CAPODISTRIA (A. T., 24-25-26)
Città dell'Istria (provincia di Pola). È posta su un'isola costiera di forma circolare, congiunta alla terraferma da una diga e da un ponte, in posizìone favorevole al commercio e alla difesa. Essa conserva il tipo di città veneta. Dista per la strada litoranea carrozzabile 21 km. da Trieste e 17 da Pirano. L'isola su cui sorge la città è in una valle longitudinale sommersa (in parte occupata dalle digitazioni deltizie del Risano), presso alcuni stagni costieri trasformati in saline, ora bonificate, all'ingresso del vallone di Stagnon. Essa era un tempo recinta da mura con 12 porte, di cui resta solo quella della Muda presso il Canale suburbano che separa la città dalla terraferma. Essa ha carattere di città marinara e campagnola insieme; gli abitanti sono in parte dediti alla pesca, in parte alla coltivazione degli orti e campi del fertile contado (ortaglie, viti, gelsi), i cui prodotti vengono esportati a Trieste. Il piccolo porto, discretamente frequentato, ma poco profondo, è difeso dalla Diga delle galere. Capodistria possiede anche un cantiere per costruzioni navali, fabbriche di conserve alimentari e stabilimenti per la confezione del pesce in scatola. Il comune (sup. 36,95 kmq.) conta 12.072 abitanti, di cui 8192 nel capoluogo e gli altri in 11 frazioni e in case sparse.
Monumenti. - È ricca di monumenti caratteristici, a cominciare dall'età romanica che vanta l'oratorio del Carmine, già battistero, interessante costruzione a pianta circolare del sec. XIII e la casa Percauz, da poco restaurata. Anche il duomo è probabilmente di origine romanica, per quanto la facciata sia stata costruita nella parte inferiore verso il 1450 e nella superiore alquanto più tardi, in stile lombardesco. L'interno fu poi ampliato dal Massari che costruì nel 1714 anche il palazzo dei conti Bruti, ora collegio di S. Chiara. La maggiore impronta alla cittadina è data però dallo stile gotico veneziano: esempî tipici ne sono la loggia, fatta costruire nel 1464 al posto di un'altra più antica, il palazzo Pretorio, il cosiddetto Fontego, la chiesetta di S. Francesco e numerose case private, alcune delle quali con tracce di decorazioni policrome (tipica la casa Almerigogna, pure di recente restaurata).
Capodistria è ancora ricca di opere d'arte, conservate parte nelle chiese e parte nel museo, e partecipò al movimento culturale umanistico con l'opera dei due Vergerio, del Muzio, del medico Santorio e del Carli, tutti nativi di Capodistria.
Storia. - È dubbio se la località possa esser identificata con la romana Egida; è verosimile invece che in contiguità del centro insulare del golfo capodistriano, denominato Capres o Caprita (accanto a queste forme doveva esistere anche quella di Capraria, derivato da Caprae che è attestato anticamente e che sopravvive nel nome croato Kopar), al tempo di Giustino II sul limitare del continente sorgesse Giustinopoli, rimasta distinta da Capria fino a che i due centri non furono congiunti con un argine formando così Caput Histriae. Da questo momento ha inizio la nuova storia della città che, più delle altre città istriane, allarga, per la sua singolare posizione, la sfera della sua attività politica sulle circoscrizioni dell'Impero romano-germanico in via di disgregazione. Dalla promessa del 932 al patto col ducato veneziano del 977, Capodistria, mentre sfugge all'unità politica istriana, entra per la sua sensibile posizione marittima sempre più strettamente nell'orbita dell'influenza veneziana. Ma contemporaneamente si va consolidando l'autonomia politica cittadina (diploma di Corrado II del 1035), e l'aspra lotta sostenuta nel 1145 da Capodistria e Pola contro Venezia, conclusa con le paci di Rialto e Pola, è preludio di antagonismo, che succede a una fase di reciproca tolleranza: antagonismo reso più sensibile dal rigoglioso progredire del traffico, che ricaccia le città istriane nell'orbita del patriarcato di Aquileia (accordi del 1232). Ma la pressione veneziana fece cadere nel corso del secolo ad una ad una le città della costa o ad essa più prossime, e anche Capodistria, erettasi per un momento a vindice dell'indipendenza istriana (1279), dovette cedere. Col crollo di Capodistria era fissato un caposaldo del dominio veneziano in Istria, che l'acquisto di Pola completò. Le velleità autonomiste non saranno spente per questo: solo dalla metà del sec. XIV Capodistria è assorbita definitivamente nell'orbita della Serenissima e diventa la scolta avanzata del dominio veneto in Istria, e sua base marittima essenziale, militare e commerciale. Divenuta la fedelissima, si trovò a rivaleggiare col porto triestino, quando questo fu definitivamente perduto per Venezia e, fino a che ebbe il sostegno di Venezia, fece buon servizio. La pace di Campoformio la donò all'Austria con le consorelle del litorale. Fu centro vivo d'irredentismo, che culminò nel sacrificio di Nazario Sauro.
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V. tavv. CCVII e CCVIII.