CANOSA, Antonio Capece Minutolo, principe di
Uomo politico, nato a Napoli forse nel 1763, morto a Pesaro il 4 marzo 1838. A differenza di molti altri giovani nobili del suo tempo, il C. rimase tenacemente attaccato all'antico regime e difese fervidamente, con la penna e con la spada, i privilegi ecclesiastici e baronali. Scoppiata la rivoluzione francese, quando si parlò d'introdurre nell'Italia meridionale istituzioni liberali, egli prese decisa posizione a favore della monarchia assoluta, e allorché, ai primi del 1799, l'esercito dello Championnet si avvicinò a Napoli, tentò d'impedire, ma invano, la proclamazione della repubblica. Fu costretto allora a nascondersi, ma qualche mese dopo, pur avendo fatto formale adesione al governo democratico, per non infondati sospetti di congiura sanfedistica fu imprigionato in Castel Sant'Elmo e condannato a morte. Ebbe salva la vita per il sopraggiungere dell'esercito del cardinale Ruffo, ma durante la reazione fu imprigionato di nuovo e processato dai Borboni. Ebbe la condanna a cinque anni di relegazione, dalla quale fu liberato dopo il trattato di Firenze (1801).
Nel 1806, tornati i Francesi in Napoli, mentre il padre del principe, Fabrizio, aderiva al nuovo regime, il giovane C. seguì i Borboni in Sicilia e si diede a raccogliere gente per la riconquista del regno. Avvenuta la restaurazione, il C. fu nominato ministro di polizia, ma, per il rigore usato in tale ufficio, dovette abbandonarlo presto (1816). Vi tornò nel 1821, ma le potenze della Santa Alleanza ne imposero l'allontanamento, e il re lo esortò a starsene fuori del regno. Il C. assunse allora un atteggiamento di lotta a oltranza in difesa del legittimismo e contro i liberali e i governi, che, a suo modo di vedere, non li perseguitavano abbastanza, scrivendo opuscoli, articoli, libelli con vivacità di stile. Tale lotta ebbe la sua massima manifestazione nella collaborazione del C. alla Voce della Verità (1831-34). Per i suoi sistemi ultrareazionarî e perché si disse che inventava congiure di liberali allo scopo d'indurre i governi a stringere ancor più i freni, Iu scacciato dalla Toscana (1830), e quattro anni dopo dovette lasciare anche Modena, dove il duca lo aveva nominato suo consigliere, e si trasferì a Pesaro.
Bibl.: B. Croce, Il principe di C., in Uomini e cose della vecchia Italia, II, Bari 1927, p. 225 segg.; G. Bertoni, Il principe di C. nel ducato Estense, in La Cultura, VI (1927), p. 100 segg.; D. Petrini, Tra i legittimisti dell'800 negli ultimi anni del principe di Canosa, in Nuova rivista storica, XII (1928).