamson, E. Y. Dyonnet, John Russell, Ernest Lawson, W. E. Atkinson, Clarence Gagnon, A. Suzor-Coté, St. Thomas Smith, Homer Watson, Franklin Brownell, A. Y. Jackson. L'Eaton fu attivo organizzatore dell'American Art Association. Il Lawson fu assai favorevolmente giudicato come paesista, ed è noto tra i principali pittori "americani". Gagnon è molto noto all'estero per le sue acqueforti.
Negli ultimi anni v'è stato nel Canada, come altrove, un abbandono dell'indirizzo accademico da parte soprattutto di artisti giovani, che nel 1920 tennero a Toronto la prima esposizione pubblica del "gruppo dei sette". Tale gruppo si componeva di Lawren Harris, A. Y. Jackson, Arthur Lismer, J. E. H. Macdonald, Frank Johnston, F. Horsman Varley e Franklin Carmichael, artisti quasi tutti giovani e audaci, che trovarono l'ispirazione nelle regioni selvagge e aspre dell'Ontario settentrionale, dove era già stata aperta la via dal loro precursore Tom Thompson, morto quando l'opera sua cominciava appena a farsi notare. Ma, accentuando il sano modernismo del Thompson, il gruppo dei sette ha conosciuto le esuberanze più audaci della pittura contemporanea.
Scultura. - Le prime chiese fondate dai missionari francesi diedero vita a un'arte indigena di colore molto vario con le sculture in legno degli altari e con le loro decorazioni interne. Ma la scultura nel suo complesso non fu notevole nel Canada innanzi alla fine del sec. XVIII. Il primo scultore veramente interessante fu il franco-canadese Philippe Hébert, autore della statua di bronzo dello Champlain sulla Dufferin Terrace della città dí Quebec e della statua di Maisonneuve nella fontana della piazza d'armi di Montreal. Un altro monumento storico, il più grande e il più importante che sia stato eseguito fino ad ora da un Canadese, è quello eretto da W. S. Allward, membro dell'Accademia reale canadese, a Vimy (Francia) in memoria dei militari canadesi caduti nella grande battaglia che si combatté in quella località. Dello stesso scultore è il monumento a Graham Bell, inventore del telefono, in Brantford nel Canada, e quello in memoria dei militari canadesi morti nella guerra sudafricana, nella città di Toronto. Altri scultori canadesi sono: A. Laliberté, R. Tait Mackenzie, George W. Hill, Hamilton P. McCarthy, A. Phimister Proctor, Katherine E. Wallis, A. Suzor-Coté, Emmanuel Hahn, Frances Loring, Florence Wyle, Elizabet Wyn Wood, Alfred Howell, Lionel Fosbery. A. Phimister Proctor è uno dei più distinti scultori canadesi, e alcuni dei suoi lavori si trovano nel Metropolitan Museum di New York, nell'Art Gallery di Toronto, nella National Gallery of Canada e in diversi parchi pubblici di New York. Furono modellati da lui anche i due grandi leoni dinnanzi alla biblioteca pubblica della Fifth Avenue in quest'ultima città, e i colossali leoni dormienti del monumento commemorativo di McKinley nella città di Buffalo. Statue di bronzo di G. W. Hill, per lo più di soggetto storico, si trovano a Montreal e al Carnegie Institute di Pittsburgh; ed anche di McCarthy esistono statue di bronzo a Ottawa, a St. John nel Nuovo Brunswick e ad Annapolis nella Nuova Scozia. Dopo la grande guerra molti monumenti patriottici furono eretti nelle città e perfino nei villaggi del Canada, ma i più sono di scarso valore.
Tra le grandi gallerie pubbliche d'arte, le sole degne di nota sono: la National Gallery of Canada di Ottawa, l'Art Gallery di Toronto e quella di Montreal. La prima possiede i lavori di tutti i più antichi pittori del Canada, della maggior parte dei Canadesi contemporanei, tutte le pitture premiate dei membri dell'Accademia reale canadese e una pregevole collezione di antichi maestri e di pittori moderni. L'Art Gallery di Montreal presenta un certo numero di bellissime opere di maestri antichi e di saggi delle scuole posteriori, ma quelle di artisti canadesi sono scarse. Questi artisti sono invece meglio rappresentati nell'Art Gallery di Toronto, dov'è una piccola mostra dell'arte dei secoli XVIII e XIX. Per qualche tempo Montreal fu considerata come la seconda città del continente americano per collezioni private di quadri. Vi erano quelle di lord Strathcona, di lord Mountstephen, di sir George Drummond, di sir William Van Horne e di Greenshields; ma la maggior parte di queste raccolte sono andate disperse. Nella città di Toronto si possono vedere in case private bei lavori di pittori celebri, come Rembrandt, Frans Hals, Romney, Raeburn, Gainsborough e Reynolds, ed anche di rinomati pittori moderni francesi e olandesi. La capitale Ottawa, che per questo riguardo è molto meno importante delle due città ricordate, possiede alcune collezioni private, soprattutto d'arte contemporanea.
V. tavv. CLI-CLVI.
Bibl.: Se si eccettuano gli opuscoli e gli articoli di riviste, sono state pubblicate solo pochissime opere sull'arte del Canada. Nel 1917 E. F. B. Johnston scrisse una monografia col titolo Canadian Art and Artists, che comparve sotto la forma d'un capitolo speciale dell'opera Canada and its Provinces, in 25 volumi (Toronto). Vedi anche: Newton MacTavish, The fine Arts in Canada, Toronto 1925 (la prima storia ampia del genere); per il "gruppo dei sette": F. B. Housser, A Canadian Art movement, Toronto 1927.