CANANI (Canano), Giovanni Battista, il Giovane
Nacque a Ferrara nell'anno 1515 da Ludovico, che era notaio, e da Lucrezia Brancaleoni. La sua famiglia, venuta a Ferrara sotto la protezione degli Estensi da Costantinopoli poco prima della caduta di questa città, al tempo dei Paleologhi, si era già distinta con particolari contributi in campo medico: dal nonno Giovan Battista ai congiunti Antonio Maria e Ippolito.
I primi studi del C. rivelarono in lui una spiccata tendenza verso le lettere greche e latine, il cui insegnamento gli venne impartito da G. B. Giraldi Cinzio. Ma sia per l'influenza della tradizione familiare, sia per la protezione di Ercole II d'Este, sia per l'influsso dello stesso Giraldi Cinzio, a sua volta cultore di anatomia tanto che scrisse un trattato in versi eroici De humani corporis partibus, il C.preferì indirizzarsi agli studi di medicina, compiuti all'università di arti e medicina di Ferrara dal 1534 al 1543. Risulta infatti immatricolato, assieme al fratello Giacomo, dal 1534 al 1538; è di quest'ultimo anno la sua opposizione, assieme al fratello, all'elezione del vicedirettore e del tesoriere dell'universitài il che testimonia l'attiva partecipazione dei due Canani alla vita universitaria. Gli fu maestro il naturalista e medico ferrarese Antonio Musa Brasavola.
In effetti, prima ancora di laurearsi, nel 1540-41 aveva iniziato l'insegnamento come lettore di logica all'università nei giorni festivi, senza retribuzione; e nel 1540 c., in collaborazione con il cugino Antonio Maria, aveva preso ad eseguire dissezioni anatomiche nella sua casa in piazzetta del Turco, alla presenza di famosi medici ferraresi, come A. Piccolomini, C. Nigrisoli, I. Boschi, G. A. Buoni, Andrea e Francesco Vesalio, G. Falloppio, G. Rodriguez detto Amato Lusitano, G. Caius di Norwich, G. B. Susio, e del duca Alfonso II d'Este, dilettante di tali studi. Inoltre uscì probabilmente nel 1541 il primo libro dell'opera Musculorum humani corporis picturata dissectio. Sono anni di attività fervida e di studi sia di anatomia sia di zootomia od anatomia comparata per il giovane studioso, che in quel periodo stava preparando la sua tesi di laurea. Non trascurabile stimolo gli dovette venire dall'amicizia con Andrea Vesalio, incontrato nel 1540 a Ferrara. Questi gli mostrò nel 1542 le tavole della sua Fabrica del corpo umano, e probabilmente a questo fatto va ricondotta l'interruzione dei preparativi per i libri successivi della Dissectio, già in progetto, anzi in fase avanzata di esecuzione. Vedendo già realizzato il suo programma di pubblicare il primo trattato di miologia scientifica, volle financo ritirare e distruggere le copie esistenti del I libro già edito, e questo spiega l'estrema rarità del volume.
Tra i primi sostenitori di quel rinnovamento scientifico rinascimentale che all'autorità degli antichi accompagnava l'osservazione diretta dei fenomeni naturali, e che proprio a Ferrara aveva trovato un fertile terreno di crescita nell'ultimo Quattrocento, il C. pervenne alla scoperta dell'esistenza delle valvole delle vene e del muscolo palmare detto poi "palmare breve di Canani".
Il 18 apr. 1543 si laureò in medicina e arti, promotore il Brasavola, e continuò nell'insegnamento come lettore di pratica medica e chirurgica, anche se in realtà insegnò sempre anatomia (a quel tempo i corsi di teoria comprendevano dimostrazioni pratiche sui cadaveri, almeno nel periodo invernale). Alla pratica chirurgica si devono alcune invenzioni del C., come uno strumento per perforare il glande di un fanciullo, o una "rocchetta" per estrarre palle d'archibugio dal torace o dall'addome. Nel maggio del 1544 fu a Ratisbona, al campo dell'imperatore Carlo V, per curare Francesco d'Este, fratello di Ercole II, il suo protettore. Al letto dell'Estense incontrò nuovamente il Vesalio, che era medico di Carlo V, e poté comunicargli la sua scoperta delle valvole delle vene, che quello divulgherà in una sua opera del 1564. Poiché il C. non aveva pubblicato le sue osservazioni sulla vena aziga e sulle vene presso i reni e l'osso sacro, tale importante scoperta poté venir assegnata, con diverse motivazioni, ad Amato Lusitano, ad Andrea Cesalpino, a Fabrizio d'Acquapendente, a Paolo Sarpi, infine all'Harvey, che in realtà si servì dei risultati del C. per la sua scoperta della circolazione del sangue.
