CANCELLIERI
. Famiglia originaria del contado pistoiese (da Agliana o dal Pantano). Chi diede il nome alla casata fu Cancelliero che, arricchitosi facendo il banchiere, ebbe parte notevole negli affari del comune fra il 1210 e il 1240. Nello stemma dei C. figura un porco, perché Sinibaldo, padre di Cancelliero, era soprannominato Porco. Rinieri, Amadore e Sinibaldo, figli di C., continuando con fortuna il commercio bancario, conseguirono la dignità cavalleresca. Sul finire del sec. XIII i C. contavano più di cento uomini d'arme, ed erano padroni di una banca che operava anche in Francia. Cialdo di Rinieri ebbe nelle sue mani il governo di Pistoia nel 1267, quando essa passò a parte guelfa. Focaccia, che terrorizzò città e contado con le sue bande armate, fu immortalato da Dante (Inf., XXXII, 63). Sua moglie, figlia di Lippo Vergiolesi, pare debba identificarsi con la Selvaggia cantata da Cino.
Le fazioni dei Bianchi e dei Neri, che si combatterono aspramente in Pistoia, ebbero origine nella famiglia C. per contrasti (forse d'interesse) tra i discendenti di Rinieri (Bianchi) e quelli di Amadore e Sinibaldo (Neri). I Bianchi ebbero la prevalenza, ma provocarono contro di loro l'intervento armato di Firenze e di Lucca. Dopo lungo assedio, Pistoia fu presa, disfatta e spogliata del ricco contado (1306). Da quel grave colpo essa non poté riaversi mai più.
Nel 1348 Ricciardo si levò in armi contro Giovanni Panciatichi, iniziando quella lotta fra le due famiglie che non doveva cessare se non con la sottomissione di Pistoia al granducato di Cosimo I. Ricciardo ebbe parte importante nelle vicende politiche del suo tempo. Fu conte palatino, consigliere dell'imperatore Carlo IV e signore di Francavilla (Fermo). Morì al servizio degli Estensi in Ferrara (1378). Portata nazionale acquistò la lotta fra le fazioni Cancelliera e Panciatica quando un altro Ricciardo C., Ricciardo il Giovane, per abbattere gli odiati Panciatichi e farsi signore di Pistoia, s'alleò col duca di Milano Gian Galeazzo Visconti, che si proponeva di piegare Firenze e impadronirsi della Toscana. La morte del duca (3 sett. 1402) troncò a mezzo l'audace impresa, obbligando Ricciardo a venire a patti coi Fiorentini (cedette loro i fortilizî della Sambuca, di Calamecca e di Piteglio) e a far pace coi Panciatichi (1403). La lotta fra Cancellieri e Panciatichi, risorta violenta un secolo dopo, fu definitivamente stroncata dall'energia di Cosimo I.
I secoli dal XV al XVIII furono per i C., come per Pistoia, secoli di decadenza. Da ricordarsi un mons. Felice, che nel primo Seicento ebbe in eredità dalla famiglia Pagani l'insigne palazzo (ora Ganucci-Cancellieri) di via Curtatone e Montanara, disegnato dall'architetto Iacopo Lafri. I C. si spensero col cav. Girolamo, morto in Pistoia il 27 luglio 1795. Fu erede del cognome, dello stemma e del patrimonio dei C. il cav. Luigi Ganucci, patrizio fiorentino. Arturo Ganucci Cancellieri (1867-1936) resse onorevolmente il Comune di Pistoia per molti anni.
Bibl.: Scipione Ammirato, Hist. d. fam. C., Venezia 1622; id., id., Firenze 1622; L. Zdekauer, Studi Pistoiesi, Siena 1889; Q. Santoli, Dego d. C., in Bullettino storico pistoiese, XVI, 1914; L. Chiappelli, Studi storici pistoiesi, ibid., XVIII, 1916.