CAPODANNO (fr. jour de l'an; sp. dia de año nuevo; ted. Neujahr; ingl. new year)
La festa di capodanno risponde alla preoccupazione (di carattere religioso-sociale comune a tutti i gruppi umani) di dividere il tempo in sezioni, ad ognuna delle quali il gruppo stesso prende coscienza della sua coesione e assicura mediante opportune cerimonie il periodico ripetersi di quei ritmi stagionali, civili, sociali entro cui la sua vita si svolge. L'anno, poi, può, presso i varî gruppi umani, incominciare in tutte le stagioni, a seconda del tipo di calendario (v.) adottato da ciascuno. Caratteristica della festa di capodanno, che chiude un periodo del tempo e ne apre un altro, è di porre una separazione netta tra il passato che deve portarsi via tutto il male che aveva con sé e l'avvenire immediato per la cui felicità si formulano augurî e per la cui previsione si mette in moto ogni genere di pronostici. I morti sono sovente associati a queste feste e a queste preoccupazioni dei vivi. Si hanno adunque per il capodanno quattro specie fondamentali di riti: apotropaici, augurali, divinatorî, funerarî.
Riti apotropaici. - Muovono dall'idea che l'anno vecchio deve portar via con sé tutto il male fisico e morale del gruppo e degl'individui. Esempî ne sono il gittar sulla via pezzi di legno ardente (Niget); battere con un bastone ogni angolo della casa per cacciarne i mali spiriti e gittar poi il bastone in un fiume (Votiaki); sparar colpi d'arma da fuoco per tutta la città per cacciare i mali spiriti e poi cinger le mura con una corda consacrata per impedirne il ritorno (Siam); suonar trombe come nel Rosh ha-Shana giudaico; bruciar fantocci di carta raffiguranti lo spirito del male (Tibet, Corea). Analogo significato aveva in Roma antica l'espulsione dalla città di Mamurio Veturio, un vecchio rivestito di pelli che rappresentava Marte (= l'anno) vecchio, il 14 marzo (Lyd., De mens., III, 29, IV, 36). Tuttora è vivo nel popolo di Roma l'uso di gettar dalle finestre, a mezzanotte del 31 dicembre, oggetti rotti e inservibili e di sparare colpi di rivoltella o di fucile.
Riti augurali. - Vogliono produrre con il valore magico, cioè realizzatore, della formula o del gesto, i beni da quella significati. Così, si prega nelle pagode del Laos per la fertilità della terra, gettando in apposite buche acqua per provocare la pioggia; si pregano gli spiriti di esser favorevoli al re e al gruppo, immolando loro maiali dai cui visceri si trae l'auspicio (Borneo); il re di Babilonia rinnovava la sacra provvista del suo potere regio toccando la statua di Marduk; si prega Iddio perché scriva il nome del fedele nel libro della vita (giudaismo); si distribuisce alla servitù e al bestiame una focaccia in forma di verro quale mezzo di fecondazione (Estonia); si fanno augurî di buon anno agli alberi e al bestiame (Belgio); si cammina in processione, da est a ovest come il sole, dietro un uomo coperto da una pelle di bue, il cui tocco garantisce la sanità e la prosperità (Scozia); si accende il nuovo fuoco dal quale poi si accendono tutti gli altri (Irlanda). Anche in Roma il 1 marzo, inizio dell'antico anno religioso, veniva rinnovato il fuoco di Vesta (Macr., gat., I, 12, 6; Ovid., Fast., III, 35 seg.) e fronde di lauro venivano appese alla Regia e alle case dei flamini maggiori. E quando l'anno civile venne iniziato a gennaio nel 135 a. C. (v. calendario) gli usi del capodanno passarono a quella data. Tra questi il più caratteristico era lo scambio di doni (strenae) dati die religioso, ominis boni gratia (Festo, s. v. strena), uso che la tradizione faceva risalire a Tito Tazio e il cui nome viene posto in relazione col santuario della dea Strenia, da cui sarebbe venuto a Tazio il dono della verbena (erba apotropaica; v. Symm., Ep., X, 35; Varr. De lingua lat., V, 47). Dette strenne consistevano in origine in frutta secche e miele, con significato di magia simpatica, poi in monete d'argento che i clienti donavano ai patroni, i sudditi all'imperatore. Quest'uso dei doni di capodanno (o di Epifania) è rimasto anche nel cristianesimo. Il capodanno però non si considerava in Roma festivo, ché anzi dopo la presentazione delle strenne tutti si recavano al proprio lavoro, con l'idea che i benefici ricavati in quel primo giorno si avessero a perpetuare per tutto l'anno. Nel folklore attuale i riti augurali si riducono a scambio di felicitazioni, a brindisi, a mangiar cose minute in cui si debba molto contare, come riso e lenticchie (auspicio di guadagno) e a passare allegramente la giornata come buon augurio per tutto l'anno.
Riti divinatorî. - Muovono dalla preoccupazione di conoscere quel che avverrà nei prossimi 12 mesi. In Babilonia la festa del nuovo anno, detta Zagmuk, era assai solenne perché in essa il dio Marduk, che era in possesso delle tavolette del destino, fissava il destino annuale della città (ravvicinare a questo il significato del capodanno giudaico, Rosh ha-Shana). Molti sono i mezzi divinatorî escogitati dal popolino: gittar per aria un oggetto e vedere se cade bocconi o supino (pane imburrato, nel Finistère); una pianella gittata per la scala, le spille, i tre fagioli, la chiara d'uovo, i 12 grani di frumento, ecc. (Emilia) rispondono, nel capodanno, alle domande specialmente sul matrimonio, sulla morte, sul raccolto.
Riti funerarî. - Si trovano soprattutto dove la religione dei defunti ha avuto un particolare rilievo. Si accende un fuoco attorno a cui si danza gittandovi poi gli oggetti, già preparati, di cui si pensa che i morti abbiano bisogno (California); s'imbandisce la tavola, con candele accese e iumi d'incenso e si lascia aperta la porta affinché i morti entrino e si satollino (Tonchino); si venerano le tavolette degli antenati cui si offrono libazioni per il bene di tutta la famiglia (Cina, Cocincina). Anche nell'antico Egitto il 17 Thout (capodanno) venivano accesi fuochi nuovi nei templi, nelle cappelle funerarie e avanti alle porte delle case affinché i morti potessero entrare liberamente.
Il cristianesimo non ha concordato il suo calendario religioso, basato sulla vita di Gesù, con quello civile; perciò il capodanno coincide semplicemente con la festa della circoncisione del Signore. Dal punto di vista devozionale tuttavia la chiesa cattolica tien conto della data civile celebrando il 31 dicembre un Te Deum in ringraziamento dei benefici ricevuti nell'anno che muore ed invocando il 1° gennaio con il Veni Creator lo Spirito Santo affinché illumini i singoli fedeli e la comunità nell'anno nuovo.
Bibl.: J.J. Frazer, The Golden Bough, 3ª ed., Londra 1913, passim, ma specialmente il vol. IX.