Nel 1548 il C. era nuovamente a Ferrara, dove informava delle sue scoperte anche il Falloppio; ma nel 1552 abbandonava l'insegnamento per esercitare la pratica medica, prima come medico privato del cancelliere dello Studio ferrarese, poi a Roma come archiatra del papa Giulio III, ufficio nel quale successe al Brasavola. A Roma rinsaldò la sua amicizia con Gerolamo da Carpi, pittore e architetto ferrarese, che eseguiva lavori per il pontefice al seguito del cardinal Ippolito. Curò il papa, sofferente di podagra, e suo fratello il cardinale Baldovino Del Monte, ricevendone in cambio riconoscimenti e rendite ecclesiastiche. Entrò quindi nello stato ecclesiastico, prima nel 1559 come procuratore del fratello Giulio (vescovo di Adria nel 1554, di Modena nel 1591 e infine cardinale), poi in proprio come arciprete e rettore della pieve di Ficarolo nel 1560, pur senza prendere gli ordini. Alla morte del papa, nel 1555, tornò a Ferrara con le cariche di medico primario di corte, protomedico di tutto lo Stato estense, priore del Collegio dei medici e primo professore di anatomia all'università, al servizio di Ercole II e dal 1559 di Alfonso II d'Este. Grande era la considerazione in cui era tenuto, come testimoniano l'autorizzazione del 1569 alla sorveglianza medica sull'esercizio e sul commercio dei semplici in tutto il ducato, e, nel 1576, l'esonero da ogni tributo, con deliberazione ducale, in considerazione delle sue pubbliche benemerenze. Morì a Ferrara il 29 genn. 1579, e fu sepolto, come i suoi familiari, nella sagrestia della chiesa di S. Domenico.
L'unica opera sicura del C. (che scrisse anche poesie nei momenti di ozio, e consulti medici molto apprezzati ma non pubblicati) è il trattato di miologia Musculorum humani corporis picturata dissectio, vera rarità bibliografica stampata probabilmente a Ferrara da F. Rossi nel 1541 (o 1543) con 27 pregevoli incisioni in rame di Gerolamo da Carpi. In fac-simile l'opera è stata riprodotta in Arch.it. di anat. e di embriol., LXVII (1962), pp. 1-109.
Questo atlante anatomico, che sarebbe dovuto essere in sei libri, anche solo attraverso l'unica parte edita lasciò un segno non trascurabile nella storia dell'anatomia, in quanto è la prima opera del genere che, invece di ricalcare le orme di Galeno, affondi le sue radici nella pratica sperimentale: il C. utilizzò i risultati delle dissezioni effettuate nei corsi privati di anatomia e in quelli pubblici tenuti nel teatro anatomico delle "Crocette" di S. Domenico a Ferrara, ed è noto che da questo teatro, tra i più antichi dell'epoca e alla costruzione del quale il C. aveva personalmente contribuito, vennero mosse aspre critiche al principio d'autorità, in appoggio all'indirizzo revisionistico-critico iniziato da N. Leoniceno. Molto lodata dal Falloppio e dal Morgagni, l'opera illustra i muscoli degli arti superiori (tra i quali è ben visibile il palmare breve) con il metodo della rappresentazione grafica, dal C. preferito a quello della descrizione verbale di Galeno, usato anche dal Falloppio, perché a suo avviso era in grado di supplire alla scarsezza di cognizioni ricavate dalle dissezioni sul cadavere. Composta su ispirazione dell'amico Bartolomeo Nigrisoli, cui è dedicata, la Picturata dissectio segue, indipendentemente dalla Fabrica vesaliana, l'ordine e quasi le descrizioni di Galeno nella trattazione dei muscoli, finché quelle si accordano con quanto il C. ha potuto direttamente osservare, ma se ne discosta ogni qualvolta la verifica sperimentale permetta affermazioni più sicure; come non manca di rilevare lo stesso C. nella prefazione (trad. di D. Bighi, in Arch. ital. di anat., cit., p. 80): "Molte nozioni che erano già note e pubblicate dagli antichi libri ho verificato, attentamente coi miei occhi, altre, non estranee alla pratica medica, ne ho scoperto da parte mia".
