CANCELLO (franc. grille; sp. reja; ted. Gitter; ingl. railing)
Chiusura fatta per lo più di elementi di metallo o di legno o di pietra, posti a qualche distanza e collegati tra loro. Può essere mobile e a battenti, quando funziona da porta; esteso, prende anche il nome di cancellata; da manovrare verticalmente per difesa di porte si dice "a cateratta" o "saracinesca".
È ovvia la distinzione del cancello o cancellata campestre, semplice, dal cancello artistico di giardini, di ville, di piazze e dai cancelli d'interno (cori, santuarî, sacrestie, cappelle; cortili, prigioni, caminetti, ecc.). Questi ultimi erano anche formati di lastre, con o senza trafori, che nella terminologia archeologica, anche medievale, vengono dette "transenne" o "plutei". Il Medioevo ne proseguì l'uso dall'antichità fino al sec. XIII, variando nelle diverse epoche gli ornamenti delle transenne, come si vede nei cancelli marmorei del S. Vitale di Ravenna (sec. VI), del duomo di Aquileia (sec. XI), del S. Lorenzo fuori le mura (sec. XIII) a Roma.
Di cancelli d'altra forma e d'altra materia mancano esempî prima del sec. XII; ma se ne hanno sempre più numerosi dal secolo XIV in poi: e rappresentano, spesso con grande originalità, il variare dello stile nelle diverse regioni, assurgendo non di rado a vere opere d'arte.
In Italia si nota, a fronte della produzione straniera degli stessi periodi, maggiore semplicità e sobrietà di disegno. Del sec. XIV restano molte cancellate in ferro battuto, di semplice eppur ricca composizione in quadrilobi e cerchi, coronate da cornici traforate adorne d'iscrizioni, d'emblemi, sormontate da gigli e steli, nelle quali fiorisce lo stile gotico. Fra le più belle sono quelle del duomo d'Orvieto, lavorate da Conte di Lello da Siena (1337 e 1338), della Cappella Rinuccini in S. Croce a Firenze; e del cimitero scaligero di Verona, con motivi floreali ed araldici (la scala) entro quadrilobi (1375). Lo stile gotico, nella costruzione di cancelli in ferro battuto, seguitò a lungo nel sec. XV (cappella del Palazzo pubblico di Siena, opera di Nicolò di Paolo, 1436).
Abbiamo cancelli mirabili anche in marmo e in bronzo. Per il periodo gotico ricordiamo la cancellata del tabernacolo di Orsanmichele a Firenze, con esalobi di bronzo entro cornici di marmo, forse disegnata dallo stesso Orcagna (1366); per il Quattrocento quella della Cappella del Sacro Cingolo a Prato, tutta di bronzo. Tra i saggi marmorei del Rinascimento i più notevoli sono quelli a transenne nella sagrestia di S. Lorenzo a Firenze, la cancellata della cappella Sistina, le recinzioni del coro in S. Maria dei Frari a Venezia e in S. Maria del Fiore a Firenze.
Nei secoli XVII e XVIII i cancelli furono composti quasi sempre di ferri robusti, lisci o variamente sagomati, anche adorni di ottoni, ed ebbero imponenza dagli zoccoli e da pilastri di sostegno, e dal disegno generale composto con larghezza e sontuosità barocca. Ne sono innumerevoli e variatissimi esempî nelle chiese, nelle ville, nei cortili. Sia ricordato fra tutti il cancello in bronzo dorato, su modello di Cosimo Fanzago (seconda metà del secolo XVII) nella cappella di S. Gennaro nel duomo di Napoli. Nel sec. XIX fino ai nostri giorni si possono seguire nei cancelli le vicende dell'arte più recente, dalla fredda correttezza neoclassica (cancello di Villa Umberto I a Roma) all'industrialismo dell'età della ghisa, ai tentati rinnovamenti della tecnica e dell'arte del ferro battuto.
In Francia si conservano cancelli di ferro battuto già della fine del sec. XII (cattedrale di Le Puy-en-Velay). Nel sec. VIII si preferì torcere il ferro in volute; nel XIV si adoprò anche la lamiera di ferro tagliata, modellata col martello e applicata a un'armatura. L'uso dei tramezzi - o jubé - nell'interno delle chiese diede occasione, nei secoli XV e XVI, a fastose cancellate marmoree (cattedrali di Amiens, di Chartres) prima di stile gotico, poi italianeggianti. Ma l'epoca di maggiore originalità, nel disegno e nella fattura, furono i secoli XVII e XVIII, quando anche nei cancelli l'arte francese portò il suo brio di composizione e di ornati. Veri capolavori sono le cancellate del giardino e del castello di Versailles, di J. H. Mansart, e quelle della piazza Stanislao a Nancy, opera di Giovanni Lamours (sec. XVIII). E anche ai nostri giorni il fiorire delle arti industriali ha dato impulso alla produzione di cancelli e cancellate originali, come quelle del Brandt.
Anche altre nazioni (Germania, Austria, Inghilterra, ecc.) diedero ai cancelli forme particolari, rispondenti alle qualità dell'arte locale. Ricordiamo le sontuose cancellate di ferro e di bronzo, del sec. XVI, nei trascori delle chiese di Spagna, e fra tutte, quelle delle cattedrali di Toledo e di Siviglia. (V. tavv. CLXI a CLXVI).
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