caos
Nelle antiche cosmologie greche, il complesso degli elementi materiali senza ordine che preesiste al κόσµος, cioè all’Universo ordinato. Il nome greco χάος (che contiene la stessa radice χα- dei verbi χαίνειν, χάσκειν, «essere aperto, spalancato») è stato adoperato per denominare la gran «lacuna» o vuoto originario che si poteva pensare preesistente alla creazione del «cosmo», la terra inanis et vacua della Bibbia. Ma questo «vuoto» non è per nulla da concepire come lo spazio infinito privo di contenuti della fisica, ma come l’essere ancora spalancato del mondo, prima del suo costituirsi in forme stabili e definite. Nelle prime cosmogonie elleniche (come nella Teogonia esiodea) appare come condizione prima (in Esiodo raggiunge la vera e propria personificazione) da cui ogni altra divinità o realtà si è venuta generando. Sotto questo aspetto, Chaos si accosta notevolmente all’«Abisso» (Apsu) che la cosmogonia babilonese pone all’origine delle realtà divine e cosmiche. In seguito, ha finito con il designare senz’altro la materia originaria, la massa anche confusa degli elementi versati, sparsi nello spazio, e il suo concetto si è così inserito nello sviluppo del naturalismo greco, ricevendo una formulazione specificatamente teorica con la dottrina di Anassagora della mescolanza di tutte le cose, precedente all’opera discriminatrice dell’intelletto. Ma, a questo modo, esso finiva insieme con il perdere la sua originaria fisionomia mitica e cosmogonica, risolvendosi nell’idea del principio infinito quale appariva al pensiero presocratico, e non sopravviveva più che nell’aspetto di determinazione metaforica, come tale adoperata anche in più tardi sistemi filosofici e naturalistici.