• Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X

CAPITALISMO

di Ugo Spirito - Enciclopedia Italiana - I Appendice (1938)
  • Condividi

CAPITALISMO

Ugo Spirito

(VIII, p. 847).

La crisi del capitalismo.

Il problema della crisi del capitalismo comincia a porsi nella letteratura socialista francese della prima metà del secolo scorso e poi in forma sistematica nel Capitale di Marx. Ma soltanto nei primi decennî di questo secolo, e più precisameme dalla guerra mondiale in poi, esso è riuscito a superare i limiti di una particolare ideologia politica per imporsi all'attenzione di tutti gli studiosi e degli uomini di governo. Le ragioni di questo rapido e quasi improvviso ampliarsi dell'orizzonte vanno cercate in alcuni mutamenti tecnici e politici determinatisi all'inizio del secolo e accentuatisi durante il periodo bellico e postbellico.

Il carattere fondamentale della trasformazione della vita economica è dato dall'ingigantirsi degl'istituti che sono proprî del regime capitalistico (grande industria, banca, società anonima). A sua volta, la necessità di aumentarne le proporzioni è data dall'ingrandirsi e dal collegarsi dei mercati regionali e nazionali fino a giungere all'unità del mercato mondiale. L'accresciuta velocità dei trasporti, e soprattutto la possibilità di contrattare telegraficamente e telefonicamente senza limiti di spazio, hanno modificato sostanzialmente le condizioni dei mercati, sottoponendoli a un regime di concorrenza estremamente più difficile e complesso. I vecchi organismi economici, specie per i prodotti di più largo consumo, si sono trovati inadeguati alla nuova lotta e hanno dovuto cedere il posto alle grandi anonime e ai trusts, di carattere nazionale e internazionale. Ma la grande società anonima non può non differenziarsi sostanzialmente dalla vecchia impresa capitalistica e non porre problemi che trascendono i limiti dell'azienda. Essa implica un processo di burocratizzazione interna che a poco a poco cambia la natura dei rapporti che legano gl'individui che fanno parte dell'azienda e tende a sprivatizzare l'organismo senza tuttavia poter giungere a una vera e propria statalizzazione. Allorché, infatti, un'impresa raggiunge proporzioni di una certa entità e gl'individui che ne fanno parte diventano molto numerosi, i criterî dell'iniziativa privata non rispondono più alle nuove esigenze. Una prima trasformazione riguarda il capitale, il quale, frazionato fra tanti azionisti e sottoposto alla speculazione delle borse, perde il legame diretto con l'azienda e molte volte viene ad avere una sorte diversa, se non addirittura opposta, a quella dell'azienda. Una trasformazione analoga subisce l'imprenditore il quale stacca anch'esso più o meno la sua sorte da quella dell'impresa, perché, date le proporzioni di essa, non può avere la forza di assumerne i rischi ed è indotto a distinguere l'interesse dell'amministratore da quello della cosa amministrata. Né diverso è il mutamento che avviene nel lavoratore, il quale non è più in grado di legarsi all'azienda attraverso il vincolo di solidarietà e di simpatia con la persona che la individua, e d'altra parte vede sempre più meccanizzarsi il suo lavoro ridotto al singolo e minuscolo elemento di un prodotto che gli sfugge nella sua unità, così come nella sua unità gli sfugge l'azienda alla quale dovrebbe interessarsi.

Per questo distinguersi più o meno accentuato degli interessi dei singoli da quello della società, l'anonima tende a diventare un istituto ibrido in cui l'elemento privato e quello pubblico non soltanto non s'identificano, ma si trovano spesso in insanabile opposizione. E quando le proporzioni vanno al di là di un certo limite e la crisi diventa insuperabile o si determina il crollo generale con il sacrificio e la rovina di tante famiglie o si impone l'intervento dello stato che acceleri il processo di sprivatizzazione.

