CAPRI (A. T., 27-28-29)
L'isola di Capri, nel Mar Tirreno, la più meridionale del gruppo delle isole Napoletane o Partenopee, le quali incorniciano verso O. e verso SO. il meraviglioso paesaggio del Golfo di Napoli e di esso anzi costituiscono una delle maggiori attrattive. Capri è, forse, di questo gruppo l'isola più incantevole; e senza dubbio dispone di più ricercate bellezze naturali ed ha panorami di grande magnificenza e clima dolcissimo, sicché essa è più frequentata da Italiani e soprattutto da stranieri come località di villeggiatura specialmente invernale e primaverile, come stazione balnearia e centro turistico di prim'ordine; ad essa quindi giustamente si attribuisce l'appellattivo di "perla del Golfo di Napoli" e quello di "isola delle Sirene".
A differenza delle altre isole del gruppo partenopeo - tutte di origine vulcanica - Capri ha origine sedimentaria, e i terreni che la Costituiscono, formati per la massima parte nel mare mesozoico, hanno identica natura dei terreni della vicina penisola sorrentina, di cui Capri era assai probabilmente la prosecuzione verso occidente, e di cui, quindi, rappresenterebbe un frammento separato dalla massa continentale in seguito a fratture e a depressione della zona interposta. I terreni mesozoici dell'isola di Capri - calcari del Cretacico, inclinati, come nella sezione occidentale della penisola sorrentina, a NO. e a NNO. - sono ricoperti, specie nella parte mediana dell'isola, da strati eocenici e per vaste aree (soprattutto nei pianalti e nei tratti meglio riparati) da tufi vulcanici, questi ultimi provenienti da materiali lanciati dagli apparati eruttivi dei Flegrei e dal Somma-Vesuvio e trascinati soprattutto dal vento.
L'isola emerge dal mare con ripidissime e nude fiancate, che sono le facce di frattura lungo le quali si è effettuato il sollevamento; su queste fiancate si è accanita l'azione delle onde, che, col favore della natura della roccia, è riuscita a scavare grotte svariatissime, alcune d'insuperabile bellezza (Grotta Azzurra, Grotta Verde, Grotta Bianca, ecc.), e ha contribuito a staccare e a logorare imponenti pilastri rocciosi, che come erti scogli adornano specialmente la parte meridionale dell'isola (i più noti sono i Faraglioni). Negli ultimi millennî Capri sarebbe andata soggetta a oscillazioni bradisismiche: dall'epoca romana ai nostri giorni il suolo si è abbassato pare di 6 metri, come può rilevarsi dalla presenza di opere murarie romane lungo la costa al di sotto del livello del mare.
L'isola, che all'ingrosso ha forma rettangolare (coi vertici nelle punte Vitareta, Carena, Tragara e Capo), presenta nella sua metà orientale una larga insenatura nella costa settentrionale, a cui ne corrisponde un'altra pure ampia nella costa meridionale: le due rientranze, dette rispettivamente Marina Grande e Marina Piccola, finiscono col creare una strozzatura mediana, alla quale fa riscontro una minore altitudine e una specie d'insellatura nel rilievo. Sicché questa parte mediana di Capri, più stretta, più bassa e in parte coperta da un mantello di terreni geologicamente più giovani, può dirsi che divida l'isola, da ovest ad est, in tre zone: l'occidentale, la centrale e l'orientale. La zona occidentale è più massiccia, con pareti ripidissime quasi da ogni parte; sia, cioè, verso il mare, sia verso l'interno (ché, anzi, da questo lato si erge la dorsale più alta, con le maggiori quote dell'isola: M. Solaro, 589 m.; M. Cocuzzo, 552 m.; M. Cappello, 515 m.); nella sua forma prevalentemente piatta essa rappresenta un terrazzo di abrasione marina (per lo più fra i 270 e i 290 m.), inclinato complessivamente verso ovest; il centro abitato, che sorge su questo pianalto, Anacapri (v.), non era fino a pochi decenni fa raggiungibile che per scalinate: solo nella seconda metà del secolo scorso