CANADA
(VIII, p. 623; App. I, p. 350; II, I, p. 495; III, I, p. 299; IV, I, p. 352)
Popolazione. - Il C. al censimento del 1986 contava 25.354.084 ab. (esclusi gli Indiani delle riserve e gli Eschimesi non censiti) contro i 24.343.181 ab. del 1981 (26.218.500 ab. secondo stime del 1989). La popolazione è cresciuta con un incremento annuale dell'1,1% (1980-85), un ritmo sostenuto al confronto degli altri paesi industrializzati, tuttavia meno rapido rispetto agli anni precedenti quando era maggiore l'immigrazione. Alla metà degli anni Ottanta l'immigrazione, regolamentata da specifiche quote, non raggiungeva le 100.000 unità. Il coefficiente di accrescimento naturale nel 1986 era il 7,5‰ con il tasso di natalità del 14,8‰ e quello di mortalità del 7,3‰.
Le variazioni demografiche risultano diverse nelle singole province: tra i valori di crescita meno elevati (1981-86) rientrano quelli delle province dell'Atlantico come Terranova (0,2% l'anno); il Quebec ha un tasso di accrescimento intermedio (0,5%); Ontario (1,1%), Alberta (1,3%) e Columbia Britannica (1,1%), con economie in più rapida espansione, registrano gli incrementi demografici più elevati. La diversità etnica e culturale della popolazione canadese è aumentata con l'arrivo di immigrati provenienti dalle Antille e soprattutto dall'Asia (oltre il 40%), mentre sono in decremento quelli provenienti dall'Europa.
La popolazione anglofona è in espansione (68,2% nel 1981 contro il 67% del 1971) mentre i francofoni sono leggermente diminuiti (24,6% nel 1981 contro 25,7% nel 1971) sia perché i nuovi arrivati scelgono l'inglese sia perché il Quebec, dove è diffuso il francese, è una regione poco popolata; in quest'ultima provincia il francese è nettamente prevalente anche per l'esodo degli anglofoni verso altre parti del Canada.
La popolazione del paese è notevolmente urbanizzata e nel corso degli anni si è rafforzata la tendenza a vivere nelle città. Oltre il 75% (1985) dei Canadesi risiede nelle aree urbane: i valori più bassi sono raggiunti dalle province marittime (36,7% nella Isola Principe Edoardo), mentre Quebec (77,5%) e Ontario (81%) hanno la popolazione più urbanizzata. Più della metà dei Canadesi vive nelle città con oltre 500.000 ab., addensandosi in estesi agglomerati urbani come l'area metropolitana di Vancouver, dove si concentra il 48% della popolazione della Columbia Britannica, quelle di Montreal (il 45% del Quebec) e di Toronto (il 38% dell'Ontario).
Nel 1986 i Canadesi di origine britannica erano 6.332.725, quelli di origine francese 6.093.160; seguivano gli oriundi tedeschi 896.720; italiani 709.590; ucraini 420.210; cinesi 360.320; olandesi 351.765; scandinavi 171.715; polacchi 222.60. Gli Amerindi (Indiani) erano 373.265 e gli Inuit (Eschimesi) 27.290.
Condizioni economiche. - Le ingenti risorse del sottosuolo sono state determinanti per lo sviluppo economico del C., che oggi ripone la sua forza nel settore industriale e minerario. In questi ultimi decenni il C. è divenuto uno dei paesi più industrializzati e più ricchi: nel 1988 il PIL per ab. è stato di 16.960 dollari USA (stime della Banca Mondiale).
L'agricoltura, pur conservando una grande importanza − il C. è il maggiore esportatore di prodotti agricoli del mondo − ha ridotto la sua incidenza nella ripartizione del PIL (3-4% nel 1986) e nelle esportazioni (8,2% nel 1985) rispetto al rapido incremento dell'industria e dell'attività estrattiva. Il comparto agricolo impiega solo il 4% degli occupati, mentre l'industria il 26% e i servizi il 70% (1986).
L'economia canadese continua a essere strettamente legata a quella degli Stati Uniti, che nel 1985 hanno assorbito il 78% delle esportazioni (il 70% di queste non paga tasse doganali mentre hanno goduto dello stesso trattamento il 72% delle merci statunitensi dirette in Canada). Nel 1985 tra C. e USA sono stati avviati colloqui per la completa liberalizzazione degli scambi da realizzarsi in dieci anni a partire dal 1988. Gli investimenti stranieri hanno raggiunto livelli più alti negli anni Settanta, quando le maggiori imprese erano controllate soprattutto dal capitale statunitense. Da allora la politica del governo ha favorito acquisizioni private e pubbliche di proprietà straniere, le quali non dovranno controllare più del 50% delle imprese nel 1990. Si è iniziato con la nazionalizzazione delle filiali canadesi di imprese straniere nel settore petrolchimico; alcuni comparti sia di beni di consumo che di produzione sono però ancora sotto il controllo del capitale degli Stati Uniti (automobili, macchine utensili, prodotti alimentari).
Gli stretti legami con l'economia mondiale (nel 1986 il 30% del PIL era legato al commercio estero) hanno coinvolto il C. nella depressione del 1975, portando l'inflazione al 12,5% nel 1981 che, dopo adeguate misure, è scesa al 3,8% nel 1986, mentre la disoccupazione dal 7,5% delle forze lavoro nel 1981, si è attestata a meno dell'8% alla fine degli anni Ottanta.
Le imprese agricole del C. sono di tipo capitalistico con una dimensione media di ben 231 ha. Il loro numero ha raggiunto le 293.089 unità con un totale di 687.000 addetti. L'area dedicata all'agricoltura è appena il 4,6% dell'intero territorio canadese, che resta in gran parte improduttivo. Considerando il valore economico delle produzioni, le coltivazioni dei cereali detengono il primato, seguiti dai prodotti dell'allevamento, dalla frutta e dall'allevamento di animali da pelliccia. Prevale il frumento, coltivato su una superficie di 13,6 milioni di ha: nel 1989 ne sono stati prodotti 243,8 milioni di q, ma si registrano notevoli variazioni annuali. Il Saskatchewan, con una superficie coltivata di 8,8 milioni di ha, rimane il maggiore produttore; seguono a distanza Alberta e Manitoba. Quest'ultima provincia è al primo posto per avena, orzo e fieno. Nel 1989 il C. ha prodotto 116 milioni di q di orzo e 35 milioni di q di avena. Nelle province più orientali ha acquistato notevole diffusione la frutticoltura (4,2 milioni di q di mele nel 1988).
L'allevamento costituisce la seconda risorsa del settore agricolo (12 milioni di bovini nel 1988). Nell'Alberta e nel Saskatchewan è concentrato il più alto numero di animali da carne, mentre nell'Ontario si allevano anche bovini da latte, che prevalgono nel Quebec, dove l'industria lattiero-casearia è favorita dalla vicinanza dei mercati di sbocco delle grandi conurbazioni canadesi.
Dell'immenso patrimonio forestale, quello considerato produttivo (2.641.000 km2) viene razionalmente sfruttato (rimboschimenti, abbattimento con lunghi cicli produttivi): nel 1987 sono stati prodotti 184,6 milioni di m3 di legname, inoltre pasta di legno e carta da giornale (9,3 milioni di t, primato mondiale), in gran parte esportate. La pesca praticata in entrambi i versanti oceanici ha raggiunto, nel 1988, 1,59 milioni di t di pesce sbarcato.
L'attività estrattiva è in continua crescita: le immense risorse costituite da fonti energetiche e da quasi tutti i minerali sono state appena intaccate e la loro valorizzazione trova ostacoli solo nelle grandi distanze e nelle difficili condizioni climatiche del paese. Vi sono notevoli giacimenti di petrolio e gas naturale nell'Alberta, al largo delle coste atlantiche e nelle isole dell'Artico canadese. Nel 1987 è stata completata l'Alaska Highway Gas Pipeline, iniziata nel 1980 e collegata con i gasdotti della Columbia Britannica e dell'Alberta, che forniscono le maggiori produzioni di petrolio e gas naturale: il gas raggiunge poi gli USA e le aree urbane del Canada. Nel 1988 sono stati prodotti 92,9 milioni di t di petrolio e 87.893 milioni di m3 di gas naturale. Il C. occupa il primo posto per la produzione di nichel (203.300 t di Ni contenuto, nel 1988) estratto nel Manitoba, il secondo posto per l'amianto (665.000 t nel 1987) ricavato nel Quebec e nell'Ontario, il secondo posto per l'uranio (13.222 t di U3O8 nel 1987).
A Nanisivik (730 lat. N), nell'isola di Baffin, 720 km a nord del circolo polare artico, si trova la miniera forse più settentrionale, che produce zinco, piombo e argento. Grazie alla grande produzione idroelettrica in Quebec si estrae alluminio dalla bauxite d'importazione (il C. è il terzo produttore mondiale con 1,5 milioni di t nel 1988). Nonostante la ricchezza di fonti energetiche (produzione elettrica: 496.335 milioni di kWh nel 1987, di cui il 66% idroelettrici), il C. ha costruito alcune centrali nucleari. Una vasta gamma di beni di investimento e di consumo si produce presso le grandi città canadesi. L'industria automobilistica, derivazione delle società statunitensi, è insediata a Windsor vicino a Detroit (USA), a Oshawa a est di Toronto e presso la conurbazione di Montreal.
Il C. accompagna il suo sviluppo con la realizzazione di notevoli infrastrutture nelle vie di comunicazione: vi sono 120.000 km di ferrovia (2,15 miliardi di passeggeri/km nel 1988) e 1,6 milioni di km di strade principali, percorse da 11,8 milioni di autovetture e 3,5 milioni di autocarri, mentre l'aereo rimane indispensabile per collegare soprattutto il Grande Nord.