Un'altra conseguenza dell'ingrandirsi dell'impresa è dovuta al vincolo di solidarietà che viene a instaurarsi nella massa operaia, legata dalla stessa consuetudine di vita e dagli stessi interessi economici. Il movimento operaio acquista nuovo impulso e le forme di organizzazione diventano più potenti e più ricche di mezzi per la lotta contro il capitalismo. L'operaio non si sente più solo né inerme, perché sa di avere alle spalle una forza sindacale che comincia a far sentire la sua voce e la sua volontà, anche se non ha il coraggio e la preparazione sufficienti per imporsi in modo decisivo.

Tutte queste conseguenze delle mutate proporzioni degli organismi economici possono in sostanza ridursi a una sola: la necessità di spostare i problemi dal piano individualistico dell'economia liberale a quello di un'economia programmatica. I problemi dell'organizzazione seguono le sorti dei mercati e, come questi, diventano necessariamente nazionali e internazionali. Ed è chiaro che per tale ampliarsi dell'orizzonte diventano a poco a poco attori economici prevalenti le nazioni stesse nella loro unità e cioè gli stati, in cui le forze economiche privatistiche si risolvono in modo assoluto o relativo. E anche là dove sembra continui a sussistere la piccola azienda a carattere privato, in realtà essa è legata in mille modi alla disciplina delle grandi e vive nell'orbita di una volontà politica superiore che la regola e la controlla.

Le manifestazioni della crisi del capitalismo, se nella sostanza possono ridursi allo schema ora delineato, hanno poi acquistato una specifica fisionomia a seconda dei paesi e del loro grado di sviluppo. La trasformazione tecnica e sociale è stata naturalmente accelerata dalla guerra, la quale, facendo prevalere gl'interessi comuni su quelli individuali, ha costretto per anni a una collaborazione e ad un'organizzazione statale e internazionale senza precedenti. Finita la guerra e delineatasi un po' dappertutto una reazione alla psicologia da essa determinata, si credette di poter tornare alle forme antecedenti, spezzando i vincoli e distruggendo gl'istituti del periodo bellico.

Il ritorno all'anteguerra si dimostrò tuttavia impossibile e gli ibridi compromessi tra il vecchio e il nuovo aprirono un periodo di squilibrî, che ancor oggi non accenna a finire. Quelle che sembravano esigenze transitorie si rivelarono ben presto realtà ormai imprescindibili, ma d'altra parte sono mancate le possibilità politiche e la capacità tecnica e scientifica di inquadrarle e di facilitarne l'organico sviluppo. Gli squilibrî interni influirono su quelli internazionali e la disorganizzazione del mercato e della finanza internazionale aggravò a sua volta le crisi interne fino a indurre gli stati a una politica tendenzialmente autarchica.

La gravità del problema e della situazione si rivelò a un tratto in modo impressionante nella crisi mondiale iniziatasi negli Stati Uniti alla fine del 1929.

L'economia liberale aveva sempre fatto oggetto delle sue analisi il fenomeno delle crisi economiche e aveva cercato di spiegarne la necessità e di determinarne il ciclo. Ma la nuova crisi assumeva aspetti diversi da quelle precedenti e la sua estensione di carattere mondiale fece a un certo punto dubitare del valore scientifico della vecchia diagnosi. Tanto più che la nuova crisi a differenza delle altre non poteva isolarsi nel tempo, ma si dimostrava soltanto una fase della più grande crisi iniziatasi con la guerra e non più terminata. Cominciò a venire il sospetto che tutte le crisi teorizzate dall'economia scientifica non fossero punto fatali, bensì espressioni di una radicale deficienza del sistema capitalistico a base individualistica e perciò necessariamente disorganica. In una economia organica, invece, in cui l'interferenza dei fenomeni della produzione e del consumo fosse disciplinata e tutte le aziende fossero sistematicamente coordinate, le crisi sarebbero eliminate in modo definitivo. Vero è che nella vita economica continuerebbero a sussistere fenomeni di crisi dovuti a condizioni naturali o a trasformazioni tecniche che non potrebbero escludersi, ma un'organizzazione statale di carattere nazionale e internazionale avrebbe la possibilità di ripartire nello spazio e nel tempo gli effetti degli squilibrî inevitabili e di garantire, attraverso un processo di assicurazione collettiva, la continuità progressiva del benessere. Sorgeva così il bisogno scientifico e politico di escogitare un'economia programmatica (v.), che segnasse il superamento dell'economia individualistica impostata sul principio dell'assenteismo statale. Lo stato che era divenuto il principale attore economico durante la guerra, tornò a estendere le sue funzioni e a penetrare soprattutto nella vita delle grandi società anonime, in cui la crisi aveva condotto ai fenomeni più gravi e più rovinosi per la collettività.

