CAPRA Selvatica (lat. scient. Capra L. 1758; fr. chèvre; sp. cabra; ted. Ziege; ingl. goat)
Genere della sottofamiglia Caprovini. Corna presenti anche nella femmina, ma assai meno sviluppate. Esse hanno forma di scimitarra o di spirale; sono generalmente eteronime (porzioni di spirale contraria, nel corno destro, a quella d'un cavaturaccioli con manico sul cranio), oppure omonime (porzione di spirale condirezionale, nel corno destro, con quella d'un cavaturaccioli) e pervertite (con spirale condirezionale alla base e contraria all'apice, nel corno destro). Gli zoccoli sono molto divaricabili tra di loro. Gli orecchi sono stretti, eretti e mobili. La coda è piuttosto appiattita e a sagoma triangolare. Mancano ghiandole preorbitali, inguinali, pedali, ma esistono talvolta (Capra cilindricornis e Capra Falconeri) delle ghiandole paracaudali tra la radice della coda e l'ano. La pelle emana, specie nei maschi all'epoca degli amori, un forte e caratteristico odore caprino. Il pelame consta di pelo di contorno, spesso ruvido e talvolta allungato a barba dietro il mento, e di lanuggine sottile. I colori predominanti sono il giallo grigiastro e il bruno; due volte l'anno ha luogo una muta stagionale cospicua per lunghezza, densità e colorazione. Nel cranio manca la fossa lacrimale; il premascellare s'incunea tra mascellare e nasale. Le capre abitano la montagna fino al limite delle nevi perenni, e prediligono boschi non troppo fitti, alpeggi asciutti e ricchi di piante aromatiche, rocce, letti di morene. Possono anche fare a meno dell'acqua, ma hanno una predilezione tutta speciale per il sale. Sono intelligenti, dotate di vista, udito, olfatto acuti, agilissime nell'arrampicarsi sui sassi, nella corsa e nel salto; d'indole intraprendente, vivace, diffidente, guardinga, valorosa nei momenti di pericolo estremo; socievoli coi loro simili; battagliere all'epoca dei loro amori autunnali-invernali. Di abitudini diurne, salgono all'alba al pascolo, i maschi più in alto delle femmine e dei giovani. Come suoni dispongono di fischio d'avvertimento, belato di richiamo e leggiero grugnito di soddisfazione. Partoriscono, dopo circa 5½ mesi di gravidanza, uno, talvolta due, rarissimamente tre piccoli già agili e resistenti alcune ore dopo la nascita. Si distinguono i tre sottogeneri seguenti.
1. Turo (Turus Hilzh. 1916). Barba breve; corna omonime pervertite. Distribuito con una specie (Turus caucasicus Güldst., con due sottospecie), nel Caucaso orientale e centrale, e con una specie (T. pyrenaicus Schimp, con. quattro sottospecie) nei Pirenei, Sierra do Gerez (Portogallo), Sierra do Gredos e Monti della Spagna meridionale e occidentale.
2. Stambecco (Aegoceros Pall. 1811), con corna a scimitarra, eteronime, nodose sul margine antero-superiore. Se ne distinguono cinque specie: lo stambecco delle Alpi, Aegoceros ibex L., con barba breve; Ae. Severtzowi Menzb. (con due sottospecie), con barba lunga e scarsa, nel Caucaso occidentale; Ae. sibiricus Meyer (con tredici sottospecie), con barba lunga nel Kashmir, Baltistan, Ladak, Gilgit, Tien Shan, Altai; il Beden, Ae. nubianus Cuv. (con tre sottospecie), con barba lunga, nella Nubia, Sinai, Arabia sud-est; Ae. walie Rüpp., nel Semien (Abissinia).
Lo stambecco delle Alpi era certamente frequente in tutti i luoghi adatti della catena alpina fino al sec. XVI. Durante il sec. XVIII fu sterminato nelle Alpi austriache: nel 1802 fu ucciso l'ultimo esemplare svizzero. Si è potuto conservare nel massiccio del Gran Paradiso, grazie a un rescritto di tutela emanato il 21 settembre 1821, confermato e reso di pratica applicazione da re Vittorio Emanuele II dal 1850 in poi. Nel 1914 si contavano nella riserva reale delle Alpi Graie oltre 3000 stambecchi. Nel 1922, al momento dell'istituzione del Parco nazionale del Gran Paradiso il loro numero era ridotto a poco più di 200; ma nel 1928 se ne contavano già circa 2000. La Svizzera è riuscita a riambientare tre promettenti colonie di stambecchi nei Graue Horner (S. Gallo) e nei Grigioni; nelle Alpi austriache l'introduzione dello stambecco è in via di pratica attuazione. Con la capra domestica lo stambecco genera ibridi fecondi, che tuttavia sono poco desiderabili dal punto di vista zoologico, estetico e cinegetico.
3. Capra propriamente detta (Capra L. 1758), con corna compresse a spigoli anteriore e posteriore pronunziati, eteronime. Ve ne sono due specie: il Bezoar, Capra hircus L. (con quattro sottospecie), con corna a scimitarra munite di dentellatura antero-superiore e rughe trasverse, con barba lunga, vive nel Caucaso, montagne dell'Asia Minore e Persia fino al Belucistān e Sind; isola di Creta; Antimilo nelle Cicladi. La Capra hircus è il capostipite della massima parte delle razze di capre domestiche. Il Markhor, C. Falconeri Wagner (con sei sottospecie), con corna a spirale e barba molto lunga ed estesa a tutta la gola; è di colore grigio-bruno, più scuro sul capo e sulle gambe, più chiaro sul ventre. Si trova nell'Astor, Kashmir, Afghānistān settentrionale, Cabul, Puniab, Belucistān. Vive nelle regioni montane.
Per altri generi v. caprovini. Per la Capra domestica v. la trattazione zootecnica alla voce ovini.
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