Vedi CANONE dell'anno: 1959 - 1994
CANONE (κανών)
Il vocabolo greco significa "bastone diritto, squadra, riga"; metaforicamente, "regola, norma"; κανὼν καὶ μέτρον τοῦ καλοῦ legge e misura del bello. Demetrio è autore di un trattato filosofico intitolato Kanònes (Κανόνες). In arte c. significa modello, paradigma: Erodoto è kanòn del dialetto ionico, Tucidide dell'attico, Policleto, come è noto, scrive un opuscolo e costruisce una statua - il Doriforo - ambedue conosciuti sotto il nome Kanòn: modello e norma di un corpo umano. Il c. originario nella scultura greca è naturalmente empirico: fornito, cioè, dalla natura stessa; come il piede, la testa, la tesa (l'apertura delle braccia e sue frazioni), il dito, il cubito, o avambraccio. I koùroi di Polymedes e i famosi Atlanti dell'Olympieion di Agrigento sono costruiti l'uno probabilmente sul canone-testa; gli altri sul canone-piede (24 piedi): per i primi si è anche pensato a un prisma quadrangolare la cui altezza è uguale a tre volte lo spigolo della base.
Il lungo uso del c. naturale (v. embater) porta seco inevitabilmente la fissazione del c. numerico, che non si distacca mai - questo è ovvio - dalla realtà naturale, ma cerca di correggerla e di sottrarla alle fluttuazioni del singolo individuo vivo. È la mentalità del V sec. che riproduce la "idea" dell'uomo, non l'uomo; l'uomo naturale perfetto, costituito dalle singole perfezioni dei singoli individui. Pertanto Policleto non abbandona del tutto il c. anatomico, ma, da un lato, cerca di rimpicciolirlo, abbandonando la testa e il piede e iniziando la costruzione simmetrica del corpo dal dito (Galeno: Overbeck, 959); dall'altro introduce, per via razionale, valori numerici fissi, che sciolgono le nuove statue da ogni residua mentalità artigiana. Questi sono i due fenomeni "canonici" dell'arte classica del V sec. e seguenti; rimpicciolimento del c. anatomico o geometrico (quest'ultimo per l'architettura: per esempio il diametro della colonna, che viene diminuito perché troppo scomodo), e introduzione del calcolo numerico: ambedue le novità si compenetrano, interdipendenti l'una dall'altra. Il denominatore numerico introdotto da Policleto sembra sia stato il 5; in luogo di 6 volte il piede o 6 volte la testa. Policleto avrebbe costruito su di un comodo embatèr di 1/5 × 6 = 1/30; dell'altezza del corpo, embatèr che lo svincolava da ogni tradizione precostituita; il costruire un corpo di una statua diventava un'operazione scientifica.
La mentalità ellenistica col suo naturalismo affinato e complicato dalla codificazione - da noi piuttosto presentita che delineata e valutata - della visione ottica di linee, piani e volumi, male poteva adattarsi al freno esclusivo di regole canoniche anche soltanto numeriche.
Ma per salvare la tradizione, il c. viene gradatamente rimpicciolito; la colonna dorica da 6 diametri (stadio "policleteo") aumenta a 7 (Vitr., 86, 13 R.); e il numero 7 può ben essere stato il denominatore lisippeo. Certo è che nel tardo periodo ellenistico si parla di unità canoniche minime, come 1/210 dell'altezza del corpo umano. Comunque, se il Colosso di Rodi di Chares era alto 105 piedi, è chiaro che il suo c. dovette esser costruito su di una unità di 1/2 piede. Ma è l'epoca in cui il concetto di "simmetria" ha cessato di essere un rapporto di semplici numeri, e si è trasformato in quello più vago di "euritmia", il quale non disdegna i numeri, ma si avvale anche dei coefficienti della visione prospettica, o scenografica.
Bibl.: Per la bibl., si veda sotto la voce policleto.