Vedi CAPUA dell'anno: 1959 - 1973 - 1994
CAPUA (v. vol. II, p. 335; s 1970, p. 180)
Le esplorazioni preliminari sistematicamente condotte a partire dagli anni '70 nell'ambito urbano degli attuali comuni di S. Maria Capua Vetere e di Curti, per fare fronte ai nuovi interventi edilizi, hanno notevolmente incrementato la nostra conoscenza dell'antica C. e degli spazi cimiteriali che circondano l'insediamento. È stato possibile individuare da una parte i livelli più antichi della città, dall'altra nuovi nuclei funerarî ubicati tutt'intorno all'agglomerato, distinti dalla più nota necropoli delle Fornaci ubicata a NO della città e intensamente esplorata fin dagli anni '60 da Johannowsky. Inoltre sembra potersi ora stabilire, sulla base del rinvenimento di alcuni tratti delle mura, il perimetro urbano che si presenta meno ampio di quello che era stato precedentemente proposto.
Sono stati ritrovati nel 1971 la porta urbica, attraverso cui la Via Appia usciva a E dall'abitato al Ponte di S. Prisco, e, a Ν della porta, un tratto di cinta (lungh. 60 m). La cortina interna, in blocchi squadrati di tufo messi a coltello, e parte dei muri trasversali, sembrano risalire al V sec. a.C., mentre la cortina esterna delle fortificazioni, in assise piane, non pare anteriore alla seconda metà del IV. Già nei pressi della Villa Comunale, A. de Franciscis aveva messo in luce uno spesso muro in blocchi di tufo certamente riferibile alla cinta. Ancora troppo labili sono le informazioni che abbiamo sul rinvenimento nella parte NO dell'abitato di muri con zoccolo in pietrame unito ad argilla, battuti pavimentali in un impasto di argilla e di pozzolana e tegole da tetto, il cui orientamento sarebbe stato mantenuto dalle strutture murarie relative sia al periodo sannitico sia a epoche ancora più recenti. W. Johannowsky, che le data verso la fine del VII sec. a.C., considera che la direzione di tali muri, come quella degli assi viari e del recinto difensivo, sia stata stabilita in base ai punti cardinali, secondo la normativa dell'etrusca disciplina. A NE, sono state ben documentate le tracce cospicue di un abitato arcaico (metà VI-inizio V sec. a.C.). L'intervento, presso l'Alveo Maratta, ha riportato alla luce avanzi di muri a blocchi irregolari di tufo giallo, di pavimento in terra battuta, di fosse con scarichi di materiali fittili e ossa di animali e di una grande fornace quadrangolare, utilizzata, a giudicare dagli elementi di scarto, per la cottura di tegole piane. Quest'area insediativa sembra essere stata abbandonata nel momento in cui venne edificata la cinta muraria, presso cui si concentra l'abitato del V secolo. Quest'abbandono repentino potrebbe collocarsi intorno al 471, data che Catone, secondo la testimonianza di Velleio Patercolo (I, 7), attribuisce alla fondazione di C., forse in seguito a un sinecismo dei pagi limitrofi. Soprattutto nel settore SE della città sono stati scoperti, al di sotto delle strutture di edifici delle fasi più recenti, livelli relativi a parti di abitato e aree di frequentazione di epoca arcaica (VI-V sec. a.C.).
Tracce di frequentazione di questo stesso periodo sono comunque chiaramente documentate da un consistente strato con impasto e bucchero pesante (riferibile tutto al VI sec. a.C.). Nel 1982 è stata rinvenuta una sepoltura ad ustrinum in fossa semplice: appartiene a un giovane seppellito con un complesso rituale funerario; sorprende la sua presenza in un'area ritenuta già urbanizzata. Due vasi di bucchero pesante locale del corredo, datato alla metà del VI sec. a.C., recano l'iscrizione mi hamles in lingua e alfabeto etrusco. In questo stesso settore orientale dell'area urbana dell'antica C. è stata rimessa in luce parte di un quartiere abitativo del IV sec. a.C. (muri, pozzi) frequentato fino al tardo ellenismo.
