Vedi CAPITOLIUM dell'anno: 1959 - 1994
CAPITOLIUM
Dal nome di uno dei monti di Roma, Capitolium, oggi Campidoglio, prendeva nome il tempio di Giove, Giunone, Minerva, innalzato sulla sommità del monte stesso. La sua datazione alla fine del VI sec. a. C., voluta dalla tradizione che ne attribuisce la costruzione a Tarquinio il Superbo (se Tarquinio Prisco interviene egualmente nella tradizione, ciò è dovuto al fatto che la sua figura deve considerarsi uno sdoppiamento leggendario della figura del Superbo) e la dedica ai primi consoli della repubblica nel 509 a. C., è accettabile anche per indirette conferme archeologiche (la notizia della partecipazione ai lavori dell'artefice Vulca di Veio messa a raffronto con l'accertata attività di una fiorente scuola veiente alla fine. del VI sec. a. C.). La sua architettura è ricostruibile dagli avanzi delle fondazioni e da raffigurazioni in rilievi e monete (v. roma).
Il tipo del Capitolium romano corrisponde, almeno in parte, alla descrizione che Vitruvio (iv, 7) dà del tempio etrusco a tre celle (pianta quasi quadrata, lunghezza occupata metà dalle celle metà dal pronao, celle larghe la centrale 4/10, le laterali ognuna 3/10). Rimane incerto se il Capitolium di Roma fosse fiancheggiato da portici. Un problema molto dibattuto è l'origine del tipo architettonico del Capitolium, da taluni ritenuto creazione romana, da altri importazione dall'Etruria al tempo della dinastia etrusca. Questione, almeno in parte, connessa è quella della origine della triade capitolina. Quanto alla seconda questione, appare gratuita, come ha mostrato L. Banti, l'opinione di una derivazione dall'Etruria, poiché manca qualsiasi documento in tal senso e inoltre le divinità sono italiche. Un culto di questa triade in età più antica è invece presente in un altro santuario situato in Roma stessa, sul Quirinale, il Capitolium Vetus, che era un sacello di Giove, Giunone, Minerva; esso è ricordato ancora da Marziale e dai Cataloghi regionarî la sua posizione deve essere ricercata presso via Quattro Fontane; nulla possiamo dire sulla sua architettura. In considerazione del fatto che questo santuario è definito un sacellum, si ritiene che esso non fosse a tre celle come quello capitolino. Se dunque l'origine del culto di questa triade è romana, o forse, come pensa la Banti, italica (ed eventualmente sabina, essendo il Quirinale abitato secondo la tradizione dai Sabini) spetta tuttavia ai re etruschi di Roma avere stabilito il tipo del tempio a tre celle per questo culto; essi probabilmente hanno, in questa occasione, introdotto in Roma un tipo architettonico già esistente in Etruria (per altre triadi, come è da supporre) e a noi documentato dal tempio del Belvedere ad Orvieto e da quello di Portonaccio a Veio e, inoltre, a quanto pare, dal tempio dell'acropoli di Ardea (incerta rimane la pianta del tempio di Celle a Civita Castellana). Non fa poi meraviglia che l'adozione di una struttura architettonica dall'Etruria abbia indotto gli eruditi antichi (Serv., Aen., 1, 7, 1, ecc.) a ritenere etrusca anche la triade Giove, Giunone, Minerva.
Nel testo sopra citato Vitruvio accenna ad una varietà del tempio tuscanico, che ha le stesse proporzioni, ma una sola cella e portici (alae) al posto delle celle laterali; tale tipo è convenzionalmente detto "italico" ed è documentato sempre nel mondo etrusco, a Bolsena, Fiesole, e forse, Marzabotto (altri esempi più tardi, tra il IV e il I sec. a. C. - tempio C del Largo Argentina a Roma, tempio di Diana ad Ariccia, tempio corinzio dorico di Paestum, tempio di Giove Statore a Roma, ecc. - sono invece da considerarsi un adattamento italico del periptero greco e sono da classificarsi, seguendo Vitruvio (iii, 2, 6), sotto la definizione di peripteros sine postico). Secondo una recente ipotesi di G. Maetzke il tempio ad alae sarebbe più antico del tempio a tre celle, e questo sarebbe precisamente derivato da quello.
