canzone
Un'emozione condensata in pochi minuti
La canzone è una breve composizione musicale divisa in strofe, di carattere vocale o strumentale. Si dice 'canzone' e immediatamente si pensa alla musica che arriva dalla radio e dalla televisione, oppure ci viene in mente la nostra melodia preferita, il motivetto che ci piace tanto, e così via. Oggi la stragrande maggioranza della musica che ascoltiamo è composta di canzoni. Ma non è stato sempre così
Ai nostri giorni, come in passato, sono presenti molti tipi di composizioni musicali, ma con l'avvento dei mezzi di comunicazione di massa e con le registrazioni (siano essi i vecchi dischi o gli odierni file mp3) è la 'forma canzone' a dominare la scena. Cos'è oggi una canzone? È un brano, sostanzialmente cantato, che serve a condensare in pochi minuti un'emozione. Può essere una forma d'arte, ma molto più spesso è una semplice forma d'intrattenimento. Tuttavia ha assunto un peso e un'importanza nelle nostre vite che nessuna forma musicale ha, in passato, mai avuto. La canzone, insomma, è parte integrante della nostra cultura, del nostro modo di essere, del nostro modo di intendere e vivere la musica.
Tracce della forma primitiva della canzone possono essere individuate nei due secoli a cavallo dell'anno Mille, periodo in cui, dopo la frammentazione dell'impero carolingio e la nascita di strutture sociali feudali, si registra il sorgere di una cultura sempre più svincolata dal controllo del potere ecclesiastico. Tradizioni popolari, poesia di corte e l'affermarsi delle lingue romanze, originate dal latino, contribuiscono in uguale misura allo sviluppo di forme musicali profane di contenuto amoroso, politico e satirico.
La commistione tra ambito musicale sacro e profano dà vita in territorio provenzale (e poi in Catalogna e nel Nord dell'Italia) alla monodia (canto a una voce senza accompagnamento) profana dei trovatori (v. trovatori e trovieri), i cantori in lingua d'oc, cioè in provenzale, dell'amore cortese e del corteggiamento amoroso tipici della tradizione cavalleresca tra la fine dell'11° e l'inizio del 13° secolo. Una delle forme trovadoriche più diffuse è proprio quella della cansó (la chanson dei trovieri), componimento di contenuto amoroso. Altrettanto significativa è la tradizione dei trovieri nella Francia settentrionale tra il 12° e il 13° secolo, che si esprimono in lingua d'oil (il francese) e prediligono le composizioni di carattere narrativo, come le chansons de geste che celebrano le imprese cavalleresche degli eroi feudali.
Queste forme musicali vengono successivamente esportate con successo in Germania, dove si impone la struttura strofica del Lied, mentre in Spagna e in Italia l'intreccio tra sacro e profano in musica trova espressione nelle laudi (di argomento religioso e carattere popolare) intonate dalle confraternite religiose.
Già alla fine del 14° secolo la chanson francese, che riprendeva strutture e melodie dalle canzoni dei trovatori e dei trovieri, si affermò nelle sue varianti 'a ritornello', cioè il rondò, la bergerette, il virelai e la ballata, forme profane cui si oppose la polifonia del mottetto, brano cantato in latino durante celebrazioni liturgiche. Lungo tutto il 15° secolo i canti polifonici dei pellegrini e quelli da eseguire nelle processioni riprendono forme e contenuti da canzoni monodiche e polifoniche più licenziose di argomento amoroso, o collegato al Carnevale, o anche politico. È assai diffusa in Italia verso la fine del Quattrocento la frottola, componimento per lo più dialettale che trae origine dalla ballata trecentesca. In epoca tardo-rinascimentale la fusione tra generi raffinati e popolareschi si compie nel madrigale, composizione priva di ritornello, generalmente a quattro voci dove il contenuto amoroso, o anche erotico, si ispira alla poesia di Francesco Petrarca, che all'epoca era il grande modello letterario di riferimento.