Uno dei maggiori problemi del paese è costituito dalle conseguenze dell'attività umana sull'ambiente: le regioni artiche interessate da miniere, oleodotti e strade, sono caratterizzate da ecosistemi fragili; la vegetazione impiega anni per ricostituirsi e la vita animale viene gravemente danneggiata dagli interventi che modificano il territorio. L'inquinamento dei grandi laghi del C. meridionale coincide con la concentrazione della popolazione e dell'attività industriale: le piogge acide, cadendo a grande distanza nel C. settentrionale, distruggono le foreste e isteriliscono i laghi. L'eccessivo sfruttamento agricolo trova limiti nel processo di erosione eolica. Sono questi i grandi temi con i quali si dovrà confrontare il paese per procedere verso ulteriori fasi di sviluppo economico. Vedi tav. f. t.
Bibl.: The Canada yearbook, Ottawa, annuale; J. Pelletier, Le Canada, Parigi 1977; N. C. Bonsur e altri, The politics and management of Canadian economic policy, Toronto 1979; J. L. Granatstein, Twentieth century Canada, ivi 1983; P. Guillame, J.-M. Lacroix, P. Spriet, Canada et Canadiens, Bordeaux 1985; P. George, La géographie du Canada, ivi 1986.
Politica economica e finanziaria. - Nei primi anni Ottanta l'economia del C. ha registrato tassi di crescita assai variabili (con una marcata recessione nel 1982, allorché la domanda interna ha subito una contrazione di quasi il 6,5% rispetto all'anno precedente), un tasso di inflazione superiore al 10%, un aumento della disoccupazione e, soprattutto, del disavanzo pubblico in rapporto al PIL (salito dall'1,5 al 7% tra il 1981 e il 1983).
Nel 1984 il nuovo governo ha adottato una strategia di medio termine volta al conseguimento di una crescita sostenuta, alla riduzione della disoccupazione e al consolidamento della stabilità dei prezzi.
La strategia contemplava tagli sostanziali al disavanzo pubblico al fine di arrestare la crescita del rapporto tra debito e PIL e di ridurre la presenza dello stato nell'economia. Nonostante l'aggiustamento fiscale intervenuto tra il 1985 e il 1988 (in questo periodo il disavanzo pubblico in rapporto al PIL si è quasi dimezzato, scendendo dal 6,8 al 3,8%), i progressi sono risultati inferiori a quanto inizialmente previsto.
L'aumento sostenuto della domanda interna ha consentito di ridurre significativamente il tasso di disoccupazione, da oltre l'11% nel 1984 al 7,8 nel 1988. Inoltre, il grado di utilizzo degli impianti risultava, alla metà del 1987, superiore di circa il 15% rispetto al minimo del 1982 e non lontano da quello registrato in occasione del picco precedente (1973).
Il tasso d'inflazione, dal minimo del 3,5% del 1984, ha subito solo un lieve rialzo nel successivo biennio in seguito all'aumento di alcune imposte indirette e al deprezzamento del dollaro canadese a partire dall'inizio del 1985.
Il saldo corrente della bilancia dei pagamenti, dopo aver presentato attivi superiori a 2 miliardi di dollari annui nel triennio 1982-84, ha registrato un leggero disavanzo nel 1985. Nel triennio successivo il deficit corrente si è ampliato, superando nel 1988 gli 8 miliardi di dollari. Il deterioramento è imputabile alla forte caduta del prezzo del petrolio e al rallentamento della crescita nei paesi industriali.
Le tensioni inflazionistiche e il peggioramento del saldo corrente all'inizio del 1989 indussero ad attuare politiche fiscali e monetarie restrittive. La crescita del PIL rallentò ma l'inflazione continuò a crescere; il disavanzo corrente arrivò a circa 14 miliardi di dollari. Nel 1990 l'economia è entrata in una fase recessiva più marcata:il disavanzo corrente è ulteriormente peggiorato, il PIL è aumentato solo dell'1% e la disoccupazione ha ripreso a crescere.
L'obiettivo del governo di accrescere l'efficienza e di ridurre la presenza del settore pubblico nell'economia è stato perseguito negli ultimi anni attraverso la deregolamentazione del settore energetico, la liberalizzazione degli investimenti esteri, la vendita di numerose imprese pubbliche e la riforma del mercato finanziario. Le iniziative più recenti hanno riguardato la riforma del sistema fiscale e l'accordo bilaterale di libero scambio con gli Stati Uniti.
La riforma del sistema fiscale, presentata nel giugno del 1987, prevede due fasi. La prima fase include, insieme all'ampliamento della base imponibile, una riduzione delle aliquote delle imposte dirette sulle persone fisiche e giuridiche. La seconda fase prevede, invece, una nuova struttura delle tasse sulle vendite (simile all'imposta sul valore aggiunto) e una riduzione delle imposte gravanti sui redditi medi.
L'accordo bilaterale concluso con gli Stati Uniti nell'ottobre del 1987 contempla l'eliminazione delle barriere al libero scambio di merci e servizi, una significativa riduzione dei vincoli agli investimenti, e la creazione di procedure e istituzioni volte a garantire il buon funzionamento dell'accordo e la risoluzione di eventuali dispute tra i due paesi.
Il problema di maggior rilievo per le autorità canadesi è oggi quello di mantenere adeguati tassi di crescita in un contesto caratterizzato da un elevato grado di capacità utilizzata. La politica economica deve quindi essere volta all'ampliamento dell'offerta e al controllo della domanda; essa rimane vincolata alla necessità di un'ulteriore riduzione del disavanzo pubblico, al mantenimento di una politica monetaria che limita la spesa aggregata e al proseguimento di riforme strutturali atte a migliorare l'efficienza del sistema economico.
Storia. - La storia del C. dal 1968 al 1988 è stata caratterizzata dalla presenza sulla scena politica di due uomini, P. E. Trudeau e R. Lévesque. Trudeau, primo ministro federale dall'aprile 1968 al giugno 1979 e dal marzo 1980 al giugno 1984, ha impersonato l'idea di un solo C., basato sulle lingue delle due componenti fondatrici, l'inglese e il francese, e fortemente orientato verso Ottawa, la capitale federale.
Lévesque, primo ministro della provincia del Quebec dal novembre 1976 al giugno 1985, è stato colui che, portando alla vittoria il Parti Québécois (di tendenza indipendentista) e minacciando esplicitamente l'uscita del Quebec dalla federazione canadese, ha imposto per i francofoni canadesi parità teorica a livello decisionale con gli anglofoni e ha restituito ai francofoni del Quebec il controllo della loro provincia. Per reazione, Lévesque indirettamente ha favorito una tendenza centrifuga delle altre province rispetto alla centralizzazione voluta da Trudeau.
La vicenda linguistica e la questione del Quebec hanno dominato la scena canadese per tutti gli anni Settanta. Tra i risultati della Regia Commissione di inchiesta sul bilinguismo e biculturalismo (1963-71) vi è stata la Legge sulle lingue ufficiali (1969), pietra angolare del primo governo Trudeau, che stabilisce la parità delle due lingue e rende il bilinguismo obbligatorio in tutti gli atti federali o sovraprovinciali. Anche se la legge ha avuto i suoi oppositori e non contempla le lingue delle altre minoranze linguistiche, i suoi risultati possono dirsi notevoli. Già alla fine degli anni Settanta nessun uomo politico o funzionario federale a livello dirigenziale poteva esimersi da una conoscenza funzionale di entrambe le lingue.
Per parte sua il Quebec, all'interno di una serie di misure di protezione della lingua francese, approvò la legge 101 (1977), nota anche come Charte de la Langue française, che riconobbe il francese come unica lingua ufficiale della provincia (anche nei tribunali) e rese obbligatoria per tutti, tranne che per una fascia minoritaria di famiglie esclusivamente anglofone, l'istruzione in francese. Anche la legge 101 ha avuto risultati importanti, soprattutto per quanto riguarda l'integrazione dei nuovi immigrati in un sistema di vita pressoché integralmente francofono.
Il referendum proposto da Lévesque agli elettori quebecchesi (20 maggio 1980) vide il 60% dei votanti contrari all'opzione indipendentista, di per sé non nominata esplicitamente nella formulazione della proposta referendaria. La sconfitta del Parti Québécois chiuse un capitolo non soltanto nella storia della provincia ma anche in quella del Canada. Lévesque si dimise (giugno 1985), e il suo successore, P.-M. Johnson (primo ministro provinciale da settembre), venne sconfitto alle successive elezioni (dicembre 1985) dal liberale R. Bourassa, già primo ministro dall'aprile 1970 al novembre 1976.
Trudeau si dimise nel giugno 1984 e il suo successore, J. Turner, primo ministro dal giugno al settembre 1984, nulla poté contro la vittoria dei conservatori guidati da B. Mulroney. In molte province i partiti tradizionalmente al potere lasciarono il posto all'opposizione: clamoroso il caso dell'Ontario, dove i conservatori nel maggio 1985 registrarono la fine di un dominio assoluto, durato ben 42 anni.
Se l'ultimo atto di Trudeau fu la nuova Costituzione (firmata dalla regina Elisabetta ii il 17 aprile 1982) e la Carta canadese dei diritti e delle libertà (parte della stessa Costituzione), il primo atto di Mulroney fu l'Accordo di Lago Meech (30 aprile 1987), una sorta di patto tra Ottawa e le province, che in sostanza riconosceva al Quebec lo status di ''società distinta'' concedendo nel contempo più potere a tutte le singole province, a discapito della centralità federale ma che, per l'opposizione di tre province, Nuovo Brunswick, Terranova e Manitoba, non ha trovato attuazione. Ciò ha favorito la ripresa della politica separatista nel Quebec. Questo risultato sarebbe esattamente opposto a quello perseguito da Trudeau durante gli anni dei suoi mandati.
