CANTERBURY
(lat. Durovernum Cantiorum)
Città della Gran Bretagna, nella contea del Kent, situata sul fiume Stour; sede primaziale della Chiesa d'Inghilterra dal 7° secolo.La città conserva ancora l'impianto medievale con una planimetria grosso modo circolare, stretta da una cerchia di mura della quale restano lunghi tratti nelle zone orientale e sudorientale; a O rimane invece il Westgate, unica porta urbica sopravvissuta delle sei costruite verso la fine del 14° secolo. Durante il Medioevo C. fu meta di frequenti pellegrinaggi, in particolar modo presso la tomba di Tommaso Becket - arcivescovo della città fatto uccidere dal re Enrico II nel 1170 e canonizzato pochi anni dopo -, le cui reliquie si conservano nella cattedrale.Nel sec. 6°, dopo un periodo di crisi legato al ritiro delle legioni romane, C. divenne capitale del regno sassone del Kent (Townsend, 1950, p. 8). Nel 597 papa Gregorio Magno inviò in Inghilterra l'abate Agostino - in seguito canonizzato - perché cristianizzasse la popolazione sassone. Egli convertì infatti il re Etelberto e costituì C. prima sede episcopale del regno, fondandovi la cattedrale; quest'edificio, di cui nulla sopravvive (Kubach, 1972, p. 15; Pevsner, 1984, p. 23), fu distrutto ai tempi della conquista normanna.L'attuale cattedrale (Christ Church Cathedral), risultato del succedersi di differenti fasi edilizie, si presenta come un edificio di vaste proporzioni, a tre navate di nove campate, con doppio transetto e notevole sviluppo della parte orientale, tale da superare quello delle navate stesse.Sulle rovine dell'edificio costruito da Agostino, negli anni tra il 1070 e il 1077 per volere di Lanfranco, primo arcivescovo imposto dai Normanni, venne eretta una chiesa che si richiamava programmaticamente - nello schema planimetrico e nella scelta del materiale costruttivo - al Saint-Etienne di Caen, di cui era stato abate lo stesso Lanfranco. L'edificio, che era contemporaneamente sede vescovile e abbazia benedettina (la figura del vescovo-abate di C. costituiva una particolarità legata alla conquista normanna), fu rimaneggiato a partire dal 1096 perché divenuto inadeguato alle necessità degli oltre cento monaci, e quindi ricostruito nel 1175, a seguito di un incendio, sotto la guida dell'architetto francese Guglielmo di Sens. Alcuni dei caratteri peculiari della cattedrale di quest'ultima città sono rintracciabili nella cattedrale di C., a partire dall'uso dell'arco acuto di derivazione francese, introdotto in Inghilterra proprio da Guglielmo, che di conseguenza è stato supposto attivo in precedenza alla cattedrale di Sens (Townsend, 1950, p. 29).Il coro eretto a C. è un'opera assolutamente rivoluzionaria e testimonia il momento di transizione tra il massiccio stile normanno e il primo Gotico inglese: le volte costolonate e gli archi quasi acuti sono sostenuti da pesanti pilastri cilindrici con capitelli a decorazione vegetale; tutt'intorno al coro e nel transetto orientale corre un triforio di tipo normanno, al quale si sovrappone un cleristorio gotico. Nella parte posteriore del coro è inoltre presente una recinzione marmorea del sec. 14°, la cui testata è decorata con le statue di sei re inglesi, della metà del 15° secolo.A causa di un incidente di lavoro che lo immobilizzò, Guglielmo di Sens venne sostituito, dopo pochi anni, da Guglielmo l'Inglese, che ne proseguì l'opera non senza modificarne le linee direttive. A lui si deve la Trinity Chapel, cappella ellittica in asse con il coro, da cui è separata da due scalinate, e la c.d. Corona, cappella circolare che si apre sulla Trinity Chapel e che costituisce la terminazione orientale della cattedrale. La zona del presbiterio è sopraelevata rispetto alle navate, secondo una soluzione che venne in seguito ripetuta in altre costruzioni inglesi. Alle spalle dell'altare maggiore si trova la c.d. cattedra di Agostino, trono in marmo del sec. 13° destinato alla consacrazione degli arcivescovi.Alla fase costruttiva normanna appartiene anche la cripta alla quale si accede dal transetto, la cui pianta ricalca quella della Trinity Chapel e delle cappelle absidali a questa annesse. A cinque