CAORLE
(Caprulae nei docc. medievali)
Centro litoraneo del Veneto (prov. Venezia) che ha conservato il piccolo nucleo urbano medievale con l'insigne complesso monumentale costituito dalla cattedrale e dal campanile. Numerosi ritrovamenti di età romana confermano nella località l'esistenza di uno scalo portuale (il portus Reatinum di Plinio, Nat. Hist., 3, 18, 126) collegato attraverso il corso del fiume Lemene alla città di Iulia Concordia (od. Concordia Sagittaria), dalla quale distava otto miglia. Ancora in età moderna, vaste lagune separavano dalla terraferma l'isola su cui sorse C., divenuta, dopo la calata dei Longobardi, insediamento permanente e rifugio soprattutto della popolazione di Iulia Concordia. Quando il nome di Caprulae compare per la prima volta, citato nel Pactum Lotharii dell'840, il centro doveva già aver assunto la fisionomia di castrum, sede del tribuno e parte del ducato di Venezia, da cui dipese nei secoli successivi. Controversa è la data dell'istituzione del vescovado caprulano, che il Chronicon Altinate (MGH. SS, XIV, 1883, p. 14) attribuisce al patriarca di Aquileia Elia, nel sec. 6°, ma che altre cronache veneziane fanno coincidere con il trasferimento a C., all'inizio del sec. 7°, del vescovo di Concordia Sagittaria. Esclusa la possibilità (pur ripresa di recente: Carile, Fedalto, 1978) che possa essere C. l' "insula quae Capritana dicitur" citata in alcune lettere di papa Gregorio Magno (Ep., X; PL, LXXVII, col. 950) - da identificare invece in Capodistria -, occorre arrivare fino al sec. 9° prima di trovare l'attestazione sicura di un vescovo caprulano, Leone, invitato nell'877 al concilio di Ravenna (Kehr, 1925, p. 74).Nel corso del Medioevo C., retta a partire dal 1200 ca. da un podestà, ebbe uno sviluppo alquanto limitato rispetto agli altri centri del territorio veneziano, anche per l'attrazione esercitata sulla sua popolazione più abbiente dalle possibilità che offriva Venezia. Nondimeno, i vescovi caprulani controllavano lo sfruttamento di diverse saline e questo può spiegare l'imponenza del complesso episcopale. I più antichi statuti cittadini (1323) sono andati perduti: si conserva una redazione del 1521, che riporta documenti a partire dal 1439 (Venezia, Bibl. Naz. Marciana, 4907).C. aveva un impianto urbano regolare, simile a quello di altri centri lagunari, come per es. Chioggia: il nucleo abitato, di forma grosso modo rettangolare, era percorso da strade rettilinee e circondato da canali; a E si apriva la piazza della cattedrale, su cui si affacciava anche il palazzo pretorio. Era probabilmente circondata di mura, che Musolino (1967) fa risalire al 9° secolo. All'inizio del sec. 19°, di questo sistema difensivo, caratterizzato anche da torrioni nei punti strategici, restava ancora qualche traccia (Bottani, 1811).La cattedrale, dedicata a s. Stefano, è un edificio in laterizio a tre navate divise da cinque colonne per parte alternate a quattro pilastri. Delle tre absidi, le laterali sono chiuse all'esterno da un muro rettilineo, mentre quella centrale è segnata all'esterno da sette arcate cieche, sottolineate ognuna da una doppia ghiera in laterizi. La copertura attuale, a capriate a vista, è il risultato di un esteso ripristino (1926-1929), in cui, oltre a intervenire sulle strutture murarie più antiche con il pressoché completo rifacimento dei pilastri, venne eliminata una cospicua serie di alterazioni sei-settecentesche (volte e finestroni semicircolari).Davanti alla chiesa, non in asse, si alza la torre campanaria, cilindrica: sopra una base irregolare a grossi conci di pietra la canna laterizia, sovrastata da una cuspide conica, è segnata ai piani da una serie di monofore e bifore e, a tre quarti, da