CANADA (VIII, p. 623; App. I, p. 350; II, 1, p. 495; III, 1, p. 299)
Nell'ultimo quindicennio il C. ha irrobustito notevolmente le proprie strutture produttive, lasciando intravedere un potenziale di sviluppo enorme, tanto da potersi considerare fra le maggiori potenze economiche del mondo. Nel contempo il legame con gli Stati Uniti è divenuto ancor più stretto e le due economie sono fortemente complementari; l'appartenenza al Commonwealth risulta ancora utile al C., ma non è più un fatto predominante. Gli Stati Uniti hanno nei riguardi del C. un ruolo simile a quello che il Regno Unito deteneva alcuni decenni addietro, ma il governo del C. tende a sviluppare nel paese una personalità economica autonoma.
Popolazione. - La popolazione è in rapido aumento; i dati fondamentali sono riportati nella tab. 3. Ma alcune fra le maggiori città canadesi, come parecchi altri importanti centri, non sono capoluoghi amministrativi; si veda, pertanto, la tab.1, ove alcuni di questi sono riportati.
Importanza anche maggiore hanno le agglomerazioni urbane, che s'ingigantiscono attorno alle città vere e proprie, sia per i minori costi insediativi, sia perché molti canadesi preferiscono un ambiente meno congestionato, sia infine per la disponibilità di ampi spazi (v. tab. 2).
La popolazione del C. è in rapidissimo incremento, grazie all'economia in pieno sviluppo e alla capacità potenziale del paese di sostenere un numero assai superiore di abitanti; l'immigrazione, non più indiscriminata come nel passato, vede affluire in media 150.000 persone all'anno. Il coefficiente di accrescimento naturale va tuttavia diminuendo (1,7%, media 1963-70), quello di natalità anche (17,4‰ nel 1970), contro un basso indice di mortalità (intorno al 7‰). I massimi incrementi di popolazione si registrano nelle province del Quebec e dell'Ontario, ma notevoli sono pure gli aumenti nella Columbia Britannica e nell'Alberta; le altre due province delle praterie, Manitoba e Saskatchewan, risultano invece stazionarie; anche nelle province atlantiche di Isola Principe Edoardo, Nuovo Brunswick e Nuova Scozia, ove il popolamento è già intenso rispetto alle risorse, non si registrano aumenti notevoli, che sono invece apprezzabili a Terranova; questa tendenza si acuisce dal 1960 in poi.
L'urbanesimo si è intensificato negli anni recenti; oltre l'80% della popolazione può classificarsi come urbana; i nuovi immigrati s'insediano nelle maggiori agglomerazioni urbane, specie Montreal e Toronto, e comunque nella fascia conurbata del San Lorenzo, sui grandi laghi, sulla costa del Pacifico; quanto alle regioni di prateria, sono preferite le città di Edmonton e Regina. Quasi il 50% della popolazione canadese risiede in agglomerati urbani con più di 100.000 abitanti.
Nel 1961 gli abitanti di origine britannica erano 7.996.669 (di cui 4.195.175 inglesi, 1.902.302 scozzesi, 1.753.351 irlandesi, 145.841 gallesi e diversi); 5.540.346 ab. erano di origine francese; 1.049.559 di origine tedesca; 473.337 di origine ucraina; 429.679 di origine olandese; 323.517 di origine polacca; 301.061 di origine scandinava; 450.351 di origine italiana. Nel 1969 gli Amerindi erano 244.023 e gli Eschimesi valutati sui 17.000. L'aflusso d'immigrati italiani si è andato intensificando nell'ultimo quindicennio, avendo come meta il Quebec e l'Ontario. Le due etnie fondamentali, francese e britannica, seguitano a crescere più per incremento naturale che per l'immigrazione, alquanto rallentata.
Condizioni economiche. - Sebbene l'industria sia adesso il ramo d'attività predominante, l'agricoltura conserva un grande rilievo nell'economia canadese; essa contribuisce per il 9% al reddito netto prodotto e per il 12% al valore delle esportazioni (1971). Si calcola che le foreste occupino il 48% della superficie territoriale, mentre meno dell'8% è destinato alle attività agricole; la restante superficie resta improduttiva, per l'enorme estensione delle tundre e dei ghiacci al Nord. Secondo il censimento del 1971, gli addetti agricoli erano 366.128, ma la cifra pecca in difetto. Oltre alle tradizionali colture cerealicole e all'allevamento estensivo, ancor oggi cardine dell'agricoltura, sono in forte sviluppo l'allevamento degli animali da pelliccia e la frutticoltura (mele).
La coltura del frumento si è leggermente contratta (120-130 milioni di q nel 1970-72); sempre notevoli le produzioni degli altri cereali (orzo e avena soprattutto, 90 e 60 mil. di q rispettiv.). È proseguito lo sviluppo della frutticoltura nella Columbia Brit. e presso i grandi laghi; nella temperata penisola del Niagara, oltre alla vite, ha preso piede l'orticoltura. Nell'Ontario si è espansa la soia (140.000 ha e quasi 3 mil. di q 1970-71), assieme al tabacco, presente pure nel Quebec meridionale. Le tre province delle prateria seguitano a essere forti produttrici di cereali, ma mentre per il frumento il Saskatchewan supera la produzione di tutto il resto del paese sommato, seguito alla lontana dall'Alberta e dal Manitoba, l'Alberta ha il primato per l'avena e l'orzo.
