CANALE DI SAN PIETRO (A. T., 17-18-19)
PIETRO Valle della Bûlt (o Flum) affluente di sinistra del Tagliamento, dalla confluenza presso Tolmezzo (m. 303) sino a Timau, cosi denominata dalla chiesa presso Zuglio che anticamente aveva giurisdizione su tutto il Canale. Presso Timau, dal Pizzo omonimo, a 884 m. s. m., al limite fra i calcari devonici e gli scisti carbonici, sgorgano più polle freschissime (temperatura 8°,5) che formano una magnifica cascata detta il Fontanone e sul fondo della valle una limpida corrente. Il Fontanone è perciò considerato come sorgente della Bût. In realtà però i suoi più alti rami sorgentiferi si formano più a ponente e si raccolgono nella Val Grande, che a Timau continua nel Canale di San Pietro: la Chiaula è il più lungo di tutti questi rii, e comincia sotto la forcella di Plumbs a 1850 m. s. m. Perciò, mentre dal Fontanone allo sbocco nel Tagliamento intercedono 25,5 km. misurati lungo la corrente, se si aggiunge la lunghezza del rio predetto, il corso totale è di km. 34,5; la distanza rettilinea tra la quota 1850 sotto la forcella di Plumbs e la confluenza è di km. 21,5, onde il rapporto tra i due valori, chiamato sviluppo del corso, è 1,6.
A valle del Fontanone, i rii provenienti da ponente si uniscono con le acque di quello e col rio Moscardo che scende da sinistra: la corrente che ne risulta, solo dopo aver superate le strette di Infrastors assume il nome di Bût o Flum. La pendenza dalla confluenza del Fontanone alla foce è del 20‰, alquanto più forte quella del tratto a monte di Infrastors (Enfrators).
Gli affluenti più importanti della Bût sono quelli di sinistra, la Pontaiba e il Chiarsò d'Incaroio. La valle di quest'ultimo si chiama Canale d'Incaroio, ed ha come centro principale Paularo. Tra gli affluenti di destra non è trascurabile la Gladegna, la cui valle forma il braccio orientale della Valcalda, come la valle del Margò (Degano), che comunica con la precedente per l'ampia sella di Ravascletto, ne forma quello occidentale.
La valle della Bût, generalmente aperta e amena a valle di Paluzza, dove la pendenza è minore, più ristretta e più aspra a monte, è distinta dall'esistenza di alcuni conoidi di deiezione costituiti da affluenti laterali che interrompono la normale pendenza della valle. Tra questi il Moscardo (Mos-ciard), già nominato, che si forma in un bacino costituito da argilloscisti, donde, con le piogge, scendono alla Bût colate di fango, ch'essa non riesce sempre a eliminare in modo da aver libero corso. Perciò a monte del conoide si formò ripetutamente un lago di sbarramento, poi colmato. Ora al posto del lago formatosi l'ultima volta nel 1829, si stende un ripiano alluvionale. Un altro conoide veramente grandioso è quello del rio Randice: esso fra Paluzza e Piano d'Arta restringe la valle talmente, che nella divisione amministrativa veneta il Canale di San Pietro era diviso nei due quartieri di Sopra Randice e Sotto Randice.
La valle della Bût, sino da tempo remotissimo, ha nondimeno costituito un'importante via di comunicazione attraverso le Alpi, poiché essa conduce al passo di Timau o di Monte Croce Carnico (v. carnia). Onde si spiega la fondazione della colonia romana di Iulium Carnicum, presso l'odierno villaggio di Zuglio, la cui esistenza è provata dalla carta itineraria peutingeriana e dai resti archeologici colà rinvenuti. Il luogo, che nei primi secoli dell'introduzione del cristianesimo fu anche sede di un vescovo, perdette l'importanza che aveva perché la strada del M. Croce fu pressoché abbandonata nel Medioevo, e Zuglio resta oggi al di sotto di altre borgate, quali Paluzza, situata alla confluenza della Bût con la Pontaiba, e Arta, celebre per le sue acque solforose. Fatta l'unica eccezione dell'isola tedesca di Timau, la popolazione della valle è tutta friulana e conserva ancora alcune antichissime usanze, fra le quali il lancio dei dischi di faggio infuocati la notte di San Giovanni (solstizio d'estate), che pare provenga dall'antico culto del sole (dieu à la roue). La densità o popolazione relativa è in media di 57 ab. per kmq.