In epoca romana l'attività dei cavatori di pozzolana è documentata dalle numerose fosse che tagliano gli strati più antichi. Frequenti sono i resti di strutture, in parte basi di preparazione di pavimento e di ambienti, databili alla fine del I sec. a.C.-inizio del I sec. d.C., la cui funzione è solo parzialmente ricostruibile. Da una prima valutazione dei dati di scavo, alcuni ambienti, forse pertinenti a un'ampia abitazione, sembrano essere stati oggetto di rifacimenti e modifiche dell'impianto originario, evidenti sia nelle murature sia nei livelli pavimentali ancora in situ che solo in un caso presentano tratti di una pavimentazione in lastrine di marmo. Lo scavo ha posto in luce un tratto di un'imponente opera di canalizzazione realizzata verosimilmente alla fine del I sec. a.C., costituita da due grossi muri paralleli in opus reticulatum, collegati trasversalmente da archi ricorrenti ogni 4 metri.
Nel settore SO della città, sempre all'interno delle mura urbiche, nel livello più profondo raggiunto da un saggio, si sono raccolti alcuni frammenti di bucchero sottile con decorazione incisa.
Anche se non è possibile al momento verificare una continuità del tessuto urbano, esistono nel settore SE, almeno a partire dal IV sec. a.C. (o dal V), strutture murarie vere e proprie con andamento regolare.
Negli anni 1988 e 1989, nel centro dell'antica C. sono state esplorate strutture viarie ubicate lungo una strada orientata N-S, ortogonale al decumano massimo.
Nella proprietà Grignoli, un primo scavo eseguito nel 1986 ha permesso di documentare una serie di strutture murarie affini a quelle esplorate nel 1977. Sono in opera a sacco, pertinenti a fondazioni, che in alcuni punti conservano, per breve tratto, l'attacco con i muri in elevato, eseguito in grossolano opus incertum. Le strutture, che sembrano databili a un primo esame al I-II sec. d.C., furono tagliate in epoca tardoantica/altomedievale, da una serie di tombe di forma stretta e allungata a fossa semplice 0 a cassa di tufo ricavate da blocchi irregolari riutilizzati, con fondo e coperture di tegole. Tombe a cassa del IV sec. sono venute alla luce in quest'area forse collegata al vicino santuario nel fondo Patturelli, esplorato parzialmente e senza un preciso metodo nell'800.
Anche le necropoli sono state intensamente indagate a seguito dell'espansione edilizia. Sono note ormai circa 1600 tombe; alcune sono significative per la conoscenza dello sviluppo della società in età arcaica e per i rapporti con l'Etruria e il mondo greco. Sono per lo più tombe emergenti del secondo quarto dell'VIII sec. a.C., alcune con materiale che sottolinea i rapporti con l'agro falisco (sostegni fenestrati per crateri, coppe con cavalli, ecc.), altre con l'Etruria stessa e il mondo greco. Non mancano sepolture dell'inizio del VI sec. a.C., a inumazione nel tipo tradizionale a fossa 0 a cubo, a incinerazione con abbondante vasellame bronzeo di provenienza etrusca (oinochòai di tipo rodio, bacini con orlo perlinato), d'importazione greca (oinochòai, hydrìai del Gruppo Telestas con testa femminile all'attacco inferiore dell'ansa verticale), Zungenphialen di provenienza orientale, crateri e calderoni laconici. Una tomba a camera (tomba 1502, saccheggiata in età romana e destinata evidentemente, per le piccole dimensioni, a contenere ossuari di incinerati) ha restituito elementi di rivestimento in osso di uno scrigno, di cui alcuni figurati sono di stile tipicamente greco orientale, databili nel primo quarto del V sec. a.C. Questi nuclei sono da riferire a famiglie dell'aristocrazia dominante che, pur rimanendo legate a costumanze di ambiente etrusco- italico, come indica la presenza di fibule tradizionali, hanno mutuato in parte usi dell'aristocrazia cumana.