Gigantesche opere di sbarramento sui fiumi St. Mary, Waterton e Belly, nell'Alberta, sono in via di completamento: esse garantiranno l'irrigazione di oltre 200.000 ha; 120.000 ha sono già irrigati nella Columbia Brit., e altri 200.000 lo saranno nel Saskatchewan, una volta completata la rete di canali adduttori dalle dighe sul fiume omonimo.
Le altre tre grandi e tradizionali risorse del C., l'allevamento, il legname e la pesca mantengono un ruolo importante. In alcune zone dell'Alberta e del Saskatchewan viene tuttora praticato l'allevamento brado su vasta scala, ma altrove esso è sussidiario dell'agrico ltura.
I bovini da carne erano 10,5 milioni nel 1972 e le vacche da latte 2,2 mil.; le tre province delle praterie e l'Ontario hanno il primato dei bovini, come pure quello dei suini e ovini. Diffusissimo e cospicuo l'allevamento del pollame (101 milioni di polli e tacchini nel 1972) e la produzione di uova. L'industria lattiera, a partire dal 1960, ha mostrato una forte tendenza alla centralizzazione, sicché il numero delle aziende si è dimezzato e la produzione aumentata (1970: 8,4 milioni di t di latte, 1,7 di burro e 1,1 di formaggio). Importanza crescente hanno gli animali da pelliccia: nel 1970-71 nel C. furono catturati 3 milioni di animali selvaggi da pelliccia, soprattutto castori, e poi foche, linci, volpi, visoni, per un valore di 13 milioni di dollari. Ma visoni, volpi e anche cincillà sono allevati su larga scala e 881 allevamenti (visoni e volpi soprattutto) forniscono pelli per un valore di 14,5 milioni di dollari (1970).
Quasi la metà delle foreste canadesi può dare legname commerciabile, soprattutto polpa tenera per cellulosa da giornali; dal 1965 al 1972 la produzione è oscillata attorno ai 100 milioni di m3, soggetta com'è al severo controllo statale. La pesca fornisce ormai da 1,3 a 1,5 milioni di t annue; il prodotto è quindi cresciuto del 30% rispetto alle medie annue di un quindicennio addietro.
Enorme lo sviluppo recente dell'attività mineraria e dell'industria manifatturiera. Il C. è al terzo posto nel mondo per le ricchezze del sottosuolo, dopo gli Stati Uniti e l'Unione Sovietica. Nel campo dei minerali metallici il C. detiene da tempo numerosi primati mondiali, ma soprattutto è da considerare l'entità delle colossali riserve dato che lo sfruttamento è assai recente rispetto ad altre tradizionali regioni minerarie nel mondo. Oltre alle ingenti produzioni di nichel, ferro, carbone, uranio, rame, amianto, zolfo, zinco e oro, grande importanza vanno assumendo le risorse di idrocarburi, estratti nell'Alberta ma ora anche nella Columbia Brit. e nel Nord (bacino del fiume Mackenzie), nel Manitoba e nel Saskatchewan (95 milioni di t di petrolio e 100 milioni di m3 di metano, media 1972-73); la produzione è in costante e forte incremento. Il metanodotto trans-Canada è il più lungo del mondo (5.700 km), collegando le pianure centrali a Montreal. Cospicua anche la produzione di energia elettrica, in forte aumento anno per anno a sostegno dell'industria (nel 1972, potenza istallata di 46.675.733 kW, di cui il 66% idroelettrici, contro i 39.548.000 del 1970; nel 1970 prodotti oltre 200 milioni di kWh).
In forte espansione sono l'industria siderurgica, quella metallurgica in genere e la meccanica (autoveicoli e macchinari agricoli); recente lo sviluppo dell'industria aeronautica (31.000 addetti nel 1970) e di quella elettrotecnica ed elettronica. In costante crescita tutti gli altri rami manifatturieri, concentrati lungo il San Lorenzo, sui grandi laghi, lungo i fiumi delle praterie e sulla costa pacifica. La tradizionale, diffusa industria alimentare (lavorazione dei prodotti agricoli, zootecnici e della pesca) e la lavorazione dei prodotti forestali forniscono più di un terzo del reddito totale. La già importante industria chimica è ora poderosa (Columbia e Ontario), come pure la raffinazione degl'idrocarburi e la petrolchimica. Nel ramo tessile, notevole importanza ha la lavorazione delle fibre sintetiche.
L'imponente industrializzazione recente ha stimolato le migrazioni interne, a favore del già massiccio urbanesimo e della nascita di nuovi centri urbani; come pure ha provocato la rapidissima crescita di centri minori. Il ramo terziario d'attività si è assai lievitato, in connessione con lo sviluppo industriale. Comunque, alla fine del 1972, le forze di lavoro si stimavano ammontare a 8,4 milioni di persone (disoccupati 500 mila circa); per la ripartizione nei settori economici v. tab. 4.
Il mezzo aereo ha quasi del tutto sostituito la ferrovia sulle medie e lunghe distanze: le aerolinee canadesi hanno trasportato nel 1971 12,5 milioni di passeggeri. Grande sviluppo ha avuto il trasporto automobilistico, sia individuale che collettivo, sulle brevi e medie distanze (6,8 milioni di automobili e 1,8 milioni di veicoli pesanti nel 1971).
Il reddito annuo per abitante è tra i più elevati del mondo. Il principale partner economico da tempo non è più il Regno Unito (e neanche tutto il Commonwealth messo insieme): quasi il 70% del movimento commerciale si svolge con gli Stati Uniti.