Il culto della triade Giove, Giunone, Minerva, stabilito sulla sommità del colle capitolino in un santuario di grandiosità eccezionale ebbe, fino dalle origini, importanza preminente nella religione romana e il significato di tutela religiosa di tutta la città e dello Stato, e divenne il culto nazionale del popolo romano. Con tale funzione esso fu diffuso nelle città romane, e il tempio portò il nome stesso del colle romano; frequentemente ripeté, con diverse proporzioni, la pianta a tre celle; l'ubicazione fu talora, come a Roma, in excelsissimo loco unde moenium maxima pars conspiciatur (Vitr., 1,7, 1 come a Segni, Cosa, ecc.), ma soprattutto nel centro della città, nel Foro, presso l'incrocio degli assi stradali maggiori della città (Minturno, Pompei, Firenze, Cuma, Ostia, ecc.). Le città che lo accolsero furono le colonie, l'esempio più antico e completamente isolato è quello di Segni, che, secondo alcuni, risale al 485 a. C., quando fu dedotta la colonia, dato che a questa età sono databili le terrecotte architettoniche. Ma non è certo che esso fosse dedicato alle divinità capitoline (si hanno iscrizioni di Giunone Moneta) e si discute se esso avesse veramente tre celle o se fosse un tempio periptero su tre lati. La diffusione dei Capitolia nelle colonie si può constatare con certezza solo a partire dal II sec. a. C. (Minturno, e forse Luni, prima metà del II sec. a. C.), e talora coincide col momento della fondazione della colonia (per es. Pompei); essa è intensa nella età imperiale, soprattutto nelle province. Ma nel II sec. d. C. e nel principio del III i Capitolia non sono più limitati alle colonie (come era opinione del Castan), bensì si possono trovare, soprattutto in Africa, anche in municipi (Lambaesis, Althiburus, ecc.) e anche in città di costituzione romana inferiore che tuttavia (come ha mostrato U. Bianchi) abbiano fatto proprie le istituzioni di Roma, mentre in molte città dell'Oriente, che conservarono più intatta la loro fisionomia politica, il culto di Giove Capitolino non ebbe significato di culto nazionale e il tempio non può essere definito un Capitolium. Il numero dei Capitolia che oggi conosciamo, attraverso testimonianze letterarie ed epigrafiche o resti monumentali, è notevole. Alcune delle identificazioni non hanno prove sicure, come ha mostrato il Bianchi: tra queste i pretesi Capitolia di Tuscolo, Lanuvio, Fabrateria Nova, Literno, Napoli, Nola, Avellino; Isernia, Chieti, Ascoli, Rieti, Spoleto, Trieste, Aquileia, Baelo, Italica, Emerita, Tarragona, Sagunto, Alesia, Treviri, Colonia, Carnunto, Durazzo, Cirene, Leptis Magna, Sabrata, ecc.
Elenco dei Capitolia noti nelle varie province dell'impero:
Italia.
Roma: Capitolium vetus sul Quirinale: S. B. Platner-Th. Ashby, A Topographical Dictionary of Ancient Rome, Oxford 1929, p. 98; I. Lugli, Fontes ad topographiam veteris urbis Romae pertinentes, l. xiii, c. 3, n. 6 ss. Tempio di Iuppiter Optimus Maximus, o Capitolium; podio lungo m 61,57, largo 56,83; tre celle, prostilo, esastilo, corinzio: G. Lugli, Roma antica, Roma 1946, p. 19 ss.
