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Caponsacchi

di Arnaldo D'addario - Enciclopedia Dantesca (1970)
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Caponsacchi

Arnaldo D'addario

. Famiglia fiorentina, di cui D. ricorda (Pd XVI 121-122) le origini fiesolane ed accenna alle case abitate nel Mercato Vecchio dopo il loro passaggio a Firenze. Le fonti archivistiche parlano di un Gerardo di altro Gerardo compreso fra i consiglieri del vescovo di Fiesole (1028) ed enumerano i vasti possedimenti fondiari dei C. presso Firenze, a Rovezzano ed al Varlungo; sulle loro case in città si ergeva una delle più alte torri magnatizie.

Di questa casata consolare è ricordato, col soprannome che poi divenne ‛ cognazione ' della consorteria, un " Capo in sacco " figlio di un Fiorenzo, compagno di torre, nel 1179, degli Abati e dei Guittoni; di un " Gerardus qui Caput in sacco vocatur " si parla in più documenti, fra cui una pergamena del 1100, nella quale egli appare come testimone ai placito di Matilde di Canossa tenuto per aggiudicare al Capitolo fiorentino alcuni beni in Campiano. Da lui discesero un Donato e un Caponsacco, consoli di Firenze rispettivamente nel 1183 e nel 1187, e, ancora, un messer Gherardo, ricordato come podestà di Firenze nel 1193 e di Bologna nel 1212.

Nelle lotte politiche cittadine, i C. parteggiarono per i ghibellini; ciò valse ad essi l'esilio, e, con l'esilio, l'inizio del loro declino politico e sociale. Nei libri delle condanne sono registrate quelle di un Caruccio di messer Stoldo, di un Voverino di messer Ormanno, e dei loro figli, dichiarati ribelli; nel 1268 sono puniti con pene meno rigorose Gherardino e Opizzino di Coppo, insieme a Caro e Gianni di Caponsacco. Tuttavia, nel 1280, in seguito alla pace del cardinal Latino, poterono rientrare in Firenze Ranieri e Zopparello di messer Ormanno, Caruccio di messer Stoldo, messer Donato di messer Leone, messer Gherardo Rosso e Gianni C.; non fu permesso il ritorno, invece, a Giovanni di Leone e a Francesco di Martello. Già tanto gravemente colpiti nella compattezza della consorteria e nella prosperità della loro condizione sociale ed economica, i C. furono ancora una volta respinti al margine della vita pubblica dalle leggi antimagnatizie, che chiusero ad essi la via al conseguimento degli uffici politici. E, più tardi, l'adesione di molti dei C. alla Parte bianca fu nuova premessa di ulteriori, e questa volta definitive, rovine.

Fra gli esuli ‛ bianchi ' del 1302 figurano un Tignoso di messer Ruggero ed altri minori personaggi della casata. E poiché non tutti i C. sbanditi seppero sopportare con rassegnazione le condanne all'esilio, molti di essi furono più tardi dichiarati a più riprese ribelli, per aver preso le armi contro il comune (Tacco e Filippo di Gherardo Rosso, Neri di Didone di messer Riccino, Busca di Masserino e suo figlio Albizzo, Donato di Benedetto, Filippo di Bernardo e Selvolino di Bartolomeo). Gli esuli furono esclusi anche dalla ‛ riforma ' del 1311, che pur tentava di ristabilire la concordia fra le parti cittadine di fronte a Enrico VII.

La rovina politica, con la conseguente decadenza economica e con la dispersione dei C., accelerò la fine della casata, che scompare dalla storia cittadina, anche se per qualche tempo ancora, nel secolo XLV, se ne trovano discendenti, ma del tutto decaduti dall'antico prestigio e ridotti a posizioni subordinate nella vita pubblica del comune.

Bibl. - Alle notizie che dei C. dà a più riprese il Villani (Cron. IV 11, V 39, VI 33, 65) si rifanno araldisti e storici eruditi, come S. Ammirato, Delle famiglie nobili fiorentine, Firenze 1615, 178; ID., Albero e istoria della famiglia dei conti Guidi, ibid. 1640, 67; V. Borghini, Discorsi, con note di D.M. Manni, ibid. 17552, 58 (che accenna allo stemma dei C., ma senza descriverlo compiutamente); B. De' Rossi, Lettera a Flamminio Mannelli... delle famiglie e degli uomini di Firenze, ibid. 1585, 55; P. Mini, Discorso della nobiltà di Firenze e de' Fiorentini, ibid. 16142, 146; ID., Difesa della città di Firenze e de' fiorentini, ecc., Lione 1577, 297, 302, 304; U. Verini, De illustratione urbis Florentiae, ecc., Parigi (Siena) 17902, 55, 61, 86. La revisione critica delle fonti archivistiche edite (dal Lami, dal p. Ildefonso da San Luigi, dal Santini, ecc., fra XVIII e XIX secolo) e di quelle ancora inedite (nell'Archivio di Stato di Firenze) relative ai C. è in Davidsohn, Storia, ad indicem.

Vedi anche
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