La valorizzazione degl'immensi territori del Nord, potenzialmente ricchissimi ma lontani e anecumenici, rappresenterà il futuro del Canada. Al paese spetta il gravoso compito di amministrare saggiamente quelle colossali risorse, evitando la rapida distruzione e la degradazione del patrimonio naturale, fatti che comporterebbero gravissime conseguenze per l'intero pianeta.
Bibl.: Canada. A geographical interpretation, a cura di J. Warkentin, Toronto 1968; P. Camu, Introduction au Canada d'aujourd'hui, in Canadian Geographical Journal, LXXXV (1972), pp. 40-51; M. C. Storrie, C. I. Jackson, Canadian environments, in Geogr. Review, LXII (1972), pp. 309-32; Studies in Canadian geography, 6 voll.: The Atlantic provinces (a cura di A. G. Macpherson), Québec (a cura di F. Grenier), Ontario (a cura di R. L. Gentilcore), The Prairie provinces (a cura di P. J. Smith), British Columbia (a cura di J. L. Robinson), The North (a cura di W. C. Wonders), Toronto 1972; E. Manzi, La nuova immigrazione come fatto determinante nella geografia umana del Canada, in La Geografia nelle Scuole, XX (1975), pp. 18-30.
Economia e finanza. - L'esperienza canadese del tasso di cambio è l'elemento più rilevante della struttura economica del paese nel periodo preso in osservazione. Il 30 settembre 1950, infatti, a causa delle massicce importazioni di capitali, le autorità canadesi cessarono di mantenere la parità esistente, che era di 1,10 dollari canadesi per un dollaro SUA, e immediatamente il dollaro canadese, divenuto fluttuante, presentò una tendenza al rialzo e nel febbraio del 1952 fece premio sul dollaro statunitense. Quindi, per circa otto anni di seguito, dal 1952 all'inizio degli anni Sessanta, ha continuato a fluttuare con delle piccole variazioni che non hanno mai superato il 6% e che, in generale, sono rimaste tra il 2 e il 4%.
Il 2 maggio 1962 il ministro delle Finanze ha posto fine a questo mercato "libero" dei cambi, con la fissazione ufficiale della nuova parità del dollaro canadese di 1,08 dollari canadesi per un dollaro SUA. Questo valore è stato fissato con l'approvazione del Fondo Monetario Internazionale (FMI) e, in conformità con quanto prevede questo organismo, il governo canadese s'impegnò a mantenere il tasso di cambio del dollaro canadese nei limiti dell'1% in più o in meno del valore alla pari stabilito.
Diverse ragioni sono state proposte per spiegare questa durevole stabilità del dollaro canadese durante questo primo periodo di fluttuazione: la tendenza delle importazioni di capitali ad accompagnarsi alle importazioni di beni, la tendenza dei movimenti congiunturali dell'economia canadese a coincidere con quelli dell'economia statunitense, il fatto che le altre monete, durante il periodo di fluttuazione del dollaro canadese, avevano una parità fissa, gli effetti equilibranti dei movimenti di capitali privati a breve termine e infine l'opinione comune che il dollaro canadese avesse, a lungo andare, una specie di "parità naturale" con quello americano.
Il ricordo dell'esito fortunato del periodo di fluttuazione fece sì che il 31 maggio 1970 il governo canadese annunciasse la sua decisione di non mantenere più il corso del dollaro canadese nei limiti dell'1% prescritti dal FMI, ritornando così a un sistema di cambio flessibile che dura tuttora.
In questi ultimi anni il C. ha subito la stretta inflazionistica del ciclo recessivo. Essa è dovuta in gran parte a fattori esterni, anche se nel 1974 si sono manifestate delle tensioni di natura interna, quale il considerevole aumento del costo del lavoro, correlato a un basso tasso d'incremento della produttività, attribuibile in parte agli scioperi connessi con i rinnovi contrattuali e in parte all'indebitamento tanto della domanda interna che di quella estera.
I prezzi, per lo stesso periodo, sono aumentati a un tasso sensibilmente superiore al 10% annuo, e, benché l'incremento medio della produzione reale sia dell'ordine del 2% annuo, i tassi di remunerazione sono aumentati annualmente in media del 15% e più, e molti accordi salariali prevedono un aumento ancora più sensibile.
Nel corso di questi ultimi anni la situazione dei conti con l'estero si è radicalmente trasformata. Il deficit di 5,4 miliardi di dollari registrato nel 1975 contrasta fortemente con le eccedenze dei primi anni del decennio. Il deterioramento sopravvenuto nel 1975 è stato in gran parte dovuto al cambiamento della bilancia commerciale, passata da un'eccedenza di 1,5 miliardi di dollari nel 1974 a un deficit di 0,8 miliardi, mentre il deficit dei servizi e trasferimenti è aumentato di 1,1 miliardi, pari alla somma dei tre anni precedenti. La recessione mondiale infatti nel 1975 si è tradotta in una diminuzione considerevole del volume degli scambi internazionali di cui il C. ha subito il contraccolpo. Le esportazioni, in volume, sono diminuite del 7% rispetto all'anno precedente, mentre la riduzione del volume delle importazioni è stato più moderato, il 5%. Contemporaneamente l'aumento dei prezzi all'esportazione dal 1974 al 1975 è stato del 10%, molto più modesto dunque di quello dei prezzi all'importazione, che ha toccato il 16%. Questo aumento dei prezzi è rilevante soprattutto per le materie prime, che costituiscono una forte componente delle esportazioni canadesi, e che sono aumentate meno velocemente dei prezzi internazionali dei prodotti manifatturieri. Uno degli sviluppi più marcati nel 1975 è stato quello del saldo commerciale del petrolio grezzo, che è passato da una posizione eccedentaria a un deficit del 0,3 miliardi, destinato probabilmente a crescere nel 1976, per la riduzione del 27% del contingentamento di grezzo per le esportazioni.