Dal punto di vista internazionale il C. cominciò ad adottare una politica autonoma dagli Stati Uniti con il governo di L. Pearson (aprile 1963-aprile 1968), per poi divenire profondamente intollerante nei confronti dei vicini meridionali sotto Trudeau, soprattutto negli anni della guerra del Vietnam. Migliori i rapporti tra gli Stati Uniti e le singole province: durante il mandato di Lévesque, per es., il Quebec, che si pone sulla scena internazionale come ''nazione'' (e non provincia) spesso in concorrenza con Ottawa, comprende appieno l'importanza di tali rapporti per il commercio e per l'intera economia canadese.
La vicinanza del colosso americano fece sì che il C. subisse continuamente i contraccolpi dell'economia americana e non riuscisse che in parte a impostare e mantenere una propria politica economica indipendente. L'importanza degli Stati Uniti quale partner commerciale fu alla base dell'Accordo di libero scambio (gennaio 1988), che creò una sorta di mercato libero regolamentato tra C. e Stati Uniti.
Se l'Accordo di libero scambio è stato il cavallo di battaglia di Mulroney alle elezioni del novembre 1988, quello stesso tema è stato invece interpretato dai liberali di Turner e dai neo-democratici di E. Broadbent come una porta aperta all'invasione non soltanto commerciale, ma anche politica, sociale e culturale del modello americano.
Il timore degli oppositori dell'Accordo è che l'influsso del modello americano porti il C. a perdere quelle caratteristiche che lo contraddistinguono: il ruolo di leader della Francofonia (conteso alla Francia) e del Commonwealth (conteso al Regno Unito), la difesa dei diritti umani e di una ideale società multiculturale socialmente avanzata. Sulla scena internazionale, a questa immagine positiva del C. ha certamente contribuito lo sviluppo di una comunità di studiosi dei fatti canadesi a livello universitario (di ''studi canadesi'') in oltre trenta paesi, oggetto di investimento da parte del governo a partire dalla metà degli anni Settanta.
Il C. degli anni Settanta e Ottanta subì le stesse difficoltà economiche del resto del mondo occidentale. Mentre la popolazione giunse a 25 milioni nel 1985 (più del doppio rispetto al 1945), il C. subì due crisi petrolifere (1973 e 1979), l'inflazione (12,5% nel 1981), la disoccupazione (quasi 12% nel 1983), il vertiginoso aumento dei prezzi nel mercato immobiliare delle grandi città. Ne furono colpiti prima di tutto i giovani, le donne, e le popolazioni originarie (indiani e inuit). Relativamente poco colpiti i nuovi immigranti, provenienti dall'Europa (33%), dall'America latina (33%) e da Africa e Asia (33%).
Poco successo hanno avuto il Piano energetico nazionale di Trudeau (1981) o le misure dei suoi successori, mentre alcune opere grandiose volute dalle province, come il bacino idroelettrico della Baia James nel Quebec (prima fase completata nel 1981), non hanno ancora dato tutti i loro frutti.
Bibl.: J. Dickinson, B. Young, Diverse pasts, Toronto 1986; P.-A. Linteau, R. Durocher, J.-C. Robert e F. Ricard, Le Québec depuis 1930, Montréal 1986; Histoire générale du Canada, a cura di C. Brown, ivi 1988.
Situazione linguistica. - La situazione linguistica canadese è stata tradizionalmente caratterizzata, sin dagli inizi, dall'opposizione tra l'inglese, lingua e cultura a tutti gli effetti dominanti, e il francese di gruppi sparsi per tutto il territorio, ma concentrati principalmente nel Quebec.
A partire dalla conquista inglese, nel 1760, il problema forse principale dei territori che avrebbero formato più tardi il Dominion del C. è stato infatti quello della larga presenza di popolazioni di lingua e cultura francesi: i circa 65.000 abitanti dell'epoca, quasi tutti concentrati nell'attuale provincia del Québec, erano di origine francese. Con la guerra d'indipendenza americana vi fu una forte immigrazione di coloni americani ''lealisti'', che non volevano aderire alla rivoluzione: si calcola che il loro numero fosse ai primi del sec. 190 intorno alle 80.000 unità, stanziati soprattutto nei territori di nuova colonizzazione dell'Alto C. o Ontario (dove furono raggiunti da altri coloni di origine anglosassone; per altre notizie sulla storia del C., v. VIII, p. 647 ss.). Da sottolineare solo come già nel 1806, in seguito a tale processo di anglicizzazione, con la fondazione del giornale francese Le Canadien cominciasse la prima campagna nazionale in difesa della francofonia col motto "Nos institutions, notre langue et nos lois".
In seguito l'economia e il commercio passarono nelle mani dell'elemento anglosassone e l'industrializzazione venne promossa dalle grandi società prima britanniche e poi americane, per cui l'inglese, oltre a essere la lingua dell'amministrazione federale e della maggior parte delle province, divenne anche la lingua dell'economia. A partire da questo secolo, l'influsso statunitense è divenuto assolutamente predominante in quasi ogni campo.
Attualmente, le province occidentali sono fortemente caratterizzate da una massiccia presenza linguistica e culturale inglese (a parte l'eccezione del Nuovo Brunswick, che "è la parte del Canada più completamente bilingue e biculturale, e forse la sola provincia in cui la politica di bilinguismo del governo federale avrebbe protuto funzionare nei modi prefissati", Wardhaugh 1983), mentre il Quebec rivendica sempre più la sua identità francese sia sul piano linguistico, sia su quello culturale. Tuttavia Montreal ha al suo interno una notevole presenza non solo anglofona, ma anche di altri gruppi etnici. Nell'Ontario, dove pure si ha una non indifferente minoranza francese (soprattutto lungo il confine con il Quebec), predomina decisamente l'inglese come lingua e come modello culturale: l'attuale multiculturalismo vi è dovuto soprattutto all'influsso di Toronto e appare essere tutto sommato un fenomeno recente (posteriore alla seconda guerra mondiale); nel resto del C. la lingua inglese è predominante.
Nel 1971 nel Quebec dichiarava di essere di origine etnica francese il 79% della popolazione, nel Nuovo Brunswick il 39%, intorno al 10% nelle province dell'Isola del Principe Edoardo, nella Nuova Scozia, nell'Ontario e nel Manitoba. Fuori del Quebec il tasso di assimilazione dei franco-canadesi alla cultura e lingua inglesi risulta considerevole: nel solo Ontario oltre la metà di coloro che si dichiarano di origine francese non è più francofona.
L'inglese diffuso nel C. è sostanzialmente quello in uso negli Stati Uniti, al punto che si comincia a distinguere fra un tipo di pronunzia ''inglese'', britannica, ma anche sudafricana e australiana, e uno ''americano'', che comprende anche l'uso canadese; quest'ultimo è caratterizzato dal cosiddetto ''innalzamento canadese'' (canadian raising) per cui, per es., /ai/ e /au/ seguite da una consonante sorda si risolvono in [ei], [eu], come house [heus]; per questo gli Americani sostengono che i Canadesi pronunciano "oot" (cioè [eut]) per out.
Invece il francese del C. presenta due varietà principali, quella quebecchese e quella accadiana, quest'ultima parlata soprattutto nel Nuovo Brunswick. Nell'insieme il sistema fonetico del quebecchese risulta molto prossimo a quello del francese standard; tuttavia una caratteristica del quebecchese è la dittongazione soprattutto delle vocali nasali e di quelle orali non chiuse lunghe, come anche la palatalizzazione e successiva affricazione delle occlusive dentali davanti /i/, /y/, e semivocali corrispondenti: emblematica anche per le discussioni linguistiche è sotto questo aspetto la parola joual, equivalente al francese standard cheval. Molto interessanti le componenti del lessico, con corrispondenze con altri dialetti francesi, con prestiti dalle lingue amerindiane, soprattutto toponimi fra cui lo stesso Canada ("villaggio"), e ovviamente dall'inglese, anche con molti calchi e talora con neoformazioni ufficiali di reazione all'anglicismo. Molto importante al riguardo, a partire dagli anni Sessanta, una serie di interventi ufficiali a livello di programmazione linguistica, fra cui spicca la legge 101 approvata dall'Assemblea nazionale del Quebec il 26 agosto 1977, che ha creato l'Office de la Langue Française allo scopo di "definire e condurre la politica quebecchese in materia di ricerca linguistica e di terminologia e per vigilare perché il francese divenga il più presto possibile la lingua delle comunicazioni, del lavoro, del commercio, e degli affari nell'Amministrazione e nelle imprese".
Accanto ai due gruppi etnici principali, a seguito dell'immigrazione, si sono formati consistenti nuclei di altra origine: nel 1961, su una popolazione di oltre 18 milioni di abitanti, 8 milioni erano di origine angloceltica, 5,5 milioni francese, oltre un milione tedesca e circa 500.000 di origine rispettivamente italiana, ucraina e olandese (poco inferiori le cifre per gli immigrati di origine polacca e scandinava); i dati del 1984 stimano in almeno 748.000 unità la popolazione di origine italiana che rappresenta circa il 3% della popolazione totale (poco più di 25 milioni).
Alle condizioni storiche di bilinguismo e biculturalismo sono quindi venute ad affiancarsi situazioni molto più complesse e articolate: proprio tra i documenti prodotti dalla Commissione reale sul bilinguismo e biculturalismo è apparso nel 1970 un volume specificatamente dedicato a The cultural contribution of the other ethnic groups, le cui indicazioni, fatte proprie dal governo federale, hanno portato alla politica di "multiculturalismo in un contesto bilingue". In particolare, la Commissione ha raccomandato che "l'insegnamento di lingue diverse dal francese e dall'inglese e di argomenti culturali ad esse collegati dev'essere incorporato come opzionale nel programma delle scuole elementari pubbliche, purché ci sia una richiesta sufficiente per tali classi".