Nell'agosto 1979, è stata esplorata una piccola area a NO dell'anfiteatro campano; 23 sepolture, in parte del periodo arcaico, presentano un rito misto a incinerazione e a inumazione. Nelle prime, le ceneri sono generalmente contenute in un recipiente di bronzo (calderone o bacino) e il corredo è costituito da ceramica d'importazione mesocorinzia e da bucchero. Gli oggetti di ornamento personale sono quelli tradizionali: grani in ambra o in pasta vitrea e fibule in bronzo o in ferro ad arco ingrossato e staffa mediolunga o ad arco rivestito con elementi di ambra e di osso. Il corredo è disposto alle due estremità della fossa. Nelle tombe a inumazione, talvolta, parte del corredo è sul capo del defunto, deposto su uno strato di terreno battuto. Ai piedi è posta un'olla di notevole dimensione che presenta internamente tracce di bruciato. Si sono rinvenute, come nella necropoli delle Fornaci, delle tombe a ricettacolo. Nell'incavo praticato nel cubo di tufo grigio era posto il cinerario bronzeo, purtroppo generalmente asportato dai clandestini prima dello scavo; ai piedi del cubo c'era il corredo non esposto al rogo. Il ricettacolo occupava il centro di una fossa rettangolare usata come ustrinum a giudicare dalle vaste tracce di bruciato presenti sul fondo e sulle pareti del cubo. Numerose erano le tombe a cassa di tufo della metà del V sec. a.C., ricche di ceramica attica; esse sono con copertura piana a schiena d'asino o a doppio spiovente. Spesso erano state violate in epoca romana.
Dal 1980 fino al 1983 è stata scavata sistematicamente una nuova necropoli della prima Età del Ferro in località Cappuccini, a c.a 2 km dal perimetro settentrionale di C., certamente da collegare a un vicino pagus, di cui è stata esplorata una capanna nel 1981 e nel 1984. La necropoli, costituita da tombe a fossa, a volte di grandi dimensioni, rientra nel periodo finale della prima fase (fine del IX sec. a.C.) e nella seconda fase non inoltrata di C., secondo la cronologia proposta da Johannowsky (primo e secondo quarto dell'VIII sec. a.C.). Alcune sepolture sannitiche, purtroppo tutte già violate, avevano occupato parte della necropoli più antica nel settore orientale.
Nell'autunno 1982, lungo Via Capua che ricalca il tracciato dell'antica Via Appia, si è rinvenuta parte di una necropoli di epoca sannitica del tipo sia a cappuccina sia a cassa di tufo.
Immediatamente a E del perimetro urbano dell'antica C., dove fu rinvenuto il noto santuario e la grande stipe votiva delle Madri, oggi esposta al Museo Campano, è stata condotta nel 1980 una campagna di scavo preliminare a un intervento edilizio nel settore della necropoli già individuata nel 1977, risalente alla seconda metà del IV e al III sec. a.C.; essa si sviluppa anche sul lato S della Via Appia, dove già nel 1971 erano state scoperte alcune tombe dipinte. Rinvenute generalmente a grande profondità, le tombe a cassa di tufo con copertura piana e a doppio spiovente si estendono in parte al di sotto di un grande edificio a pianta rettangolare risalente alla prima età imperiale. In alcune tombe a cassa di grandi dimensioni e con cornice aggettante si sono conservate le tracce della decorazione dipinta policroma; spesso all'interno è ricavato il letto funebre. Una larga strada in semplice battuto attraversava la necropoli. Nell'immediata vicinanza del percorso della cinta muraria di C. le tombe sono più rare, mentre al livello sovrastante si rinvengono grandi fosse di scarico di età tardoimperiale. Nello spazio compreso tra il settore della necropoli esplorato nel 1981 e 1982 e il perimetro noto delle mura antiche, si sono rinvenute abitazioni arcaiche (metà Vl-inizio V sec. a.C.) e una fornace coeva. In direzione dell'area del santuario è venuta alla luce una serie di piccole sepolture a incinerazione del III sec. a.C., costituite ciascuna da due blocchi squadrati di tufo, dei quali uno, posto orizzontalmente, reca sulla faccia superiore piccole cavità circolari. Il vaso contenente le ossa è incassato in una nicchia scavata in uno dei due blocchi. La disposizione delle tombe e le loro caratteristiche sembrano rispondere a un rituale forse da collegarsi con il santuario.