Verso la fine del 1974, quando è apparso evidente che l'economia stava attraversando un periodo recessivo, il governo canadese ha approvato una serie di misure di contenimento dell'inflazione e di stimolo dell'attività economica; è stato presentato un bilancio per l'anno fiscale 1975-76 che prevede un deficit pari a un milione di dollari canadesi. Questo risultato dovrebbe derivare da un aumento percentuale delle spese (15%) superiore a quello delle entrate (10%). Il bilancio inoltre prevede delle agevolazioni fiscali tendenti a incrementare la domanda dei consumatori privati. Accanto a queste misure fiscali sono state introdotte delle misure monetarie tendenti a ridurre i tassi d'interesse, che avevano raggiunto livelli molto alti.
L'interscambio commerciale con l'Italia ha avuto nel 1975 un'evoluzione positiva; i dati infatti indicano una lieve diminuzione delle nostre importazioni dal C., passate da 383.142 milioni di lire del 1974 a 363.945 nel 1975, e un aumento delle nostre esportazioni, passate da 205.699 milioni di lire nel 1974 a 228.691 nel 1975.
Storia. - Il panorama politico del C. si apre negli anni Sessanta sotto il segno della grave crisi economica caratterizzata da disoccupazione, deficit della bilancia dei pagamenti e recessione industriale: il paese deve affrontare inoltre la questione dei diritti civili e le problematiche conseguenze economiche derivanti dalla ventilata adesione britannica alla CEE, costituendo Londra un importante partner commerciale di Ottawa. Ma già a partire dal 1961 riprende l'aumento del prodotto nazionale e s'intensificano le esportazioni, se bene disoccupazione e difficoltà finanziarie restino al centro del dibattito parlamentare canadese.
Le elezioni federali del giugno 1962 pongono ancora al potere i conservatori progressisti di Diefenbaker, e all'opposizione i liberali di Pearson. I contrasti politici interni si aggiungono alle pericolose pressioni sul dollaro canadese e all'adozione del cambio fluttuante e di altre misure economiche di emergenza. Nel 1963 la situazione politica sembra sbloccarsi con la sconfitta elettorale di Diefenbaker e l'assunzione di Pearson a primo ministro, mentre si sviluppa la polemica sulle interferenze degli Stati Uniti sul tema nucleare nella politica canadese e mentre aumentano PNL, investimenti di capitali e deficit della bilancia dei pagamenti. Un altro grave problema, destinato a successivi sviluppi, è il separatismo del Quebec di lingua francese: l'attività dei separatisti, i crescenti contributi allo sviluppo concessi dal governo di Ottawa, l'espansione economica in aumento con le esportazioni caratterizzano il Canada della metà degli anni Sessanta. Gli accesi contrasti politici interni, gli scandali e altre polemiche riportano i conservatori di Diefenbaker al potere. L'attività governativa dei liberali si concentra peraltro nel 1965 sulla legislazione sociale, sulla politica bancaria, sul rimaneggiamento delle circoscrizioni elettorali e sulle crescenti critiche all'intervento americano in Vietnam. La leadership conservatrice non va esente a sua volta da polemiche e difficoltà: prosegue la politica sociale, la riforma del sistema di prelevamento fiscale e la integrazione delle forze armate che il Canada applica per primo nell'ambito della NATO. L'Esposizione mondiale del 1967 a Montreal, in coincidenza con il centenario della Confederazione canadese, vede l'afflusso di più di 70 nazioni; aumentano i consumi e le esportazioni, anche se l'inflazione dà qualche preoccupazione.
L'incidente provocato dalla visita di de Gaulle rilancia, dal 1967, il problema del separatismo del Quebec. L'avvento di Pierre Trudeau nel 1968 e il successo del Partito liberale danno impulso alla riforma legislativa e amministrativa del paese, a una nuova politica sia verso il Quebec che verso tutte le minoranze linguistiche, e ad una riconsiderazione della politica estera canadese (riconoscimento della Cina popolare), che porta Ottawa a un contributo costruttivo per i bisogni del sottosviluppo e a una dinamica presenza diplomatica nell'America meridionale e nell'Africa equatoriale. Mentre l'afflusso dei capitali dagli SUA rivaluta il dollaro canadese e le tariffe americane del 1971 colpiscono la bilancia commerciale, si devono fronteggiare anche inflazione, aumento dei prezzi e disoccupazione; il terrorismo nel Quebec, malgrado il diverso atteggiamento francese, diventa un grave problema che Trudeau cerca di risolvere con una serie di misure autonomistiche. Oltre ai problemi economici, i primi anni '70 sono caratterizzati da una diversificazione della politica estera e da un non facile rapporto con gli SUA: lo stesso ruolo nella NATO viene riveduto. Il governo Trudeau deve affrontare non poche difficoltà da parte dell'opposizione conservatrice: le elezioni parlamentari del 1972 e del 1974 sono importanti e decisivi tests e riescono a dare a Trudeau quella maggioranza di cui necessita per portare avanti la sua politica di riforme; occorre anche fronteggiare l'inflazione e la disoccupazione, ma continuano tuttavia ad aumentare la produzione e le esportazioni. La politica canadese viene così caratterizzata dalla regolarizzazione degli investimenti esteri, da una politica fiscale più equa e da una indipendente condotta nel campo dell'energia petrolifera, specie nei confronti degli SUA: viene ad esempio contingentato e tassato il petrolio diretto allo stato vicino, mentre si accentua il commercio con altre nazioni e sono varati nuovi importanti piani di sviluppo economico.