Le forme dell'intervento progressivo dello stato hanno variato da paese a paese, a seconda dei diversi regimi politici e delle diverse strutture economiche, ma nessun paese ha potuto sottrarsi alla necessità della trasformazione. I tentativi più organici e più rispondenti al principio dell'economia programmatica sono stati naturalmente compiuti negli stati a regime autoritario (U.R.S.S., Italia, Germania), ma anche nei paesi più liberali e democratici non sono mancate innovazioni ardite e rivoluzionarie. Si pensi alla politica della N. R. A. degli Stati Uniti, attenuata e quasi scomparsa nei primi tempi della ripresa economica, ma oggi vòlta, sia pure con altri criterî, a soluzioni più organiche e permanenti. Si guardi, poi, alla trasformazione avvenuta in Francia specialmente dopo la salita al potere del fronte popolare, che ha segnato una nuova disciplina dei rapporti di lavoro, del credito, della grande industria e dei servizî pubblici.

Un processo così vasto e così profondo di trasformazione della vita economica non può lasciar dubbî circa l'avvenire: la crisi del capitalismo, inteso come regime a iniziativa privata senza interventi o col minimo intervento statale, è giunta a tale grado da non consentire un ritorno all'antico. Ma quali forme tecniche e politiche assumerà la nuova economia non è dato ancora prevedere in modo sistematico. Nella fase di transizione che caratterizza l'attuale momento storico, bisogna riconoscere che se le forze anticapitalistiche sono vive ed operanti e guadagnano ogni giorno terreno, le forze capitalistiche si ostinano in una difesa a oltranza delle loro posizioni e riescono spesso a sfruttare e a volgere in senso a loro favorevole lo stesso processo rivoluzionario.

Bibl.: La crisi del capitalismo, Firenze 1933; 3ª ed., 1934, volume pubblicato dalla Scuola di scienze corporative di Pisa, con scritti di G. Pirou, W. Sombart, E. F. M. Durbin, E. M. Patterson, U. Spirito e app. bibliografica di G. Bruguier. Cfr. inoltre U. Spirito, Capitalismo e corporativismo, Firenze 1933; 3ª ed., 1934.