Si è avuta così una serie di provvedimenti da parte delle varie province, a partire dal 1971 con l'Alberta; nel 1977 l'Ontario ha istituito l'Heritage languages program e nel 1978 nel Quebec è cominciato il Programme de l'enseignement des langues d'origine, che riguarda anche l'italiano: già nel gennaio 1979 l'Heritage program nella sola Toronto aveva iscritti per l'italiano ben 27.000 studenti, che nel 1983-84 erano saliti a oltre 36.000 (su un totale di poco meno di 90.000), mentre in Quebec alla stessa data quasi l'80% delle iscrizioni al programma di "Lingue d'origine" riguardava l'italiano.
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Letteratura. - I primi decenni del Novecento preparano gradualmente alla maturità conquistata dalle ultime generazioni di scrittori canadesi.
Gli anni Venti e Trenta registrano il primo risveglio poetico, grazie ai contatti con l'avanguardia europea e statunitense. Tra gli anglofoni si distinguono A.J.M. Smith e F.R. Scott, e in modo particolare E.J. Pratt e A.M. Klein, oggi riconosciuti come i poeti più significativi della prima metà del secolo. Dopo l'esperienza del gruppo dell'Ecole Littéraire de Montréal (tra cui E. Nelligan e A. Lozeau), anche i poeti del Quebec guardano a Parigi come alla vera patria intellettuale. L'influsso francese è specialmente evidente nell'opera di R. Dubé, P. Morin, H. de Saint Denys Garneau e A. Grandbois. La narrativa di lingua inglese trova ispirazione soprattutto nel classico tema del rapporto con la terra in F. P. Grove, M. Ostenso e R. Stead, e nel realismo sociale e urbano in tutta l'opera di M. Callaghan. Con Bonheur d'occasion (1945), un romanzo sull'impatto di una famiglia del Quebec rurale con la realtà cittadina, G. Roy si impone anche all'attenzione europea.
Gli eventi più importanti degli anni Cinquanta sono la pubblicazione di Anatomy of criticism (1957; trad. it., 1969) di N. Frye, che introduce l'analisi archetipica nella critica letteraria, e la formazione a Vancouver da parte di G. Woodcock della rivista Canadian Literature, che intende promuovere una coscienza letteraria nazionale.
Gli anni Sessanta, con le celebrazioni per il Centenario nel 1967, danno vita a un nuovo nazionalismo culturale, politico ed economico.
Nel Quebec il tradizionale spirito di indipendenza rafforza idee separatiste che si riflettono nella narrativa di H. Aquin, C. Jasmin e J. Godbout. Altri autori (A. Langevin, M.C. Blais, R. Ducharme, R. Carrier, A. Hébert) esplorano temi diversi con un certo gusto per l'analisi psicologica e il grottesco. Altrettanto folto e attivo è il gruppo di narratori di lingua inglese: S. Ross, M. Richler, E. Buckler, W.O. Mitchell, R. Wiebe, T. Findley, R. Kroetsch e F. Mowat analizzano con tecniche moderniste e post-moderne aspetti svariati, talvolta regionali, della realtà canadese. E mentre H. MacLennan in The return of the Sphinx (1967) esplora ampiamente il nuovo nazionalismo multiculturale del suo paese, L. Cohen in Beautiful losers (1966; trad. it. Belli e perdenti, 1976), sulla conversione al cattolicesimo di una fanciulla indiana del sec. 170, affronta il tema del passato indiano e dei complessi rapporti fra razze e culture diverse. La narrativa femminile continua la tradizione ottocentesca iniziata da S. Moodie e si afferma con le opere di M. Laurence, The stone angel (1965) e The diviners (1974); di A. Munroe, Lives of girls and women (1971); e di M. Atwood, vera protagonista della scena letteraria contemporanea sia con i suoi numerosi volumi di poesia, che con i romanzi: The edible woman (1969; trad. it. Una donna da mangiare, 1976), Surfacing (1972; trad. it. Tornare a galla, 1988), Lady Oracle (1976; trad. it., 1986) e The handmaid's tale (1985; trad. it. Il racconto dell'ancella, 1988). Negli anni Settanta si impone anche il drammaturgo e narratore R. Davies con una brillante trilogia: Fifth business (1971; trad. it. Il quinto incomodo, 1988), The manticore (1972) e World of wonders (1975).
La poesia di lingua inglese tende a recuperare le origini storiche e il passato indiano della nazione attraverso il poema lungo.
Poeti già affermati − I. Layton, R. Gustafson, D. Livesay, E. Birney − continuano a produrre, mentre nuove personalità, alcune arricchite dall'esperienza della poesia statunitense e in particolare dal movimento del Black Mountain, si affacciano sulla scena canadese orientale (Toronto, Quebec e Montreal) e occidentale (la British Columbia). Intorno a piccole riviste d'avanguardia (Tish, Prism, Tamarack Review, ecc.) si muove un folto gruppo di nuovi poeti: da E. Mandel a G. MacEwen, da G. Bowering a A. Purdy, da J. Newlove a S. Musgrave, da M. Ondaatje a D. Lee, ecc. Nella francofonia emerge invece il movimento dell'Exagone con G.M. Lapointe, R. Giguère e G. Miron, cui negli anni Settanta e Ottanta si uniranno altre voci: N. Brossard, C. Péloquin, Y. Préfontaine.
Praticamente inesistente nell'Ottocento, il teatro canadese comincia e esprimersi negli anni Trenta e Quaranta con il Little Theater Movement, e con più sicurezza nel periodo 1945-60 che, con la diffusione della radio, vede l'invenzione del radiodramma.
G. Gélinas con Tit-coq (1950), P. Toupin e M. Dubé gettano le basi dell'attivo teatro del Quebec in cui domineranno negli anni Settanta il prolifico M. Tremblay, J. Barbeau, R. Gurik e F. Loranger. Il teatro di lingua inglese si esprime con R. Davies, J. Reaney (anche buon poeta), G. Ryga, D. Freeman, B. Simons e D. Fennario.
La saggistica continua ad affermare il dominio di H.M. McLuhan con Understanding media (1964; trad. it. Gli strumenti del comunicare, 1967), The Gutenberg Galaxy: the making of typographic man (1962; trad. it., 1981) e altre opere. La sua analisi dei mass media e la sua idea del "villaggio globale" hanno esercitato non poca influenza sul pensiero canadese. Così come The modern century (1967; trad. it. Cultura e miti del nostro tempo, 1969) e Divisions on a ground di N. Frye rappresentano la sintesi più completa di una storia della cultura canadese e nord-americana.
Bibl.: Literary history of Canada, voll. 1-3, a cura di C. F. Klinck, Toronto 1965-76; vol. 4, a cura di W. H. New, ivi 1990; D. G. Jones, Butterfly on rock, ivi 1970; N. Frye, The bush garden, ivi 1971; M. Atwood, Survival, ivi 1972; G. Capone, Canada: il villaggio della terra, Bologna 1978; The Oxford companion to Canadian literature, a cura di W. Toye, Toronto 1983; C. Ricciardi, Poesia canadese del Novecento, Napoli 1986; A.-G. Bourassa, D. Gilbert, J.-M. Larrue, R. Legris, Théâtre au Québec, 1825-1980, Montréal 1988; Dictionnaire des auteurs de langue française en Amerique du Nord, a cura di R. Hamel, J. Hare, P. Wyczynski, Ville St-Laurent (Québec) 1989; A. Vanasse, La littérature québécoise à l'étranger, Montréal 1989.
Arte. - Negli anni Settanta e Ottanta in C., come altrove, si è avuta una proliferazione di artisti e la natura dell'arte è mutata in modo radicale.
Nel 1980, per es., uno studio del governo federale enumerava 3500 artisti. Tale espansione ha avuto diverse cause: primo, quarant'anni di vasti programmi di borse di studio; secondo, l'immigrazione di molti intellettuali e artisti dall'Europa, dall'Asia, dal Sud America e, soprattutto nel periodo della guerra del Vietnam, dagli Stati Uniti; terzo, l'inserimento di corsi specialistici di arte nei curricula universitari generali, che per la prima volta hanno assicurato il diretto accesso dal mondo accademico a quello artistico. In particolare l'immigrazione dagli Stati Uniti ha compreso molti critici e storici dell'arte e ha accentuato la presa di coscienza degli artisti canadesi rispetto alla cultura statunitense ed europea.
In effetti molta parte dell'arte canadese negli anni Settanta e Ottanta rappresenta un commento, implicito o esplicito, alla cultura americana, soprattutto quella pop, e ai mezzi di comunicazione − televisione, cinema, pubblicità − che di tale cultura sono veicolo. Tale commento, cruciale per la riflessione del C. sulla propria identità, è stato criticamente legittimato dalle suggestive teorie del critico canadese M. McLuhan (1911-1980), famoso in tutto il mondo per il concetto-base "the medium is the message", cioè il mezzo di comunicazione di massa è parte integrante del messaggio stesso.
I programmi di sovvenzione, consentendo agli artisti di essere relativamente indipendenti dal mercato, hanno influenzato gli operatori d'arte e il tipo d'arte prodotta. Per es. hanno condotto a un rapido incremento del numero di artisti donne, a una relativa concentrazione di forme d'arte non commerciali (installazioni, opere specificamente legate a un luogo, performances, strutture o eventi multimediali, affreschi effimeri, ecc.) e a una veloce ascesa di generi artistici, come la video-art o le installazioni miste video-computer-elettroniche, che richiedono un cospicuo investimento finanziario. Le sovvenzioni hanno anche favorito la creazione di circuiti di spazi ''paralleli'' gestiti dagli artisti, come: Fusion des Arts (Montreal, 1964), Intermedia (Vancouver, 1967), Vehicule (Montreal, 1972), Western Front (Vancouver, 1973; specializzato in video), Art Metropole (Toronto, dal 1974; cataloghi, distribuzione), A-Space (Toronto, 1970; video), The Funnel Experimental Film theatre (dal 1977), Music Gallery (Toronto, dal 1976), Centre for Tape Arts (Halifax, dal 1978; video), YYZ (dal 1979) e Mercer Union (dal 1979). Questi spazi, fornendo un punto d'incontro, un ambiente comune e attrezzature in comproprietà, hanno portato a un lavoro collettivo da parte di molti artisti, a opere multimediali, a una produzione ideologicamente orientata (dal marxismo, dalla psicoanalisi, dal femminismo e post-femminismo) e a un'accentuata consapevolezza fra gli artisti di identità stilistiche, regionali, nazionali e sessuali. Conformemente a ciò, caratteristici degli anni Settanta e Ottanta sono stati i gruppi (N.E. Thing, General Idea, Fast Wurms), in cui gli artisti hanno fuso la propria identità individuale in una ''immagine collettiva''.