Aquino: podio largo m 26, alto 2,40, costruzione in elevato lunga m 28,30; tre celle, prostilo, corinzio; probabilmente di età augustea: M. Cagiano de Azevedo, Aquinum, Roma 1949, p. 39 ss.
Benevento: Suet., Gramm., 9; M. Cagiano de Azevedo, I Capitolia dell'impero Romano, in Mem. Pont. Acc. Linc., s. iii, v, 1941, p. 22; U. Bianchi, Disegno storico del culto capitolino nell'Italia Romana e nelle province dell'Impero, in Mem. Acc. Linc., s. viii, ii, 1951, p. 367.
Brescia: podio lungo m 42,30, largo 40, alto 3,60; tre celle, prostilo, corinzio; età di Vespasiano: C. I. L., v, 4312; Arch. Anz., 1938, p. 625.
Capua: Tac., Ann., iv, 57; Suet., Tib., 70; Cal., 57; M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 14 ss.; U. Bianchi, loc. cit., p. 376.
Cosa: podio lungo m 46,20, largo 23,10; tre celle, prostilo, tetrastilo; dell'inizio del II sec. a. C.: F. E. Brown, in Mem. Amer. Acad., xx, 1951, p. 63 ss.
Cuma: podio lungo m 48,50, largo 27,90, alto 2,50; una sola cella divisa in tre navate, prostilo, corinzio; forse augusteo (elevato su un podio di un tempio del IV o del III sec. a. C.): A. Maiuri, in Campania romana, i, Napoli 1938, p. 13 ss.
Falerio nel Piceno: C. I. L., ix, 5438.
Fiesole: C. I. L., xi, 1545 (restauro del I o II sec. d. C.): M. Lombardi, Faesulae, Roma 1941, p. 54; U. Bianchi, loc. cit., p. 370.
Firenze: nel Foro; basamento largo m 38, lungo 45; tre celle larghe m 4 le laterali, 4,90 la centrale, forse di età sillana rifatto in età augustea: G. Maetzke, Florentia, Roma 1941, p. 49 ss.
Histonium: C. I. L., ix, 2842.
Luni: frammenti di tre frontoni uno dei quali con Giove e Minerva, probabilmente dell'età della colonia (177 a. C.): L. Banti, Luni, Firenze 1937, p. 44 ss.
Marruvium Marsorum: C. I. L., ix, 3019.
Minturno: podio largo m 17,82, lungo 18,60, alto 1,40; eretto intorno al 190 a. C., rifatto dopo 45 a. C.; nel Foro, circondato su tre lati da un portico: J. Johnson, Excavations at Minturnae, I, Filadelfia 1935, p. 16; S. Aurigemma, A. De Santis, Gaeta, Formia, Minturno, Roma 1955, p. 49.
Ostia: nel Foro; podio largo m 16,75, lungo 34,50; esastilo, unica cella, gradinata di 19 scalini; fondato alla fine del I secolo a. C., ricostruito interamente intorno al 120 d. C.: G. Calza, G. Becatti, I. Gismondi, G. De Angelis d'Ossat, H. Bloch, Scavi di Ostia, i, Roma 1953, pp. 129, 215.
Pompei: nel lato di fondo del Foro; podio largo m 15,12, lungo 27,30, alto 3; esastilo, una cella con colonnati laterali e tre piccoli vani nel fondo; ridedicato come Capitolium al tempo della colonia sillana, mentre la costruzione originaria viene riferita all'ultimo periodo sannita (150-120 a. C.): M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 19 ss.; A. Maiuri, in Not Scavi, 1942, p. 285 ss.
Segni: sulla sommità dell'acropoli, podio largo m 25,30, lungo 40,27; tetrastilo, tre celle ? (secondo alcuni una cella fiancheggiata da due alae), orientato verso S: R. Delbrück, Das Capitolium von Signia, Roma 1903; A. Della Seta, Museo di Villa Giulia, Roma 1918, p. 216 e ss.; Kirsopp Lake, op. cit. nella bibl., p. 111; A. Andrén, op. cit. nella bibl., p. 395; M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 11 ss.; U. Bianchi, loc. cit., p. 362 ss.; G. Lugli, La tecnica edilizia romana, Roma 1957, p. 126.