Tag
  • CORPORATIVISMO
  • STATI UNITI
  • I VECCHI
  • FIRENZE
  • FRANCIA
Altri risultati per CAPITALISMO
  • capitalismo
    Dizionario di Economia e Finanza (2012)
    Struttura economica fondata e caratterizzata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e dalla produzione di merci scambiate sul mercato, dall’accumulazione di capitale, dal lavoro salariato. L’accumulazione di capitale e i mezzi di produzione sono controllati dalle classi dominanti, mentre quelle ...
  • capitalismo
    Dizionario di Storia (2010)
    Sistema economico fondato sull’accumulazione di capitali, che vengono costantemente reinvestiti nel processo produttivo, e sul mercato in quanto meccanismo regolatore dello scambio di merci e denaro; tale sistema presuppone la libera iniziativa individuale come motore dell’attività economica, finalizzata ...
  • capitalismo
    Enciclopedia on line
    Nell’accezione comune, sistema economico in cui il capitale è di proprietà privata (sinonimo di ‘economia d’iniziativa privata’ o ‘economia di libero mercato’). Nell’accezione originaria, formulata con intento fortemente critico da pensatori socialisti e poi sviluppata nelle teorie marxiste, sistema ...
  • capitalismo
    Enciclopedia dei ragazzi (2005)
    Massimo L. Salvadori Il sistema economico dominante dalla rivoluzione industriale a oggi Per capitalismo si intende il sistema economico fondato sull'impiego del capitale ‒ costituito da denaro e beni materiali ‒ allo scopo di sviluppare l'attività diretta alla produzione di beni e di fornire un profitto ...
  • Capitalismo
    Enciclopedia del Novecento II Supplemento (1998)
    Sergio Ricossa sommario: 1. Privato e pubblico nel capitalismo. 2. Profitti e capitalisti. 3. L'organizzazione capitalistica. 4. Il capitalismo finanziario. 5. Conclusioni. □ Bibliografia. 1. Privato e pubblico nel capitalismo Non a torto Walt W. Rostow (v. capitalismo, 1975) considerava ‛fuorviante' ...
  • Capitalismo
    Enciclopedia delle scienze sociali (1991)
    CAPITALISMO Sergio Ricossa e Alessandro Cavalli Capitalismo di Sergio Ricossa Le origini del capitalismo Non conviene intendere il capitalismo come un preciso sistema economico, con caratteri fissi e ben definibili una volta per tutte. Esso è piuttosto un'evoluzione storica dell'economia, che comincia ...
  • Capitalismo
    Enciclopedia del Novecento (1975)
    Walt W. Rostow di Walt W. Rostow Capitalismo sommario: 1. Una definizione. 2. Un approccio. 3. Un quadro statistico dello sviluppo nel mondo contemporaneo. 4. Le condizioni preliminari del decollo. 5. Il decollo. 6. La marcia verso la maturità tecnologica. 7. L'elevato consumo di massa. 8. La ricerca ...
  • CAPITALISMO
    Enciclopedia Italiana (1930)
    Il concetto di capitalismo è stato introdotto nelle discussioni economiche dalla critica socialista. Il Sismondi rappresentava l'immiserimento crescente, le crisi, la disoccupazione, quali effetti della libera concorrenza e dell'applicazione delle macchine, il Fourier e il Saint-Simon rivolgevano i ...
Mostra altri risultati
Vocabolario
capitalismo compassionevole
capitalismo compassionevole loc. s.le m. Concezione capitalistica dell’economia che si propone di contemperare esigenze competitive e coesione sociale. ◆ Dopo essersi dichiarato «preoccupatissimo dalla disinvoltura con cui si parla di guerra...
capitalismo
capitalismo s. m. [der. di capitale3, sull’esempio del fr. capitalisme]. – Termine, originariamente introdotto dalla critica socialista e poi generalmente accolto dalla scienza e dalla storiografia economica, col quale si indica il sistema...
  • Istituto
    • Chi Siamo
    • La nostra storia
  • Magazine
    • Agenda
    • Atlante
    • Il Faro
    • Il Chiasmo
    • Diritto
    • Il Tascabile
    • Le Parole Valgono
    • Lingua italiana
    • WebTv
  • Catalogo
    • Le Opere
    • Bottega Treccani
    • Gli Ebook
    • Le Nostre Sedi
  • Scuola e Formazione
    • Portale Treccani Scuola
    • Formazione Digitale
    • Formazione Master
    • Scuola del Tascabile
  • Libri
    • Vai al portale
  • Arte
    • Vai al portale
  • Treccani Cultura
    • Chi Siamo
    • Come Aderire
    • Progetti
    • Iniziative Cultura
    • Eventi Sala Igea
  • ACQUISTA SU EMPORIUM
    • Arte
    • Cartoleria
    • Design & Alto Artigianato
    • Editoria
    • Idee
    • Marchi e Selezioni
  • Accedi
    • Modifica Profilo
    • Treccani X
  • Ricerca
    • Enciclopedia
    • Vocabolario
    • Sinonimi
    • Biografico
    • Indice Alfabetico

Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani S.p.A. © Tutti i diritti riservati

Partita Iva 00892411000

  • facebook
  • twitter
  • youtube
  • instagram
  • Contatti
  • Redazione
  • Termini e Condizioni generali
  • Condizioni di utilizzo dei Servizi
  • Informazioni sui Cookie
  • Trattamento dei dati personali