capofazione
s. m. (spreg.) Chi capeggia un gruppo politico particolarmente animoso e schierato.
• Nel frattempo il ministro dell’Interno, che aveva proclamato l’esito del referendum, si è dimesso. Pressioni e manovre su giudici ordinari, per ogni genere di frodi elettorali, e sulla Corte suprema, hanno imperversato, in un paese in cui è difficile trovare una qualche carica che non sia di nomina diretta di un capofazione. (Adriano Sofri, Repubblica, 20 agosto 2012, p. 23, R2) • «Siamo davanti al rischio di una crisi al buio», ammoniva Angelino Alfano. «[Gianfranco] Fini vorrebbe la crisi al buio. Il suo schema ripropone il peggio della vecchia politica: governi fatti e disfatti alle spalle degli elettori, ministri che rispondono ai capifazione, instabilità e fibrillazioni, e peggio ancora crisi al buio», discettava Daniele Capezzone. (Gian Antonio Stella, Corriere della sera, 29 settembre 2013, p. 10, Primo Piano) • Signori della politica che per contare davvero sono costretti a trasformarsi in capifazione con tanto di scherani assoldati con i proventi petroliferi. Trafficanti di uomini che moltiplicano a dismisura il proprio fatturato, salvo poi sparare addosso a migranti che non rispettano ordini e pagamenti, o che diventano d’intralcio per altre operazioni via mare. (Umberto De Giovannangeli, Unità, 14 marzo 2014, p. 12, Mondo).
- Composto dal confisso capo- aggiunto al s. f. fazione.
- Già attestato nella Stampa del 25 maggio 1965, p. 16, Ultime Notizie (Giovanni Giovannini).