Terracina: podio largo m 15,75, lungo 16, alto 2,14; tetrastilo tuscanico pseudoperiptero, tre celle, età di Cesare o di Augusto: G. Lugli, Forma Italiae I, Anxur-Tarracina, c. 83 ss.; M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 12 s.
Verona: basamento largo m 40, lungo 42,30 (34,60 ai lati) alto 4,40, esastilo (con portici anche di fronte alle celle laterali) scalinata di 15 gradini, tre celle: C. I. L., v, 4312 (73 d. C.); P. Marconi, Verona romana, Verona 1937, p. 37.
Hispania.
Hispalis (Siviglia): C. I. L., ii, 1194.
Urso (Osuna): C. I. L., 12, 594 (Dessau 6087) (44 a. C.): ludi scenici a Giove, Giunone, Minerva.
Galliae.
Augustodunum (Autun): Eumen., Pro rest. schol., 9.
Narbo (Narbona): Ausoniùs, Carm., 298, 13; Sidon. Apoll., Carm., 23.
Tolosa: menzione del Capitolium negli atti di S. Saturnino: U. Bianchi, loc. cit., p. 400, n. 8.
Germania Superior.
Vesontio (Besançon): forse del II sec. d. C., scarsi frammenti architettonici: M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 41.
Raetia.
Brigantium (Bregenz): podio lungo m 11,8o, largo 11,10, alto 0,80, 3 celle; situato al centro di una piazza porticata non lontana dal Foro: M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 42.
Noricum.
Virunum (presso Klagenfurt): podio lungo m 34,90, largo 24,60, alto 4,25, con favisse, cella tripartita, corinzio; prima metà I sec. d. C.: M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 242.
Pannonia.
Arrabona (Raab): C. I. L., iii, 11079 (menzione di un restauro in età tarda).
Scarbantia (Soprony): tempio ad unica cella larga m 9,80, entro cui furono trovate tre statue della triade; inizio II sec. d. C.: M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 42.
Achaia.
Corinthus: Paus., iv, 2.
Bithynia et Pontus.
Costantinopolis: forse dell'età di Costantino: Notitia Dignit., p. 236; M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 43 s.
Iudaea.
Aelia Capitolina (Gerusalemme): fondato da Adriano dopo l'istituzione della colonia nel 137 sul tempio ebraico, rappresentato in monete a tre celle (Cohen, Monn. Emp., iv, p. 318 ss.).
Africa proconsularis.
Abthugnis: prostilo, tetrastilo, corinzio, con la cella principale di m 10, 80 × 8, e due celle secondarie ai lati del pronao, restaurato sotto Valentiniano, Teodosio e Arcadio: C. I. L., viii, 11205; M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 50.
Althiburus: prostilo, tetrastilo con unica cella di m 8,50 × 4 in fondo ad una piazza porticata, dell'età di Commodo: A. Merlin, Forum et maisons de Althiburus, Parigi 1913, p. 25 ss.
Bibae: C. I. L., viii, 906 (restauro in età severiana).
Bisica: C. I. L., viii, 12286, dell'età di Antonino Pio.
Carthago: C. I. L., viii, 1013; Cipr., De lapsis, 242, 19; discussa è l'identificazione.
Henshir Bedd: C. I. L., viii, 14369, dell'età di Caracalla.
Pupput: C. I. L., viii, 24095 (restauro intorno al 282 d. C.).
Saia Maior: C. I. L., viii, 25500.
Segermes: C. I. L., viii, 23062, dell'età di Diocleziano; non è certa l'identificazione con un edificio prossimo al luogo in cui fu trovata l'iscrizione: M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 51.
