Capucine
Nome d'arte di Germaine Lefebvre, attrice cinematografica francese, nata a Tolone il 6 gennaio presumibilmente nel 1931 (l'anno di nascita risulta infatti avvolto da mistero) e morta a Losanna il 17 marzo 1990. Sofisticata e altera, con alcuni tratti di ambiguità androgina, si affermò nel cinema statunitense come rappresentante dell'eleganza e del fascino della donna francese. Per la sua apparente freddezza, non priva di ironia e di uno spirito talvolta pungente, nei film fu spesso accostata per contrasto ad attrici più irruente e comunicative (da Susan Hayward a Jane Fonda, da Claudia Cardinale a Romy Schneider).
Alla fine degli anni Cinquanta, dopo aver raggiunto il successo come fotomodella e indossatrice, iniziò a studiare recitazione e, scoperta dal produttore Charles K. Feldman, emigrò negli Stati Uniti, dove perfezionò gli studi. Il suo esordio nel cinema avvenne nel 1960 in Song without end (Estasi) di Charles Vidor (diretto in realtà, dopo la morte di Vidor, da George Cukor), in cui, con l'interpretazione di un'aristocratica innamorata di Franz Liszt, s'impose per la sua raffinata bellezza. Affiancò poi John Wayne e Stewart Granger in un western scanzonato, North to Alaska (1960; Pugni, pupe e pepite) di Henry Hathaway, in cui risultarono evidenziate le sue doti comiche e umoristiche; apparve in seguito spaesata nel pretenzioso Walk on the wild side (1962; Anime sporche) di Edward Dmytryk ove, vestita da Pierre Cardin, ebbe il ruolo drammatico di una prostituta. Nel 1962 recitò in Africa accanto a William Holden, cui fu legata da una lunga relazione, nel melodramma The lion (1962; Il leone) di Jack Cardiff. Apparve poi in diverse commedie, nelle quali seppe esprimere al meglio le sue doti di donna e di attrice ironica: ebbe la fortuna di interpretare la glaciale consorte dell'ispettore Clouseau nel divertente The Pink Panther (1964; La Pantera rosa) di Blake Edwards; fu poi la nevrotica ninfomane Renée in What's new, Pussycat? (1965; Ciao Pussycat) di Clive Donner; e la principessa Dominique che millanta inesistenti ricchezze in The honey pot (1967; Masquerade) di Joseph L. Mankiewicz. Dall'inizio degli anni Settanta lavorò in produzioni europee, sia pure in ruoli minori; fu infatti diretta nel 1969 da Alberto Lattuada nel drammatico Fräulein Doktor, e da Federico Fellini in Fellini Satyricon, in cui interpretò l'enigmatica Trifena; in Ritratto di borghesia in nero (1978) di Tonino Cervi, fu la madre del personaggio di Ornella Muti, con la quale recitò anche in Giallo napoletano (1979) di Sergio Corbucci. Negli anni Ottanta partecipò ancora a due film del ciclo della Pantera rosa diretti da Edwards (Trail of the Pink Panther, 1982, Sulle orme della Pantera rosa; Curse of the Pink Panther, 1983, La Pantera rosa ‒ Il mistero Clouseau). Approdò alla televisione, sia in Europa sia negli Stati Uniti, apparendo anche in alcune produzioni italiane. Scomparsa dallo schermo, condusse vita isolata, soffrendo di crisi depressive tali da condurla al suicidio.