navate, presenta massicci pilastri e colonne con capitelli lavorati a intrecci vegetali arricchiti da figure umane e animali. Recentemente è stato proposto un confronto tra le sculture di questi capitelli e la contemporanea decorazione di alcuni codici miniati prodotti a C. (Kahn, 1991, pp. 35-78); va infatti ricordato che durante gli episcopati di Lanfranco e del suo successore Anselmo C. divenne un importante centro di cultura e fu sede di un attivo scriptorium.Notevoli sono poi la cappella di S. Gabriele, di epoca normanna, posta sulla navata destra della cripta (articolata in due navate e ornata da affreschi del sec. 12°, tra cui spicca un Cristo in maestà), e quella eretta nel 1363 per volere di Edoardo di Galles, detto il Principe Nero, sostenuta da un unico pilastro centrale. La cappella della cripta sottostante alla Corona fu costruita come sepoltura di Tommaso Becket; è a tre navate su possenti pilastri e conserva due colonne dell'epoca anglosassone.Il transetto occidentale venne riedificato all'inizio del sec. 15° insieme al corpo longitudinale e deve essere considerato un capolavoro del perpendicular style. Le navate sono divise da archi acuti fortemente slanciati, sostenuti da pilastri a fascio; le volte sono decorate da un fitto intreccio di nervature. In occasione dell'erezione di questa parte della cattedrale furono abbattute le navate dell'edificio voluto dall'abate Lanfranco.Anche la facciata appartiene all'ultima fase costruttiva ed è databile alla prima metà del 15° secolo. Stretta tra due torri (la settentrionale ricostruita nel sec. 19°), presenta un'unica apertura a polifora e un unico portale centrale (1425-1427), ornato tra l'altro da un rilievo che ricorda il martirio dell'arcivescovo Becket. Sul capocroce si erge il c.d. Bell Harry, torre in perpendicular style, capolavoro dell'architetto John Wastell, costruita alla fine del sec. 15° in laterizio e rivestita in pietra per armonizzarla con il resto dell'edificio. Il Christ Church Gate, datato 1520, con aggiunte successive, costituisce l'imponente ingresso tardogotico al complesso di cui la cattedrale è il fulcro.La decorazione conservata copre tutto l'arco cronologico di costruzione della chiesa, presentando la stessa varietà di stili dell'organismo architettonico; ciò è evidente soprattutto nella plastica dei numerosi monumenti funebri e nelle vetrate.Luogo di inumazione di molti degli arcivescovi che succedettero a Becket e di vari esponenti della corte d'Inghilterra, la cattedrale di C. conserva numerose sepolture monumentali, concentrate nella zona orientale. La più antica tomba risale all'inizio del sec. 13°: si tratta del monumento funebre dell'arcivescovo Hubert Walter (m. nel 1205), situato nel deambulatorio meridionale della Trinity Chapel. Le tombe più notevoli dal punto di vista artistico sono quelle del re Enrico IV (m. nel 1413), presentato giacente accanto alla seconda moglie, Giovanna di Navarra, in un capolavoro della scultura gotica in alabastro; del Principe Nero (m. nel 1376), eroe della guerra dei Cento anni, raffigurato in tenuta da combattimento ma con le mani congiunte in gesto di preghiera; di Lady Margaret Holland, al centro della Warriors Chapel, dedicata a s. Michele, effigiata tra i suoi due mariti, con il tradizionale simbolo di fedeltà coniugale, il cane, qui ripetuto due volte. Le vetrate appartengono a due distinte campagne decorative, effettuate a grande distanza di tempo e coincidenti con le più importanti fasi costruttive dell'edificio. Le prime vetrate vennero poste in opera nel coro e nel transetto orientale tra la fine del sec. 12° e l'inizio del successivo; il secondo blocco, eseguito tra la fine del sec. 14° e la fine del 15°, è invece situato nella parte occidentale dell'edificio. Lo spostamento dei pannelli ha creato problemi di catalogazione e identificazione dei soggetti, mentre l'opera di restauro, iniziata nel 1972, ha evidenziato uno stato di conservazione non ottimale, oltre alle numerose integrazioni e ridipinture di epoca moderna. Frammenti originali delle vetrate medievali di C. sono stati rinvenuti in opere più recenti conservate in altre