Cara
s. m. inv. Acronimo di Centro di accoglienza per richiedenti asilo.
• Fra i soci di Oasi inoltre, aveva sottolineato [Rita] Bernardini, «c’è Marco Bianca, già vicepresidente della cooperativa Alma Mater che gestiva il Cara (centro per richiedenti asilo, ndr) di Cassibile, chiuso dopo varie interrogazioni parlamentari». (Giulia Gentile, Unità, 21 luglio 2012, Bologna, p. XXV) • [tit.] Il ministro [Cécile] Kyenge al Cara tra proteste e applausi [testo] […] La visita nel Cie e nel Cara di Crotone è servita al ministro per rilanciare il suo pensiero su queste strutture. (Alessandro Sgherri, Sicilia, 22 agosto 2013, p. 6, I Fatti) • C’è un’enclave, in Sicilia, in cui Ncd regna sovrano. Ed è un’enclave in cui, dal 2011, l’industria principale si chiama Cara. […] Cara, appunto, che ospita circa 4mila migranti e occupa 350 persone, che in un piccolo comune di 5mila abitanti in provincia di Catania qual è Mineo non sono esattamente un’inezia. Un’enclave che è l’epicentro del terremoto romano provocato dell’inchiesta Mafia capitale. (Mariateresa Conti, Giornale, 5 giugno 2015, p. 8, Il Fatto).
- Già attestato nella Repubblica del 5 agosto 2008, Bari, p. II (Francesca Savino).
> Cas, Cpsa.