una pseudo-loggia. La torre, fino alla soppressione del vescovado caprulano (1818), era unita alla chiesa da un atrio (di cui resta traccia nelle mensole infisse sulla facciata), preceduto da un battistero - che in un secondo momento aveva assunto la denominazione di chiesa delle Grazie - la cui struttura, rettangolare a tre navatelle, è documentata dagli atti di una visita pastorale del 1701 (Mareschi, 1976).L'esistenza di una chiesa già nel sec. 9° è testimoniata dal rinvenimento, soprattutto durante i restauri del 1926-1929, di numerosi frammenti di pluteo (oggi in parte incorporati nell'arredo interno), che mostrano i modi tipici della scultura a intreccio, quali si ritrovano non solo nei centri dell'entroterra veneto e friulano, ma anche nei principali centri lagunari. Controversa resta invece la datazione dell'edificio nelle forme in cui attualmente si presenta e della torre campanaria. La data del 1038, riportata per primo da Ughelli (1720) senza indicazione della fonte, è stata ed è comunemente accettata dalla maggior parte degli studiosi: ma invero vari aspetti significativi della struttura architettonica (la fisionomia delle absidi, la presenza dei pilastri articolati da sottili lesene verso la navata) mostrano di essere una versione semplificata delle formule più usate nelle architetture lagunari (da S. Maria di Iesolo ai Ss. Maria e Donato di Murano) derivate dal prestigioso modello della basilica di S. Marco, ricostruita dal doge Domenico Contarini a partire dal 1063; questo viene ribadito dalla presenza di fregi scolpiti a foglie d'acanto rovesciate (nell'abside) e di fregi a niello (sugli abachi e alla sommità dei pilastri), che sono pure una chiara derivazione marciana. Ancor più di un rimaneggiamento, sembra possibile ipotizzare una completa ricostruzione dell'edificio alla fine del sec. 11° o agli inizi del 12° (come già suggerito da Buchwald, 1962-1964), con l'eventuale riutilizzazione di elementi tratti dal duomo più antico (otto colonne con i relativi capitelli corinzi, databili a ridosso del tradizionale 1038). Anche il campanile, per la presenza di fregi dentellati e di una larga cornice a denti di sega, si conferma come una derivazione dalla cultura architettonica lagunare della seconda metà dell'11° secolo.Dell'arredo scolpito della chiesa fanno parte le due importanti, pur se consunte, icone marmoree infisse ai lati del portale maggiore: quella di sinistra, rappresentante s. Agatonico, è opera bizantina del sec. 12° (Lange, 1964), mentre quella di destra, rappresentante un santo guerriero in piedi che calpesta un serpente (interpretato da alcuni come s. Guglielmo da Tolosa, ma più verosimilmente s. Giorgio), è probabilmente un prodotto veneziano (Demus, 1960), databile agli inizi del sec. 13° (Lange, 1964). Sono da ricordare ancora le sei formelle costituenti il rimaneggiato paliotto d'argento dorato - due della prima metà del sec. 13°, fortemente bizantineggianti (Hahnloser, 1971), le altre del sec. 14° - e sei tavole veneziane con mezze figure di apostoli della prima metà del sec. 14°, oggi nel Mus. della cattedrale, per le quali Pallucchini (1964) ha ricostruito la personalità del Maestro di Caorle.
Bibl.:
Fonti. - F. Ughelli, Italia sacra, V, Venezia 1720, p. 1335; G. Filiasi, Memorie storiche de' Veneti primi e secondi, III, Venezia 1796, p. 347; VI, 1798, p. 69; Kehr, Italia pontificia, VII, 2, 1925, pp. 73-76; Origo civitatum Italiae seu Venetiarum (Chronicon Altinate et Chronicon Gradense), a cura di R. Cessi (Fonti per la storia d'Italia, 73), Roma 1933 (rist. anast. 1972), p. 80; Andreae Danduli ducis Venetiarum chronica per extensum descripta aa. 46-1280 d.C., a cura di E. Pastorello, in RIS2, XII, 1, 1938, p. 90.