è stata inaugurata l'ardita rotabile che oggi la unisce a Capri e che, offrendo punti di vista veramente incantevoli, è tagliata sul fianco di NE. di questo roccioso pilastro occidentale. Il pianalto di Anacapri è abbastanza fittamente abitato, ma la zona che nell'isola meglio si offre all'insediamento umano è quella centrale: più riparata, più fertile, più accessibile; il centro abitato domina sull'insellatura, e il terreno - sebbene in notevole pendenza sia sul fianco N. sia sul fianco S. - scende meno ripidamente verso settentrione, nel cui versante più numerose sono le case sparse, con vista sul Golfo di Napoli, e più popolata è la Marina (Marina Grande); qui Capri ha oggi la sua banchina da sbarco e avrà domani un vero porto. La zona orientale ripresenta la figura erta e rocciosa del pilastro occidentale e in alcuni tratti ne riproduce pure, attraverso le forme terrazzate, l'origine per abrasione marina, ma la minore altitudine (S. M. del Soccorso o M. Tiberio a nord, 334 m., e il M. Tuoro a S., 265 m., ne sono le quote più elevate) e la vicinanza a Capri, la rendono più accessibile e la fanno meta di tutte le piccole escursioni dalla città.
La natura permeabile dei calcari che la costituiscono, rende l'isola poverissima di acque superficiali; è vero che, insieme con l'abrasione marina, l'erosione normale ha contribuito a creare la morfologia attuale dell'isola (e solchi erosivi incidono da est ad ovest il pianalto di Anacapri e vallecole isolano le alture della zona orientale), ma nella loro maggior parte le piovane vengono assorbite nel sottosuolo e defluiscono nel mare per piccoli sbocchi lungo la linea di costa; l'unico tratto dell'isola in cui queste acque di pioggia vengono trattenute a poca profondita è, naturalmente, il mediano, nel declivio settentrionale fasciato dagli scisti argillosi dell'Eocene; quivi esse sono utilizzate per l'irrigazione, e da tempo remoto, come provano le cisterne ed i serbatoi d'acqua, di costruzione originariamente romana, che vi s'incontrano.
Per la determinazione della piovosità dell'isola si posseggono dati raccolti per 40 anni (1887-1926) ad Anacapri: la quantità media annua è valutabile in 935 mm., col massimo in dicembre (180) e col minimo in luglio (10).
La flora di Capri è simile a quella della penisola sorrentina, ma le specie sono in essa più raggruppate: se ne contano 850; la forma comune di vegetazione spontanea è la macchia sempreverde, che riveste le aree più elevate dell'isola; fra le specie che la costituiscono vanno ricordati: il ginepro, il lentisco, il corbezzolo, la ginestra, l'erica, il mirto, l'elce. Interessante è pure la fauna; degna specialmente di nota è una rarità, la lucertola azzurra (Lacerta coerulea Faraglionensis), che vive sullo scoglio più esterno dei tre enormi blocchi dei Faraglioni.
L'isola di Capri ha una superficie di kmq. 10,36 ed è popolata da 6843 ab., recentemente raccolti in un unico comune e suddivisi in tre centri abitati: Capri, Anacapri e Marina Grande; la densità di popolazione, pertanto, è di 660 ab. per kmq. Ma, oltre alla numerosa popolazione locale, l'isola raccoglie per molti mesi dell'anno migliaia di forestieri, e molte migliaia vi si recano solo per poche ore al fine di visitare la Grotta Azzurra e per godervi qualcuno degl'innumerevoli meravigliosi panorami. La fama turistica di Capri ha avuto origine per l'appunto con la notorietà della Grotta Azzurra avvenuta nella prima metà del secolo scorso. La cavità si apre ai piedi della scarpata nord-occidentale dell'isola; lunga 54 m. e larga 30, essa è riempita per metà dal mare, sicché nell'interno il livello delle acque è quasi ad uguale distanza dal fondo e dalla volta della grotta: il colore azzurro le è dato dal fatto che la luce non vi penetra direttamente, ma per rifrazione degli strati d'acqua.
