Cancro: non è solo sfortuna
La ricerca di Tomasetti e Vogelstein sulla trasformazione spontanea di cellule normali in tumoraliè stata letta in modo sbagliato. Anche se la fortuna conta, è nostro dovere fare tutto il possibile per prevenire la malattia. A partire da stili di vita corretti.
Continua a essere un flagello, responsabile ogni anno di circa un terzo delle cause di morte. Tuttavia, oggi il cancro fa meno paura. Gli anni recenti, infatti, sono stati caratterizzati da importanti progressi dal punto di vista sia della diagnosi sia della cura: le nuove terapie hanno permesso di trasformare alcuni tumori in malattie croniche, riuscendo a prolungare la sopravvivenza e assicurando una buona qualità di vita al paziente.
Questo perché stiamo conoscendo sempre meglio il cancro e i suoi punti deboli: grazie ai progressi della ricerca, sono state svelate le caratteristiche essenziali delle cellule tumorali – riassunte da Douglas Hanahan e Robert Weinberg sulla rivista scientifica Cell per la prima volta nel 2000 e successivamente nel 2011 – e l’importanza del microambiente in cui il cancro si sviluppa. Da queste conoscenze sono derivate nuove cure, e in futuro ci aspettiamo ne derivino sempre di più. Chirurgia e radioterapia rappresentano il fondamento della terapia dei tumori: grazie ai continui progressi e allo sviluppo di tecnologie sempre meno invasive e più mirate, di per sé sarebbero sufficienti a curare i tumori – per lo meno quelli solidi – se questi fossero una malattia localizzata. Purtroppo, però, una delle caratteristiche peculiari del cancro è la sua capacità di diffondersi nell’organismo formando metastasi. Per combatterlo, quindi, dobbiamo utilizzare armi diverse.
Fra le terapie e il cancro è in atto una vera e propria ‘rincorsa’: la cellula tumorale è un bersaglio mobile, geneticamente instabile e perciò capace di mutare diventando, gradualmente, resistente alle terapie. Anche le terapie, però, evolvono in continuazione. Questa continua rincorsa tra i farmaci e la cellula cancerosa, seppur ancora lontana da una soluzione definitiva, ha consentito di migliorare radicalmente le prospettive di vita dei pazienti.
Sul fronte dei farmaci, è fondamentale il ruolo dei chemioterapici: alcuni grandi successi della terapia, come la guarigione dalla leucemia linfoblastica del bambino nell’80-90% dei casi, sono stati possibili grazie a un uso sempre più intelligente di queste ‘vecchie’ armi. Più ‘nuove’ sono invece le target therapies, terapie mirate a colpire specifiche alterazioni genetiche che sostengono la trasformazione delle cellule da normali a tumorali. Il caso più eclatante è l’Imatinib per la leucemia mieloide, un farmaco mirato contro il riarrangiamento di 2 cromosomi che danno luogo al cromosoma Philadephia. Grazie alle nuove tecnologie di caratterizzazione del genoma stiamo andando verso la cosiddetta precision medicine, un approccio basato sulla definizione delle alterazioni genetiche dei diversi tipi di tumore e sul successivo utilizzo di farmaci mirati a esse.
Ma la più grande novità – e speranza – nella lotta al cancro è l’immunoterapia, che rappresenta l’avverarsi di un sogno lungo 100 anni: oggi, le armi del nostro sistema immunitario si sono affiancate con successo alle terapie più tradizionali. Gli anticorpi, innanzitutto, che dotati di grande specificità – come missili mirati contro le cellule tumorali – hanno rivoluzionato la cura dei linfomi e di alcuni tumori solidi come mammella e polmone. In futuro ci auguriamo migliorino sempre più la vita dei pazienti: tra i nuovi farmaci in sperimentazione, uno su 3 è un anticorpo. L’ultima frontiera, poi, è coniugare agli anticorpi i farmaci chemioterapici, veicolandoli direttamente contro il cancro e riducendone la tossicità sui tessuti sani.
Ancora, dalla consapevolezza che il sistema immunitario viene come corrotto o addormentato dal cancro, stanno derivando approcci terapeutici mirati a togliere alle nostre difese i ‘freni’ che il tumore attiva. Recentemente è stato approvato l’uso clinico di anticorpi che bloccano alcuni di questi freni molecolari (CTLA4, PD1 e PDL1) contro il melanoma, e a breve ci attendiamo l’entrata in clinica di ulteriori anticorpi mirati contro freni diversi.
Anche le cellule dell’immunità sono entrate a far parte dell’arsenale terapeutico contro i tumori. Siamo capaci di prelevarle, farle crescere, educarle a un determinato scopo e poi reinfonderle nei pazienti: le terapie cellulari stanno muovendo i primi passi in clinica con risultati incoraggianti nei tumori ematologici.
Infine, abbiamo imparato a utilizzare i vaccini: sono già realtà quelli preventivi (contro l’epatite B e i cancri del fegato causati dal virus che ne è responsabile, e contro il Papilloma virus che provoca il tumore della cervice uterina), mentre quelli terapeutici sono una speranza su cui si sta lavorando in tutto il mondo.
I vaccini richiamano la nostra attenzione su un’altra arma fondamentale nella lotta contro i tumori: la prevenzione, l’unico strumento a nostra disposizione in grado di eliminare le cause che portano allo sviluppo del cancro.
Sappiamo ormai per certo che i tumori sono determinati da eventi genetici, ovvero modificazioni del genoma riconducibili a 3 fattori: infezioni virali o agenti infettivi, come il virus del papilloma o dell’epatite, carcinogeni chimici e fisici (il fumo di sigaretta e l’asbesto) e scorretti stili di vita. A esempio, il sovrappeso aumenta il rischio di sviluppare tumori e, in particolare, l’obesità è causa ormai scientificamente accertata di cancro.