Bibl.: G. A. Mercklin, Lindenius renovatus, Norimbergae 1686, p. 524;J. Douglas, Bibliographia anatomica, Londini 1715, p. 112;C. W. Kestner, Medicinisches Gelehrten Lexicon, Jenae 1740, p. 172;F. Borsetti, Historia almi Ferrariae Gymnasii, II, Ferrariae 1735, p. 156;C.W.Kestner, Bibliotheca medica, Ienae 1746, p. 417;D. Clément, Bibliothèque curieuse historique et critique, VI, Leipzig 1756, pp. 192 s.; A. Haller, Elementa phisiologiae corporis humani, I, Lausannae 1757, p. 137;G. Tiraboschi, St. d. lett. it., VII 2, Modena 1778, pp. 38 s.; G. Marini, Degli archiatri pontifici, I, Roma 1784, p. 399;L. Barotti, Memorie istoriche di letterati ferraresi, II, Ferrara 1793, pp. 138-47;L. Ughi, Dizionario storico degli uomini illustri ferraresi, I, Ferrara 1804, p. 110; N. Zaffarini, Scoperte anatomiche di G. B. C., Ferrara 1909; G. Petrucci, Vite e ritratti di XXX illustri ferraresi, Bologna 1833, pp. 91-97;E. Cugusi Persi, Notizie stor. sulla Univ. degli studi in Ferrara, Ferrara 1873, p. 57;A. Corradi, Tre lettere d'illustri anatomici del '500, in Ann. univ. di med., CCLXV (1883), p. 164;A. Bottoni, Cinque secoli d'Università a Ferrara, Bologna 1892, p. 106;R. Caverni, Storia del metodo sperimentale in Italia, III, Firenze 1893, pp. 143 s.; A. Serafini, Gerolamo da Carpi, Roma 1915, pp. 147-62; C. Ducceschi, G. B. C., in A. Meli, Gli scienz. ital., II, Roma 1923, pp. 285-292; H. Cushing-G. C. Streeter, prefaz. all'edizioneanast. della Musculo humani corporis picturata dissectio, Firenze 1925;L. Casotti, Contrib. alla iconograf. di G. B. C., in Bollett. d. Ist. ital. d. arte sanit., XI (1931), I, pp. 43-50; A. Cavallari Murat, Un ritratto dell'anat. G. B. C., Torino 1931; G. Del Guerra, Sulle valvole della vena porta e la st. d. loro scoperta, in Atti e mem. d. Acc. di st. d. arte sanit., s.2, I (1935), s., pp. 273-277; A. Pazzini, Bibl. di st. della med. ital., Milano 1939, nn. 270, 2933 309; L. Thorndyke, Ahistory of magic and experim. science, V, New York 1941, p. 531; P. Capparoni, Amato Lusitano e la sua testimonianza della scoperta delle valvole delle vene fatta da G. B. C., in Atti e mem. d. Acc. di st. d. arte sanit., s. 2, VII (1941), 4, pp. 199-215; G. Muratori, Sudue insigni anatomisti del 1500 (G. B. C. e G. Falloppio), in Riv.di st. delle scienze med. e nat., s. 6, XXXV (1946), 1-2, pp. 1-12; A. Visconti, La st. dell'Univ. di Ferrara, Bologna 1950, pp. 45 s.; E. Pastorello, L'epistolario manuziano, Firenze 1957, p. 226; G. Muratori-A. Franceschini, Nuovi docum. riguardanti l'attiv. dell'anatomista ferrarese G. B. C., Rovigo 1965; A. Hirsch, Biographisches Lexikon der hervorragenden Aerzte, I, p. 654.