località.Il programma iconografico delle vetrate del coro e di quelle del transetto orientale è incentrato sulla genealogia di Cristo. Per quanto sia evidente la continuità di bottega in tutta questa prima fase, il problema della datazione resta tuttora aperto, con oscillazioni che vanno dal 1178 ca. agli anni compresi tra il 1220 e il 1240 (Caviness, 1981, pp. 13-14).Per quel che riguarda la decorazione del triforio, è più difficile ricostruirne con precisione il programma iconografico, che doveva comunque essere relativo alle vite di s. Dunstano (m. nel 988) e di s. Elfego (m. nel 1012). A un livello ancora inferiore si trovano le vetrate con le storie della Vita e della Passione di Cristo e nelle cappelle di S. Gregorio Magno e di S. Martino quelle con la vita dei rispettivi santi. La decorazione della Corona e del deambulatorio della Trinity Chapel è ricostruibile solo parzialmente: nella prima si conservano vetrate con Storie di s. Tommaso Becket e dell'Antico Testamento, mentre nel secondo si hanno raffigurazioni dei miracoli postumi dell'arcivescovo martire.Le vetrate del periodo più tardo non rispondono a programmi iconografici precisi e unitari, ma testimoniano piuttosto di una grande varietà di soggetti decorativi legati alla committenza di singoli benefattori (Caviness, 1981, p. 228). Le frequenti immagini di re e di loro familiari lasciano anche intendere quanto fossero intensi i rapporti tra la cattedrale di C. e la corte inglese: il grande finestrone di facciata, datato agli ultimi anni del sec. 14°, presenta per es., insieme a figure di apostoli e profeti, immagini dei re d'Inghilterra.Nei finestroni delle testate del transetto occidentale sono rappresentate a S (1415 ca.) figure dell'Antico Testamento e a N (1482-1486) figure di profeti, apostoli ed ecclesiastici canonizzati, tra cui alcuni arcivescovi della città. Il braccio settentrionale vede sopravvivere dell'originaria decorazione soltanto alcuni pannelli araldici, datati alla seconda metà del sec. 15°, come quelli situati nel braccio opposto e raffiguranti parlamentari inglesi.La Lady Chapel, eretta tra il 1448 e il 1455 e dedicata all'Assunzione della Vergine, ha perduto parte delle vetrate originali, che si presume avessero come soggetto le Storie della Vergine, mentre restano quelle di soggetto profano, donate dall'arcivescovo Bourchier (m. nel 1486) e incentrate sulle alleanze della sua famiglia.Lungo il lato nord della cattedrale si estende il vasto complesso monastico benedettino - in molte parti oggi in rovina - cui si accede dall'estremità del transetto orientale. Fondato da Agostino di C., fu rifatto e ampliato più volte, già a partire dall'epoca dell'abate Lanfranco.Il grande chiostro - in perpendicular style, ma con resti di parti normanne - fu ricostruito contemporaneamente al corpo occidentale della cattedrale e presenta notevoli volte a nervature ramificate. Dal lato est del chiostro si accede alla vasta sala capitolare, iniziata nel sec. 12° in scala minore e terminata nelle attuali forme in perpendicular style nel sec. 14°; il soffitto è voltato a botte e presenta decorazioni a tralci in legno intagliato.Della fase costruttiva strettamente normanna restano intatte la sala del tesoro, edificio su due piani addossato alla cattedrale, datato alla metà del sec. 12°, e la Water Tower, cisterna su pilastri con elaborate volte in pietra.Quest'ultima è parte del sistema di approvvigionamento idrico del monastero annesso alla Christ Church Cathedral; da sorgenti esterne alle mura di confine una tubatura portava l'acqua in due grosse cisterne situate all'interno del monastero: da qui una rete di condutture faceva defluire l'acqua sia verso tutti i singoli edifici (dall'infermeria alle cucine ai bagni), sia verso i pozzi, sia verso quelle parti del monastero ove si trovavano i terreni coltivati; le acque venivano poi convogliate - per mezzo di una tubatura che aveva il suo inizio nella cisterna dei bagni - nuovamente all'esterno del monastero. Questo complesso sistema è illustrato da un disegno contenuto nel c.d. Salterio di Eadwine (Cambridge, Trinity College, R.17.1, cc. 284v-285r) e datato