Bibl.: Canada One Hundred 1867-1967, Ottawa 1967; R. Hollier, Canada, Paris 1967; E. Corbett, Quebec Confronts Canada, Baltimore 1967; P. Martin, Canada and the Quest for peace, Columbia 1967; B. Thordarson, Trudeau and Foreign Policy, Toronto 1972.
Arti figurative. - L'arte canadese negli ultimi decenni è stata caratterizzata sul piano quantitativo da una notevole espansione, collegabile col forte incremento della popolazione e con lo sviluppo economico, e su quello qualitativo da un'influenza preponderante dell'arte mondiale, malgrado la crescita della coscienza nazionale.
Pittura. - Fino all'inizio degli anni Trenta il panorama della pittura canadese è stato dominato dal "gruppo dei sette" con le sue immagini romantiche e vivacemente decorative della natura intatta. Nel 1933 esso è confluito nel "gruppo canadese dei pittori", mirante a una maggiore rappresentatività su scala nazionale. Oltre a quasi tutti i "sette", ai loro nuovi adepti A. J. Casson, E. Holden e L. LeMoine Fitzgerald, e ad artisti di orientamento sostanzialmente analogo come A. Robinson, fra i fondatori del nuovo gruppo, sopravvissuto fino al 1969, erano E. Carr (1871-1945), pittrice della vita degli Indiani e di paesaggi boschivi, C. Comfort, la cui caratteristica saliente può essere ravvisata nella tendenza alla massima semplificazione stilistica, e numerosi altri artisti.
A partire dagli anni Quaranta si sono andati moltiplicando gli artisti che non prestano più un'attenzione esclusiva al paesaggio e dipingono figure umane (J. Humphrey, J. Nichols, L. Freiman, P. N. MacLeod, ecc.).
Le grandi correnti artistiche moderne, dall'astrattismo al surrealismo, hanno fatto la loro comparsa nel C. accompagnate da vivaci polemiche coi tradizionalisti, intorno all'inizio della seconda guerra mondiale. Nel 1939 è sorta a Montreal la Contemporary Arts Society, fondata da J. Lyman, un pioniere delle nuove tendenze. Nel 1940 il ritorno di A. Pellan da Parigi ha introdotto a Montreal un surrealismo nervoso e decorativo, nel quale è percettibile l'influenza di J. Miró. L'impronta dei francesi si nota anche in J. de Tonnancour, mentre una tradizione diversa è in S. Cosgrave, formatosi nel Messico sotto la guida di J. C. Orozco.
Nel 1948 si è costituito nel Quebec, annunciando la sua nascita con un clamoroso manifesto politico-artistico dal titolo di Refus global, il gruppo degli automatisti, capeggiato da P.-É. Borduas (1905-1960). L'automatismo, che propugna l'elevazione del subconscio a forza attiva e creativa, si è espresso nell'ultimo Borduas in forme puramente astratte e in una graduale semplificazione cromatica, che nel suo Gabbiano (1956) riduce praticamente la gamma dei colori al bianco e al nero. Fra i firmatari del manifesto automatista figuravano, oltre a Borduas, anche L. Bellefleur (nato nel 1910), nei cui lavori la profusione delle forme rammenta il surrealismo di M. Ernst e di A. Masson, mentre la ricchezza dei colori si riallaccia a Pellan, e J.-P. Riopelle (nato nel 1923), pittore e scultore, riconosciuto come uno dei maggiori esponenti mondiali della "pittura d'azione", per la quale ogni singola pennellata ha vita propria. L'influenza di Borduas può essere riscontrata nelle pitture di A. Dumouchel (nato nel 1916) con le loro forme misteriose che appaiono su uno sfondo scuro.
Mentre il modernismo di Montreal ha avuto come punto di riferimento l'arte francese, quello di Toronto ha guardato soprattutto a New York. La sua nascita può essere posta nel 1953, quando si è costituito il gruppo informale degli "undici pittori" (J. Bush, O. Cahen, H. Gordon, T. Hodgson, A. Luke, J. Macdonald, R. Mead, K. Nakamura, W. Ronald, H. Town, W. Yarwood). Fra gli esponenti più originali di questo gruppo, sopravvissuto per più di un decennio, ricordiamo il prolifico e versatile H. Town, che ha affrontato senza posa sempre nuove tecniche e idee, W. Ronald, autore di grandi lavori in una gamma abbagliante di colori forti, e K. Nakamura, che invece ha prodotto una pittura delicata, spesso quasi monocromatica in varie sfumature di verde, e a volte lineare.
Influenze europee e americane s'intrecciano nella pittura contemporanea di Vancouver, ove l'arte di J. Shadbolt rappresenta un genere d'astrazione basato sulle forme organiche e quella di B. C. Binning offre un aspetto più preciso e architettonico della pittura astratta. Con entrambi sono stati strettamente collegati anche artisti significativi come G. Smith, J. Korner, E. J. Hughes, B. e M. Bobak, L. Thomas.
