CANOSSA (A. T., 24-25-26)
Nome di una rupe e poi di un castello appartenenti al comune di Ciano d'Enza, nella prov. di Reggio Emilia. Del castello restano i ruderi. La rupe, che raggiunge col punto più alto 576 m., sorge a SE. di Ciano d'Enza. Fatta di arenaria cementata da marne è andata soggetta e frane. La cima, dalla quale si gode un ampio panorama, somiglia ad un trapezio irregolare, ampio circa 2000 mq.
Canossiani. - Così furono chiamati, dal castello di Canossa, i componenti la dinastia degli Attoni (v.) a cui appartennero il conte Bonifacio e la celebre contessa Matilde. Il castello fu eretto, secondo la tradizione, da Azzo Adalberto, figlio di Sigifredo da Lucca, circa il 940: è incerto se su propria terra, o su fondo concesso dal vescovo di Reggio. La forte posizione del luogo, che fiancheggiato in largo giro da naturali presidî, divenne poi centro d'un vero sistema di fortificazioni, comprendente le Quattro Castella sulla fronte della pianura, spiega l'origine e l'epica fortuna della rocca. Aggiungi ch'essa guardava il passaggio d'una antichissima strada "regia", proveniente dalla valle del Serchio, attraverso il Frignano e la Val di Secchia, e segnante il leggendario cammino degli Attoni dalla Lucchesia all'Emilia (la corte di Roncosigefredo, presso il valico, richiama il nome del fondatore della dinastia): la quale strada fu poi, in certo modo, l'asse strategico e politico della grande marca attoniana.
Il rifugio della regina Adelaide, il triennale assedio di re Berengario (dopo il 952), il meno certo assedio di re Adalberto suo figlio, iniziano la storia del castello: non capoluogo e dimora dei principi della marca, come s'è creduto, ma loro ridotto e baluardo. Tale esso fu nelle varie avventure dell'epopea matildina; inespugnato nell'assalto datogli da Enrico IV nel 1092, dopo essere stato teatro della memoranda umiliazione di costui, nel gennaio del 1077, ai piedi di Gregorio VII.
Spenta la dinastia degli Attoni il castello divenne la sede di una consorteria di milites (ai quali spetta più propriamente il predicato di Canossa), forse consanguinei con la famiglia marchionale e certo da essa infeudati; affrontò con varia fortuna, e con l'intermezzo d'una signoria correggesca, le lotte d'espansione del comune reggiano e le guerre rivali fra questo e il comune di Parma; cadde nel dominio degli Estensi (1409), fu oggetto poi di contese e campo di battaglia fra questi principi e i Farnese.
Gli avanzi del castello, continuamente diminuiti dalle frane, sono stati esplorati sistematicamente nell'ultimo cinquantennio. Gli scavi ar-cheologici, iniziati nel 1878 da Gaetano Chierici, continuati da Naborre Campanini, hanno messo in luce quattro fasi della complessa costruzione: la rocca attoniana e matildina; il castello ricostruito dai secondi canusini, dopo la distruzione fattane dai Reggiani nel 1225; il palazzo estense del Quattrocento; la dimora signorile dei Ruggeri del 1570. La rocca attoniana, includente nel primo cerchio delle mura l'abitato ai piedi della rupe, riuniva, al sommo, l'arce e il maschio, insieme palazzo e corte dei Signori, una serie di horrea sotterranei, con accesso e difese indipendenti, la chiesa gentilizia di S. Apollonio, fondata da Azzo Adalberto, consacrata nel 976, istituita in collegiata, poi mutata in abbazia da Beatrice e Matilde. La chiesa fu il mausoleo dei primi dinasti attoniani, deposti in arche romane di spoglio, talune inscritte, recate forse da Modena (Corp. Inscr. Lat., XI-I, 1017). Era spartita a tre navate, con presbiterio rialzato sulla cripta. La sua iconografia, una vasca battesimale, capitelli ed altre sculture in arenaria superstiti rivelano uno stile comune a varie costruzioni chiesastiche dell'Appennino modenese e reggiano; stile d'impronta lombarda, che prelude alle grandi manifestazioni dell'arte romanica nelle città padane, la cui prima fioritura è collegata, dalla tradizione, non infondatamente, col nome di Matilde.
V. tavv. CLXXXV e CLXXXVI.
Bibl.: G. Chierici, Topografia del castello di Canossa, in Atti e memorie delle RR. Deputazioni di storia patria per le provincie modenesi e parmensi, s. 3ª, III-II (1885), p. xxi segg.; A. Ferretti, Canossa, Torino 1885; N. Campanini, Canossa, guida storica, Reggio Emilia 1915: L. Simeoni, La "Vita Mathildis" di Donizone, Modena 1926; N. Grimaldi, Matilde di Toscana e la sua stirpe feudale, Firenze 1928 (cfr. anche attoni).