La ricchezza dell'isola non è solo quella che le proviene dalla cosiddetta industria del forestiero; Capri è anche una delle più produttive contrade agricole della Campania: ha intensità di colture arboree, quali ulivi ed agrumi, e varietà di colture erbacee, in ispecie ortaggi, ma ha soprattutto fama mondiale per i suoi vigneti, che dànno prodotto ricercatissimo, di cui si fa quindi grande esportazione. Oltre che nell'agricohura, la popolazione di Capri è occupata nella pesca.
L'isola è attraversata in tutti i sensi da sentieri; buone rotabili congiungono oggi non solo i due centri principali, ma le due marine; una funicolare sale da Marina Grande a Capri; servizî giornalieri di battelli uniscono l'isola con Napoli. Nel 1925, il movimento delle merci nel porto di Capri fu di 10.827 tonn. (10.000 sbarcate e 827 imbarcate) e il numero dei viaggiatori sbarcati fu di 133.900.
Il comune di Capri fino a poco tempo la era formato dal centro principale, che è situato a 138 m. s. m. nell'insellatura che si apre fra il M. Solaro e il cosiddetto Colle di Tiberio, e dalla frazione di Marina Grande, che si allunga sulla costa N., in prossimità del porto; oggi il comune comprende anche il centro di Anacapri, sicché tutta la popolazione dell'isola è fusa in una sola entità amministrativa. Nel 1921 il comune di Capri contava 4629 ab. (dei quali 3629 nel centro omonimo, 783 a Marina Grande e gli latri nelle case sparse): a questi bisogna ora aggiungere i 2214 ab. dell'ex comune di Anacapri (nel centro 2167); pure nel 1921 Capri registrò una bassissima percentuale di analfabeti (22%, di fronte ai 41% della Campania).
Monumenti. - La più antica, fra le chiese dell'isola, è quella di S. Costanzo, costruzione bizantina del sec. XI a pianta centrale, ampliata verso la fine del'300. Un'altra piccola chiesetta, entro il paese di Capri, dedicata ora a S. Anna, rimonta ai primi decennî del sec. XIII, e dello stesso tempo è forse anche il castello detto Castiglione, i cui ruderi coronano pittorescamente il picco che s'innalza nella sella fra M. Solaro e M. Tuoro. Ma la costruzione più importante del Medioevo è la certosa di S. Giacomo, eretta fra il 1371 e il 1374 da Giacomo Arcucci segretario di stato di Giovanna I d'Angiò. La maggior parte della certosa trecentesca resta ancora, nonostante le incursioni dei corsari che la saccheggiarono e l'incendiarono nel 1553 e i lavori eseguiti posteriormente: il chiostro minore e il refettorio sono di recente tornati alla luce; il chiostro grande, invece, fu ricostruito verso la fine del'500 e attorno ad esso si raccolgono le celle coperte da vòlte estradossate, di tutte le fogge, che nel ritmico alternarsi delle superficie curve ricordano architetture orientali. Questo tipo di copertura usato in tutti i tempi, anche nelle costruzioni campestri, è uno degli elementi dell'architettura cosiddetta caprese ma che si potrebbe chiamare più propriamente del litorale campano e che trae motivi di originalità da una perfetta intonazione col paesaggio e dalla grazia ingenua con la quale vengono risolti i più svariati problemi di adattamento. Sulla lunetta del portale marmoreo della chiesa, un buon affresco coevo alla costruzione rappresenta Giacomo Arcucci che offre alla Vergine il modello della certosa. Pure al sec. XIV appartengono gli avanzi del castello che fu dimora di Giovanna d'Angiò, oggi compresi nel palazzo Cerio (dove si trovano belle collezioni di storia naturale ed una ricca raccolta di pubblicazionl sull'isola), e la torre di Materita che i monaci della certosa costruirono nel versante SO. dell'isola in difesa dei loro beni. La cappella di S. Michele vibrante di vita nel gioco delle vòlte dominate dal campaniletto a vela, fu eretta negli ultimi anni del'400. Due secoli dopo, nel 1697, si innalzava la cattedrale di S. Stefano dove gli stessi motivi tradizionali, cui si aggiunse l'agile linea degli archi rampanti, si fusero mirabilmente con lo stile dell'architettura chiesastica in voga. Nella cattedrale si conservano sepolcri secenteschi di Giacomo e Vincenzo Arcucci, un tempo nella certosa. Fra le collezioni private d'arte in Capri, la più importante è quella d'arte antica dello svedese Munthe. Nella certosa si va formando un piccolo museo etnografico e una raccolta di quadri e disegni che hanno per soggetto il litorale campano (v. anche anacapri).