Gli stessi meccanismi di finanziamento da parte dello stato e delle istituzioni educative hanno portato al rapido formarsi di una numerosa classe di critici e di curatori e alla nascita di rassegne e riviste d'arte. Per es. Parallelogram presenta progetti e mostre delle gallerie ''parallele''; il bimensile di Montreal Parachute mira ad aprirsi all'avanguardia internazionale ed è divenuto una delle maggiori riviste d'arte del mondo. Nel 1984 hanno cessato la pubblicazione sia Arts Magazine sia Artscanada, tuttavia il mensile Canadian Art (1984), fastoso ed elegantemente scritto, sta ad attestare lo sviluppo di un pubblico d'arte ampio e facoltoso. Il trimestrale C-Magazine (1984) riflette l'estetica del ''Queen Street art Scene'' di Toronto. Vanguard è portavoce dell'arte di Vancouver e della costa occidentale, filosoficamente omogenee, ma si è gradualmente diffuso in tutta la nazione. In un paese vasto come il C. i curatori, gli spazi gestiti dagli artisti e i loro circuiti, e le riviste giocano un ruolo centrale nel creare una comunità artistica nazionale.
L'asse Toronto-New York è rimasto naturalmente al centro dello sviluppo dell'arte in C.: l'arte paesaggistica del "gruppo dei Sette" aveva dominato fino al 1953, quando W. Ronald, di ritorno da New York, organizzò la mostra dei Painters Eleven, introducendo improvvisamente nella città l'espressionismo astratto. Ispirati dai Painters Eleven, un gruppo di artisti più giovani, come J. Wieland, M. Snow, G. Coughtry, G. Rayner, e D. Burton, si è raccolto intorno alla Isaacs Gallery e ha dominato l'arte di Toronto fino alla fine degli anni Sessanta.
Due dei maggiori artisti degli anni Sessanta hanno mantenuto un'enorme influenza nei decenni successivi: il virtuoso M. Snow (n. 1929) è famoso in campo internazionale per i suoi film d'arte (Wavelength, 1967; La Region centrale, 1971; Rameau's Nephew by Diderot (Thanx to Dennis Young) by Wilma Schoen, 1974; Presents, 1981), per le sue fotografie e per le sue monumentali serie di pitture e sculture sulla silhouette di una ragazza (Walking Woman Works, 1961-67); J. Wieland (n. 1931), figura di spicco sia a New York sia a Toronto, avendo esordito in uno stile espressionistico astratto con dipinti, cartoons e disegni, si è dedicata poi a costruzioni, film sperimentali (The Far Shore, 1976) e negli anni Ottanta, accentuando una presa di posizione da donna militante, a pitture e opere multimediali in uno stile figurativo e visionario, come Barren Ground, Caribou, Defendre la terre.
In concomitanza con la crisi culturale e politica del 1968, si è fatto avanti General Idea e un nuovo gruppo di artisti più giovani, che nel 1971 diedero vita alla cooperativa A-Space, come M. Lewis (n. 1948), S. Cruise (n. 1949), R. Bowers (n. 1943) e J. McEwean (n. 1945), iniziarono − con la video art, la performance, le installazioni, l'earth art, la correspondence art e la body art − a trasformare il concetto e le frontiere dell'arte stessa. General Idea, fondato nel 1968 da immigrati di Winnipeg a Toronto, A.A. Bronson (n. 1946), F. Partz (n. 1945) e J. Zontal (n. 1944), ha praticato una critica satirica dei feticci della società consumistica "che formatta il futuro", con un'elezione rituale di ''Miss General Idea'' e la pubblicazione di un rifacimento parodistico di Life Magazine (File, 1972-89). Nei più moderati anni Ottanta, caratterizzati da interessi ecologici, un gruppo più recente, i Fast Wurms (circa 1983), pseudonimo collettivo di Kim (''Kozzi'') Kozolanka (n. 1950), David (''Dai'') Skuse (n. 1955) e Napoleon (''Napo B.'') Brousseau (n. 1950), ha continuato nel solco dadaista, parodiando l'appropriazione della natura e della cultura indigena da parte della cultura urbana prevalente (Snow-She-Bones, 1983) e riscoprendo, nel riproporre le immagini dell'arte indigena e della natura (Know-By-Heart Lodge e Six Feet By Otter Spot, 1985), l'aura e il tessuto quasi sacro del primitivo paesaggio americano (Birch Girls, 1987).
Nel 1981, quando in C. esistevano più di quaranta spazi gestiti dagli artisti (dodici nella sola Toronto), i giovani artisti di Toronto, influenzati dal neoespressionismo e postmodernismo tedesco e italiano, tornarono alla pittura e al disegno, fondando nell'autunno la ChromaZone Gallery e tenendo nel 1982, sotto l'egida dello spazio YYZ, una mostra espressionista figurativa, Monumenta, cui parteciparono più di 70 artisti della città. Figure leader di questo movimento sono A. Fabo (n. 1953), O. Girling (n. 1953), R. Johnson (n. 1953), S. Nislock (n. 1953) e H.-P. Marti (n. 1953). Questo nuovo figurativismo selvaggio e vigoroso ha incorporato temi e trovate stilistiche − violenti colori televisivi, schermi sovrapposti, scene video − dai procedimenti multimediali e critico-culturali dei due decenni precedenti.
In tutto questo periodo naturalmente la pittura ha continuato a esistere, astratta, realista, iperrealista, metafisica, spesso concentrata in aree specifiche, come le Prairies, le Maritimes o la città di London in Ontario: questa cittadina della ricca fascia agricola sudoccidentale della provincia, negli anni Settanta e Ottanta, è stata un importante centro di produzione artistica. Vi ha operato W.P. Ewen (n. 1925), le cui rappresentazioni, violentemente espressioniste e caricaturali − quasi dall'aspetto di cartoons- di tempeste, pioggia, nuvole e altri fenomeni meteorologici, spesso scalpellate, inchiodate, dipinte, scalfite su compensato grezzo, hanno esteso e arricchito la grande tradizione canadese di pittura paesaggistica, anche se i paesaggi di Ewen sono più interiori che esteriori.
Un altro artista di London, J. Chambers (1931-1978), fra il 1964 e il 1970 realizzò 8 film sperimentali, e dopo aver fatto uso nei suoi dipinti degli anni Sessanta di immagini oniriche, si volse a rappresentazioni precise e intense di realtà locali, basandosi in parte sulla fenomenologia di M. Merleau-Ponty, che Chambers aveva elaborato in un famoso saggio-manifesto, Perceptual Realism (1969). Oltre a ciò Chambers con la sua vita e le sue opere ha mutato profondamente la condizione economica e sociale degli artisti canadesi: venuto in conflitto nel 1967 con la National Gallery of Canada sui diritti di riproduzione, fondò la CAR (Canadian Artists Representation), di cui fu presidente dal 1967 al 1975 e che ha stabilito le tariffe e le modalità dei diritti ora in vigore in tutto il Canada. Un altro artista di London, G. Curnoe (n. 1936), integrando tecniche pop e di collage, in centinaia di dipinti, disegni, acquarelli e stampe, stilisticamente eclettici e fortemente allusivi, ha rappresentato la sua vita, i suoi amici e il suo ambiente nella città. T. Urquhart (n. 1931) con una consapevolezza filosofica ugualmente intensa ha esplorato le complessità dei paesaggi umani e naturali di London.
Montreal ha sviluppato un proprio stile degli anni Ottanta. La tendenza teorica, conservatasi in P.-E. Borduas (1905-1960), nel manifesto Refus Global (1948), nel manifesto Plasticien (1955) e nelle stravaganze maoiste degli anni Sessanta (Quebec Underground), è sopravvissuta al conflitto fra nazionalisti e internazionalisti (la mostra Quebec 75 con G. Molinari contro i nazionalisti) e alla disillusione collettiva nei confronti del Parti Québecois al potere (1976-85) e ha continuato a dare un elegante tono intellettuale a gran parte dell'arte del Quebec.
C. Tousignant (n. 1932), per es., ha continuato a dipingere opere puramente astratte, sempre più concentrandosi sull'effetto del colore o di un singolo colore sullo spettatore. G. Mihalcean (n. 1945) usa un linguaggio minimalista per inventare negli anni Ottanta una serie di combinazioni scultoree ingegnosamente trasformate, dai titoli poeticamente riduttivi: Lundi, Le Poisson, Le Petit Poucet, L'Averse. B. Steinman (n. 1950) crea installazioni che sono lucide riflessioni su identità nazionali e locali, come Borrowed Scenery (1987), dove immagini televisive sono proiettate su un paesaggio nevoso e cinto dal ghiaccio, simile a un tavolo da biliardo: come nel caso di B. Goodwin, l'Olocausto nelle sue opere è una continua presenza di sottofondo. G. Cadieux (n. 1955) usa installazioni fotografiche ieratiche e sensuali per esaminare seduzioni e illusioni della rappresentazione (Ravissement, 1985), le ferite nascoste, le alterazioni e le riflessioni dell'identità del corpo e della psiche (The shoe at right seems much too large, 1986; La Blessure d'une cicatrice ou Les Anges, 1987) o gioca su superfici e profondità, come in A fleur de peau (1988), dove un testo scritto in alfabeto Braille è sbalzato su un gigantesco specchio brunito. R. Racine (n. 1956), che riflette sul ruolo centrale e consapevole della lingua nel Quebec, usa il dizionario della lingua francese Robert per elaborare installazioni concettuali che sono proiezioni, costruite matematicamente, della lingua e della tradizione letteraria francese, come Salammbô (1980), Terrain du dictionnaire A/2, e Les pages miroirs.
