Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Si tratta di due fenomeni musicali di stampo europeo, entrambi di chiara matrice sperimentale, eppure molto diversi fra loro. Più vicino al jazz il suono di Canterbury, più elettronico quello del krautrock. La scena di Canterbury nasce soprattutto nei primi album di Soft Machine e Caravan, per poi riflettersi su numerose band successive attive a Londra e quindi nel resto d’Europa. Il krautrock è invece alimentato da gruppi che utilizzano forti elementi rumoristici, altri gruppi che fanno impiego massiccio di elettronica, altri che cercano nella musica una funzione più riflessiva e meditativa. Entrambi i fenomeni rappresentano il meglio della capacità innovativa nella scena musicale extracolta europea.
Vicinanze e discordanze
Il Canterbury sound e il krautrock sono due fenomeni musicali che hanno avuto sviluppo, e un limitato successo di pubblico, in Europa tra gli anni Sessanta e Settanta. Nonostante alcuni elementi comuni, in realtà si tratta di due fenomeni ben distinti, non solo per la provenienza geografica che i nomi suggeriscono (dall’Inghilterra il primo, dalla Germania il secondo), ma soprattutto per gli esiti musicali e l’influenza che hanno avuto sui musicisti delle generazioni successive.
Come spesso accade, anche nel caso di Canterbury sound e krautrock, sotto una stessa etichetta vengono riuniti musicisti, pubblicazioni discografiche ed esperienze musicali piuttosto eterogenee, non facilmente sovrapponibili e la cui inclusione o esclusione dalla stessa etichetta può apparire dubbia. Se risulta utile accomunare i due fenomeni è per via di alcuni tratti distintivi che sono: la ricerca musicale alternativa alla forma canzone tipica del pop e del rock di quegli anni; la varietà timbrica prodotta attraverso strumenti estranei alla tradizione rock o di nuova produzione (elettronici); l’utilizzo di forme musicali aperte che non derivano da alcuna tradizione né europea (musica classica), né statunitense (blues, rock’n’roll). In questo distinguendosi entrambi dal contiguo progressive rock, più denso di elementi classicheggianti e meno incline a forme di sperimentazione timbriche e strutturali.
Canterbury sound
Il Canterbury sound, altrimenti definito “la scena di Canterbury”, indica quell’insieme di gruppi e artisti la cui attività ha avuto origine appunto nell’area di Canterbury, nel Kent inglese, intorno agli anni Sessanta. Nel 1960 Robert Wyatt, l’australiano Daevid Allen (ospite di Wyatt a Lydden, 10 km a sud di Canterbury), e George Niedorf (poi insegnante di batteria per Wyatt) iniziano una collaborazione che avrebbe condotto con Allen, Wyatt e Hugh Hopper alla formazione del Daevid Allen Trio nel 1963 (a Londra), e poi ai Wilde Flowers nel 1964. Da quest’ultima band germinano successivamente Soft Machine, Caravan e Gong, mentre dai londinesi Uriel nascono Egg e Khan. In questi gruppi – in un continuo passaggio di strumentisti da una band all’altra – transitano molti dei musicisti, ancora oggi in attività, che costituiscono la scena di Canterbury, i nomi principali sono: Robert Wyatt e Hugh Hopper (Soft Machine); Richard Sinclair (Caravan); Daevid Allen (Soft Machine e Gong); Kevin Ayers, Dave Stewart e Phil Miller (Hatfield & The North); Chris Cutler, Fred Frith, John Greaves (Henry Cow), e altri ancora, senza dimenticare i Matching Mole ancora con Wyatt.
L’essenza del suono di Canterbury consiste in complesse armonie, ampie sezioni lasciate all’improvvisazione, utilizzo di elementi jazzistici, che danno a questa musica una libertà formale e una notevole ricchezza timbrica e stilistica. Serietà e leggerezza si coniugano grazie ai testi cantati, spesso caratterizzati dal tipico humour inglese che costituisce quasi una condizione irrinunciabile per la definizione del Canterbury Style. Da qui è derivata in Inghilterra la gemmazione di nuovi gruppi quali Art Bears, News from Babel, Cassiber e National Health, così come la nascita di nuove band in altri paesi europei dove, similmente ai predecessori inglesi, musicisti curiosi e creativi sovrappongono elementi improvvisativi a soluzioni musicali articolate. Il tutto all’interno di canzoni e brani strumentali di breve durata, con dosi di ironia unite a un serio e appassionato lavoro su strumenti più o meno convenzionali, con sapori rock, jazz, elettronici. Si possono citare i francesi Art Zoyd, Magma, Etron Fou Leloublan, Urban Sax, i belgi Univers Zero, gli italiani Stormy Six, Picchio dal Pozzo e La 1919, tutti in modo diverso apparentati alla lezione canterburiana. I precursori Soft Machine sono invece approdati, dopo vari cambi di formazione, a una forma di jazz rock piuttosto distante dallo stile originale, soprattutto dopo l’abbandono del gruppo da parte di Robert Wyatt e Kevin Ayers, che hanno avviato propri progetti solisti.