A NE, è stato indagato un tratto di necropoli databile tra la fine del IV e gli inizî del III sec. a.C.; essa è costituita prevalentemente da tombe infantili.
Non lontano, nel 1972, fu rinvenuto un gruppo di sedici tombe di cui nove dipinte: tre di esse erano a camera e le altre a cassa. La datazione, in base ai corredi e allo stile delle pitture, deve porsi tra il terzo venticinquennio del IV e gli inizî del III sec. a.C.
A NO, lungo la via che si dirige verso la chiesa di Sant'Angelo in Formis, sono stati scoperti tratti di un'area cimiteriale della fine del VI sec. a.C. e di una necropoli ellenistica attraversata da due strade e in parte soprastante una rete di canali predisposti probabilmente per il drenaggio delle acque e l'irrigazione dei campi.
Nel 1990 è stata ampiamente indagata un'area di necropoli sannitica (fine IV - inizî III sec. a.C.) situata all'esterno del perimetro settentrionale di C., lungo un asse stradale che riprende il tracciato della strada antica che raggiungeva più a Ν il Santuario di Diana Tifatina. Si tratta essenzialmente di tombe a cassa di tufo con copertura a doppio spiovente e volta a botte, molte delle quali dipinte con motivi stilizzati (girali, fogliame, bende pendenti o annodate a colonnine, velari, festoni) ed elementi architettonici. La necropoli sannitica ebbe breve vita: dalla fine del II sec. a.C., l'area venne trasformata in cava di pozzolana, forse sotto la spinta della ripresa edilizia pubblica e privata che si ebbe in quel periodo a Capua. Alcuni secoli più tardi, le cave furono abbandonate e colmate con materiale di riporto; la stratigrafia del riempimento documenta, oltre a numerosi frammenti di ceramica a vernice nera e di sigillata, residui della lavorazione del ferro. La massiccia presenza di scorie di ferro negli strati superiori della stratigrafia potrebbe indicare la vicinanza di una zona artigianale destinata alla lavorazione di questo metallo già dal I sec. a.C.
Quell'area torna, almeno lungo il percorso della via antica, a essere necropoli. Su ambedue i lati del percorso stradale sono documentati mausolei di epoca imperiale (II-III sec. d.C.), di cui si conservano per lo più le fondazioni in opera cementizia costruite mediante casseforme. Nell'ambiente di un mausoleo si è trovata un'iscrizione funeraria relativa alla giovane Antonia Vitellia, morta all'età di tredici anni.
Per la conoscenza del territorio di C. e della distribuzione degli insediamenti rurali è assai interessante il rinvenimento (luglio 1990), nel secondo cortile del Palazzo Reale di Caserta, di tre tombe sannitiche della seconda metà del IV sec. a.C. (forse le «anticaglie» messe in luce durante i lavori edilizi di cui parla Vanvitelli).
Un'interessante rilettura di uno degli edifici monumentali di C. ha permesso di acquisire uno dei più antichi e notevoli esempi di architettura paleocristiana della città: il c.d. Catabulum, cioè il luogo dove secondo gli eruditi del '700 e dell'800 venivano custodite le fiere per gli spettacoli del vicino anfiteatro campano, e che era finora considerato dai principali studiosi della topografia di C. la sala di un edificio termale. I riscontri stabiliti con altri monumenti simili hanno permesso di riconoscervi con sicurezza il battistero della basilica costantiniana e di inquadrarlo nell'ambito del IV sec. d.C. Alla basilica apostolorum, che sarebbe stata creata su iniziativa di Costantino, potrebbero essere attribuiti i resti di una chiesa a tre navate, una volta con abside unica a E, incorporati in parte nell'attuale chiesa di S. Pietro. Uno scavo condotto nel 1987 ha riportato alla luce un edificio medioimperiale abbandonato nel V secolo. Una piscina con fontana al centro e un ambiente ipogeo con affreschi comunicante con essa sembrano essere stati la sede di un culto orientale non meglio identificato. Resti faunistici, un te- soretto di monete e l'abbondante ceramica riferibili al momento di abbandono dell'edificio sono preziosi documenti della vita materiale della C. tardo-antica.
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