CANAPA (VIII, p. 668; App. II, 1, p. 499; III, 1, p. 303)
La coltura della c. continua a diminuire fortemente in tutto il mondo: dai 633.000 ha mondiali della media 1961-65 la superficie è scesa ai 439.000 ha nel 1973, con un decremento del 30,6%, ma che raggiunge in Europa il 45,3% con punte, come in Italia, prossime all'estinzione stessa della produzione (− 97,3%). Solo alcuni paesi mostrano andamenti inversi: la Romania (+ 12%) e la Repubblica Popolare Cinese (+ 19,6%).
Tali circostanze hanno chiaramente influito sulle produzioni che dalle 362.000 t della media 1961-65, con una caduta del 28%, si sono stabilizzate nel biennio 1972-73 intorno alle 260. o00. Maggiore produttore resta l'URSS che vede aumentare la sua quota percentuale semplicemente perché le sue produzioni registrano decrementi e ritmi relativamente inferiori di quelli del totale; nel 1973 essa costituiva il 32,6%, seguita dall'India (dal 19,9 nel periodo 1961-1965 al 18,0% nel 1973) e dalla Cina Popolare (6,1-9,6%). Piuttosto forti ancora le produzioni ungherese (8,0% nel 1973) e rumena (6,9% nel 1973).
La produzione italiana, molto consistente nei decenni precedenti, e di ottima qualità, si è praticamente estinta essendosi ridotta nel 1973 ad appena 300 t, vale a dire pari allo 0,1%.
L'andamento delle esportazioni mondiali mgue ovviamente un andamento non molto dissimile, diminuendo da 49.000 t del 1963 a 29.000 t nel 1973, vale a dire del 40,8% in un solo decennio. Attualmente la situazione presenta una tendenza alla concentrazione dell'offerta internazionale come appare chiaramente dal fatto che i quattro paesi maggiori esportatori, in ordine, Ungheria (27,7% nel 1973), Polonia (17,1%), URSS (12,7%) e Cina (10,3%) offrono i due terzi dell'esportazione mondiale.
Nella domanda internazionale, anch'essa piuttosto concentrata, vediamo al primo posto l'Italia con 8238 t importate (pari al 25,8%) nel 1973, seguita dal Regno Unito (22,4%), dalla Bulgaria (11,0%), dal Belgio (7,2%) e da Iugoslavia, Francia e Rep. Fed. di Germania, più o meno tutte intorno al 6%.
La drastica riduzione della superficie coltivata in Italia (da 17.000 ha del 1959 a 270 ha nel 1973) ha mutato completamente il quadro del nostro commercio con l'estero: da maggior esportatore mondiale nel periodo 1948-52 con 22.000 t di fibra a 9 t di stoppa e cascami, e importazioni praticamente inesistenti, a maggiore importatore nel 1973 con il 28,5% delle importazioni mondiali, ed esportazione praticamente nulla.