Krautrock
Con l’espressione krautrock si indica l’insieme di band tedesche che tra il finire degli anni Sessanta e la metà dei Settanta cercano una propria strada musicale accostando forme aperte del rock tipiche del cosiddetto progressive a sezioni più immediate e ripetitive, spesso solo strumentali, facendo uso di strumenti tipici del rock (batteria, basso e chitarre elettriche), strumenti elettronici analogici (sintetizzatori ed effetti) e metodi presi a prestito dalla musica elettronica e concreta quali il montaggio e la manipolazione su nastro magnetico, e l’uso di suoni e rumori provenienti dalla realtà quotidiana. Tra i gruppi più interessanti di questa esperienza vanno inclusi Faust, Can, Neu!, Amon Düül, Popol Vuh, Ash Ra Tempel e Kraftwerk. A differenza della scena di Canterbury, il krautrock non si caratterizza per particolari abilità strumentali. La musica possiede anzi spesso una caratteristica di approssimazione e durezza che sembra anticipare il fenomeno immediatamente successivo del punk. Siamo di fronte a una visione antiromantica della musica, non consolatoria, sia nelle forme più sperimentali e dure, tra rumore, dadaismo sonoro e rock crudo di Faust, Can, Amon Düül e soprattutto Neu!, che in quelle più meditative di Ash Ra Tempel e Popol Vuh.
I Faust vengono fondati dal giornalista Uwe Nettlebeck e, dopo la pubblicazione dell’album Outside The Dream Syndicate insieme al violinista Tony Conrad (già con LaMonte Young), pubblicano nel 1974 The Faust Tapes, disco molto apprezzato dalla critica. Il loro titolo più rappresentativo è però So Far, album che si presenta totalmente nero (copertina, titoli, etichetta) e che propone brani con pattern parossisticamente ripetitivi. La strumentazione dei Faust comprende, oltre a chitarre e tastiere, anche trapani, bitumiere e vari strumenti a percussione. Il gruppo si è sciolto nel 1975 per poi ricostituirsi nei primi anni Novanta.
I Can sono il più importante gruppo della scena tedesca sperimentale, sin dall’inizio vicini alle esperienze contemporanee d’avanguardia degli americani Frank Zappa e Velvet Underground. La loro sperimentazione è fatta di rumore, sintetizzatori, collage su nastro magnetico e frammenti rock. Estremamente prolifici negli anni Settanta, attraverso diversi cambi di formazione giungono a pubblicare fino a tre album all’anno. La band si è sciolta nel 1978, lasciando un’eredità poi raccolta da gruppi come Public Image Limited (P.I.L.), Fall, Einstürzende Neubauten. Del 1972 è la pubblicazione del doppio album Tago Mago, forse il disco più significativo del gruppo. Le loro registrazioni, spontanee e supportate da ritmi ripetitivi, sono incise direttamente su due sole tracce e viene utilizzata una pionieristica batteria elettronica. Se alcuni brani possono arrivare a superare i venti minuti di durata, il loro concerto più lungo (Berlino 1974) dura dalle 8 di sera fino alle 8.30 del mattino seguente. Solamente nel 1975, per la produzione dell’album Landed, i Can utilizzano per la prima volta la registrazione multitraccia.
Gli Amon Düül presentano invece una formazione che inizialmente, nel 1966, è pensata come un trio di free jazz. I tre album successivi invece, tutti estratti da una stessa jam session sul finire degli anni Sessanta, mostrano una diversa formazione. Quindi, con il nome di Amon Düül II, è stata pubblicata una serie di album caratterizzati da una formazione strumentale estesa (sette-otto elementi) che non rinuncia a lunghe suite spesso a cavallo tra psichedelia e sinfonismo rock.
I Neu! nascono dalla diaspora dei primi Kraftwerk e vengono prodotti in studio da Conny Plank, produttore che collabora con l’inglese Brian Eno e con altri protagonisti dell’elettronica tedesca, tra i quali Moebius e Roedelius (Cluster). Il duo dei Neu!, composto da Michael Rother e da Klaus Dinger, presenta due anime opposte, una più ambient e l’altra più rock, che trovano nei tre album intitolati tutti allo stesso modo, Neu!, una sintesi di melodie minimali e groove energetici. Siamo qui ben lontani dalle composizioni più dilatate nell’elettronica dei Popol Vuh come nella psichedelia degli Ash Ra Tempel (altro gruppo storico, di cui fa parte anche Klaus Schulze, poi tra i protagonisti del versante elettronico cosiddetto “cosmico”, come i Tangerine Dream).
I Popol Vuh vengono fondati alla fine degli anni Sessanta dal tastierista Florian Fricke. Inizialmente un trio con Holger Trulzsch alle percussioni e Frank Fiedler ai sintetizzatori, il gruppo predilige da subito composizioni elettroniche estese e con una forte tendenza verso temi mistici e spirituali. La loro musica si fa via via più scarna, quasi liturgica, fino all’introduzione di strumenti classici come pianoforte, chitarra, oboe, violino, tampura (liuto indiano) e voce soprano. Il regista Werner Herzog ha utilizzato diverse musiche dei Popol Vuh per i suoi film (Aguirre, Kaspar Hauser, Cuore di vetro, Nosferatu, Fitzcarraldo, Cobra Verde).
Il gruppo più popolare del krautrock è però sicuramente quello dei Kraftwerk, che dall’iniziale sperimentazione elettronica è giunto al successo discografico con Trans-Europe Express (1977), decadente costruzione musicale tra nuova elettronica e tradizione, unione di futurismo e passatismo, rumori metallici e arpeggi melodici in sequenze ripetute.