CANDI (Cando, de Candi, de Cando), Cando (Candus)
Nacque probabilmmte a Padova nella seconda metà del sec. XIV. Discendeva da un'antica famiglia originaria di Monselice, tradizionalmente legata all'esercizio dell'arte della lana; era nipote del celebre matematico padovano Prosdocimo de Beldomandis, con il quale fu in stretta relazione. Il 26 giugno del 1425 conseguì in Padova la laurea in arti. Dovette entrare molto presto a far parte del corpo accademico dell'università di Padova: infatti già il 12 sett. 1429 egli figura nella commissione d'esame in arti di un Giacomo da Venezia. Il 10 sett. 1431 conferì il titolo di dottore nelle arti liberali a Nicola Colombini di Ascoli; il 2 ott. 1433 il suo nome è ricordato ancora una volta nei Rotuli dell'università, per aver presenziato all'esame di licenza in arti di Francesco Polastre. Il 3 nov. 1433 il C. ottenne la licenza in medicina, e al nuovo titolo corrispose ben presto un cambiamento nello stato giuridico: se ìl 29 ott. 1434 il suo nome viene ricordato, in occasione della licenza in arti di Andreolo Dandolo di Venezia, ancora con la vecchia qualifica di "magister", tuttavia, nello stesso anno, il C. venne insignito dell'incarico di lettore straordinario di pratica medica e di lettore di astrologia.
Il caso, se pure non infrequente, di un doppio incarico universitario è assai indicativo del prestigio che il C. godeva in quegli anni e dell'avanzamento della sua posizione. Il Rotulo che menziona le sue cariche lo qualifica infatti come "famosus"; ed il Colle sottolinea che il C., unico lettore laico di quella scienza, era in accesa competizione con gli altri due insegnanti della stessa materia (Padova, Bibl. universitaria, ms. 1. 1673/c: F. Colle, Opera, f.57r). Dibattuto è invece il problema se la pratica di attribuire l'incarico di astrologia e matematica a professori di medicina fosse usuale o eccezionale: la cattedra occupata dal C. nel 1434 era rimasta infatti ufficialmente vacante dal 1428, anno della morte del de Beldomandis; più di uno storico dell'università di Padova, tuttavia, ha notato che si potrebbe spiegare il fenomeno se vi fosse stata l'abitudine di assegnare l'insegnamento dell'astrologia ai dottori in medicina: ciò giustificherebbe il silenzio dei Rotuli a tale proposito, essendo la funzione straordinaria compresa in quella ordinaria di professore di medicina. Èperò abbastanza difficile in questo modo spiegare perché gli stessi Rotuli specifichino in maniera così precisa il duplice incarico del C., come pure la presenza di ben tre lettori nello stesso momento per la stessa materia, dopo che per molti anni essa era stata compresa nell'ambito di un insegnamento collaterale, se non addirittura non insegnata. Appare perciò credibile anche la tesi secondo cui la cattedra di astrologia sarebbe stata del tutto sospesa dopo la morte del famoso matematico, finché non si fosse presentato un degno successore.
A partire dal 1435 non si hanno altre notizie sull'attività del C.; il Favaro (Ilettori di matematiche..., p. 34) avanza l'ipotesi che egli abbia abbandonato l'insegnamento dopo il 1444. Morì sabato 29 luglio 1447, come ci ricorda l'iscrizione sepolcrale (G. Salomoni, Agri patavini inscriptiones..., Patavii 1696, p. 49), e fu sepolto a Monselice nella chiesa di S. Giustina.
Non va confusa l'iscrizione sepolcrale del C. con quella di un altro Cando Candi, anche lui matematico, astronomo e fisico veneto, morto il 26 maggio del 1408; di questo secondo personaggio nulla conosciamo, se non l'epigrafe che il Salomoni riporta di seguito dopo quella del Candi.
Non si ha notizia di alcuna opera del C., di cui ci è però rimasto un autografo: si tratta di un manoscritto che comprende parecchie opere di matematica e astronomia, tra cui in particolare il De Arithmetica di Boezio ed il famoso trattato dello zio Prosdocimo de Beldomandis, intitolato Canones de Motibus Coelestium, terminato nel 1424. Il codice, appartenuto oltre che allo stesso C. alla biblioteca Soranzo, si trova attualmente ad Oxford nella Bodleian Library, dove porta la segnatura Can. lat. 554; la trascrizione venne ultimata, come risulta da una sottoscrizione di pugno del C., il 20 febbr. 1435. Più di una fonte ha tuttavia ricordato questa trascrizione datandola nel 1439; il Favaro ammette la possibilità che si tratti di un'altra copia, oggi perduta.
Fonti e Bibl.: Acta Graduum Academicorum Gymnasii Patavini ab anno 1406 ad annum 1450, a cura di G. Zonta-G. Brotto, I, Padova 1970, pp. 217, 232, 273, 308, 310, 326; A. Favaro, I lettori di matematiche nelle università di Padova, in Mem. e documenti per la storia dell'Università di Padova, I (1922), pp. 34 s.; Id., Intorno alla vita e alle opere di Prosdocimo de' Beldomaldi..., in Boll. di bibl. e di storia d. scienze matem. e fis., XII (1879), pp. 13, 34, 74, 159, 162, 166, 169, 191 s., 195, 201, 210; Id., Appendice agli studi intorno alla vita e alle opere di P. de' Beldomaldi..., ibid., XVIII (1885), pp. 404-423.