capitale reticolare
locuz. sost. f. – Tipologia di capitale di Stato che distribuisce le funzioni e le competenze centrali in più località. Rappresenta il contrario della capitale centralizzata, cioè la città che svolge un ruolo totale, come è stato a lungo il caso di Parigi per la Francia, che ospitava non solo tutti gli organi politici, ma anche tutti i principali organi giurisdizionali e gli organismi economico-finanziari. La coesistenza nelle capitali delle funzioni di polo economico e finanziario, e di centro politico amministrativo, ha reso evidente la necessità di politiche di riequilibrio e di rilocalizzazione in molti paesi europei. Si tratta di una soluzione che potrebbe incarnare le esigenze degli stati federali. L’organizzazione postbellica della Repubblica federale tedesca è stata impostata sin dall'inizio da un pluralismo urbano (Bonn e Francoforte), ancor più accentuato dopo l’unificazione del 1990. Dagli anni Sessanta del Novecento in Gran Bretagna e in anni ancora più recenti in Francia le politiche di disseminazione delle sedi centrali si sono mosse con particolare incisività. La rilocalizzazione delle funzioni tipiche delle città capitali rappresenta un aspetto diverso dal decentramento amministrativo: si salvaguarda la centralità di certe funzioni ma si sceglie di destinarle a una sede diversa dalla capitale. Il caso italiano è singolare perché, pur avendo una storia simile a quella tedesca, di un marcato pluralismo di identità urbane, una volta unificata ha scelto la via della centralizzazione su Roma, con un ruolo tradizionale di capitale economica per Milano. Si è poi cominciato a riflettere sulle possibili interazioni fra capitale e sistema urbano nazionale grazie alle esperienze di altre realtà statuali: un'indagine della Fondazione Agnelli del 1993 era imperniata su questo argomento. Il tema è tornato di attualità nel 2011 quando la Lega Nord, allora parte della maggioranza di governo, ha promosso il trasferimento di alcuni ministeri in altre città, azione mai realizzata.