Halifax, nella provincia marittima della Nova Scotia sulla costa atlantica, ha continuato a sviluppare intorno al Nova Scotia College of Art and Design una rigorosa tradizione concettuale e postconcettuale smaterializzando e demistificando l'arte e la sua produzione. G. N. Kennedy (n. 1935) progetta ''procedimenti'' rigorosamente descritti per creare un dipinto (Untitled, 1988) o riduce le opere d'arte a misure matematiche esterne (Canadian Contemporary Collection, Average size - Average colour: Thirty-three Drawings, 1978). I Maintenance Paintings (1979-84) di G. Ferguson (n. 1937) possono essere ridipinti dal proprietario o dallo spettatore. I Thick Paintings (to be continued) di E. Cameron (n. 1935) consistono in oggetti di casa dipinti con uno spesso strato di vernice bianca granulosa applicato meccanicamente.
Nelle Prairies, l'immensa pianura agricola del centro del C., l'arte astratta divulgata dalla Emma Lake Summer School (fondata nel 1936) si è congiunta a un'ossessione per il paesaggio creando una vigorosa tradizione. La mostra Five Painters from Regina, tenuta nel 1961 alla National Gallery, ha cristallizzato questa tendenza con gli artisti R. Bloore (n. 1925), T. Godwin (n. 1933), K. Lochhead (n. 1926), A. McKay (n. 1926) e D. Morton (n. 1926). Anche la provincia dello Saskatchewan ha prodotto una scuola di scultori in ceramica figurativi molto originali: V. Cicansky (n. 1935), J. Fafard (n. 1942), R. Yuristy (n. 1936) e M. Levine (n. 1935).
La città di Vancouver, lontana da New York e isolata dal resto del C. da grandi catene di montagne, situata sulla costa del Pacifico a nord della California e appollaiata sulla cresta del Pacific Rim, quasi un luogo privilegiato dal quale osservare un universo decentrato, ha trovato una strada propria per inserirsi nel modernismo e postmodernismo. Nel 1961 R. Kiyooka (n. 1926), che praticava una forma lirica di espressionismo astratto, iniziò a insegnare alla Vancouver School of Art, influenzando un gruppo di artisti più giovani, come B. Fisher (n. 1939), G. Lee-Nova (n. 1943), M. Morris (n. 1942) e C. Breeze (n. 1938). Agli inizi e alla metà degli anni Sessanta il brillante pittore, disegnatore e docente B. B. Binning (1909-1976) introdusse a Vancouver le più eminenti personalità della controcultura d'avanguardia americana. A partire dal 1966 il virtuoso pittore e scultore J. Shadbolt (n. 1909) organizzò a casa sua una serie di sessioni creative sulla controcultura, che nel 1967 portarono alla costituzione di Intermedia, gruppo di giovani artisti, che rappresentavano l'ottimistica e utopistica cultura hippy, dei fiori e della droga degli anni Sessanta. Una tendenza a parte a Vancouver è stata quella della N.E.THING Company, fondata nel 1966 da Iain (n. 1936) e Ingrid (n. 1938) Baxter: con ''dipartimenti'' per ogni espressione − hard edged, minimalista, antiespressionista − praticava una parodia del modello corporativo del business nordamericano, con tanto di simbolo corporativo e avvisi per radio e televisione per burlarsi del modo in cui l'arte fa propri o rifiuta oggetti e percezioni, in quanto è ''arte''.
Alla fine degli anni Settanta e negli anni Ottanta a Toronto, Montreal, Vancouver e altrove, molte artiste si sono concentrate sul corpo umano e su questioni di identità sessuale e fisica, il che talvolta ha significato un ritorno all'arte figurativa.
B. Goodwin (n. 1923) ha esplorato lo spazio intimo in una serie di installazioni a Montreal, in case o siti industriali in abbandono, e si è poi dedicata a una serie di ''nuotatori'', ambigui corpi smontati che annaspano, galleggiano, annegano in un indefinito e angoscioso spazio disegnato o dipinto; in quasi tutte le sue opere è presente l'ombra psicologica dell'Olocausto. S. Keeley (n. 1955) nei suoi dipinti, affreschi, performances, video e installazioni, fa uso di uno stile primitivo di pittura murale, di evocazioni di frammenti anatomici, feti, processi fisiologici basilari e di tecniche orientali e occidentali di conoscenza corporea. J. Sterbak (n. 1955) crea installazioni e sculture che sono una riflessione sull'alienazione femminile, come Remote Control (1989), in cui un manichino è sospeso nel modello meccanico telecomandato di un abito di crinolina. C. Wainio (n. 1955) dipinge incubi kafkiani, allegorie e scenari di sparizioni umane, vane lotte e disordine, come in Human Rights Movement (1981) e The Age of Enlightenment (1982). C. Whiten (n. 1945) iniziò con sculture in fibre di vetro di braccia e gambe dei suoi amici, documentandone la costruzione con diapositive, ed è passata poi a opere più astratte che sono un'esplorazione dell'identità fisica e psichica e delle relazioni intime interpersonali; alla fine degli anni Ottanta, creò una serie di riproduzioni a piccolo punto di fotografie di giornale: una critica, attraverso un'arte domestica femminile vecchio stile, delicata e intima, dell'immagine dei mass-media meccanicamente riprodotta e trasmessa. G. Falk (n. 1928) è un'artista multimediale, che crea ambientazioni, fa performances e, dal 1974, è tornata a uno stile pittorico.
La distinzione fra scultura, installazioni, performances, video e fotografia si è dissolta nell'opera di molti degli artisti più giovani, ma alcuni della generazione precedente hanno continuato a sviluppare il vocabolario della scultura modernista.
S. Etrog (n. 1933) usa forme come catenacci, cardini e colonne ed elabora tormentate superfici molto lavorate, in combinazioni di forme meccaniche e organiche, spesso scheletriche, che servono a umanizzare il meccanico e a robotizzare l'umano. Le massicce sculture metalliche, astratte e aerodinamiche, di R. Murray (n. 1936), dapprima minimaliste, poi più liriche, hanno decorato molti luoghi pubblici in tutto il C. e negli Stati Uniti. L'architetto M. Charney (n. 1935) ha sviluppato i rapporti fra scultura, architettura e installazioni con le sue monumentali strutture lignee temporanee e ha sviluppato una critica dei monumenti (Memo Series, 1969-70) e del linguaggio concettuale dell'architettura (Dictionnaire, 1970-78). K. Wodiczko (n. 1943) proietta immagini luminose (gigantesche mani, enormi catene, missili) su edifici e monumenti pubblici, combinando l'effimero e il permanente in metafore monumentali.
La consapevolezza epistemologica è un tema prevalente in molta della scultura canadese recente. I. Carr Harris (n. 1941) crea costruzioni e installazioni che sono una complessa riflessione filosofica sul linguaggio e su semplici oggetti di uso comune. M. Goulet (n. 1944) usa ''oggetti ritrovati'' per creare luoghi poetici e stimolare riflessioni e curiose risonanze sui temi della somiglianza e della differenza. Le complesse trovate di R. Brener (n. 1942) sono elaborati giochi concettuali, giochi di parole e scherzi meccanici, come Small Talk (1987). R. Prince (n. 1949) costruisce congegni mobili che sono modelli bizzarri e metaforici di processi ed esperimenti scientifici. N. Harding (n. 1945) è passato dai primi romantici video a installazioni e meccanismi sconcertanti percettivamente e psicologicamente, come Monument to Decision Making (1982), Blue Peter (1984), Study for a Man with a Desease (1986).
La fotografia è divenuta un elemento nell'arte − soprattutto nelle installazioni e nelle performances - oltre che un'arte in se stessa. G. Szilasi (n. 1928) ha influenzato un'intera generazione di fotografi del Quebec con i suoi precisi ritratti, le scene urbane, le immagini squisitamente composte del kitsch e del pathos della decorazione e dell'architettura sia domestica che urbana. R. Keziere, fotografo d'arte, ha sviluppato una meditazione di tipo zen sugli spazi di Sifnos in Grecia e su particolari di palazzi italiani. G. James (n. 1942) usa una vecchia macchina panoramica per creare enigmatici ritratti in bianco e nero di giardini rinascimentali italiani, francesi e inglesi, e utopici paesaggi. B. Astman (n. 1950), spesso facendo uso di colori fondamentali come rosso e bianco e nero, crea un sovrapporsi di superfici e illusioni in ritratti e autoritratti fortemente stilizzati, riflessione sull'identità come astrazione e stilizzazione. B. Singleton (n. 1952) si impone decisamente con nudi femminili solidamente costruiti: identità come carne. S. Lake (n. 1947) combina performances e fotografia in autoritratti che sono una critica delle restrizioni imposte dai mezzi di comunicazione, come quando si presenta bardata come una marionetta umana (Choreographed Puppets, 1977) o fasciata come una mummia (Impositions, 1978). Evergon (n. 1946) si è procurato fama internazionale con le sue manieristiche foto polaroid, gigantesche e sontuosamente colorate, che sono un pastiche e un commento su maestri della pittura, come Caravaggio, Delacroix e altri.
