CANCRENA (VIII, p. 691)
Le forme più frequenti di cancrena sono quelle arteriosclerotiche, quelle nella malattia di Buerger e quelle da embolia arteriosa.
La cancrena degli arti da arteriosclerosi può essere dovuta a un progressivo ridursi del calibro dei vasi più piccoli per ispessimento dell'intima o per occlusione di un'arteria periferica da un trombo formatosi in corrispondenza di una placca arteriosclerotica dell'aorta e passato nel torrente circolatorio (tipo cancrena embolica), o perché l'arteria periferica, colpita dal processo, va incontro a una trombosi massiva. Nel primo caso, la cancrena è parcellare e più o meno rapidamente progressiva; nel secondo compare all'improvviso senza prodromi ed interessa gran parte dell'arto inferiore; nel terzo caso è preceduta per mesi o per anni dalla sindrome di insufficienza circolatoria (claudicazione intermittente, dolori nel decubito orizzontale, riduzione dell'indice oscillometrico).
La cancrena embolica rappresenta una indicazione assoluta allo intervento appena venga fatta la diagnosi, specie nei casi di embolo originatosi in un portatore di stenosi mitralica o di insufficienza cardiaca. Con la scoperta dell'eparina e del dicumarolo (v. in questa App.), è possibile evitare la formazione di un trombo secondario e ciò assicura la pervietà del vaso.
È stato notato che il raffreddamento dell'arto colpito, abbassando la richiesta funzionale per la forte riduzione del metabolismo tessutale in queste condizioni, permette una sopravvivenza dell'arto anche quando il circolo sanguigno sia così ridotto da essere insufficiente a mantenere in vita l'arto con richiesta funzionale normale. Il circolo collaterale che si instaura piuttosto lentamente, dopo alcuni giorni ha possibilità di fare arrivare all'arto sangue in quantità sufficiente e permette di sospendere il raffreddamento. La formazione di un circolo collaterale può essere attivata dalla iniezione di anestetici nei gangli simpatici, o dalla loro alcoolizzazione, o dalla loro asportazione. Nella malattia di Buerger si pratica l'asportazione dei gangli della catena simpatica e la resezione del nervo splancnico. Da alcuni chirurgi (R. Dos Santos) si sono fatti tentativi di ricanalizzazione delle arterie obliterate. Le ricerche sono ancora allo stadio di tentativi molto promettenti.
L'arteriografia, cioè lo studio del sistema arterioso con l'iniezione di una sostanza radioopaca, va sempre più imponendosi nella diagnostica di tale affezione, specie nei riguardi della indicazione operatoria.