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canonico

di Vincenzo Laraia - Enciclopedia Dantesca (1970)
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canonico

Vincenzo Laraia

La voce appare una sola volta (in Cv IV XII 9), come aggettivo: Ragione canonica, cioè, diritto c.; la parola, volgarizzazione del latino canonicus, deriva dal termine tecnico canon (" canone ") con cui veniva designata ogni norma che la Chiesa fissava per sé. Nel Medioevo canones erano dette le norme ecclesiastiche, in contrapposizione a quelle laiche o leges. Allo stesso modo ius canonicum o ratio canonica designava il complesso delle norme costituenti l'ordinamento della Chiesa, mentre ius civile o ratio civilis quello dell'ordinamento laico. Le due ‛ Ragioni ' sono ricordate da D. nel passo citato: E che altro intende di meditare l'una e l'altra Ragione, Canonica dico e Civile, tanto quanto a riparare a la cupiditate che, raunando ricchezze, cresce? Il significato del passo è chiaro: il diritto c. e civile medita principalmente in vista del fine di infrenare la cupidigia delle ricchezze, che cresce col crescere di esse. Per altri significati che nel passo può assumere il verbo ‛ meditare ', v. la voce relativa. Solo nel Fiore la forma popolare ‛ calonaco ', in funzione di sostantivo.

Vocabolario
canonìa
canonia canonìa s. f. [dal fr. chanoinie, der. di chanoine «canonico»]. – Dignità, ufficio di canonico.
canonista
canonista s. m. [der. di canone] (pl. m. -i). – Maestro, scrittore e in genere cultore di diritto canonico (con questo sign., anche femm., riferito a donne). In senso lato, sono detti c. anche gli autori che nel medioevo attesero a questa...
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