I miti tradizionali, le immagini, gli oggetti, i materiali dell'arte indigena, sia indiana che inuit, sono stati spesso usati da artisti canadesi non indigeni col fine di conferire un senso mitico e locale al ''continente canadese'' e la stessa arte indigena ha continuato a esprimersi in diversi filoni, rituali, artistici, artigianali, folkloristici. Ma gli artisti indigeni si sono sempre più adeguati alle tendenze prevalenti.
B. Reid (n. 1920) ha recuperato e trasformato la tradizione, antica 8000 anni negli Haida (tribù del British Columbia nordoccidentale sulla costa del Pacifico), della scultura monumentale (totem, canoe, maschere, case d'incontro) in opere come The Raven and the First Humans (1980) e The Chiefs of the Underworld (1984). K. Ashevak (1940-1974) ha adattato il vocabolario tradizionale della scultura inuit a un moderno approccio espressionista molto personale, come in Spirit (1972). A. S. Janvier (n. 1935), un indiano chipewyan, ha sviluppato fino all'astrazione gli schemi di colore tradizionali, pozze di colore di mistica risonanza su spazi negativi.
La video art è iniziata in C. a Halifax, al Nova Scotia College of Art and Design, fra il 1971 e il 1973, con opere strutturaliste e formaliste e si è sviluppata poi a Vancouver come un mezzo per registrare l'''effimero'' (performances ed eventi), nella ricca e anglosassone Toronto come mezzo di espressione artistica soggettiva e individualistica (spesso autobiografia poetica con implicazioni sessuali e psicoanalitiche), e a Montreal, sia francofona che anglofona, come veicolo di cambiamenti politici, ideologici e femministi.
La video art, che normalmente implica equipaggiamenti e lavoro di gruppo, è strettamente legata allo sviluppo di cooperative artistiche e di spazi gestiti dagli artisti, come Intermedia a Vancouver, Videographe a Montreal, ASpace a Toronto e Western Front a Vancouver. V. Frenkel (n. 1938), scultrice, incisore, poetessa e scrittrice, è stata una delle maggiori esponenti della video art con Signs of a Plot, A Test True Story e Work of Art (una trilogia del 1978), The Secret Life of Cordelia Lumsden (1979) e The Last Screening Room: a Valentine (1984). In Quebec la tradizione documentaristica ha influenzato autori di video francofoni come J.-P. Boyer, P. Falardeau, J. Poulin e il gruppo Vidéo Femmes. D. Dion e P. Poloni creano video sulla performance art. Fra i più giovani autori di video di Montreal sono poi da menzionare B. Hebert, L. Bourdon, R. Morin e F. Girard; i video in collaborazione di R. Morin e L. Dufour si muovono fra realismo e surrealismo. A Toronto e dintorni, artisti video come L. Steele e C. Campbell operano nel campo dell'analisi sociale, psicologica e dei mezzi di comunicazione. Altri artisti video di rilievo sono T. Sherman, I. Murray, J. Watt, S. Britton e R. Werden. La video art ha un incerto rapporto con l'autorappresentazione intima, con la televisione e la pubblicità, ma ha stabilito la sua legittimità in mostre come Trajectoires (Parigi, 1973), Videoscape (Art Gallery of Ontario, 1973), in molte esibizioni video alla Vancouver Art Gallery, e, più di recente, nel ''Festival international Nouveau Cinéma et de la Vidéo'' a Montreal e alla Walters Phillips Gallery del Banff Centre in Alberta. Vedi tav. f. t.
Bibl.: Videoscape, Art Gallery of Ontario, Toronto 1974; Video by artists, a cura di P. Gale, ivi 1976; Montreal tapes: video as community tool, a cura di J. B. Danzker, Montreal 1978; A. Duchaine, Vidéo du Québec, 1982; Art et féminisme, a cura di R. M. Arbour, Québec 1982; Visions: contemporary art in Canada, a cura di R. Bringhurst e altri, Topsfield (Ma.) 1983; D. Burnett, M. Schiff, Contemporary Canadian art, Toronto 1983; D. Burnett, Toronto painting 84, ivi 1984; Ch. Pontbriand, La ruse historique: l'art à Montréal, Montreal 1988; D. Nemiroff, Biennale canadienne d'art contemporain, 1989.
Architettura. - Con sempre maggiore impegno l'architettura in C. negli anni recenti ha visto concentrare ogni attenzione sugli interventi nei contesti urbani già esistenti. In una scala senza precedenti è stata affrontata una serie di temi riguardanti plurimi sistemi di relazione sociale, così come problemi di rifunzionalizzazione di aree urbane, o ancor più specificatamente, se pure non in termini di restauro e conservazione, questioni e interventi riguardanti il patrimonio storico dell'edilizia del 190 secolo. Le realizzazioni, che spesso hanno investito tratti di alto valore economico dei centri urbani maggiori come Toronto, Montreal, Vancouver, sono scaturite dalla energica e considerevole azione sia pubblica che privata, investendo interessi, fra loro mescolati, commerciali e sociali, di efficienza e di relazione.
Sul piano formale il consolidato linguaggio internazionalista ha assunto, nell'opera dei migliori architetti canadesi come A. Erickson, J. Parkin, E. Zeidler, J. Diamond e B. Myers, una sempre più convinta libertà di forme, materiali e spazi, cercando un rapporto sia con l'immagine del paesaggio urbano, che con quello naturale.
Anche nella ricerca urbanistica, il primo piano di cui la città di Montreal si sta dotando (1988) sta a testimoniare un'identica molteplicità di obbiettivi che va dai bisogni umani al recupero del carattere distintivo della città e al suo risanamento economico. Così pure gli interventi di ''restauro urbano'' non possono essere ricondotti a un unico indirizzo, realizzandosi in specie sempre come rifunzionalizzazioni secondo le attuali esigenze.
Un caso è quello di Halifax, con la cosiddetta Promenade (1981), dove si rinuncia alla demolizione degli edifici del 190 secolo dell'area portuale, se ne decide la ristrutturazione e la pedonalizzazione dell'intera area. Analogamente, a Toronto la zona storica dell'Harbourfront, costituita dai grandi edifici dei magazzini, vede un intervento di ristrutturazione, attuato in modo tale da poter essere fruita per la vita attuale della città.
Ancora tra gli interventi di recupero urbano è la riorganizzazione della Granville Island a Vancouver. Dopo uno studio commissionato nel 1972 dal governo federale sull'isola che ospitava un'area industriale, il gruppo Norman Hotson Associates viene incaricato della progettazione dei servizi e della ristrutturazione viaria e dell'arredo urbano per riqualificare l'isola; il tutto facendo convivere le industrie preesistenti con un mercato pubblico e varie attrezzature, e collegandola con passaggi pedonali. I materiali prodotti industrialmente come le tamponature in acciaio rigato, i colori vivaci, le condutture a vista vengono utilizzati nel nuovo intervento in un linguaggio decisamente tecnologico.
Oltre al diffuso tema della rifunzionalizzazione (si veda anche il Queen's Quay Terminal, Toronto 1984) vi è quello dell'affiancare all'architettura storica un nuovo intervento che a essa allude, pur ribadendo proprie individualità e funzionalità, come nel caso dell'Innis College a Toronto dello studio Diamond & Myers. Aree abbandonate nei centri urbani di Toronto e Montreal forniscono l'occasione per la realizzazione di centri commerciali a forte valenza urbana e sociale.
A Toronto l'Eaton Centre (Bregman-Hamann-Zeidler, 1981): due torri per uffici uguali e contrapposte, ma orientate in modo diverso, sono ai due capi di una galleria (lunga 274 m), coperta in vetro e fiancheggiata da negozi su tre livelli. Un complesso per uffici (Parkin Partnership, 1982) conclude l'insieme realizzato in un'area dove erano pur presenti edifici storici e una chiesa, che parzialmente vi figurano riassorbiti. A Montreal viene realizzato il Complexe Desjardin (La Société la Haje-Ouellet), finanziato da un gruppo di banche e società per assicurazioni: quattro torri di diversa altezza che si innalzano su di un podio di tre piani al cui interno è ospitata la Place, un'area climatizzata con negozi, banche, ristoranti.
Il successo di queste esperienze come luoghi urbani testimonia l'importanza attribuita primariamente agli interessi civici e commerciali.
Ancora su di un livello di valore urbano debbono leggersi alcune realizzazioni di A. Erickson, il più noto architetto canadese, la cui attenzione al paesaggio artificiale o naturale crea sequenze narrative ricche di visuali e suggestioni. Così è nel centro civico di Robson Square (1980) a Vancouver, dove dalla piazza delimitata da ristoranti si estende un edificio basso che raggiunge il nuovo tribunale. La composizione è giocata su di una sofisticata serie di elementi come rampe e fontane. Sempre di Erickson sono a Toronto la stazione Yorkdale della Spadina Subway e la Roy Thompson Hall (1984), una grande sala da concerti allestita in un tronco di cono reticolare.
È infine d'obbligo la citazione della rilevante vicenda della National Gallery of Canada a Ottawa, iniziata con un concorso nel 1976 e conclusasi nel 1988 con la realizzazione della controversa opera di M. Safdie, in cui il tentativo di farne un "microcosmo della città" si svolge in modo concitatamente allusivo alla storia dell'architettura. Vedi tav. f. t.
Bibl.: W. Bernstein, Contemporary Canadian architecture, Don Mills (Ontario) 1982; L'Architettura, 356/358-359 (1985); Architectural Record, 6 (1985); Progressive Architecture, 1 (1985); L'Arca, 13/21 (1988).
Musica. - Nell'organizzazione della vita musicale in C. un primo momento particolarmente significativo è costituito dalla creazione nel primo decennio del 20° secolo di vere e proprie istituzioni musicali, come la Société symphonique du Québec (1902), il Toronto Mendelssohn Choir (1904) e la Toronto Symphony Orchestra (1906), cui seguì nei decenni successivi l'istituzione di nuovi complessi sinfonici di prestigio, come la Montreal Symphony Orchestra.