all'epoca del priore Wiberto (1151-1167); la veduta - estremamente dettagliata - degli edifici del monastero e della rete idrica fa sì che questo disegno, nel quale la cattedrale appare come una cittadella all'interno della città, venga considerato un significativo documento della storia della tecnica in epoca medievale.Attraverso la Green Court si accede alla King's School, fondata sui resti di un monastero del sec. 7°, che conserva una scala d'ingresso, esterna ma porticata, risalente all'epoca normanna.Un altro importante monumento della C. medievale è il complesso extra moenia costituito dall'abbazia di St Augustine e dal college omonimo; quest'ultima costruzione, anch'essa benedettina e dunque in dialettico rapporto con la cattedraleabbazia interna alla città, risale alla metà del secolo scorso, ma ingloba strutture dei secc. 13°-14°, come il Great Gateway, ingresso a torri gotico del 1309. L'abbazia, distrutta nel 1538 per volere del re Enrico VIII, era stata fondata dallo stesso Agostino alla fine del sec. 6°; l'imponente complesso aveva grande importanza tanto che, nella gerarchia dell'Ordine benedettino, l'abate di C. era secondo solo a quello di Montecassino, il che consentiva all'abbazia di sottrarsi alla giurisdizione dell'arcivescovo. Il monastero era formato, oltre che dai locali destinati all'alloggio e alla vita quotidiana della comunità, da chiese erette in epoche diverse (The Archaeology, 1976, pp. 164-165). Del complesso restano solo le fondazioni e parte dell'alzato sia dell'abbaziale (St Peter and Paul) sia delle altre chiese (St Mary, St Pancras e la cappella ottagonale costruita dall'abate Wulfrico nel 1050).Poco lontano da questo monastero sorge la piccola chiesa di St Martin, eretta sopra una villa romana del sec. 4° e prima residenza a C. di Agostino. Il semplice edificio risale al momento dell'arrivo del santo in Inghilterra e conserva, a destra dell'ingresso, il fonte battesimale a immersione di epoca anglosassone, ove secondo la tradizione avvenne il battesimo del re Etelberto.Il City Mus. and Art Gall. ospita, tra l'altro, reperti dall'epoca romana a quella anglosassone e anglonormanna rinvenuti nel corso di campagne di scavo effettuate a C. e nel territorio circostante. Dedicato propriamente alla storia della città durante il periodo romano e medievale è l'Heritage.Le due biblioteche esistenti a C. erano annesse alla Christ Church e all'abbazia di St Augustine; entrambe ebbero il periodo di massima fioritura tra i secc. 11° e 14° e al momento della loro soppressione, nel 1538-1539, contavano in totale più di tremila manoscritti. La biblioteca della cattedrale venne fondata dall'abate Lanfranco e secondo l'inventario frammentario del 1170 conservava - oltre a numerose bibbie e bestiari - almeno duecento opere di autori classici.
Bibl.: R. Willis, The Architectural History of Canterbury Cathedral, London 1845; F. Bond, Gothic Architecture in England. An Analysis of the Origin & Development of English Church Architecture from the Norman Conquest to the Dissolution of the Monasteries, London 1905; H. Batsford, C. Fry, The Cathedrals of England, London 1934 (1938⁴); The Canterbury Psalter, a cura di M.R. James, London 1935; L. Grodecki, The Ancient Glass of Canterbury Cathedral, BurlM 92, 1950, pp. 294-297; W. Townsend, Canterbury (British Cities), London-New York 1950; E. Panofsky, Gothic Architecture and Scholasticism (Wimmer Lectures, 2), Latrobe 1951 (trad. it. Architettura gotica e filosofia scolastica, Napoli 1986); T.S.R. Boase, English Art. 1100-1216 (The Oxford History of English Art, 3), Oxford 1953; H.R. Williamson, Canterbury Cathedral, London 1953; L. Stone, Sculpture in Britain: The Middle Ages (The Pelican History of Art, 9), Harmondsworth 1955; C.R. Dodwell, Painting in Europe: 800 to 1200 (The Pelican History of Art, 34), Harmondsworth 1971; The Archaeology of Anglo-Saxon England, a cura di D.M. Wilson, London 1976 (Cambridge 19812); H.E. Kubach, Architettura romanica (Storia universale dell'architettura, 5), Milano [1972]; L. Grodecki, Architettura gotica (Storia universale dell'architetteura, 6), Milano 1976; R. Morris, Cathedrals