Un altro attivo gruppo artistico del C. occidentale è stato quello dei "cinque di Regina" (R. Bloore, A. McKay, K. Lochhead, T. Godwin, D. Morton), che si è formato nel 1961. Dei membri di questo gruppo, Lochhead aveva già una notorietà nazionale come pittore surrealista. Bloore con le sue tele dalle vaste superfici bianche e con la sua aspirazione alla semplicità è forse l'artista canadese più vicino a Borduas. La pittura astratta di McKay rivela un colorista sensibile, la cui percezione della natura è essenzialmente poetica. Il colore, indipendente da qualsiasi rapporto con la forma, ha molta importanza anche nelle caleidoscopiche composizioni di Godwin.
All'astrattismo prevalente fra gli "automatisti", gli "undici pittori" e i "cinque di Regina" ha cominciato a contrapporsi, negli anni Sessanta, una tendenza fortemente realista capeggiata da veterani come A. Colville ed E. J. Hughes e rappresentata attualmente da pittori come K. Danby, D. P. Brown, C. Pratt, J. Smith e T. Forrestall.
Scultura. - Nell'intervallo fra le due guerre i maggiori esponenti della scultura canadese hanno fatto capo alla Sculptors Society of Canada, fondata nel 1928 da H. Hébert, F. Lorring ed E. Hahn. Con questa associazione ha avuto fin dall'inizio stretti legami E. Wyn Wood (1903-1966), che ha recato un contributo altamente originale alla scultura canadese col suo rilievo marmoreo Pioggia che passa e con le sue isole di stagno e alluminio su vetro nero, che costituiscono un equivalente tridimensionale della pittura del "gruppo dei sette".
Nei decenni postbellici la scultura canadese si è segnalata per l'impegno artistico e per l'inventiva nell'esplorazione delle nuove tecniche. I materiali più frequentemente impiegati sono il bronzo, il mogano, l'acciaio saldato e la pietra.
L. Archambault di Montreal (nato nel 1915) ha cominciato come ceramista ed è divenuto uno scultore di fama mondiale col suo Uccello di ferro del 1950 (ora alla National Gallery di Ottawa). Ha contribuito alla decorazione del padiglione canadese all'Esposizione universale di Bruxelles (1958) con un murale di terracotta, a quella dell'aeroporto di Uplands a Ottawa con schermi di figure metalliche, a quella della sala Wilfrid Pelletier di Montreal col trittico di bronzo Personaggi alati.
A. Kahane (nata nel 1926) si è dedicata quasi esclusivamente alla scultura in legno e ha trattato soprattutto la figura umana, di solito presentata in forma stilizzata o semiastratta. Nelle sue opere viene osservata con spirito e simpatia la vita quotidiana della gente comune.
J. Harman di Vancouver (nato nel 1927) è stato fortemente influenzato dalla scultura dell'antichità classica e nelle sue figure in bronzo e acciaio saldato mira all'unione del retaggio grecoromano coi modi di sentire dell'arte contemporanea.
Ricordiamo inoltre G. Gladstone (nato nel 1929), A. Vaillancourt (nato nel 1932), R. Murray (nato nel 1936) e G. Smith (nato nel 1938), che si dedicano alla scultura in metallo saldato, e per la scultura religiosa V. Tolgesy (nato nel 1928) e G. Trottier (nato nel 1932). Nell'arte popolare la scultura è rappresentata dai lavori in pietra degli Eschimesi, che vantano una tradizione bimillenaria e hanno ottenuto riconoscimenti internazionali con una mostra organizzata al Musée de l'homme di Parigi, nel 1969.
Bibl.: Oltre ai periodici Canadian art (Ottawa), Canadian review of music and arts (Toronto) e Journal of the royal architectural institute of Canada (Toronto), si veda: W. Colgate, Canadian art, Toronto 1943; D. Buchanan, Canadian painters, Londra 1945; M. Gagnon, Peinture canadienne, Montreal 1945; G. McInnes, Canadian art, Toronto 1950; P. Duval, Four decades, ivi 1972; D. Reid, A concise history of Canadian painting, ivi 1973.
Architettura e urbanistica. - Lo sviluppo dell'architettura in C. ha assunto caratteri decisi e autonomi solo a partire dagli anni Cinquanta, nello stesso periodo in cui, col rapido sviluppo del paese, incalzavano i problemi delle aree urbanizzate.
Le premesse all'affermazione di caratteri specifici vanno ricercate nelle tecniche costruttive, nell'assetto insediativo e nell'evoluzione delle istituzioni. L'estensione geografica del paese, le rigorose condizioni poste dal clima, la bassa densità d'insediamento e la presenza della decisiva componente francofona hanno contribuito allo stabilirsi di una forte tradizione regionale nell'architettura domestica e nella struttura degl'insediamenti rurali. Nell'architettura pubblica, i richiami etnici alla colonizzazione francese e alle immigrazioni anglo-sassoni hanno affermato modelli storicistici come il romanico e il barocco nel Quebec e il gotico nelle province anglofone.
Altro elemento che ha avuto grande influenza sullo sviluppo dell'architettura e dell'urbanistica canadesi è stata la pratica dell'intervento pubblico, che ha avuto i più significativi precedenti nel primo National housing act, del 1938, e nei poteri attribuiti alla National capital commission (istituita nel 1899) per la realizzazione dei piani urbanistici della capitale.
Infine, sul piano del rinnovamento delle forme di governo del territorio, la costituzione dell'area metropolitana di Toronto (1953) ha rappresentato, non solo per il C. ma per tutti i paesi sviluppati, il primo esempio di riconoscimento politico dell'entità metropolitana. All'autorità metropolitana sono stati attribuiti ampi poteri sulla destinazione del suolo, i servizi pubblici e i trasporti, superando i limiti e il particolarismo delle municipalità comprese nell'area.
