Canada
Uno dei giganti della Terra
L'equivalente di metà della popolazione italiana vive in un territorio grande quanto l'Europa: questo è il Canada, un paese straordinariamente ricco di risorse naturali e di capacità di metterle a frutto, che ha raggiunto un alto grado di sviluppo e di benessere. La popolazione ‒ costituita da indigeni, discendenti dei coloni e immigrati recenti ‒ ha raggiunto, dopo varie tensioni, una forma equilibrata di convivenza
Il Canada comprende gran parte dell'America Settentrionale: a nord un'infinita distesa di isole; a occidente un'ampia fascia montuosa; al centro e a est vastissime pianure. Il paesaggio è dominato da fiumi, foreste di conifere e laghi (circa 250.000!); i maggiori ‒ i Grandi Laghi ‒ fanno da confine con gli Stati Uniti e costituiscono, con il fiume San Lorenzo, una delle maggiori vie fluviali del mondo. Il clima è continentale: inverni lunghi e rigidi ed estati brevi; nel Nord il clima è polare.
Quasi tutti i Canadesi vivono nel 'Canada utile', lungo il confine con gli Stati Uniti. Qui sono le principali città e la capitale Ottawa, che con i sobborghi supera il milione di abitanti; molto più popolose sono però Toronto, Montréal e Vancouver.
L'agricoltura è assai efficiente e, malgrado il clima, permette ingenti produzioni (frumento, mais, orzo); importanti sono l'allevamento e le attività forestali. Il Canada ha poi enormi risorse minerarie ‒ ferro, oro, zinco, uranio, nichel, tungsteno, gas, petrolio ‒ e grandiose risorse idriche che forniscono il 60% dell'energia elettrica prodotta. Tutto questo sostiene un'industria forte sia nei settori tradizionali (metalmeccanica, chimica, tessile), sia in quelli innovativi (elettronica, biotecnologie, aerospaziale). Più importante, però, è oggi il settore terziario, che occupa i tre quarti della popolazione attiva e produce il 72% della ricchezza.
A partire dal Seicento il Canada fu colonizzato dai Francesi, che cercarono poi di collegare i loro possedimenti con la Luisiana, aggirando le colonie britanniche dell'America Settentrionale. Di qui nacque il conflitto con gli Inglesi, che nella guerra dei Sette Anni ebbero la meglio. Nel 1763 il Canada passò quindi all'Inghilterra che si trovò a dover governare una colonia popolata da 65.000 europei diversi per nazionalità, lingua, religione e cultura, ai quali si aggiungevano le popolazioni indigene. Fin dall'inizio la convivenza tra le diverse culture ‒ in primo luogo, quella francofona e quella anglofona ‒ rappresentò il più grave problema del Canada.
Nel 1867, per fronteggiare la crescente influenza degli Stati Uniti, la Gran Bretagna varò il British North America act, che trasformò il Canada in una confederazione di Stati autonomi. Negli anni successivi il paese conobbe un grande progresso e integrò al suo interno i territori dell'Ovest. La partecipazione alla Prima guerra mondiale determinò il suo riconoscimento internazionale e portò alla sua indipendenza nell'ambito del Commonwealth britannico (1931). Nel secondo dopoguerra, il Canada si legò sempre più agli Stati Uniti sotto il profilo economico e militare: nel 1950 entrò nella NATO, l'Organizzazione collegata al trattato del Nord Atlantico, stipulato l'anno precedente tra Stati Uniti e alcuni paesi europei per la difesa reciproca.
Il contrasto tra anglofoni e francofoni, concentrati nella provincia del Québec, riesplose negli anni Sessanta, quando accanto ai due partiti tradizionali (liberali e conservatori) si fece largo un terzo movimento che puntava al distacco del Québec: sulla questione si tennero due referendum (1980 e 1995), persi entrambi dai separatisti; dopo il secondo, l'influenza del partito del Québec diminuì. Nel frattempo il Canada aveva aggiornato la propria Costituzione (1982), rafforzando la tutela del pluralismo linguistico e culturale e dei diritti delle popolazioni indigene; nel 1999 fu poi istituito il Territorio indigeno del Nunavut (oltre 2 milioni di km2), largamente autonomo.