and Abbeys of England and Wales. The Building Church, 600-1540, London 1979; M. H. Caviness, The Windows of Christ Church Cathedral Canterbury, in CVMAe. Great Britain, II, London 1981; F. Woodman, The Architectural History of Canterbury Cathedral, London 1981; N. Brooks, The Early History of the Church of Canterbury. Christ Church from 597 to 1066, Leicester 1984; N. Pevsner, Storia dell'architettura europea, Roma-Bari 1984; F. Barlow, Thomas Becket, London 1986; Repertorio delle cattedrali gotiche, a cura di E. Brivio, Milano 1986; K. Grewe, Der Wasserversorgungsplan des Klosters Christchurch in Canterbury (12. Jahrhundert), in Geschichte der Wasserversorgung, IV, Die Wasserversorgung im Mittelalter, Mainz a.R. 1991, pp. 229-236; D. Kahn, Canterbury Cathedral and its Romanesque Sculpture, London 1991 (con bibl.).S. Botti
La maggior parte dei manoscritti miniati prodotti nel corso dei secoli immediatamente successivi alla cristianizzazione dell'Inghilterra nei due monasteri di C. (Christ Church e St Augustine) fu probabilmente saccheggiata o distrutta durante le incursioni e l'invasione dell'Inghilterra da parte dei Vichinghi. A questo proposito va tuttavia segnalato il caso piuttosto singolare di un codex aureus (Stoccolma, Kungl. Bibl., A.135; Alexander, 1978, nr. 30) rivenduto dagli stessi Vichinghi ai cristiani. Tra i manoscritti pervenuti debbono essere ricordati il Salterio di s. Agostino, del secondo quarto del sec. 8° (Londra, BL, Cott. Vesp. A.I; Alexander, 1978, nr. 29), che conserva una raffigurazione di Davide e dei suoi musici, e i resti di una magnifica Bibbia (Londra, BL, Royal 1.E.VI; Canterbury, Cathedral Arch. and Lib., Add. 16; Alexander, 1978, nr. 32), dello scorcio dello stesso secolo, che contiene un notevole incipit del Vangelo di Luca.La produzione miniaturistica di C. fu in grado di manifestarsi appieno solo dopo l'affievolirsi della pressione vichinga. In un primo momento essa si sviluppò sotto l'influsso dell'arte carolingia, specialmente quella delle scuole di Ada e di Reims - il Salterio di Utrecht (Bibl. der Rijksuniv., 32) fu a C. verso il Mille, quando venne in parte copiato da un artista locale (Londra, BL, Harley 603; Temple, 1976, nr. 64) -, ma ben presto gli artisti di C. elaborarono una propria caratteristica linea di tendenza, che si espresse in una serie di delicate opere d'arte e che proseguì fino alla conquista normanna del 1066. Lo sviluppo di questa pratica artistica venne fortemente sostenuto da Dunstano, arcivescovo di C. (960-988) e miniatore egli stesso. Le opere di questo periodo si contraddistinguono per i colori brillanti e gli effetti illusionistici, a volte resi più intensi con l'impiego dell'oro, come testimoniano per es. le miniature nei Vangeli della Trinità, del primo quarto del sec. 11° (Cambridge, Trinity College, B.10.4; Temple, 1976, nr. 65). Tra i miniaturisti anglosassoni almeno uno lavorò in Francia; inoltre appare probabile che le opere di C. abbiano avuto una diffusione anche in altre parti del paese, dato che gli scriptoria della città fornivano manoscritti agli altri monasteri inglesi. Questo spiegherebbe il motivo per cui uno splendido vangelo del tardo sec. 10° (York, Chapter Lib., Add. Ms I; Temple, 1976, nr. 61) e un vangelo riccamente illustrato del 1030 ca. (Roma, BAV, Reg. lat. 12; Temple, 1976, nr. 84), entrambi prodotti a C., si trovassero, nel corso del Medioevo, rispettivamente a York e a Bury St Edmunds.La conquista normanna sancì di fatto la fine dello stile illusionistico anglosassone così come della predilezione per le illustrazioni a piena pagina. Per i Normanni l'interesse risiedeva nel testo, non nell'aspetto decorativo di un manoscritto, e le parti miniate si limitavano alle iniziali; esistono tuttavia anche rare eccezioni, come le vivaci miniature di un manoscritto composito del 1073 ca. (Londra, BL, Cott. Calig. A.XV, cc. 120-143; Temple, 1976, nr. 106) e un grazioso codice contenente il De civitate Dei di Agostino, del 1120 ca. (Firenze, Laur., Plut. 12.17; Kauffman, 1975, nr. 19), le cui illustrazioni a piena pagina lasciano intravvedere reminiscenze dell'impressionismo