Durante gli anni Cinquanta, la presenza più diffusa dell'architettura moderna in C. è stata legata alle forme e alle tipologie dell'edilizia commerciale. Quasi tutte le aree centrali delle città canadesi possono vantare qualche isolato riedificato in quegli anni con i grandi parallelepipedi degli edifici per uffici. Su questa linea d'intervento si pongono anche più recenti costruzioni come la torre cruciforme dell'IBM a Montreal (1966, arch. I. M. Pei); il grattacielo del Toronto Dominion Bank (1970, L. Mies Van Der Rohe); e, in genere, l'attività degli studi anglo-canadesi più prestigiosi, Parkin, Webb, Erikson, Adamson. Di Parkin è anche la concezione del terminal dell'aeroporto intercontinentale di Toronto, dove gli autoveicoli accedono direttamente al centro dell'aerostazione attraverso sottopassaggi.
Nel Quebec, mentre si diffonde il linguaggio dell'architettura moderna (dagli edifici di M. Pariseau e E. Cormier, negli anni Trenta, fino al padiglione dell'Expo '67 e al Grand théâtre di Quebec), nell'affermazione dell'identità franco-canadese gli architetti si rivolgono con più attenzione alle proprie specifiche tradizioni e alla conservazione dei centri storici di Quebec e di Montreal. In questa direzione vanno anche le ricerche espressionistiche di Paul-Marie Coté e di Roger d'Astous.
Sul finire degli anni Cinquanta, con il grande sviluppo dei centri urbani, si vanno delineando alcuni interventi di riorganizzazione degli organismi urbani esistenti. Nel 1957, il concorso internazionale per la City Hall di Toronto propone all'interno della maglia regolare ortogonale del tessuto urbano l'attribuzione all'edificio municipale di una eccezionalità e focalità da raggiungere attraverso l'architettura. Il progetto vincitore, dell'architeito finlandese Viljo Revell, realizzato nel 1965, raggiunge l'obiettivo esponendo verso la città le pareti completamente chiuse delle due torri, che ospitano gli uffici amministrativi, arcuate e contrapposte, e aprendo un grande spazio pubblico a più livelli verso gl'isolati dell'area centrale più gremiti dai grattacieli commerciali.
La volontà di superare la rigidità dell'organizzazione spaziale degl'isolati uniformi ha prodotto nella ristrutturazione del centro di Montreal un modello di relazioni spaziali autonome dai singoli edifici e dal tessuto urbano esistente, inteso come sistema integrato di percorsi pedonali e funzioni urbane, svincolato dalle definizioni tradizionali dello spazio esterno "pubblico" e interno "privato". Dalla Place ville Marie (1962, I. M. Pei, Webb e altri), alla Place victoria (1965, L. Moretti, P. L. Nervi), alla Place Bonaventure (1967, Affleck, Dimakopoulos e altri), strutture plurifunzionali e continue legano le grandi torri per uffici, gli alberghi, le aree commerciali, i parcheggi e i servizi pubblici, creando uno spazio urbano assolutamente inedito.
Nel quadro dello sviluppo urbano complessivo, gl'interventi nel centro di Toronto e di Montreal, contemporanei alla costruzione delle reti metropolitane di trasporto, qualificando con strutture eccezionali alcuni punti del tessuto urbano, non solo richiedono la demolizione d'interi isolati residenziali, ma creano le condizioni per un'accentuata e radicale ristrutturazione d'interi settori urbani. La reazione a questo tipo d'interventi è stata diffusa ed efficace, risparmiando alle città canadesi le esperienze negative vissute dalle maggiori città degli Stati Uniti. Organizzazioni di cittadini sono riuscite a evitare, in alcuni casi, sia la trasformazione del tessuto e delle funzioni dei quartieri residenziali centrali delle città, sia la degradazione e l'abbandono che colpiscono le aree che non attraggono gl'interventi di natura speculativa.
Ci sono poche aree metropolitane in Nord America che conservano ancora nel loro centro ampie zone residenziali a bassa densità. A Toronto, in un raggio di accessibilità pedonale, vivono circa 400.000 persone, un quinto della popolazione dell'intera area metropolitana. Grazie a questa persistenza e alla notevole partecipazione di cittadini si sono sviluppati gli strumenti per contestare scelte di sviluppo inaccettabili. A. J. Diamond e B. Myers, nei piani di Sherbourne St., Henry St. e Beverly St., a Toronto, hanno dimostrato che esistono i mezzi per elevare il numero di abitazioni per unità di superficie, preservando i caratteri essenziali delle aree e degl'immobili esistenti. A Montreal il piano degli Îlots Saint-Martin (1968, arch. Jean Ouellet) accetta come rilevante l'architettura domestica esistente, della quale conserva alcune strutture rinnovate e ne adotta alcuni motivi formali.
Un posto particolare negl'interventi all'interno delle aree urbane va assegnato alla riutilizzazione dei vasti parchi ferroviari, che occupano grandi aree al centro di molte città canadesi. La rimozione dell'attraversamento ferroviario, negli anni Cinquanta, ha permesso a Ottawa di realizzare uno splendido parco urbano lungo il Rideau Canal. Lo spostamento del parco ferroviario ha dato a Toronto un insediamento plurifunzionale con residenze, uffici e grandi spazi commerciali (1967, J. Andrews e Webb, Zerafa, Menkes).