Alla fine del 16° secolo in Italia la purezza del madrigale si stempera in modi più popolari, che vanno dalla villanella napoletana (una canzone dialettale) alla canzonetta, composizione polifonica che impiega un numero variabile di voci (da due a otto) e prevede l'esecuzione simultanea di diverse parti allo stesso ritmo (omoritmia). Parallelamente, in Francia, la chanson evolve arricchendosi di elementi teatrali e descrittivi.
Il successo delle composizioni polifoniche non oscura però la pratica del canto a solo con accompagnamento di strumenti (viola e liuto principalmente), che presto si trasforma, nella Firenze medicea a cavallo tra 16° e 17° secolo, nel cosiddetto 'recitar cantando', uno stile tra canto e declamazione.
Nella seconda metà del 17° secolo l'opera lirica monopolizza la scena musicale italiana ed europea, ma a metà del secolo successivo ottiene grande successo la sua variante popolaresca, l'opera buffa, mentre in Francia si impone l'opéra comique, due generi che utilizzano i personaggi comici e grotteschi dell'opera seria e non temono di importare elementi volgari dell'intrattenimento popolare.
Nella seconda metà del 18° secolo nasce anche una forma di evasione più raccolta, ma non meno pungente, quella del café chantant, un caffè che offre spettacoli di scenette e musica per richiamare pubblico (in Inghilterra un equivalente è rappresentato dal music-hall); qui brevi gag teatrali, satira politica, chansonnettes ed epigrammi costituiscono la forma d'intrattenimento preferita.
A cavallo tra 18° e 19° secolo si afferma la naturale continuazione del caffè-concerto, il vaudeville, spettacolo comico dal tono leggero e brillante e dalla trama esile, dove la canzonetta satirica ha funzione di intermezzo.
In Italia, nella seconda metà del 19° secolo, ha notevole successo la romanza, composizione dai toni sentimentali e patetici per pianoforte e voce, ma si diffonde anche la canzone napoletana, la cui nascita può essere collocata nell'ultimo ventennio del secolo. Erede della villanella secentesca, la canzone napoletana guarda con un occhio di riguardo alla romanza, ma conserva anche i toni del melodramma, traendo contemporaneamente ispirazione anche dal caffè-concerto, in una fusione stilistica al tempo stesso lirica e popolare.
Terreno fecondo per lo sviluppo della canzone moderna è l'America Settentrionale, luogo di fusione di tradizioni culturali diverse ‒ portate dalle correnti migratorie del 19° secolo provenienti dall'Europa ‒ e d'incontro delle genti del Vecchio Continente con la popolazione di colore. Alla fine del secolo la tradizione musicale europea dei coloni bianchi (radicata nella forma della ballad anglosassone, che affonda le sue radici addirittura nel tardo Medioevo) si mischia con quella degli afroamericani, che ha i suoi punti di forza nelle work songs, le canzoni che scandiscono i ritmi di lavoro degli schiavi, e nei canti religiosi spiritual e gospel. Inoltre è proprio nel minstrel show, l'intrattenimento con imitazioni e caricature tipico della cultura afroamericana, che si può rintracciare l'origine, all'inizio del 20° secolo, della commedia musicale leggera (dove vengono messe in scena canzoni sentimentali e gag), del ragtime e del jazz. Il blues, la canzone afroamericana strutturata in tre versi di dodici battute in forma A-A-B, costituisce lo scheletro della moderna canzone pop che subisce una standardizzazione in fatto di durata e ritmo con l'avvento e il successo della radio a partire dal primo ventennio del secolo.
La canzone moderna, insomma, ha antenati importanti, anche se spesso invisibili, e radici completamente irriconoscibili nelle sue forme odierne. Eppure, a ben guardare, ogni elemento storico qui riepilogato serve ancora, agli autori di oggi, per scrivere le canzoni che ascoltiamo alla radio o che balliamo in discoteca. Perché la canzone, da quando è nata a oggi, ha avuto uno scopo particolare: raccontare la vita e le emozioni degli esseri umani, in una maniera semplice e diretta, cercando di colpire prima il cuore e poi la mente, con una forza di impatto che solo una bella canzone riesce ad avere.