Sufetula: tre tempietti prostili, tetrastili, pseudoperipteri, costruiti su podi distinti ma accostati in modo da dare unità al complesso: C. I. L., viii, 11319, dedica di Antonino Pio, Marco Aurelio e Commodo; non è tuttavia dimostrato con sicurezza che i tre templi siano il Capitolium: A. Merlin, Forum et églises de Sufetula, Parigi 1919.
Tagura: C. I. L., viii, 10767.
Thuburbo Maius: nel lato di fondo del Foro, podio lungo m 25,60, largo 16; prostilo, esastilo, corinzio: C. I. L., viii, 14369, del II sec. d. C.: M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 50.
Thugga: tempio prostilo, tetrastilo, pseudoperiptero, con unica cella di m 13 ×15 che ha tre nicchie sul lato di fondo con basi per le statue di culto, costruito sotto Antonino Pio e Lucio Vero: C. I. L., viii, 1471-72; M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 53.
Zama Maior: C. I. L., viii, 16479, degli anni 176-180 d. C.
Zuccheri: C. I. L., viii, 11198, dell'età di Adriano.
Numidia.
Cirta: C. I. L., viii, 6981.
Lambaesis: addossato sul lato di fondo di un quadriportico, preceduto da una scalinata di 20 gradini, pronao ottastilo, cella larga m 20,08, lunga 11,38, divisa con una serie di arcate in due sale; del 208-9 d. C.; C. I. L., viii, 2612: M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 57 ss.
Madaura: Inscr. lat. d'Algérie, i, 2146.
Numbulis: podio lungo m 14, largo 9, alto 3,15; prostilo, tetrastilo, ad unica cella; C. I. L., viii, 6979, dedica nel 170 d. C.: M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 56.
Thamugadi (Timgad): podio lungo m 53, largo 25; prostilo, esastilo, corinzio, con imponente gradinata sul lato frontale, tre basi per statue nel fondo della cella, verosimilmente dell'età della colonia (100 d. C.), restaurato fra il 364 e il 367; C. I. L., viii, 2388: R. Cagnat, Timgad, Parigi 1905, p. 157.
Theveste: C. I. L., viii, 1858.
Tinfadi: C. I. L., viii, 2194, dell'età di Caracalla.
Uzelis: C. I. L., viii, 6339.
Mauretania.
Tingis: C. I. L., viii, 9988.
Volubilis: del principio del III sec.: M. Cagiano de Azevedo, loc. cit., p. 59.
Bibl.: O. Kuhfeldt, De Capitoliis, Berlino 1883; A. Castan, Les Capitoles provinciaux du monde romain, Besançon 1886; M. Cagiano de Azevedo, I Capitolia dell'impero romano, in Mem. Pont. Acc. Arch., s. III, V, 1941; U. Bianchi, Disegno storico del culto capitolino nell'Italia romana e nelle province dell'Impero, in Mem. Acc. Linc., s. VIII, II, 1950, p. 349 ss.
Per particolari problemi, relativi soprattutto all'origine e all'architettura del tempio a tre celle: A. Kirsopp Lake, The Archaeological Evidence for the Tuscan Temple, in Mem. Amer. Acad., XII, 1935, p. 89 ss.; A. Andrén, Architectural Terracottas from Etrusco-Italic Temples, in Acta Inst. Rom. Regni Sueciae, VI, Lund 1940, p. i ss.; L. Banti, Il culto del cosiddetto tempio dell'Apollo a Veii e il problema delle triadi etrusco-italiche, in Studî Etr., XVII, 1943, p. 187 ss.; E. Stefani, in Not. Scavi, 1944-45, p. 81 ss.; G. Maetzke, Il nuovo tempio tuscanico di Fiesole, in Studî Etr., XXIV, 1955-56, p. 227; L. Polacco, Tuscanicae Dispositiones, Padova, 1952.