anglosassone. In termini più generali, occorsero alcuni decenni perché l'arte di C. non risentisse più dell'impatto provocato dalla conquista normanna. Tuttavia, durante questo periodo, i miniatori nello scriptorium della Christ Church cominciarono a specializzarsi in alcuni tipi di iniziali - a testa che morde, a dragone, a girali abitati e quelle del c.d. clambering style - alcuni dei quali, come quelli di un manoscritto contenente i primi quattordici libri delle Antichità giudaiche di Giuseppe Flavio, del 1110-1140 (Cambridge, Univ., Lib., Dd.1.4; Kauffmann, 1975, nr. 43), conservano qualcosa del vigore dell'arte anglosassone.Una seconda copia del Salterio di Utrecht (Cambridge, Trinity College, R.17.1; Kauffmann, 1975, nr. 68) è conosciuta come Salterio di Eadwine, dal nome di uno dei suoi copisti. Si tratta di un manoscritto di grandi dimensioni, eseguito nel 1145 ca., che presenta una disposizione particolarmente complessa dei testi ed è illustrato con miniature policrome che mostrano influenze stilistiche derivanti dallo stesso Salterio di Utrecht e dal maestro Alexis di Saint Albans. Originariamente il Salterio era preceduto da quattro pagine miniate (New York, Pierp. Morgan Lib., M.521; M.724; Londra, BL, Add. Ms 37472; Londra, Vict. and Alb. Mus., 661) contenenti, in piccoli riquadri, un notevole numero di disegni con episodi del Vecchio e del Nuovo Testamento (Kauffmann, 1975, nr. 66); il manoscritto è tuttavia meglio noto per la grande miniatura raffigurante l'amanuense Eadwine, che fu aggiunta intorno al 1160.Accanto a questo salterio di grande formato gli scriptoria di C. produssero inoltre almeno una Bibbia di notevoli dimensioni, la c.d. Bibbia di Dover (Cambridge, C.C.C., 3-4; Kauffmann, 1975, nr. 69), decorata, forse tra il 1155 e il 1165, da due artisti non locali, che si limitarono alle sole iniziali istoriate. L'artista che lavorò al secondo volume è un notevole esponente del Romanico inglese, mentre quello attivo al primo dimostra una chiara affinità con l'arte siculo-bizantina.Di un'altra grande Bibbia (la cui provenienza da C. è stata messa in discussione) il secondo volume (Maidstone, Mus. and Art Gall., 1; Kauffmann, 1975, nr. 70) è andato quasi completamente distrutto, mentre il primo (Londra, Lamb., 3) presenta mirabili esempi di uno stile agile ed elegante - per es. nella raffigurazione dell'albero di Iesse - derivato da quello di Hugo di Bury St Edmunds. Essa fu miniata da un artista che lavorò anche a Lissies in Francia a una Bibbia che un'iscrizione fa risalire al 1146.Una terza e ultima copia nella tradizione del Salterio di Utrecht (Parigi, BN, lat. 8846; Morgan, 1982, nr. 1) venne eseguita tra il 1170 e il 1190 in un codice poi completato in Spagna. Gli artisti inglesi si distaccarono però dalla tradizione dei disegni di Utrecht, privilegiando piuttosto una sontuosa decorazione pittorica. In generale lo stile è più affine alle produzioni di Winchester che non a quelle di C. e rivela ancora una volta l'opera di artisti di passaggio. Dopo la metà del sec. 12° la produzione miniaturistica di C. era infatti ormai passata nelle mani di artisti laici e l'attività delle scuole monastiche era cessata del tutto.
Bibl.:
Edd. in facsimile. - C.R. Dodwell, P. Clemoes, The Old English Illustrated Hexateuch (Early English Manuscripts in Facsimile, 18), København 1974.
Letteratura critica. - C.R. Dodwell, The Canterbury School of Illumination 1066-1200, Cambridge 1954; C.M. Kauffmann, Romanesque Manuscripts 1066-1190 (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 3), London 1975; E. Temple, Anglo-Saxon Manuscripts 900-1066 (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 2), London 1976; J.J.G. Alexander, Insular Manuscripts 6th to the 9th Century (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 1), London 1978; N.J. Morgan, Early Gothic Manuscripts [I], 1190-1250 (A Survey of Manuscripts Illuminated in the British Isles, 4), Oxford 1982; C.R. Dodwell, The Final Copy of the Utrecht Psalter and its Relationship with the Utrecht and Eadwine Psalters (Paris, B.N. Lat. 8846, ca. 1170-1190), Scriptorium 44, 1990, pp. 21-53.C.R. Dodwell