Cannabinoidi
Classe di sostanze che comprende il cannabinolo e i composti a esso strutturalmente correlati. Il cannabinoide più importante è il tetraidrocannabinolo (THC) presente nella canapa indiana (Cannabis sativa), principio attivo della marijuana. Il suo effetto sul sistema nervoso centrale è generalmente di rallentamento dei processi cognitivi e di sedazione.
Gli effetti collaterali dipendono anche dalla via di somministrazione (più rapidi e a concentrazione elevata a livello cerebrale se l’assunzione avviene con il fumo, più lenti e prolungati per via orale). Possono comunque presentarsi effetti diversi in base al tipo di utilizzo: per inalazione attraverso il fumo (paranoia, tachicardia, palpitazioni, tosse, broncocostrizione, ipotensione ecc.), per somministrazione orale (ipotensione, confusione, disorientamento spaziotemporale, tremore, debolezza muscolare, euforia, disforia, atassia, aumento dell’appetito), per via parenterale (dolori addominali, crampi alle estremità inferiori, nevralgia facciale, rash). In una piccola percentuale di pazienti (10%), l’ingestione di cannabinoidi ha comportato problemi più seri, quali allucinazioni, astenia, parestesia, amnesia, sincope, incontinenza fecale, tachicardia, mania, incubi, letargia, emicrania, psicosi, ritenzione urinaria, ipertensione, eccessiva sudorazione, disfagia.
Alcuni cannabinoidi sono stati impiegati anche in terapia medica con diverse indicazioni. La loro efficacia come antiasmatici, o come antiemetici, nel glaucoma ad angolo aperto, nella sclerosi multipla, nell’ansietà, nell’insonnia e nella depressione è riconosciuta, mentre il loro uso in farmacologia è stato lungamente dibattuto. Esistono, inoltre, problemi oggettivi legati all’uso di alcuni di essi in quanto il THC è poco solubile in acqua, poco stabile e ha una lunga emivita. (*)
→ Terapia farmacologica del dolore