Alcuni tumori, tuttavia, non sono facilmente spiegabili con nessuna di queste cause, e, a questo proposito, non è assolutamente da escludere che alla loro base ci sia un meccanismo più profondo, legato all’evoluzione nel senso darwiniano del termine. Un certo grado di instabilità genetica è intrinseco al processo evolutivo: se il genoma fosse cristallizzato e stabile, la vita sul pianeta non si sarebbe evoluta.
In questo contesto generale, nel gennaio 2015 Cristian Tomasetti e Bert Vogelstein hanno pubblicato su Science un articolo in cui, sulla base della frequenza di cellule staminali e di attività replicativa nei diversi organi, è stata stimata l’incidenza di trasformazione spontanea delle cellule normali in tumorali, in assenza di carcinogeni.
Questo lavoro si è prestato a una lettura provocatoria che ha portato alla divulgazione di un messaggio fuorviante, vale a dire che il cancro sia una questione di sfortuna, e che 2 tumori su 3 dipendano dalla cattiva sorte e non dallo stile di vita o dai geni.
Che la sfortuna sia un elemento fondamentale della vita è fuor di dubbio, così come il fatto che ci si possa ammalare anche in assenza di fattori di rischio, e lo studio di Vogelstein e Tomasetti è in realtà interessante ma, come nei confronti di qualsiasi ricerca scientifica, dobbiamo porci domande sui suoi confini e limiti: è fondato sostanzialmente su analisi matematiche e inferenze per organi di cui non abbiamo i dati. Pertanto, le stime che ne conseguono vanno prese con cautela. Inoltre, lo studio ha escluso 2 patologie a elevata diffusione, il cancro della mammella e quello della prostata.
Questo nulla toglie alla sua qualità, ma di certo ‘toglie vento alle vele’ del messaggio nella forma in cui è stato divulgato.
Quindi, pur senza dimenticare che la fortuna è una variabile esistente e in nessun modo controllabile, dal punto di vista della prevenzione è nostro dovere fare tutto il possibile.
Ciò significa innanzitutto seguire stili di vita corretti. In primis – ma non solo – a tavola, dove inizia una buona qualità di vita: una dieta equilibrata, ricca di frutta e verdura fresche, svolge un’azione-chiave nella riduzione del rischio di malattia, perché aiuta l’armonico funzionamento del sistema immunitario. È utile sintetizzare i consigli per uno stile di vita corretto nella regola ‘0-5-30’: ogni giorno 0 sigarette, 5 porzioni di frutta e verdura, 30 minuti di attività fisica.
Prevenzione, inoltre, significa evitare, nel possibile, di esporsi a elementi carcinogeni dell’ambiente, come l’asbesto o i particolati (smog), e utilizzare i vaccini disponibili, in attesa che ne arrivino altri.
Perché se nulla si può fare per cambiare la fortuna, la prevenzione è invece nelle mani di ciascuno. La lotta al cancro, quindi, passa anche da noi.
Che cos’è un tumore
La caratteristica fondamentale delle cellule tumorali consiste nell’essere prive dei processi di controllo della crescita, uno degli aspetti più importanti della fisiologia animale. Le cellule normali si riproducono e muoiono quando ricevono, per mezzo di messaggi chimici, determinati segnali molecolari da altre cellule poste nelle vicinanze, oppure dagli stessi geni che si trovano nel loro DNA. Nel caso delle cellule tumorali, si determina invece la rottura di questo delicato equilibrio a causa di alterazioni geniche, dette mutazioni. Alcune di queste mutazioni sono ereditarie, mentre altre sono provocate da fattori esterni.
I tumori si distinguono in benigni, se tendono a rimanere localizzati nell’organo di origine e hanno un accrescimento lento ed espansivo, e maligni, se presentano accrescimento rapido, con ampia infiltrazione negli organi in cui si sviluppano e capacità di diffondersi in tutto l’organismo determinando il fenomeno della formazione di aree secondarie di crescita (metastasi).
Papilloma virus
È un virus di cui esistono numerosi tipi; alcuni di essi sono implicati nel manifestarsi di patologie comuni, quali le verruche cutanee e i condilomi acuminati, mentre altri sono responsabili dell’insorgenza dei carcinomi della cervice uterina. Le ricerche condotte a partire dagli anni Settanta del 20° secolo dal virologo tedesco H. zur Hausen, che per questi studi nel 2008 è stato insignito del premio Nobel per la fisiologia o la medicina, hanno infatti portato all'individuazione di chiare evidenze dell'associazione di alcuni tipi di papilloma virus con la comparsa di lesioni cancerose. Contro questo virus è stato messo a punto nel 2006 un vaccino; la sua commercializzazione in Italia è stata autorizzata nel febbraio 2007, e a partire dal febbraio dell'anno successivo il vaccino viene distribuito gratuitamente alle adolescenti di età compresa tra gli 11 e i 12 anni.
Il caso
Cancro: solo questione di sfortuna?
- A queste conclusioni sono giunti i ricercatori Cristian Tomasetti e Bert Vogelstein, studiosi dell’Università Johns Hopkins di Baltimora, in un articolo pubblicato nel gennaio 2015 su Science.
In questo articolo si arriva alla conclusione secondo cui 2 tumori su 3 sono dovuti a mutazioni legate al puro caso, ovvero alla sfortuna e solo uno su 3 deriva da fattori ambientali, predisposizioni ereditarie o cattivi stili di vita.