L'isola nell'antichità. - Il nome latino dell'isola, Capreae, è derivato dalla presenza in essa di cinghiali o di capre, a seconda che lo si ritiene di origine greca o latina. La prima etimologia è più probabile: sappiamo infatti che i Teleboi, un popolo dell'Acarnania, furono i primi colonizzatori dell'isola e anche dopo Augusto, allorché l'isola apparteneva al fisco della casa imperiale, i magistrati municipali si chiamavano col nome greco di agoranómi. In favore dell'ellenicità dell'isola parlano, inoltre, le iscrizioni greche sinora più numerose delle latine e il nome di Anacapri (ossia la Capri di sopra), e forse - se deriva da τὸ ὄρος "il monte" - quello di Tuoro dato a parecchie alture. Della sua storia nell'antichità sappiamo solo che le due cittaduzze corrispondenti alle attuali Capri e Anacapri (donde il plurale nel nome dell'isola) dividevano la terra in due microscopici staterelli, che naturalmente non tardarono a passare sotto il dominio di Napoli, finché Augusto la tolse a questa città, dandole in cambio Ischia, terra più grande. Dei monumenti di questa età non resta, oltre a scarsi avanzi delle mura dell'arce, che la cosiddetta scala fenicia, serie di 159 gradini tagliati nella roccia - tanti sono attualmente, ma si sa che alla fine del sec. XVIII erano quasi il triplo - che mettevano in comunicazione Anacapri con la Marina Grande. La città di Capri sembra che fosse assai più vicina alla Marina Grande che non la Capri odierna e si trovasse probabilmente presso la chiesa di S. Costanzo; ma l'Acropoli sembra coincidere con la città medievale. Si hanno invece tracce relativamente abbondanti delle età anteriori.
Circa 25 anni or sono furono rinvenuti nell'isola avanzi fossili dell'Elephas primigenius Blum, e numerosi manufatti litici di tipo paleolitico, inattesa conferma del racconto di Svetonio, che durante la costruzione di una villa di Augusto si trovarono ossa di giganti. Questi trovamenti, rari in Italia, sono finora unici nell'Italia meridionale. Dell'età del bronzo si hanno bellissimi cocci policromi provenienti da scavi sistematici praticati nella Grotta delle Felci. Tiberio fece dell'isola la sua residenza quasi ininterrotta durante gli ultimi dieci anni di sua vita. Secondo Tacito, l'imperatore avrebbe costruito dodici ville, una delle quali sappiamo da Svetonio che era detta villa di Giove, ciò che permette di supporre che anche le altre traessero il nome da ciascuno degli altri undici Dei consenti. Fra i vari gruppi di ruderi sparsi nell'isola, tre soli sono degni di menzione: quello alla Madonna del Soccorso, sulla cima dirimpetto alla punta della Campanella; quello sopra il Forte di S. Michele e quello al Palazzo a Mare, ad O. della Marina Grande, tutti del sec. I d. C. Dopo Tiberio, Capri è nominata una sola volta come luogo di confino per Lucilla e Crispina, rispettivamente sorella e moglie dell'imperatore Commodo (182 d. C.).
V. tavv. CCXXIX-CCXXXIV.
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