In generale verso la metà del secolo tutte le principali città canadesi avevano proprie orchestre stabili, mentre l'attività di numerose orchestre professionali e semiprofessionali si estendeva comunque alle diverse regioni del paese. Con il crescere dell'attività musicale si ebbe anche un diffondersi progressivo dei concorsi musicali sul modello del più antico e prestigioso Festival di Edmond (1908), così che già sul finire degli anni Trenta erano almeno 50 i festival musicali operanti annualmente. Importanti gruppi orchestrali per la musica da camera erano sorti sul finire del secolo scorso, e continuarono a svilupparsi durante i primi decenni di quello nuovo.
Nel settore della musica religiosa, curata tradizionalmente sia dalla Chiesa cattolica che da quella protestante, sono attivi ancor oggi istituti di grande prestigio come il Royal Canadian College of Organists, fondato nel 1909. L'attività operistica ha avuto una particolare diffusione intorno agli anni Quaranta in concomitanza con la fondazione della Montreal Opera Guild (1941), cui venne più tardi ad affiancarsi la Canadian Opera Company (1958), sia per quanto riguarda la frequentazione di un repertorio internazionale più vasto che nel passato, sia soprattutto per lo sviluppo della produzione canadese in questo settore. Il compito di assistere e incrementare la musica canadese veniva del resto proprio in quegli anni affidato a istituzioni specifiche, come la Composers Authors and Publishers Association of Canada (1947), la Canadian League of Composers (fondata nel 1951 da J. Weinzweig), che svolse un'opera di coordinamento tra i diversi centri del paese, in modo da garantire un'adeguata diffusione della musica canadese anche a livello internazionale; e infine il Canadian Music Centre (1959), che promosse fra l'altro la costituzione di biblioteche e repertori musicali di rilievo, favorendo altresì l'incremento di edizioni librarie e discografiche, particolarmente nel settore della musica canadese contemporanea.
Con la diffusione dell'insegnamento pubblico a partire dagli anni Cinquanta l'istruzione musicale canadese trovò le sue sedi appropriate in conservatori e facoltà musicali delle università del paese, con una progressiva diminuzione della tradizionale importanza che l'insegnamento privato aveva da sempre in questo settore.
Della generazione di compositori che si affermarono con una certa risonanza a livello internazionale durante gli anni Trenta, è possibile ricordare i nomi di B. L. Pentland (n. 1912), J. J. Weinzweig (n. 1913), J. Papineau-Couture (n. 1916), presidente della Société de Musique contemporaine du Québec tra il 1966 e il 1973, O. Morawetz (n. Svĕtlá nad Sázavon, Cecoslovacchia, 1917), K. Talivaldis (n. Liepaja, Lettonia, 1919), I. Anhalt (n. Budapest 1919), fondatore nel 1963 dello studio di musica elettronica presso l'università McGill, e infine H. Freedman (n. Lódź, Polonia, 1922).
Della generazione posteriore andranno ricordati H. Stewart Sommer (n. 1925), J. Beckwith (n. 1927), membro del consiglio direttivo del Canadian Music Centre, R. M. Schafer (n. 1933), una delle figure maggiormente rappresentative, fondatore della società The Centuries Concerts e autore di una vasta produzione in quasi tutti i generi musicali; e infine B. Mather (n. 1939).
Le ultime generazioni di compositori hanno mostrato un più spiccato interesse verso tecniche e mezzi compositivi di avanguardia. In particolare la musica elettronica e per computer ha avuto in questi ultimi anni una buona diffusione. Tra le figure più significative di questo genere musicale è B. Truax: allievo di Schafer e attuale responsabile del World Soundscape Project avviato dal maestro, dirige attualmente il centro di Computer Music presso il Centre of the Arts della Simon Fraser University di Burnaby (Vancouver), il più importante centro canadese in questo settore. Tra le ultime composizioni di Truax da ricordare Wave Edge (1983), per nastro quadrifonico, Etude (1983-84), per violoncello e nastro, e Solar Ellipse, musica presentata al convegno della International Computer Music Conference, tenutosi a Vancouver nel 1985. Altri giovani compositori specializzati in musica elettroacustica sono M. Bartlett e M. Gotfrit.
Bibl.: Contemporary Canadian composers, a cura di K. MacMillan e J. Beckwith, Toronto 1975; I. L. Bradley, Twentieth century Canadian composers, Agincourt (Ontario) 1977; Encyclopaedia of music in Canada, a cura di H. Kallmann, G. Potvin, K. Winters, Buffalo (New York) 1981; B. Truax, Gli strumenti per la computer music alla Simon Fraser University, in Musica/Realtà, dicembre 1985, pp. 197-208.
Cinema. - Il cinema in C. fa la sua comparsa alla fine dell'Ottocento, con alcuni documentari sulle bellezze naturali del paese girati da un dilettante. L'industria cinematografica non ha uno sviluppo facile, soprattutto dal punto di vista dell'identità di una cultura nazionale dibattuta tra le due matrici francese e inglese.
Durante gli anni Trenta, la situazione si aggrava anche economicamente per la massiccia penetrazione nel mercato canadese di prodotti statunitensi. Inoltre le grandi majors hollywoodiane si appropriano dei pochi studi e dei grandi spazi naturali offerti dal C. per girare a minor costo film d'avventura. Di propriamente canadese in questo periodo non vengono prodotti che documentari.
Una svolta alla crisi viene dall'istituzione nel 1939 dell'Office National du Film (ONF), alla cui direzione è chiamato J. Grierson. Operante effettivamente dal 1941, la scuola di Grierson dà nuovo impulso alla cinematografia, creando al suo interno anche una sezione per i film di animazione, resa in seguito famosa da N. McLaren. In parallelo all'attività dell'ONF, negli anni Quaranta vanno assumendo importanza due organizzazioni private, la Renaissance Films e la Quebec Productions, entrambe legate all'idea di un cinema di ispirazione cattolica, i cui intenti moralizzatori traspaiono in opere quali La fortresse (1947) di F. Ozip e Gros Bill (1949) di R. Delacrois.
Negli anni Cinquanta e durante la prima metà dei Sessanta si sviluppano i germi di quella che sarà la rinascita, resa possibile soprattutto grazie alle attività della componente francofona del paese.
È nel Quebec infatti che si creano le basi per il riconoscimento di un'identità canadese autonoma tanto dal punto di vista politico quanto da quello culturale. La creazione nel 1964 − ma l'organismo diverrà operante nel 1968 − della Societé de Développément de l'Industrie Cinématographique Canadienne (SDICC) si rivela fondamentale per la nascita del nuovo corso. Grazie ai prestiti elargiti alle piccole industrie private, la SDICC permette la produzione di oltre 170 film, un'ottantina dei quali francofoni realizzati nel Quebec nel decennio 1968-77. Molti film ottengono notevole successo, talvolta maggiore delle stesse produzioni statunitensi. Gli ottimi esiti commerciali raggiunti da opere di scarso valore qualitativo, come i 'pornosoft' Valérie (1969) di D. Héroux e Deux femmes en or (1970) di C. Fournier, convincono i produttori a rischiare su film di maggior impegno. È così che G. Carle, J.-P. Lefebvre, C. Jutra possono dirigere lungometraggi che affrontano la realtà sociale e psicologica dell'uomo canadese.
Parallelamente all'attività della SDICC, l'ONF continua l'opera promotrice finanziando documentari incentrati sulla ricerca delle radici culturali del paese. La voce più alta della scuola di documentarismo è senza dubbio P. Perrault, il quale con il materiale girato nel corso di lunghi anni nella regione dell'Antibi elabora nel 1976 Le goût de la farine e nel 1980 Pays de la terre sans arbres. All'ONF si deve inoltre la realizzazione di film politici nei modi del cinéma-verité, tra cui spiccano la serie En tant que femmes, girato a più mani, e Les ordres, filmato da M. Brault durante la rivolta dell'ottobre 1970 a Montreal.
Malgrado i risultati lusinghieri, l'industria cinematografica canadese entra nuovamente in crisi a partire dal 1976. Non sono però i finanziamenti a mancare, ma il pubblico, che progressivamente diserta le sale. Per fronteggiare l'esodo, i gestori cominciano a proiettare quasi esclusivamente film statunitensi − gli unici capaci di attrarre gli spettatori −, dando vita a un meccanismo che col tempo finisce fatalmente per coinvolgere negativamente l'industria.
L'unico nuovo autore a emergere nei secondi anni Settanta è D. Cronemberg, che produce e gira a basso costo dei film dell'orrore visionari; i suoi film, citiamo Shivres (1975), Rabid (1976), The brood (La covata malefica, 1979), pur seguendo una personalissima e non facile ricerca linguistica, riescono ugualmente ad attrarre il pubblico, realizzano pertanto forti incassi e fanno conoscere il loro autore in tutto il mondo, permettendo in seguito al regista canadese di girare negli Stati Uniti The Dead Zone (La zona morta, 1984) e The Fly (La mosca, 1986).
Dal 1982 una serie di appropriate iniziative del governo ha permesso all'industria di risollevarsi. In poco tempo, grazie ai finanziamenti diretti alle varie corporazioni di produttori, la situazione economica è migliorata e nuove idee hanno preso a circolare. Molti i film apprezzati anche all'estero: basti citare Stations (1983) di B. McGillivray, My American cousin (1985) di S. Wilson, e più di ogni altro Le déclin de l'empire americain (1986) di D. Arcands, opera amara e corrosiva, premiata a Cannes.
Bibl.: P. Verronneau, Le succès est au film parlant français (Histoire du cinéma au Québec I), Montreal 1979; Id., Cinéma de l'époque duplessiste (Histoire du cinéma au Québec II), ivi 1979; AA.VV., Le cinéma québécois des années 80, ivi 1988.