Letteratura critica. - T. Bottani, Saggio di storia della città di Caorle, Venezia 1811; E. Degani, Della origine della sede vescovile di Caorle nell'Estuario veneto, Archivio veneto 26, 1883, 2, pp. 112-125; R. Cattaneo, L'architettura in Italia dal secolo VI al Mille circa. Ricerche storico critiche, Venezia 1888, pp. 289-290; H. Rathgens, S. Donato zu Murano und ähnliche venezianische Bauten, Berlin 1903, pp. 49, 60; Toesca, Medioevo, II, 1927, p. 539; S. Bettini, Padova e l'arte cristiana d'Oriente, Atti del R. Istituto veneto di scienze lettere e arti 96, 1936-1937, pp. 203-297: 258; G. Fiocco, L'arte esarcale lungo le lagune di Venezia, ivi, 97, 1937-1938, pp. 587-600; P.A. Scarpa Bonazza, La basilica di Caorle, Palladio, n.s., 2, 1952, pp. 126-134; G. Fiocco, Da Ravenna ad Aquileia. Contributo alla storia dei campanili cilindrici, in Studi Aquileiesi offerti il 7 ottobre 1953 a Giovanni Brusin nel suo 70° compleanno, Aquileia 1953, pp. 373-383; P.A. Scarpa Bonazza, La basilica di Caorle, "Atti del 2° Congresso internazionale di studi sull'Alto Medioevo, Grado e altrove 1952", Spoleto 1953, pp. 279-289; id., La cattedrale di Caorle, L'architettura. Cronache e storia 2, 1956, pp. 366-369; F. Forlati, Da Rialto a S. Ilario, in Storia di Venezia, II, Dalle origini del ducato alla quarta crociata, Venezia 1958, pp. 623-672: 656; O. Demus, The Church of San Marco in Venice (Dumbarton Oaks Studies, 6), Washington 1960, p. 121; H. Buchwald, The Carved Stone Ornament of the High Middle Ages in San Marco, Venice, JÖByzG 11-12, 1962-1963, pp. 169-209: 176; 13, 1964, pp. 137-170: 169; P.L. Zovatto, Guida di Portogruaro, ''città del Lemene'', Portogruaro 1963; R. Lange, Die byzantinische Reliefikone (Beiträge zur Kunst des christlichen Ostens, 1), Recklinghausen 1964, pp. 90-95; R. Pallucchini, La pittura veneziana del Trecento, Venezia-Roma 1964, pp. 59-60; H. Buchwald, Eleventh Century Corinthian-Palmette Capitals in the Region of Aquileia, ArtB 48, 1966, pp. 147-158; G. Musolino, Storia di Caorle, Venezia 1967; H. R. Hahnloser, Opere occidentali dei secoli XII-XIV, in Il tesoro di San Marco. Il tesoro e il museo, a cura di H.R. Hahnloser, Firenze 1971, pp. 129-174: 132-134; F. Semi, Capris Justinianopolis Capodistria. La storia, la cultura e l'arte, Trieste 1975; A. Mareschi, L'antico battistero del duomo di Caorle, Arte in Friuli, arte a Trieste 2, 1976, pp. 33-41; id., L'architettura del duomo di Caorle fra Oriente e Occidente, in Aquileia e l'Oriente Mediterraneo, "Atti della VII Settimana di studi aquileiesi, Aquileia 1976", Udine 1977, I, pp. 585-605; S. Bettini, Venezia. Nascita di una città, Milano 1978, pp. 86-88 A. Carile, G. Fedalto, Le origini di Venezia, Bologna 1978, pp. 325-339; M. Cattapan, Caorle. Guida storico-artistica, Venezia 1979; L. Bosio, G. Rosada, Le presenze insediative nell'arco alto adriatico dall'epoca romana alla nascita di Venezia, in Da Aquileia a Venezia, Milano 1980, pp. 507-587; W. Dorigo, Venezia Origini. Fondamenti, ipotesi, metodi, Milano 1983, I, pp. 267-273; C. Turchetto, Caorle, suoi monumenti e tesori d'arte, Caorle 1986.F. Zuliani