Le migliori opportunità per l'innovazione si sono presentate agli architetti canadesi con lo sviluppo delle strutture pubbliche: università, esposizioni, musei e gallerie. All'incirca negli stessi anni, 1963-1964, vengono programmate due nuove università: Simon Fraser, nell'area di Vancouver e Scarborough, a Toronto. Il progetto vincitore del concorso per l'università Simon Fraser (1963), di Erikson e Massey, rappresenta un deciso superamento del modello del campus nord americano, corrispondente alla separazione delle facoltà e delle discipline. Nello stesso tempo il progetto risponde alla natura del luogo prescelto: la sommità di un rilievo in una zona lontana dalla città e immersa nei boschi, con una sequenza di spazi articolati lungo un asse coincidente con la cresta della collina. Il risultato spaziale è eccezionale: la grande piazza coperta e il sistema di percorsi a più livelli legano insieme ed animano le funzioni comuni dell'università, aprendosi su uno straordinario paesaggio di monti, boschi e ghiacciai. Scaborough College (1966, J. Andrews) è invece una megastruttura compatta, organizzata intorno a un unico percorso pedonale chiuso e al blocco dei servizi generali e dell'amministrazione. Grandi elementi strutturali, inclinati a seguire la pendenza del terreno, sostengono la serie dei volumi dei laboratori e degl'istituti scientifici. Nell'ala contrapposta, i diversi piani delle aule e degli studi degl'istituti umanistici si aprono direttamente sulla strada interna, che taglia l'intera altezza dell'edificio.
Alcuni importanti interventi sono stati realizzati anche all'interno di campus esistenti. Da citare è quello progettato da Diamons e Myers nel 1969, per l'università di Edmonton, che consiste in una serie di strutture che si sviluppano all'interno dell'area già occupata. Le strutture previste eliminano l'attraversamento dei veicoli e legano tutti gli edifici esistenti con una rete di residenze e attrezzature commerciali servite da percorsi pedonali coperti e difesi dalle dure condizioni climatiche della città. Un altro intervento significativo per essere riuscito a modificare l'organizzazione universitaria tradizionale senza demolizioni, interruzioni delle attività e occupazione di spazio ai danni delle aree residenziali adiacenti, è stato realizzato a Winnipeg. Gli architetti (Moody, Moore e soci) hanno disegnato un sistema aperto che, utilizzando alcune aree libere e sovrapponendosi alle costruzioni esistenti, le ha collegate in una nuova struttura di percorsi chiusi, soddisfacendo la domanda di nuovo spazio per le esigenze funzionali dell'università. Tra le molte altre realizzazioni nel settore delle attrezzature culturali, vanno inoltre menzionati il National arts center di Ottawa (1969, arch. Affleck e Desbarats) e il Museo d'arte di Winnipeg (1971, arch. G. da Roza).
Tra le grandi occasioni che il C. ha offerto alla sperimentazione e alla verifica di nuovi modelli spaziali e funzionali è, infine, da citare l'Expo '67 di Montreal. In effetti, nei padiglioni nazionali sono state portate a conclusione alcune ricerche tradizionali dell'architettura contemporanea, soprattutto in chiave strutturale e tecnologica. Si possono citare, per es., i grandi elementi modulari dei padiglioni del Canada; la cupola geodetica degli Stati Uniti (Buckminster Fuller); la copertura tesa della Rep. Fed. di Germania (Frei Otto). Non è molto se si pensa ai 441 miliardi di lire che è costata l'esposizione. Più interessanti le strutture permanenti realizzate nell'ambito dell'Expo: lo stadio a settori prefabbricati; il collegamento a minirail tra la città e le due isole del San Lorenzo; infine l'habitat.
L'habitat (progettato da M. Safdie) rappresenta la sperimentazione concreta dell'aggregazione di cellule abitative individuali in un complesso ad alta densità e compattezza. Il risultato di proporre una nuova tipologia residenziale è stato raggiunto: gli spazi privati hanno varietà, individualità e la privacy degli alloggi unifamiliari; i grandi ballatoi sospesi che raggiungono le cellule offrono visioni e percezioni insolite nel paesaggio urbano; il sistema di prefabbricazione ed aggregazione delle cellule prefigura un modello generalizzabile di realizzazione degli spazi abitativi.
Da questo sintetico itinerario tra le più avanzate realizzazioni dell'architettura contemporanea in C. emerge un quadro di una impegnata ed estesa attività costruttiva. Gli architetti hanno risposto alle esigenze dello sviluppo creando modelli di organizzazione del territorio e degli spazi urbani aderenti alla propria realtà. I modelli diffusi dal movimento moderno sono stati rielaborati spregiudicatamente col risultato non secondario di portare la pratica professionale e la produzione edilizia corrente a livelli medi di alta qualità formale e tecnologica. Vedi tav. f. t.
Bibl.: Metropolitan Toronto: Ten Years of Progress, 1953-1963, Metropolitan Toronto Planning Board, Toronto 1963; H. Blumenfeld, The Modern Metropolis, Cambridge, Mass. 1967; Architecture 1967: Progress or Regression?, in Man and His World, Toronto 1968; M. Charney e M. Bélanger, Architecture et Urbanisme au Quebéc, Montreal 1971; C. Moore Ede, Canadian Architecture 1960/70, Toronto 1971; A View from the South, numero speciale dedicato all'architettura canadese, in Progressive Architecture, sett. 1972.