candelabro
Il sostantivo è usato una sola volta da D., in Pg XXIX 50 la virtù ch'a ragion discorso ammanna, sì com'elli eran candelabri apprese: nel senso proprio, è da presumere, di " arnese a più bracci adatto a sostenere più candele ", diverso dal ‛ candeliere ' (v.), che è sostegno di una sola candela. Pertanto, quando scorge i sette c. illuminati che guidano la processione sulla sponda del Lete, dopo il colloquio con Matelda, D. ha da lontano l'impressione che si tratti di sette alberi d'oro. Non sembra in contrasto con questa interpretazione l'allusione agli stessi c. (cfr. Pg XXXIX 18) come alle sette fiamme, che sono evidentemente non le fiamme di sette candele - come intende il Porena, e " quindi ogni candelabro non ne portava che una " - ma le fiamme dei sette c., formate ciascuna dalle fiamme delle molte candele infisse sui vari bracci. La molteplicità dei bracci e delle candele sembra necessaria, oltre che per adeguamento del testo a una distinzione tra c. e ‛ candeliere ' che appare già corrente nella lingua del Trecento, per spiegare l'equivoco degli alberi.
La visione dei sette c., ricavata senza dubbio dalla visione di s. Giovanni nel primo capitolo dell'Apocalisse (" et conversus vidi septem candelabra aurea " [1, 12], " et candelabra septem septem ecclesiae sunt " [1, 20], cioè le sette chiese " quae sunt in Asia: Epheso et Smirnae et Pergamo et Thyatirae et Sardis et Philadelphiae et Laodiciae " [1, 11], e che probabilmente ricorda le sette lampade splendenti davanti al tabernacolo nell'Antico Testamento (Ex. 25, 37; Num. 8, 2), è piegata da D. a una diversa e più complessa rappresentazione simbolica, nell'interpretazione della quale non sono mancate incertezze e discussioni, e proposte talvolta palesemente infondate. Si è inteso così che i sette c. vogliano semplicemente riproporre il numero 7 come numero divino, che ricorre spesso nell'Antico Testamento; oppure che rappresentino i sette ordini preliminari al sacerdozio (Pietro); o che ripetano la simbologia dell'Apocalisse, indicando quindi le sette chiese d'Asia; o ancora che indichino i sette sacramenti, doni dello Spirito Santo (Tommaseo), ecc. L'interpretazione che appare oggi più probabile, e che indubbiamente meglio si attaglia alla complessa ma non oscura simbologia di tutto il canto, è tuttavia che i sette c. rappresentino i " septem spiritus Dei " (Apoc. 4, 5), cioè lo spirito settemplice di Dio (cfr. Is. 11, 2-3: " Et requiescet super eum spiritus Domini, spiritus sapientiae et intellectus, spiritus consilii et fortitudinis, spiritus scientiae et pietatis. Et replebit eum spiritus timoris Domini "), fonte dei sette doni dello Spirito Santo, li quali, secondo che li distingue Isaia profeta, sono... Sapienza, Intelletto, Consiglio, Fortezza, Scienza, Pietade e Timore di Dio (Cv IV XXI 12). Perciò procedere nella scia luminosa dei sette c., come la processione che ad essi segue e al centro di questa il carro luminoso che simboleggia la Chiesa, significa procedere sulle orme dello Spirito Santo.